miracoli Eucaristici - Rinnovarsi nello Spirito Santo

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03.06.2013 Views

Un martire dell’Eucarestia. Verso il tempo pasquale, P. Arturo S., della Compagnia di Gesù, fu mandato dai suoi superiori, in qualità di ausiliario ad un vecchio curato, in una parrocchia delle montagne della Sabina. Una sera il buon curato dovette recarsi presso un infermo; e il P. S., volendo aspettarne il ritorno, contemplava dalla finestra il magnifico cielo stellato, e si volgeva verso la chiesa per adorare il divin Prigioniero. Improvvisamente crede vedere un’ombra muoversi nella chiesa, e subito vi accorre; due ladri sono là davanti al tabernacolo aperto e si dispongono ad impadronirsi della sacra pisside, contenente le sacre Specie. Che fare? Egli sa che in fondo alla chiesa vi sono delle zappe a sua disposizione….>. Si avanza dolcemente, e prima che i malfattori si siano accorti della sua presenza esso è dietro a loro e con sveltezza prende la sacra pisside. Spaventati, i ladri cercano di fuggire ma poi, vedendosi alle prese con un uomo solo, si gettano su lui per strappargli il deposito sacro. Appoggiato contro l’altare, con la pisside stretta al petto, il religioso non si scoraggia. Essi gli tirano allora una revolverata alla testa, e il generoso prete cade ferito a morte, ma con uno sforzo supremo le sue mani stringono sempre il tesoro divino: >. In quel momento rientrano nella chiesa il curato, il sacrestano e altri due uomini. I ladri fuggono, ma quale spettacolo si presenta agli occhi del vecchio prete e dei suoi compagni!…Ai piedi dell’altare il coraggioso padre è steso morente, e le sue deboli mani stringono ancora contro il cuore la sacra pisside, che è inondata del suo sangue. Un sorriso celeste sfiorò le sue labbra, quando la consegnò al curato, e: >. I soccorsi apprestatigli furono inutili; ai piedi dello stesso altare ricevette il Viatico, e avanti l’alba adorava in cielo Colui che aveva tanto amato sulla terra. 36

1564. Luchent in Spagna. I concerti angelici. Nella città di Luchent, nel 1564, il giorno del Corpus Domini, si fece, più solenne del solito, una processione fino al monastero del Corpus Christi, lontano dalla città forse due miglia; e per aumentare la solennità della processione, si fece venire dalla città di Xativa un concerto di suonatori. Ma nel momento in cui doveva cominciare a sfilare il corteo, i musicisti mancavano e dopo un’ora di attesa, fra un malcontento generale, fu deciso di mettersi in cammino. Il corteo aveva appena passate le porte della città, che si fece udire una musica armoniosa. Il suono degli strumenti portò la gioia in tutti i cuori; si credette che fossero infine i suonatori di Xativa che giungevano. Ma siccome nessuno compariva e il concerto continuava a farsi sentire più ammirabile, tutti restarono colpiti da meraviglia. Alcuni giovani si staccarono dalla processione per sapere ciò che impediva ai suonatori di raggiungere il corteo. Ma non trovarono nessuno; anzi quando uscirono dalle file non udirono più nulla, e appena ritornati al loro posto la soave armonia colpì di nuovo i loro orecchi. Era chiaro, e nessuno ne dubitava: Dio aveva permesso ai suoi Angeli di sostituire con i loro canti e i loro strumenti invisibili il concorso che i suonatori infedeli non avevano voluto prestare al trionfo del Dio dell’Eucarestia. 1631. Samur. I giovani profanatori. 37 CANINI D’ANGIARI: Miracoli del SS. Sacramento. La notte di Natale dell’anno 1631, due giovani studenti di Samur, dopo aver passato la sera nei disordini, si recarono a Nostra Signora degli Ardillieri, mentre si celebrava solennemente la Messa di Mezzanotte. Al momento della Comunione essi ebbero l’audacia sacrilega di presentarsi al banchetto degli eletti più fedeli, dimenticando che le cose sante sono per i santi. Ritornati alla casa, dove si erano abbandonati all’orgia, vollero proferire delle bestemmie contro l’Eucarestia che avevano ricevuto così indegnamente, quando tutto ad un tratto essi sono colpiti dalla mano di Dio: cadono a terra, si contorcono nelle spaventose convulsioni e mandano grida orribili; e subito essi confessano, il sacrilegio di cui si sono resi colpevoli. Questi infelici passarono tre giorni e tre notti in questi orribili tormenti senza poter prendere alcun rimedio umano. Infine, passati i tre giorni, la santa Ostia, senza alcuna alterazione, dopo aver dimorato tanto nella bocca di quei miserabili, uscì da sé stessa e si posò sopra un vassoio d’argento che un sacerdote teneva nelle sue mani. La Corte di giustizia punì severamente i due studenti, condannandoli ad un esilio perpetuo dalla città di Samur e ad una forte ammenda. Il fatto dal Parlamento di Parigi fu stampato su una placca di rame, che si mise nel luogo dove il sacrilegio era stato commesso, e fu appesa una lampada d’argento in riparazione dell’oltraggio fatto nel tempio.

Un martire dell’Eucarestia.<br />

Verso il tempo pasquale, P. Arturo S., della Compagnia di Gesù, fu mandato dai suoi superiori, in<br />

qualità di ausiliario ad un vecchio curato, in una parrocchia delle montagne della Sabina.<br />

Una sera il buon curato dovette recarsi presso un infermo; e il P. S., volendo aspettarne il ritorno,<br />

contemplava dalla finestra il magnifico cielo stellato, e si volgeva verso la chiesa per adorare il divin<br />

Prigioniero. Improvvisamente crede vedere un’ombra muoversi nella chiesa, e subito vi accorre; due<br />

ladri sono là davanti al tabernacolo aperto e si dispongono ad impadronirsi della sacra pisside,<br />

contenente le sacre Specie.<br />

Che fare? Egli sa che in fondo alla chiesa vi sono delle zappe a sua disposizione….>.<br />

Si avanza dolcemente, e prima che i malfattori si siano accorti della sua presenza esso è dietro a loro e<br />

con sveltezza prende la sacra pisside.<br />

Spaventati, i ladri cercano di fuggire ma poi, vedendosi alle prese con un uomo solo, si gettano su lui<br />

per strappargli il deposito sacro. Appoggiato contro l’altare, con la pisside stretta al petto, il religioso<br />

non si scoraggia. Essi gli tirano allora una revolverata alla testa, e il generoso prete cade ferito a morte,<br />

ma con uno sforzo supremo le sue mani stringono sempre il tesoro divino:<br />

>. In quel momento rientrano nella chiesa il curato,<br />

il sacrestano e altri due uomini. I ladri fuggono, ma quale spettacolo si presenta agli occhi del vecchio<br />

prete e dei suoi compagni!…Ai piedi dell’altare il coraggioso padre è steso morente, e le sue deboli<br />

mani stringono ancora contro il cuore la sacra pisside, che è inondata del suo sangue.<br />

Un sorriso celeste sfiorò le sue labbra, quando la consegnò al curato, e: >.<br />

I soccorsi apprestatigli furono inutili; ai piedi dello stesso altare ricevette il Viatico, e avanti l’alba<br />

adorava in cielo Colui che aveva tanto amato sulla terra.<br />

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