Press Report Europe WSF 2009 - OpenFSM!

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04.06.2013 Views

Press Report Europe WSF 2009 pluralità e diversità e con le loro proposte alternative, per liberare il lavoro e la natura dal giogo dei potenti, contro il liberismo, la guerra, il razzismo, il colonialismo, il patriarcato. E affrontano da anni crisi ed emergenze sociali, ambientali, economiche e finanziarie grazie all’autoorganizzazione popolare dal basso. Per ascoltarli e dar loro spazio e potere nuovo arriveranno ben sei presidenti dell’America Latina, il continente più permeato dalla forza alternativa e partecipativa del movimento dei movimenti: Lula (Brasile), Correa (Equador), Lugo (Paraguay), Chavez (Venezuela), Morales (Bolivia) e “Cristina”, la prima presidente argentina che ha visitato Cuba. Seguiremo con attenzione la dialettica tra movimenti e istituzioni, che ha già provocato un sussulto di democrazia nel continente più drammaticamente militarizzato del mondo. Accanto al FSM si svolgerà infatti il Forum della Autorità Locali (FAL FALA), un confronto tra migliaia di sindaci e amministratori destinato ad essere strumento di integrazione che, in particolare per l’Africa e l’Amazzonia, ricerca soluzioni ai problemi della povertà e della distruzione delle risorse naturali delle regioni abbandonate e rapinate. Le singole persone e, soprattutto, le organizzazioni di tutto il mondo possono partecipare collegandosi via Internet, Tv e Radio. E’ stato infatti costituito “Belem expanded” un territorio virtuale su cui interverranno quelli che non hanno avuto la fortuna o il tempo di viaggiare fino a qui. Radiopopolare e altri network alternativi saranno della partita. Per utilizzare questa possibilità si consiglia di visitare http://openfsm.net/projects/club-belemexpanded, un sito apposito che facilita le connessioni. In concomitanza con i 2300 seminari workshops e assemblee annunciati, si stanno svolgendo altri cinque forum mondiali specialistici: istruzione, giudici, parlamentari, teologia della liberazione, scienze e democrazia. Infine, sono stati creati fisicamente due punti emblematici di incontro: l’accampamento dei giovani, come nucleo di costruzione simbolica di riflessione resistenza e mobilitazione dei giovani e degli studenti di tutto il mondo per materializzare l’indicazione di un altro mondo possibile; le tende degli indios, dove si terranno tutte le principali manifestazioni culturali e si organizzeranno le occasioni definite “di convergenza”. L’attesa e le speranze sono grandi e vale la pena di iniettarle anche nel mondo ricco e inspiegabilmente rancoroso da cui proveniamo. A partire dalla manifestazione che si avvierà tra un ora, daremo un resoconto giornaliero delle conferme alle attese e del lievitare delle speranze. Martedi 27 Gennaio 2009 MARIO AGOSTINELLI redazione@varesenews.it UN DIALOGO NECESSARIO TRA TEOLOGIA E PENSIERO BOLIVARIANO (ADISTA) di Marcelo Barros Da alcuni anni, in vari Paesi dell’America Latina, (specialmente Bolivia, Ecuador, Venezuela e Paraguay), i processi elettorali hanno portato al governo persone e gruppi sociali impegnati su una linea di cambiamento strutturale della società. Questo processo rivela contraddizioni interne e presenta difficoltà inerenti ad ogni cammino di trasformazione. Tuttavia, non si può negare che abbia una dimensione rivoluzionaria che i partiti politici tradizionali e i tentativi rivoluzionari precedenti non hanno mai raggiunto. Questo processo di trasformazione sociale e politica suscita l’en- tusiasmo delle fasce popolari, ma provoca preoccupazione e perplessità nei settori più conservatori. Purtroppo, in tutti i Paesi, la gerarchia cattolica e settori significativi di altre Chiese hanno assunto una posizione ostile al processo rivoluzionario o, perlomeno, si sono mostrati discretamente favorevoli all’opposizione schierata in difesa dei vecchi privilegi. Per vari fattori, ho avuto la grazia di accompagnare, da lontano, ma come amico, il processo di trasformazione in Bolivia (dove coordino ogni anno, dal 1979, corsi biblici per operatori pastorali e popolo della base). Ero in Bolivia 110

