miracoli Eucaristici - Rinnovarsi nello Spirito Santo

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03.06.2013 Views

L’Eucarestia custodita dai federati. Il 9 Aprile del 1871, alle dieci di sera, i federati circondano la chiesa di S. Giovanni e di S. Francesco, situata in via Charlot, a Parigi, si impadroniscono di tutte le uscite e mettono i sigilli a tutte le porte. Il domani il frate incaricato di amministrare questa parrocchia, nel portarsi alla scuola dove egli insegnava, rimase meravigliato nel vedere un gruppo di guardie nazionali davanti alla chiesa. Le figure sinistre che vede, qualche bestemmia che ode, gli spiegano il motivo della loro presenza. Mettendo il piede nella sua classe, riconosce il funzionario che guardava la porta di comunicazione con la chiesa. Era una brava persona che certamente non desiderava il trionfo del Comune, e pure, come tanti altri, lo sosteneva con le sue armi e la sua persona, sia per timore, sia per necessità. --Buon giorno, amico, gli dice il frate, che fate là? Quale incarico per un uomo come voi? – Ah! Non me ne parlate, caro padre, è orribile! – Io ho un servizio da chiedervi, mio bravo. – Quale? Tutto ciò che vorrete, basta che lo possa. – Avrei qualcosa da prendere nel tabernacolo, potrei entrare nella chiesa? – Impossibile, la mia consegna è severa, severissima; io vengo fucilato, se lascio entrare qualcuno. – Allora come fare? – Rinunciare al vostro impegno o esporvi ad essere fucilato. – Ciò non m’importa, basta che abbia il tempo di prendere quello che voglio. -- Non avete paura voi? – E perché? – Ebbene, io sono cristiano, so quello che voi volete prendere nel tabernacolo, è il buon Dio. Andate e fate presto. Se vi vedono sarete fucilato e io pure; ma andate, il tempo stringe, fra qualche minuto mi leveranno di qui. Il frate vola al tabernacolo, prende il Santo Sacramento, lo avvolse in un corporale, e fuggì via, per portare il prezioso tesoro nel suo convento. La guardia nazionale si getta in ginocchio, presenta le armi, e accompagna il frate fino alla porta che dà sulla via Charlot. L’angelo dell’Eucarestia aveva allontanato ogni sguardo indiscreto. La chiesa fu poi saccheggiata, l’altare spogliato, il tabernacolo profanato; ma il Corpo di Gesù Cristo venne preservato da un’orribile profanazione. 60

1337. Deggendorf, in Baviera. Il bambino Gesù e i giudei profanatori. Una povera serva aveva impegnato i suoi migliori abiti presso un negoziante ebreo, e, non avendo denari per riprenderli, lo supplicò di renderglieli per qualche giorno. Il mercante che cercava da molto tempo il mezzo di procurarsi delle Ostie consacrate, promise alla debole donna di restituirle i suoi abiti, quando gli avesse portate dieci particole. L’infelice accettò , e dopo essersi accordata per la decima volta alla sacra Mensa nella chiesetta di S. Martino, corse a portare al giudeo il frutto dei suoi orribili sacrilegi. Le furono rese le sue vesti, ma appena uscita da quella casa cadde morta come fulminata. Questo castigo del cielo non fece nemmeno impressione sui giudei. Essi si riunirono la notte seguente presso il possessore delle sacre Ostie, per sfogare la loro rabbia contro Gesù Cristo nell’Eucarestia, e si diedero a trafiggere con lesine le sacre Ostie: ma gocce di vivo sangue cominciarono allora ad uscire dalle trafitture, e volendo quegli scellerati metterle in pezzi, le colpirono ripetutamente con le spine di un roseto selvatico. Le sante Specie rimasero intatte sotto i loro colpi e nello stesso tempo apparve un grazioso bambino che rimproverava la loro crudeltà. I giudei gettarono allora le Ostie in un forno per consumarle; ma esse restarono intatte in mezzo alle fiamme, e per la seconda volta i miserabili videro apparire un bambino di meravigliosa bellezza. Lungi dall’intenerirli, questa vista raddoppiò la loro rabbia; pongono essi le Ostie su di una incudine, e si sforzano di schiacciarle a colpi di martello, ma inutilmente, e ad un tratto in mezzo a raggi luminosi, si mostra nuovamente il bambino la cui grazia sembra implorare pietà. Uno spavento indicibile si impadronisce allora dei giudei: per farne sparire ogni traccia, vogliono mangiare le Ostie; ma mentre le avvicinano alla bocca si cambiano nuovamente in un pargoletto che si dibatte fra le loro mani. Non sapendo più che fare riempiono un sacco di sostanze avvelenate, vi mettono le sante Specie e le gettano in un pozzo. Essi sperano di aver così nascosto il loro delitto; ma qualche giorno dopo, l’acqua avvelenata del pozzo cagionava la morte a tutti a quelli che ne bevevano. Ne furono accusati i giudei. Nella notte si udivano dei lamenti uscire dal pozzo. Un ebreo che conosceva la storia senza esserne stato complice, la rivelò. Gli abitanti si impadronirono allora dei giudei, ne massacrarono una parte, cacciando gli altri dalla città. Quanto alle sante Ostie furono trovate intatte in fondo al pozzo. Fu subito edificata una chiesa in onore della SS. Eucarestia; e le Ostie prodigiose vi si conservano ancora intatte, e numerosi pellegrinaggi giungono a Deggendorf a venerarle. 61 Georg. Ott.: Eucharistie- Buch, p. 241.

