Relativismo epistemologico e persona umana - Edizioni Studium

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04.06.2013 Views

492 Marco Buzzoni del contesto della giustificazione. Questa è la seconda parte dell’argomentazione. La conclusione è chiara. La prima parte ci dimostra che non abbiamo solo una differenza, ma un’alternativa. La seconda parte ci dimostra che entrambi gli aspetti dell’alternativa sono altrettanto importanti per la scienza e che ad essi dev’essere riconosciuto un ugual peso. Non stiamo perciò occupandoci neppure di un’alternativa bensì di un singolo campo uniforme di procedimenti, i quali sono tutti altrettanto importanti per la crescita della scienza. In tal modo la distinzione viene eliminata» 6 . Anche pregiudizi e idiosincrasie personali degli scienziati, preferenze estetiche o credenze di tipo religioso come il culto del dio Sole in Keplero, per il solo fatto che hanno storicamente svolto una certa funzione nel processo scientifico, sono poste sullo stesso piano di criteri come la capacità esplicativa o la capacità d’una teoria di risolvere un maggior numero di problemi rispetto a teorie precedenti 7 . Ora, affermare che elementi psicologici, sociologici e in generale empirici hanno in linea di principio lo stesso valore epistemico e argomentativo degli elementi propri del piano della rappresentazione perché, da un punto di vista meramente storico, essi hanno svolto un ruolo causale nel favorire il progresso scientifico, significa a ben vedere presupporre che i concetti umani siano il mero prodotto di circostanze reali, storiche, che li determinano e li spiegano, che è la tesi fondamentale d’ogni storicismo relativistico. Quest’affermazione presuppone che non esista alcun piano posto al di sopra di quello positivo (psichico, storico, sociale, ecc.) e qualitativamente distinto da esso, muovendo dal quale sia possibile valutare diverse concezioni rispetto alla loro verità o falsità. Mentre nel neopositivismo il contesto della giustificazione fagocitava quello della scoperta, qui il contesto della scoperta fagocita quello della giustificazione. La conclusione fu, e non poteva non essere, uno storicismo relativistico: concetti come quelli di oggettività, progresso scientifico, ricerca della verità, ecc., venivano dichiarati privi di senso: in Kuhn, per esempio, l’oggettività si stemperava nel concetto sociologico di consenso all’interno della comunità degli scienziati, la ricerca della verità si trasformava nella ricerca di questo consenso, il concetto di progresso scientifico si trasformava in quello d’un semplice passaggio fra teorie incommensurabili, ciascuna delle quali era valutata sulla base dei criteri che essa stessa aveva stabilito, e così via. Tolto infatti il piano del-

Relativismo epistemologico e persona umana 493 la giustificazione e lasciato il solo piano storico, psicologico o sociale, le teorie scientifiche vengono ridotte a realtà puntuali, ciascuna delle quali si pone semplicemente accanto alle altre, senza poter sollevare alcuna pretesa di verità. Ma anche questa riduzione sociologistica dell’impresa scientifica (e implicitamente della persona umana) non era meno insostenibile e contraddittoria di quella fisicalistica e comportamentistica dei neopositivisti. In primo luogo, teorie o paradigmi incommensurabili non possono contraddirsi, e viceversa teorie o paradigmi fra loro contraddittori non possono essere reciprocamente incommensurabili 8 . Se si assume la possibilità del conflitto fra teorie o paradigmi incommensurabili, si assume implicitamente al tempo stesso l’esistenza di un dominio comune rispetto al quale essi risultano in linea di principio confrontabili, e ciò equivale ad assumere tacitamente, contro le premesse, proprio la loro «commensurabilità». Se due persone vedono un animale in lontananza ed una afferma trattarsi di un cavallo e l’altra invece di un asino, queste due affermazioni possono risultare incompatibili soltanto se si assume che le due persone si riferiscono al medesimo campo osservativo. In altri termini, non potremmo neppure venire a sapere che due teorie empiriche sono incompatibili, se non sapessimo da quale punto di vista e rispetto a quali particolari esperienze percettive esse risultano tali; ma posto di sapere ciò, avremmo già la possibilità in linea di principio di valutarle comparativamente. Forse l’obiezione in parola potrebbe esprimersi nel modo più semplice dicendo che due enunciati, A e ~A, possono risultare fra loro contraddittori soltanto se con il segno «A» intendiamo la stessa cosa e, trattandosi di conoscenza empirica, la stessa realtà d’esperienza (per la quale, da ultimo, debbono d’altronde rivelarsi adeguate anche le norme metodologiche o le stipulazioni di significato assunte da una teoria); in caso contrario, infatti, verrebbero semplicemente asserite cose diverse e ci si riferirebbe a diversi aspetti del reale. Insomma, incommensurabilità e incompatibilità fra teorie rivali sono concetti che si escludono reciprocamente e che è contraddittorio asserire contemporaneamente e dal medesimo punto di vista. In secondo luogo, rifiutando la separazione fra contesto della scoperta e contesto della giustificazione in ogni senso, la svolta relativistica, continuata nel sociological turn, ha, come si suol dire, gettato via, insieme con l’acqua sporca, anche il bambino, che era qui rappresentato dall’irrinunciabile pretesa, propria del discorso