Press Report Europe WSF 2009 quando gli indigeni di una regione di Santa Cruz denunciarono di essere vittime di un regime di schiavitù e il cardinale di Santa Cruz rilasciò alla stampa una dichiarazione contraria, negando che in Bolivia esistesse la schiavitù. Per ragioni che non saprei neppure spiegare, ho avuto l’occasione di stabilire dei contatti personali con il presidente Chávez e sono stato varie volte in Venezuela. Egli mi ha scelto per introdurre il suo intervento al Forum Sociale Mondiale del 2006 a Caracas. Un’altra volta, ho preso parte al gruppo degli osservatori internazionali alle elezioni presidenziali del 2006. Recentemente, sono stato in Venezuela come assistente dei movimenti contadini, nell’accampamen-to internazionale della gioventù bolivariana a Barinas. Il mio contatto con l’Ecuador risale agli anni ‘80. È a Cuenca che ho scritto gran parte del libro Teologia da Terra, insieme a José Luis Caravias che lavorava lì. Recentemente, ho guidato a Riobamba un incontro nazionale della “Chiesa dei poveri” e ho potuto accompagnare il processo sociale e politico del Paese immediatamente dopo l’approvazione della nuova Costituzione nazionale, per la quale ha votato a favore la maggioranza del popolo, mentre l’episcopato cattolico si è compattamente espresso contro. Riguardo a questo processo di trasformazione nel continente, la mia proposta, rivolta ai cristiani legati alla Teologia della Liberazione, è quella di un nuovo radicamento nel processo in corso. Solo così, a partire dalla prassi, potremo elaborare elementi nuovi della Teologia della Liberazione per il processo sociale e politico che si sta sviluppando in America Latina. 1. Per comprendere qualcosa di questo processo politico In tutta la storia dei Paesi del continente, si sono registrati movimenti di trasformazione sociale che sono stati soffocati dal potere dominante. Soprattutto a partire dagli anni ‘60, in vari Paesi dell’America Latina, gruppi rivoluzionari e movimenti di trasformazione politica hanno tentato di prendere il potere. In Nicaragua, il Fronte Sandinista si è scagliato contro la dittatura di Somoza. In El Salvador, le comunità contadine hanno dato origine al Fronte Farabundo Martí di Liberazione Nazionale. In Guatemala, varie rivolte indigene sono state soffocate violentemente. In Colombia, la guerriglia ha preso la via dei monti attraendo persone come padre Camilo Torres. Nei Paesi del Sud, movimenti e lotte rivoluzionarie hanno avuto luogo nel Brasile della dittatura militare, nel Cile prima di Allende, nell’Ar-gentina dei generali, in Uruguay e in altri Paesi. Nella maggior parte di questi movimenti rivoluzionari, l’elemento nuovo è stato offerto dalla partecipazione dei cristiani che, in molti casi, dichiaravano di partecipare in quanto cristiani, mossi dalla loro fede. È stato questo fatto nuovo a condurre pastori e teologi a riflettere sulla fede cristiana a partire da questa esperienza rivoluzionaria. E ciò è stata una delle radici dell’allora nascente Teologia della Liberazione. Oggi, il processo nuovo che si sta registrando in vari Paesi non ha un legame diretto con i movimenti rivoluzionari degli anni ‘60. I movimenti che, in vari Paesi, lavorano oggi a favore di una trasformazione non si considerano marxisti, com’era comune a quell’epoca. Né hanno origine in un partito di sinistra. Per questo, forse è più giusto proporre come riferimento dell’attuale processo rivoluzionario la ribellione degli indigeni nel sud del Messico (1º gennaio 1994) e il movimento zapatista. Al momento dell’entrata in vigore del Trattato di Libero Commercio tra Messico, Stati Uniti e Canada (Nafta), gli indigeni si sono ribellati esigendo ascolto e proponendo un altro modello di vita e di società. E malgrado la risposta violenta del governo e la devastazione della regione attraverso vari massacri, commessi da militari e paramilitari, non si è registrata da parte degli zapatisti alcuna violenza. Si è trattato di una rivoluzione nonviolenta, condotta attraverso la poesia del subcomandante Marcos e tramite internet. Nonostante tutte le difficoltà e il logoramento inerenti a un processo di questo tipo, gli indigeni sono riusciti a realizzare due incontri internazionali dell’u-manità per la vita, contando sulla presenza di parlamentari dell’Europa e di vari altri Paesi del continente. È a partire da qui che hanno preso il via quelle mobilitazioni che hanno dato forza alla Confederazione delle Nazioni Indigene del-l’Ecuador e ai movimenti indigeni delle Ande peruviane e della Bolivia. In Venezuela, il processo ha inizio negli anni ‘70. Il giovane colonnello Hugo Chávez Frias, insieme ad altri militari, dà vita ad un movimento nazionalista e per la giustizia sociale. Nelle periferie di Caracas si creano circoli di pensiero bolivariano. È questa l’origine del processo di trasformazione della società venezuelana, estremamente segnata da disuguaglianze sociali, dove una piccola élite controllava tutto il Paese per poi godere dei propri immensi profitti a Miami 111

