I fenomeni di degrado dei materiali lapidei - Università degli Studi di ...

CORSO DI RESTAURO ARCHITETTONICO
A.A. 2010-2011
I fenomeni di degrado
dei materiali lapidei
Ing. Emanuele Zamperini
Corso di Restauro architettonico – A.A. 2010-2011 Ing. Emanuele Zamperini

Il degrado dei materiali lapidei
EZIOLOGIA DEL FENOMENO DI DEGRADO:
Le manifestazioni (epifenomeni) di degrado dei materiali lapidei
sono l’effetto visibile di un problema più ampio che è il fenomeno
di degrado visto nel suo insieme.
Questo è messo in moto da una o più cause iniziali, che generano
– attraverso un meccanismo patogenetico, legato a uno o più
leggi fisiche – uno o più fenomeni degradativi, il quale a sua volta
genera delle manifestazioni visibili o epifenomeni.
Ad esempio:
- Presenza di acque nel terreno a contatto con le fondazioni dell’edificio
(causa iniziale o patogenetica);
- Risalita delle acque all’interno della muratura per effetto del fenomeno
fisico della capillarità (prima parte del meccanismo patogenetico);
- Evaporazione dell’acqua e cristallizzazione dei sali in essa disciolti con
generazione di autotensioni all’interno dei pori del materiale (seconda parte
del meccanismo patogenetico);
- Formazione di efflorescenze saline, distacco o disgregazione
dell’intonaco (manifestazione del degrado).
Fenomeno di
degrado
Cause
patogenetiche
Meccanismo
patogenetico
Manifestazione
del degrado
N.B.:
Per eliminare o
ridurre il degrado di
un edificio si deve
agire eliminando la
causa patogenetica
oppure inibendo i
meccanismi
patogenetici.
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I materiali lapidei
I materiali lapidei sono classificabili in:
- NATURALI.
- ARTIFICIALI: - Materiali ceramici (ottenuti per cottura).
- Malte e conglomerati (ottenuti con l’uso di un legante).
Granito bianco di
Montorfano
Granito Rosa di
Baveno
Botticino (calcare)
Arenaria
Formella in laterizio
Intonaco in malta di
calce e cocciopesto
Testa di cavallo in
calcestruzzo
(cemento decorativo)
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Famiglie di forme di degrado
Il degrado si presenta sotto varie forme; queste forme possono
essere ricondotte a famiglie:
- Perdita di materiale (alveolizzazione, degradazione differenziale,
erosione, lacuna, mancanza, pitting).
- Decadimento della coesione del materiale (disgregazione,
polverizzazione).
N.B.: presente anche nella crosta al di sotto del materiale di apporto esterno.
- Perdita di continuità perpendicolarmente o parallelamente alla
superficie esterna (fratturazione/fessurazione, distacco,
deformazione, esfoliazione, rigonfiamento, scagliatura).
- Aggiunta di materiale estraneo (concrezione, crosta, deposito
superficiale, efflorescenza, incrostazione, macchia, pellicola).
- Variazioni del colore (alterazione cromatica e patina).
- Presenza di macro e microflora (presenza di vegetazione, patina
biologica).
Su iniziativa dell'ICR,
del CNR e di alcuni
istituti specializzati
nell'analisi dei fenomeni
di degrado, alla
fine degli anni '70
sono state istituite le
commissioni per lo
studio di alcuni
aspetti relativi al
degrado, ai metodi di
analisi e restauro dei
materiali lapidei
naturali ed artificiali.
Queste commissioni
hanno prodotto delle
norme non vincolanti
(o raccomandazioni):
le Schede Nor.Ma.L.
Quella che studiamo
è la n°1/88 che parla
del lessico delle
forme di degrado.
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