492 Marco Buzzoni<br />

del contesto della giustificazione. Questa è la seconda parte dell’argomentazione.<br />

La conclusione è chiara. La prima parte ci dimostra<br />

che non abbiamo solo una differenza, ma un’alternativa. La seconda<br />

parte ci dimostra che entrambi gli aspetti dell’alternativa sono altrettanto<br />

importanti per la scienza e che ad essi dev’essere riconosciuto<br />

un ugual peso. Non stiamo perciò occupandoci neppure di un’alternativa<br />

bensì di un singolo campo uniforme di procedimenti, i quali<br />

sono tutti altrettanto importanti per la crescita della scienza. In tal<br />

modo la distinzione viene eliminata» 6 .<br />

Anche pregiudizi e idiosincrasie <strong>persona</strong>li degli scienziati, preferenze<br />

estetiche o credenze di tipo religioso come il culto del dio<br />

Sole in Keplero, per il solo fatto che hanno storicamente svolto<br />

una certa funzione nel processo scientifico, sono poste sullo stesso<br />

piano di criteri come la capacità esplicativa o la capacità d’una<br />

teoria di risolvere un maggior numero di problemi rispetto a teorie<br />

precedenti 7 .<br />

Ora, affermare che elementi psicologici, sociologici e in generale<br />

empirici hanno in linea di principio lo stesso valore epistemico<br />

e argomentativo degli elementi propri del piano della rappresentazione<br />

perché, da un punto di vista meramente storico, essi<br />

hanno svolto un ruolo causale nel favorire il progresso scientifico,<br />

significa a ben vedere presupporre che i concetti umani siano il<br />

mero prodotto di circostanze reali, storiche, che li determinano e<br />

li spiegano, che è la tesi fondamentale d’ogni storicismo relativistico.<br />

Quest’affermazione presuppone che non esista alcun piano<br />

posto al di sopra di quello positivo (psichico, storico, sociale, ecc.)<br />

e qualitativamente distinto da esso, muovendo dal quale sia possibile<br />

valutare diverse concezioni rispetto alla loro verità o falsità.<br />

Mentre nel neopositivismo il contesto della giustificazione fagocitava<br />

quello della scoperta, qui il contesto della scoperta fagocita<br />

quello della giustificazione. La conclusione fu, e non poteva non<br />

essere, uno storicismo relativistico: concetti come quelli di oggettività,<br />

progresso scientifico, ricerca della verità, ecc., venivano dichiarati<br />

privi di senso: in Kuhn, per esempio, l’oggettività si stemperava<br />

nel concetto sociologico di consenso all’interno della comunità<br />

degli scienziati, la ricerca della verità si trasformava nella<br />

ricerca di questo consenso, il concetto di progresso scientifico si<br />

trasformava in quello d’un semplice passaggio fra teorie incommensurabili,<br />

ciascuna delle quali era valutata sulla base dei criteri<br />

che essa stessa aveva stabilito, e così via. Tolto infatti il piano del-

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