<strong>Press</strong> <strong>Report</strong> <strong>Europe</strong> <strong>WSF</strong> <strong>2009</strong><br />

pluralità e diversità e con le loro proposte alternative, per liberare il lavoro e la natura dal giogo dei potenti, contro il<br />

liberismo, la guerra, il razzismo, il colonialismo, il patriarcato. E affrontano da anni crisi ed emergenze sociali, ambientali,<br />

economiche e finanziarie grazie all’autoorganizzazione popolare dal basso.<br />

Per ascoltarli e dar loro spazio e potere nuovo arriveranno ben sei presidenti dell’America Latina, il continente più<br />

permeato dalla forza alternativa e partecipativa del movimento dei movimenti: Lula (Brasile), Correa (Equador), Lugo<br />

(Paraguay), Chavez (Venezuela), Morales (Bolivia) e “Cristina”, la prima presidente argentina che ha visitato Cuba.<br />

Seguiremo con attenzione la dialettica tra movimenti e istituzioni, che ha già provocato un sussulto di democrazia nel<br />

continente più drammaticamente militarizzato del mondo. Accanto al FSM si svolgerà infatti il Forum della Autorità Locali<br />

(FAL FALA), un confronto tra migliaia di sindaci e amministratori destinato ad essere strumento di integrazione che, in<br />

particolare per l’Africa e l’Amazzonia, ricerca soluzioni ai problemi della povertà e della distruzione delle risorse naturali<br />

delle regioni abbandonate e rapinate.<br />

Le singole persone e, soprattutto, le organizzazioni di tutto il mondo possono partecipare collegandosi via Internet, Tv e<br />

Radio. E’ stato infatti costituito “Belem expanded” un territorio virtuale su cui interverranno quelli che non hanno avuto la<br />

fortuna o il tempo di viaggiare fino a qui. Radiopopolare e altri network alternativi saranno della partita. Per utilizzare<br />

questa possibilità si consiglia di visitare http://openfsm.net/projects/club-belemexpanded, un sito apposito che facilita le<br />

connessioni.<br />

In concomitanza con i 2300 seminari workshops e assemblee annunciati, si stanno svolgendo altri cinque forum<br />

mondiali specialistici: istruzione, giudici, parlamentari, teologia della liberazione, scienze e democrazia.<br />

Infine, sono stati creati fisicamente due punti emblematici di incontro: l’accampamento dei giovani, come nucleo di<br />

costruzione simbolica di riflessione resistenza e mobilitazione dei giovani e degli studenti di tutto il mondo per<br />

materializzare l’indicazione di un altro mondo possibile; le tende degli indios, dove si terranno tutte le principali<br />

manifestazioni culturali e si organizzeranno le occasioni definite “di convergenza”.<br />

L’attesa e le speranze sono grandi e vale la pena di iniettarle anche nel mondo ricco e inspiegabilmente rancoroso da<br />

cui proveniamo.<br />

A partire dalla manifestazione che si avvierà tra un ora, daremo un resoconto giornaliero delle conferme alle attese e del<br />

lievitare delle speranze.<br />

Martedi 27 Gennaio <strong>2009</strong><br />

MARIO AGOSTINELLI<br />

redazione@varesenews.it<br />

UN DIALOGO NECESSARIO TRA TEOLOGIA E PENSIERO BOLIVARIANO (ADISTA)<br />

di Marcelo Barros<br />

Da alcuni anni, in vari Paesi dell’America Latina, (specialmente Bolivia, Ecuador, Venezuela e Paraguay), i processi<br />

elettorali hanno portato al governo persone e gruppi sociali impegnati su una linea di cambiamento strutturale della<br />

società. Questo processo rivela contraddizioni interne e presenta difficoltà inerenti ad ogni cammino di trasformazione.<br />

Tuttavia, non si può negare che abbia una dimensione rivoluzionaria che i partiti politici tradizionali e i tentativi<br />

rivoluzionari precedenti non hanno mai raggiunto. Questo processo di trasformazione sociale e politica suscita l’en-<br />

tusiasmo delle fasce popolari, ma provoca preoccupazione e perplessità nei settori più conservatori. Purtroppo, in tutti i<br />

Paesi, la gerarchia cattolica e settori significativi di altre Chiese hanno assunto una posizione ostile al processo<br />

rivoluzionario o, perlomeno, si sono mostrati discretamente favorevoli all’opposizione schierata in difesa dei vecchi<br />

privilegi. Per vari fattori, ho avuto la grazia di accompagnare, da lontano, ma come amico, il processo di trasformazione<br />

in Bolivia (dove coordino ogni anno, dal 1979, corsi biblici per operatori pastorali e popolo della base). Ero in Bolivia<br />

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