Una conversione, frutto dell’adorazione. Un membro dell’Adorazione notturna si recava, verso la sera del Giovedì santo, alla chiesa di S. Stefano del Monte, ove doveva passare la notte, allorchè incontrò uno dei suoi amici, che aveva abbandonato ogni esercizio religioso e che da qualche anno non entrava nemmeno più in chiesa, perché nutriva un odio ostinato verso qualcuno, e voleva assolutamente vendicarsi di un insulto che aveva ricevuto. – Tu dovresti venire con me, gli disse l’adoratore. – E dove vai tu? – Vado a S. Stefano del Monte a fare un’ora di adorazione, -- Oh! Tu sai bene che io non vado più in chiesa.—E perché? – Ah! non parlare di questo. E si allontanava dall’amico, come ne avesse avuto paura. – E come? Tu non verrai con me a fare la tua visita alla chiesa, oggi, giovedì santo? Ma non sei tu dunque più cristiano? – Io non voglio venir con te, perché tu mi parli di confessione, ed io ti dico che non posso, né voglio perdonare. Lasciami tranquillo. – Ti prometto di non parlarti di confessione, né di confessore; ma, mio buon amico, oggi fa almeno questo atto di cristiano, fallo per farmi piacere; vieni. Ed in così dire lo prende sotto il braccio e lo trascina alla chiesa; poi dà ordine al capo sezione di metterlo alla prima ora. – Vedi, gli disse, tu farai con me la prima ora di adorazione, e se ti annoierai farai solo una mezz’ora, come vorrai. – Viene l’ora della riunione, si fa la preghiera, si fissano le ore di adorazione. Quegli si mette al suo genuflessorio. Da principio sembra come qualcuno che non sa possedersi, si gira e si rigira, riguarda; poi riviene la calma, mette la testa fra le mani, resta immobile, prende il fazzoletto, si asciuga due grosse lacrime, e dopo un quarto d’ora si alza risolutamente, si appressa all’amico e gli dice: -- Io non so più contenermi, sento qualche cosa che mi schiaccia, mi abbatte, mi attira: voglio subito confessarmi. Il suo amico lo riguarda stupefatto, sorpreso, esitante: -- Ma è vero quello che tu mi dici? – gli risponde. Parli seriamente? – Oh, sì, quando mi sono trovato dinanzi al SS. Sacramento mi è sembrato che qualcuno mi dicesse: perdona e vieni a me, che anch’io ti perdonerò. Da allora mille sentimenti, mille pensieri contrastano in me; bisogna ch’io mi confessi. – Piangendo di gioia, l’amico lo conduce al sacerdote. Lanciano VII secolo. Il convento di S. Francesco, nella città di Lanciano, fu segnalato da un prodigio eucaristico nel VII secolo. Un religioso era tormentato da dubbi riguardo alla consacrazione. Essendosi un giorno arrestato, durante la Messa, dopo aver pronunciate le parole della consacrazione, vide subito il pane cambiarsi in carne, il vino prendere l’aspetto di sangue. Dapprima spaventato, il monaco, che sentiva tutti i suoi dubbi dissipati, volle far conoscere ad altri questo prodigio di cui esso era stato l’occasione; invitò quindi tutti gli astanti ad avvicinarsi all’altare e mostrò loro l’Ostia prodigiosa, che fu poi conservata, per esporla ogni anno agli omaggi dei fedeli nel giorno di Pasqua. Si dette una parte di queste specie miracolose al vescovo. L’Ostia era stata divisa in cinque parti differenti; e spinto da un’ispirazione divina, il prelato pesò i diversi frammenti, e si trovò come i più grandi, il medesimo peso. Era una conferma della verità così bene cantata dal dottore angelico: >. 22
L’arciduca Massimiliano. Il giovane arciduca Massimiliano, andando alla caccia del camoscio sulle montagne al nord del Tirolo, si arrampicò sugli scogli della marlinsvand, ma sdrucciolatogli il piede, cadde in un punto donde non potè più discendere, e per tre giorni rimase fra lo scoglio ed il precipizio, senza che nessuno potesse arrivare in suo soccorso. Dopo due giorni, non potendone più dalla fame e dalla sete, capì che gli sarebbe venuta meno la vita. Allora alzò la voce e supplicò che gli portassero ai piedi dello scoglio il SS. Sacramento, per finir la vita in presenza di Gesù. Tutto fu fatto con grande devozione. Il giovane Massimiliano, da quella cima inaccessibile, raccomanda la sua anima al Creatore fra le lacrime dei cortigiani, e mentre tranquillo, con le mani giunte e con gli occhi rivolti al cielo, raccomanda la sua anima a Dio, sente presso di sé una voce, e pochi momenti dopo vede un giovanetto che, accostandosi a lui, lo prende per mano e gli dice: