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Press Report Europe WSF 2009 - OpenFSM!

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<strong>Press</strong> <strong>Report</strong> <strong>Europe</strong> <strong>WSF</strong> <strong>2009</strong><br />

In Ecuador, l’episcopato, in cui è molto forte la presenza dell’Opus Dei, si è pronunciato contro il governo di Rafael<br />

Correa e contro il progetto di Costituzione, con la motivazione che la nuova Carta costituzionale avrebbe aperto la porta<br />

al divorzio, all’aborto e al riconoscimento delle coppie omosessuali. In realtà la Costituzione non affronta tali questioni e i<br />

vescovi, sconfitti, sono stati motivo di scandalo per molte persone semplici che non hanno capito perché mai i loro<br />

pastori non fossero stati al loro fianco al momento di cambiare il Paese.<br />

In Paraguay, subito dopo l’insediamento di Lugo, questi è stato ricevuto nella cattedrale di Asunción per un Te Deum<br />

presieduto dall’arcivescovo alla presenza di tutto l’epi-scopato nazionale. La cerimonia è stata molto tradizionale e poco<br />

ecumenica, e ha espresso una visione della cristianità vecchia e alienante. L’arcivescovo, nella sua pomposa<br />

allocuzione, ha fatto riferimento a diversi arcivescovi di Asunción, ma, in nessun momento, ha citato il nome del nuovo<br />

presidente, né si è riferito a lui personalmente. Il giorno successivo, la messa a São Pedro, dove il presidente aveva<br />

esercitato il ministero episcopale, è stata più democratica e aperta, ma in uno stesso ambiente di cristianità chiusa in se<br />

stessa e in una chiarissima separazione tra fede e politica.<br />

I processi dei diversi governi hanno incontrato opposizione e difficoltà. I mezzi di comunicazione, quasi tutti nelle mani<br />

dell’élite, antica proprietaria delle terre e delle ricchezze nazionali, non accettano di perdere i propri privilegi e fanno di<br />

tutto per screditare il processo rivoluzionario. Malgrado sia il presidente che è passato per il maggior numero di<br />

referendum e votazioni, Hugo Chávez viene descritto come un dittatore. Evo Morales è definito dai suoi avversari<br />

“sporco indio” e la sua volontà di evitare lo scontro è considerata un limite e una debolezza. Lugo non conta sul sostegno<br />

della gerarchia ecclesiastica, mentre i suoi avversari lo accusano di essere ancora troppo vescovo. L’importante è<br />

superare queste visioni reazionarie dell’élite e guardare al cammino rivoluzionario nei diversi Paesi come a un processo<br />

che va oltre Chávez, Morales, Correa e Lugo. Essi sono riferimenti importanti, ma il processo va al di là di essi. A La Paz,<br />

ho chiesto a un’indigena che vendeva prodotti artigianali al margine della strada: “Ed Evo come va?”. E lei mi ha<br />

guardato e risposto senza esitazione: “Va bene, ma se così non fosse lo manderemmo via. Già ne abbiamo mandati via<br />

tre e lui lo sa!”. È vero!<br />

3. E la Teologia della Liberazione?<br />

In tempi di inverno ecclesiale, in cui c’è poca libertà di ricerca e ancora meno possibilità di libera espressione negli<br />

ambienti di Chiesa, è naturale che anche i fratelli e le sorelle più legati alla Teologia della Liberazione si confinino nelle<br />

accademie e nelle università. Alcuni si sono fatti presenti nel cammino delle comunità indigene in Bolivia e in altri Paesi<br />

andini (Diego Irarrázaval, Antonietta Potente, Javier Albó). E anche nell’accompagnamento delle comunità afro-<br />

discendenti (teologie nere) e nella teologia femminista latinoamericana c’è una grande vitalità e una ricerca di<br />

attualizzazione. Inoltre, già da alcuni anni, l’Asett (Associazione Ecumenica di Teologi/ghe del Terzo Mondo) esorta la<br />

Teologia della Liberazione ad approfondire il Pluralismo culturale e religioso e a costituirsi come Teologia Pluralista della<br />

Liberazione. Questo nuovo cammino ha dato vita nuova alla Teologia Latinoamericana. Tuttavia, ad eccezione di alcune<br />

presenze, poche e brillanti (Leonardo Boff, José María Vigil e altri/e), la Teologia della Liberazione non si è mostrata<br />

molto presente nel cuore stesso di questo nuovo processo latinoamericano. Alcuni teologi sono inseriti in processi di<br />

base, lavorando in ambito locale. Questo è fondamentale e prioritario. Ma, come segno visibile di questa presenza,<br />

sarebbe necessario che, nella stessa riflessione delle comunità, si conducesse una riflessione teologica sul processo<br />

bolivariano. Per questo, sarebbe fondamentale aprire un dialogo tra la Teologia e il pensiero bolivariano come viene<br />

espresso dai gruppi che guidano il processo. Ora, il fatto che gli episcopati si siano pronunciati contro, senza accettare il<br />

dialogo, sembra aver condotto alcuni teologi a comportarsi alla stessa maniera. E senza questo dialogo, che io sappia,<br />

tale questione (quella di una riflessione teologica sul processo bolivariano o rivoluzionario dei diversi Paesi) non ha<br />

conquistato visibilità. In Venezuela, più di un teologo legato alla Teologia della Liberazione si è pronunciato contro il<br />

processo bolivariano. E così è mancata una riflessione più sistematica e profonda su questo aspetto.<br />

Riflettiamo da anni sulla relazione tra Fede e Politica, tra Socialismo e Cristianesimo, tra Spiritualità e Rivoluzione. Giulio<br />

Girardi è stato un pioniere nell’accompagnare i primi passi della rivoluzione sandinista e la sua opera su Cristianesimo e<br />

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