Incontri tirrenici. - Università degli Studi di Sassari
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Ciò premesso, la sostanza dei rapporti etrusco-sardi di questo periodo non cambia. Rias- sumendo in breve, e alquanto sommariamente, questa fase vede lo svolgersi delle relazioni in maniera piuttosto chiara e lineare. Il rapporto è fondamentalmente bilaterale e i due attori principali degli scambi intervengono secondo un principio di reciprocità che non vede una particolare preminenza di uno dei protagonisti sull‟altro. Il regime di scambio dei beni rientra ancora sostanzialmente nella forma del gift-trade, interpretato dai gruppi aristocratici al potere. Assieme al commercio delle mercanzie, che in questa fase hanno per oggetto principale il traffico dei metalli, vengono scambiati anche beni immateriali, come il know-how tecnologico per la loro lavorazione e tutte quelle comuni esperienze, anche artistico- artigianali, alla base degli studi evidenziati nel capitolo precedente. Oltre al commercio dei metalli, un ruolo secondario – ma significativo – appare l‟importazione nell‟Isola di oggetti in ambra, che permette di seguire un percorso piuttosto preciso che dal Baltico porta verso l‟adriatico settentrionale, e da qui – via Verucchio e Vetulonia – fino ai centri indigeni dell‟Isola, in particolare nella regione centrale della stessa 54. In questa fase le presenze allogene dovettero limitarsi ad una frequentazione piuttosto assidua, ma senza – o assai limitati – stanziamenti stabili e strutturati. E‟ possibile, come visto nel capitolo precedente, che un certo numero di artigiani si sia stabilito, anche temporaneamente, presso una comunità oltremare, come è stato ipotizzato per l‟ambiente misto a Vetulonia. La reciprocità dei rapporti sarà stata probabilmente anche facilitata dalla possibilità di contrarre matrimoni misti, in particolare fra i capi delle singole comunità, come è stato ipotizzato per alcune ricche sepolture con corredo misto. I centri più attivi nella partecipazione agli scambi sono quelli indigeni della Sardegna centro-settentrionale, da una parte, e i due principali centri dell‟Etruria mineraria (Populonia e Vetulonia), dall‟altra. Come visto nel capitolo dedicato alla storia degli studi, è stata questa la fase nella quale maggiore è stato l‟impegno profuso degli studiosi. Dopo le fondamentali ricerche di A. Taramelli, E. Contu e G. Lilliu, quelli che più di altri si sono dedicati a questa fase sono stati G. Camporeale 55, F. Nicosia 56, M. Gras 57 e, soprattutto, Fulvia Lo Schiavo 58, cui si devono i 54 LO SCHIAVO 1982; GRAS 1985, pp. 113-115, con mappa distributiva a fig. 19. 55 La tomba del Duce, Firenze 1967; I commerci di Vetulonia in età orientalizzante, Roma 1969. 56 NICOSIA 1980; ID. 1981; ID., La Sardegna dalla fine dell’età del Bronzo alla fine della sua indipendenza, in Sardegna, Firenze 1998, pp. 23-29. 57 L’Etruria villanoviana e la Sardegna settentrionale. Precisazioni e ipotesi, in Atti della XXII Riunione Scientifica dell’IIPP nella Sardegna centrale e settentrionale, Firenze 1980, p. 21 ss.; ID., Sardische Bronzen in Etrurien, in Kunst und Kultur Sardiniens vom Neolithikum bis zum Ende der Nuraghenzeit, Karlsruhe 1980, pp. 126-130; ID. 1985, soprattutto il capitolo 3, pp. 113-161. 58 La studiosa ha ricoperto, fra l‟altro, il ruolo di Soprintendente presso le Soprintendenze Archeologiche della Toscana e delle provincie di Sassari e Nuoro, nonché in anni recenti anche la contemporanea dirigenza sia della Toscana sia delle due Soprintendenze riunite della Sardegna. In tal modo ella ha riunito, anche idealmente, le due aree oggetto di questi studi, che hanno potuto beneficiare della straordinaria possibilità di essere a contatto diretto col territorio e, di conseguenza, con i relativi materiali. Fra i suoi studi si ricordano: Il ripostiglio del Stefano Santocchini Gerg – Incontri tirrenici. Le relazioni fra Fenici, Sardi ed Etruschi in Sardegna (630-480 a.C.) Tesi di dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo. 30
