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miracoli Eucaristici - Rinnovarsi nello Spirito Santo

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San Bonaventura.<br />

San Bonaventura, essendo semplice religioso, e non avendo ancora l’onore di essere rivestito della<br />

dignità sacerdotale, si asteneva spesso di comunicarsi per un sentimento di profonda umiltà, per il quale<br />

si riconosceva indegno di un’azione così augusta.<br />

Un giorno, assistendo alla santa Messa, immerso per il più sincero disprezzo di sé stesso, quando il<br />

sacerdote, prima dell’Agnus Dei, ebbe spezzata in tre parti la divina Ostia, si vide un angelo prendere<br />

dalle mani del sacerdote una delle parti della santa Ostia, poi in presenza di tutti i religiosi, dare la<br />

Comunione a San Bonaventura.<br />

Dio volle insegnargli con questo, che l’amore deve unirsi all’umiltà e che è meglio avvicinarsi per<br />

amore, che allontanarsi per umiltà dalla Mensa eucaristica.<br />

Questo santo, venne chiamato il dottore serafico, tanto era grande l’amore di Dio che gli infiammava il<br />

cuore. Giacendo sopra il suo letto di morte e trovandosi nell’impotenza di ricevere la Comunione per i<br />

vomiti continui, supplicò il suo superiore a volergli portare il Sacramento dell’altare, affinchè potesse<br />

almeno rendere l’ultimo respiro alla presenza del suo amato Salvatore.<br />

Il superiore appaga i suoi desideri: il santo ciborio gli è portato; e, per mostrare la fame e la sete che lo<br />

divorano di ricevere la S. Eucarestia, Bonaventura chiede al superiore di avvicinarlo al suo petto.<br />

O meraviglia! Si vede subito un angelo aprirgli il costato; poi, prendere un’Ostia nel ciborio e metterla<br />

nel cuore del santo, senza che restasse poi il minimo segno della ferita che gli aveva fatta.<br />

1793. Un villaggio d’Italia.<br />

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Acta Bolland., XIII julii.<br />

Nel 1793, in quell’epoca così triste per i delitti, un reggimento francese, che era in Italia, passò in un<br />

villaggio nel momento in cui infuriava un uragano che fu seguito da una grande pioggia.<br />

I soldati trovarono la chiesa aperta e vi entrarono per mettersi al riparo. Siccome era allora un tempo in<br />

cui si lavorava per distruggere la religione, e quelli, la cui fede e pietà non era ben radicata, si<br />

vantavano con gloria di essere empi, i soldati si comportarono nel tempio del Signore come nel luogo<br />

più profano. Alcuni proposero di far portare del vino e questa proposta fu accettata.<br />

Ne fu portato molto e siccome mancavano i bicchieri un soldato fu tanto empio di procurarsi un vaso<br />

sacro per l’orribile sacrilegio. Salì sull’altare, forzò la porta del tabernacolo, prese il ciborio, gettò a<br />

terra le Ostie sante, e tutto trionfante ritornò dagli amici.<br />

Ma era giunto il momento in cui il Signore si vendicava di questo disgraziato. Com’ebbe riempito il<br />

calice di vino, cadde morto. E perché si vedesse che questa morte non era che una vendetta di Dio, il<br />

calice profanato non poteva essergli tolto da nessuno. Bisognò ricorrere al curato della parrocchia che<br />

glielo levò subito senza fatica.<br />

Corblet: Hist, du Sacr. De l’Euch., tom. I, pag. 503.

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