1337. Deggendorf, in Baviera.<br />

Il bambino Gesù e i giudei profanatori.<br />

Una povera serva aveva impegnato i suoi migliori abiti presso un negoziante ebreo, e, non avendo<br />

denari per riprenderli, lo supplicò di renderglieli per qualche giorno.<br />

Il mercante che cercava da molto tempo il mezzo di procurarsi delle Ostie consacrate, promise alla<br />

debole donna di restituirle i suoi abiti, quando gli avesse portate dieci particole.<br />

L’infelice accettò , e dopo essersi accordata per la decima volta alla sacra Mensa nella chiesetta di<br />

S. Martino, corse a portare al giudeo il frutto dei suoi orribili sacrilegi.<br />

Le furono rese le sue vesti, ma appena uscita da quella casa cadde morta come fulminata.<br />

Questo castigo del cielo non fece nemmeno impressione sui giudei. Essi si riunirono la notte seguente<br />

presso il possessore delle sacre Ostie, per sfogare la loro rabbia contro Gesù Cristo nell’Eucarestia, e si<br />

diedero a trafiggere con lesine le sacre Ostie: ma gocce di vivo sangue cominciarono allora ad uscire<br />

dalle trafitture, e volendo quegli scellerati metterle in pezzi, le colpirono ripetutamente con le spine di<br />

un roseto selvatico.<br />

Le sante Specie rimasero intatte sotto i loro colpi e <strong>nello</strong> stesso tempo apparve un grazioso bambino<br />

che rimproverava la loro crudeltà.<br />

I giudei gettarono allora le Ostie in un forno per consumarle; ma esse restarono intatte in mezzo alle<br />

fiamme, e per la seconda volta i miserabili videro apparire un bambino di meravigliosa bellezza.<br />

Lungi dall’intenerirli, questa vista raddoppiò la loro rabbia; pongono essi le Ostie su di una incudine, e<br />

si sforzano di schiacciarle a colpi di martello, ma inutilmente, e ad un tratto in mezzo a raggi luminosi,<br />

si mostra nuovamente il bambino la cui grazia sembra implorare pietà.<br />

Uno spavento indicibile si impadronisce allora dei giudei: per farne sparire ogni traccia, vogliono<br />

mangiare le Ostie; ma mentre le avvicinano alla bocca si cambiano nuovamente in un pargoletto che si<br />

dibatte fra le loro mani.<br />

Non sapendo più che fare riempiono un sacco di sostanze avvelenate, vi mettono le sante Specie e le<br />

gettano in un pozzo. Essi sperano di aver così nascosto il loro delitto; ma qualche giorno dopo, l’acqua<br />

avvelenata del pozzo cagionava la morte a tutti a quelli che ne bevevano. Ne furono accusati i giudei.<br />

Nella notte si udivano dei lamenti uscire dal pozzo. Un ebreo che conosceva la storia senza esserne<br />

stato complice, la rivelò.<br />

Gli abitanti si impadronirono allora dei giudei, ne massacrarono una parte, cacciando gli altri dalla<br />

città. Quanto alle sante Ostie furono trovate intatte in fondo al pozzo.<br />

Fu subito edificata una chiesa in onore della SS. Eucarestia; e le Ostie prodigiose vi si conservano<br />

ancora intatte, e numerosi pellegrinaggi giungono a Deggendorf a venerarle.<br />

61<br />

Georg. Ott.: Eucharistie- Buch, p. 241.

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