principali risultati della ricerca sulle produzioni bronzee della Sardegna nuragica e sui rapporti di questa con l‟Etruria; per una rilettura del tema è stata di recente organizzata una mostra a Villanovaforru 59, cui si rimanda per ulteriori approfondimenti e riferimenti bibliografici. 2.2.2 La fase etrusco-fenicia Si tratta del periodo oggetto primario di questo studio, cronologicamente compreso fra il 630 a.C. circa, e il 540-535 a.C., coincidente con la Battaglia del Mare Sardo. E‟ il momento che vede una vera e propria esplosione delle importazioni etrusche in Sardegna e che, a tutta prima, potrebbe apparire come il più evidente segnale dell‟intensificarsi del commercio etrusco nell‟Isola. Tuttavia è proprio questo commercio diretto che da più parti, come vedremo, è stato messo in discussione. Ciò è dovuto in gran parte alla estrema complessità e articolazione della situazione politico-economica del Mediterraneo occidentale: un panorama ricco e variegato, con una fitta rete di relazioni che si dipanano nei secoli VII e VI, che vede la partecipazione di un numero crescente di interlocutori, siano essi Sardi, Fenici (orientali o occidentali; delle colonie sarde o cartaginesi), Etruschi (ceretani, vulcenti, tarquiniesi) o Greci (Focesi, Eubei o altri; della metropoli o delle colonie: massalioti, pitecusani, sicelioti o altri). La problematica si complica ulteriormente quando dobbiamo distinguere queste genti in produttori, distributori, agenti o vettori delle diverse mercanzie, data l‟estrema difficoltà nell‟identificazione certa del diverso ruolo da essi di volta in volta svolto. Le posizioni assunte dagli studiosi in merito alle problematiche legate a questa fase, come detto, verranno indicate in riferimento ai singoli temi analizzati nei capitoli conclusivi. nuraghe Flumenelongu (Alghero-Sassari). Considerazioni preliminari sul commercio marittimo mediterraneo occidentale in età preistorica, in QuadASass, 2 (1976), pp. 11-14; Le fibule in Sardegna, in StEtr, XLVI (1978), p. 44 ss.; Ambra in Sardegna, in Studi in onore di Ferrante Rittatore Vonwiller, I, Como (1982), pp. 257-273; Osservazioni sul problema dei rapporti fra Sardegna ed Etruria in età nuragica, in Atti Firenze III, p. 300 ss.; La Sardegna nuragica e il mondo mediterraneo, in Sardegna preistorica. Nuraghi a Milano, Roma 1985, p. 264 ss.; Sardegna sulle rotte dell’Occidente, in La Magna Grecia ed il lontano Occidente, Taranto 1980 (1981), p. 132 ss.; Le più antiche asce a margini rialzati della Sardegna, in RScPreist, XLII (1989-90), p. 265 ss.; Bronzi nuragici nelle tombe della prima età del Ferro a Pontecagnano, in Atti Salerno-Pontecagnano, pp. 61-77; La Sardaigne du Bronze final et du Premier Age du Fer, in L’aventure humaine préhistorique en Corse, Ajaccio 1997, p. 19 ss. 59 LO SCHIAVO - MILLETTI - FALCHI 2008. Stefano Santocchini Gerg – Incontri tirrenici. Le relazioni fra Fenici, Sardi ed Etruschi in Sardegna (630-480 a.C.) Tesi di dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo. 31
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Ciò premesso, la sostanza dei rapporti etrusco-sar<strong>di</strong> <strong>di</strong> questo periodo non cambia. Rias-<br />
sumendo in breve, e alquanto sommariamente, questa fase vede lo svolgersi delle relazioni<br />
