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<strong>Press</strong> <strong>Report</strong> <strong>Europe</strong> <strong>WSF</strong> <strong>2009</strong><br />
delegazioni e movimenti indigeni, ma per l’edizione <strong>2009</strong> le proposte e il portato indigeni sono state messe per<br />
la prima volta al centro del programma.<br />
La celebrazione di una intera giornata dedicata ai temi indigeni rappresenta – secondo Roberto Espinoza, del<br />
Coordinamento Andino di Organizzazioni Indigene, un dato importante: «Di fronte alla crisi di civilizzazione<br />
che sta vivendo il pianeta, è significativo che i movimenti sociali del sud come del nord del mondo abbiamo<br />
capito l’importanza delle proposte provenienti dal movimento indigeno, che da sempre ha ritenuto questo<br />
modello di sviluppo disumano e inadeguato a garantire la sopravvivenza dei popoli e dello stesso pianeta».<br />
Proprio a questo tema, la crisi di civilizzazione, sarà dedicato il mega panel organizzato dai popoli indigeni,<br />
che si svolgerà il 29-30-31 gennaio prossimi e al quale parteciperanno per l’Italia l’associazione A Sud e l’Arci.<br />
Già durante la giornata di apertura – a testimonianza della centralità dell’Amazzonia il questo Fsm – oltre 1000<br />
indigeni avevano dato il via alla prima installazione formando con i loro corpi il messaggio «SOS Amazzonia»,<br />
ripreso dall’alto e divenuto già la prima immagine simbolo di questo Social Forum<br />
Belem. Il Forum sociale si presenta (carta.org)<br />
Giuseppe De Marzo A Sud<br />
[27 Gennaio <strong>2009</strong>]<br />
E' iniziata con la conferenza stampa di presentazione la nona edizione del Forum sociale mondiale, a Belem,<br />
nello stato brasiliano del Parà. I temi dei dibattiti e delle assemblee raccolti sotto l'ombrello del «buen vivir»<br />
come alternativa alla crisi e all'ossessione della crescita.<br />
Finalmente si parte. È iniziata la nona edizione del Forum Sociale Mondiale, da Belem do Parà, amazzonia<br />
brasiliana, luogo simbolo del conflitto tra due diverse concezioni di intendere il mondo. L’amazzonia come<br />
luogo della speranza, come luogo della diversità, come luogo della vita oppure come semplice spazio di merci<br />
dalle quali trarre profitto, come prevede la logica insostenibile di un modello che fa della mercificazione della<br />
vita e della privatizzazione delle risorse la sua bandiera.<br />
Si comincia con una conferenza stampa nel Teatro Maria Sylvia alla Stazione das Docas, con alle spalle la<br />
splendida isola di Marajo, costeggiata da uno dei principali affluenti del Rio delle Amazzoni. Ad aprirla una<br />
donna indigena, Adalise Otteloo, che puntualizza subito come il Fsm sia il luogo in cui si sta ripensando la<br />
globalizzazione, affinchè abbia al centro i diritti e una relazione armonica con l’ambiente. «È per questo che la<br />
partecipazione dei movimenti e delle comunità indigene così numerosa a questo forum rappresenta un fatto<br />
importantissimo» spiega Adalise ai giornalisti assiepati nel Teatro. «Buen Vivir», è il lemma che sta<br />
caratterizzando l’alternativa lanciata dal Fsm alla crescita economica. Un’idea che appartiene da sempre alla<br />
cosmogonia dei popoli indigeni che hanno nel loro dna sociale la relazione con la Terra e con la vita come<br />
elemento centrale. «Vivere bene tutti e tutte» ed è per questo, continua Adalise, che la giornata interamente<br />
dedicata al forum panamazzonico di domani sarà così importante per immaginare un’altra idea dello sviluppo<br />
concepita sulla necessità ineludibile di «vivere bene». «Bisogna superare l’attuale crisi energetica e la<br />
distruzione dell’ambiente, accorpando le lotte e le resistenze denunciando la violenza e la discriminazione che<br />
i popoli originari della foresta continuano a subire», conclude Adalise nel suo intervento. Stessa questione<br />
ripresa dalle parole di Candido Grabowski del Consiglio Internazionale del Fsm e direttore di Ibase. «La sfida<br />
che abbiamo davanti è monumentale e se non la vinciamo quello che verrà potrà essere addirittura peggiore.<br />
L’economia attuale non è sostenibile ed è questo, più di ogni altra cosa, che avalla le nostre idee e da ragione<br />
alla necessità urgente di reinventare un mondo altro.» Il dilemma sul ruolo del Fsm viene sciolto subito. Il Fsm<br />
non è un luogo attraverso il quale esercitare pressione sui Governi, ma la platea mondiale più importante per<br />
elaborare idee, stimolare partecipazione e diritti di cittadinanza, stringere alleanze tra movimenti per portare<br />
avanti lotte comuni, questo il pensiero ricorrente dal palco. Ripensare lo sviluppo è dunque la questione<br />
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