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Press Report Europe WSF 2009 - OpenFSM!

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<strong>Press</strong> <strong>Report</strong> <strong>Europe</strong> <strong>WSF</strong> <strong>2009</strong><br />

Poi quando fu chiaro che tutto (il movimento critico al neoliberismo allora imperante) era cominciato tra il Chiapas, il<br />

Caracazo, Porto Alegre e il V Centenario della conquista dell’America, tra i movimenti sociali europei, presto in franco<br />

riflusso, i più se ne disinteressarono.<br />

Sempre europei siamo e non possiamo ammettere che l’America latina sia più avanti in tutto nel costruire quell’altro<br />

mondo necessario e urgente e non solo blandamente possibile. E infatti il Foro Sociale Mondiale, aperto ieri a Belém da<br />

Lula da Silva è sempre più luogo dove si confrontano politiche di governo di quella democrazia partecipativa che sta<br />

trasformando il Continente lasciando indietro l’Europa. Quest’anno, nonostante arrivano in queste ore a Belén do Pará<br />

120.000 militanti dei movimenti sociali, ciò si riflette nella trasformazione del FSM anche in un vertice governativo.<br />

Confluiranno in queste ore nella città subito a Nord del Rio delle Amazzoni ben sei capi di Stato, Evo Morales, boliviano,<br />

fresco reduce dal trionfo nel referendum costituzionale, Michelle Bachelet dal Cile, una frequentatrice di Davos che<br />

quest’anno ha cambiato destinazione, Rafael Correa dall’Ecuador, e anche lui può presentare ai movimenti il saldo<br />

attivo dell’approvazione della nuova Costituzione, Fernando Lugo l’ex vescovo dal Paraguay e Hugo Chávez dal<br />

Venezuela, oltre all’anfitrione, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva.<br />

A Davos intanto vanno solo in due, gli unici due presidenti latinoamericani legati mani e piedi all’epoca e ai crimini di<br />

George W Bush. Sono il colombiano Álvaro Uribe e il messicano Felipe Calderón, che continuano imperterriti ad<br />

andare contro il flusso della storia e ci andrebbero anche se il prossimo anno al FSM arrivasse Barack Obama in<br />

persona. Ma proprio la presenza di Michelle Bachelet (che poi viaggerà a Cuba) rappresenta il punto di inflessione.<br />

Anche la cilena ha capito che l’integrazione regionale è lo strumento per far fronte alla crisi economica e per la prima<br />

volta il Cile sceglie di non dare le spalle al Continente.<br />

LINK WEB: http://www.agoravox.it/World-Social-Forum-Belem-batte.html<br />

A Belem un altro mondo è possibile (Bergamo News)<br />

Belem è l’altra parte di Lisbona, l’unica città europea rivolta verso il sud del<br />

mondo. Ma è anche l’avamposto amazzonico più popolato, con i suoi grandi fiumi<br />

limacciosi che trasportano sabbie e materia organica del più grande e vitale<br />

polmone del pianeta. Basta girare tra i suoi due milioni di abitanti di ogni colore o<br />

accostarsi alle rive del Parà per sentirsi nel crocevia multiculturale più intenso del<br />

Brasile e nel punto più maestoso e fragile della biosfera. Qui sta nascendo la più<br />

formidabile opera di ricomposizione tra cultura europea, africana e indigena e si<br />

toccano con mano la distruzione della biodiversità, i danni ambientali e sociali<br />

delle immense dighe di Tocantins e Xingù, il cambiamento climatico in corso: siamo all’Equatore e il termometro durante<br />

il giorno non supera i 28 gradi!<br />

Il Forum Sociale Mondiale ha deciso di ritrasferirsi quest’anno dall’Africa (Nairobi) al Brasile, ma questa volta non a Porto<br />

Alegre, ma ad un Brasile da sempre minore e da sempre conquistato, che ora si vuole liberare.<br />

Dal 27 Gennaio al primo Febbraio migliaia di delegati provenienti da più di 2000 movimenti, popoli indigeni, sindacati,<br />

realtà della società civile e chiese si incontrano per dimostrare che un altro mondo è possibile. Si integrano ad essi più di<br />

1500 organizzazioni indigene provenienti da 65 Paesi di tutto il mondo e, in particolare, dai sette paesi che sono lambiti<br />

dal Rio delle Amazzoni: sono loro a aprire la grande marcia del primo giorno e sono loro a tenere l’intera giornata del 28<br />

con sessioni plenarie, seminari, workshop, cerimonie, spettacoli, danze, poesie.<br />

In Italia la crisi della politica e della società (non solo dell’economia!) ha messo in secondo piano un evento di enorme<br />

portata: per la prima volta, ce lo dicevano il corrispondente latinoamericano dell’ANSA e del Sole 24 ore incontrati a<br />

Buenos Aires, i quotidiani nazionali più importanti non seguono direttamente con loro inviati i dibattiti di quella che<br />

definivano con timore, ai tempi della bandiera arcobaleno, la “seconda potenza mondiale”. Eppure, ci sono milioni di<br />

donne e uomini, organizzazioni, reti, sindacati in tutte le parti del mondo che lottano, con tutta la ricchezza della loro<br />

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