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Relativismo epistemologico e persona umana - Edizioni Studium

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502 Marco Buzzoni<br />

sociologica, che, da questo punto di vista, non ha aggiunto nulla di veramente nuovo al<br />

dibattito <strong>epistemologico</strong>: cfr. ad es. T. S. Kuhn, The Structure of Scientific Revolutions,<br />

Univ. of Chicago Press, Chicago 1962 (II ed. 1970, da cui cito), pp. 151-156; tr. it., La<br />

struttura delle rivoluzioni, IV ed., Einaudi, Torino 1978, pp. 184-188; A. Pickering, Reason<br />

Enough? More on Parity Violation Experiments and Electroweak Gauge Theory, in<br />

PSA 1990, vol. 2, Philosophy of Science Association, East Lansing, 1991, pp. 459-469,<br />

in part. p. 459; K. D. Knorr Cetina, The Couch, the Cathedral, and the Laboratory: On<br />

the Relationship between Experiment and Laboratory in Science, in A. Pickering (ed.),<br />

Science as Practice and Culture, Univ. of Chicago Press, Chicago 1992, pp. 113-138, in<br />

part. p. 116.<br />

7 Cfr. per es. T. S. Kuhn, The Structure of Scientific Revolutions, cit., pp. 151-156,<br />

tr. it., pp. 184-188.<br />

8 Cfr. per es. I. Scheffler, Science and Subjectivity, Bobbs-Merrill, Indianapolis<br />

(Ind.) 1967, pp. 51-52 e 82-83, e C. R. Kordig, The Justification of Scientific Change, Reidel,<br />

Dordrecht 1972, passim.<br />

9 R. Rorty, Objectivity, Relativism and Truth, Cambridge University Press, Cambridge,<br />

1991, p. 22.<br />

10 Cfr. ibid., p. 29.<br />

11 Ibid., p. 39.<br />

12 Come ha notato giustamente K. O. Apel, la comprensione da parte dell’uomo<br />

del mondo presuppone in senso pragmatico-trascendentale una comunità dell’argomentazione,<br />

presuppone cioè almeno gli altri scienziati come co-soggetti della comunicazione:<br />

cfr. per es. K. O. Apel, Transformation der Philosophie, Suhrkamp, Frankfurt a.<br />

M. 1973, tr. it. parziale Comunità e comunicazione, Rosenberg & Sellier, Torino 1977.<br />

13 R. Rorty, Objectivity, Relativism, and Truth, cit., p. 43.<br />

14 Su questo punto d’importanza decisiva sono costretto a rinviare, per es., a M.<br />

Buzzoni, Scienza e tecnica. Teoria ed esperienza nelle scienze della natura, <strong>Studium</strong>, Roma<br />

1995, cap. 2.<br />

15 Mutatis mutandis, queste due accezioni della distinzione fra contesto della scoperta<br />

e contesto della giustificazione, a ben vedere, guidano a comprendere due necessarie<br />

condizioni di possibilità del dialogo interculturale: possiamo dialogare insieme e<br />

comprendere i nostri rispettivi e diversi punti di vista (e anche i diversi, ma effettivi bisogni<br />

che vi possono essere collegati), soltanto perché possiamo ricostruire i passi metodici<br />

che ne fondano eventualmente le reciproche pretese, ma ciò d’altro canto non sarebbe<br />

possibile, se non si presupponesse la possibilità di assumere il medesimo punto di<br />

vista trascendentale sulla realtà, la possibilità cioè di accordarci su quali sono i nostri<br />

reali bisogni reciproci (per poter poi cercare di stabilire, in un momento che però non è<br />

più soltanto conoscitivo, ma è tipicamente morale, quale situazione storica effettiva potrebbe<br />

soddisfarli con maggiore giustizia).

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