in maniera piuttosto chiara e lineare. Il rapporto è fondamentalmente bilaterale e i due attori<br />
principali <strong>degli</strong> scambi intervengono secondo un principio <strong>di</strong> reciprocità che non vede una<br />
particolare preminenza <strong>di</strong> uno dei protagonisti sull‟altro. Il regime <strong>di</strong> scambio dei beni<br />
rientra ancora sostanzialmente nella forma del gift-trade, interpretato dai gruppi aristocratici<br />
al potere. Assieme al commercio delle mercanzie, che in questa fase hanno per oggetto<br />
principale il traffico dei metalli, vengono scambiati anche beni immateriali, come il know-how<br />
tecnologico per la loro lavorazione e tutte quelle comuni esperienze, anche artistico-<br />
artigianali, alla base <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong> evidenziati nel capitolo precedente. Oltre al commercio dei<br />
metalli, un ruolo secondario – ma significativo – appare l‟importazione nell‟Isola <strong>di</strong> oggetti in<br />
ambra, che permette <strong>di</strong> seguire un percorso piuttosto preciso che dal Baltico porta verso<br />
l‟adriatico settentrionale, e da qui – via Verucchio e Vetulonia – fino ai centri in<strong>di</strong>geni<br />
dell‟Isola, in particolare nella regione centrale della stessa 54.<br />
In questa fase le presenze allogene dovettero limitarsi ad una frequentazione piuttosto<br />
assidua, ma senza – o assai limitati – stanziamenti stabili e strutturati. E‟ possibile, come<br />
visto nel capitolo precedente, che un certo numero <strong>di</strong> artigiani si sia stabilito, anche<br />
temporaneamente, presso una comunità oltremare, come è stato ipotizzato per l‟ambiente<br />
misto a Vetulonia. La reciprocità dei rapporti sarà stata probabilmente anche facilitata dalla<br />
possibilità <strong>di</strong> contrarre matrimoni misti, in particolare fra i capi delle singole comunità, come<br />
è stato ipotizzato per alcune ricche sepolture con corredo misto. I centri più attivi nella<br />
partecipazione agli scambi sono quelli in<strong>di</strong>geni della Sardegna centro-settentrionale, da una<br />
parte, e i due principali centri dell‟Etruria mineraria (Populonia e Vetulonia), dall‟altra.<br />
Come visto nel capitolo de<strong>di</strong>cato alla storia <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong>, è stata questa la fase nella quale<br />
maggiore è stato l‟impegno profuso <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong>osi. Dopo le fondamentali ricerche <strong>di</strong> A.<br />
Taramelli, E. Contu e G. Lilliu, quelli che più <strong>di</strong> altri si sono de<strong>di</strong>cati a questa fase sono stati<br />
G. Camporeale 55, F. Nicosia 56, M. Gras 57 e, soprattutto, Fulvia Lo Schiavo 58, cui si devono i<br />
54<br />
LO SCHIAVO 1982; GRAS 1985, pp. 113-115, con mappa <strong>di</strong>stributiva a fig. 19.<br />
55<br />
La tomba del Duce, Firenze 1967; I commerci <strong>di</strong> Vetulonia in età orientalizzante, Roma 1969.<br />
56<br />
NICOSIA 1980; ID. 1981; ID., La Sardegna dalla fine dell’età del Bronzo alla fine della sua in<strong>di</strong>pendenza, in<br />
Sardegna, Firenze 1998, pp. 23-29.<br />
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L’Etruria villanoviana e la Sardegna settentrionale. Precisazioni e ipotesi, in Atti della XXII Riunione<br />
Scientifica dell’IIPP nella Sardegna centrale e settentrionale, Firenze 1980, p. 21 ss.; ID., Sar<strong>di</strong>sche Bronzen in<br />
Etrurien, in Kunst und Kultur Sar<strong>di</strong>niens vom Neolithikum bis zum Ende der Nuraghenzeit, Karlsruhe 1980, pp.<br />
126-130; ID. 1985, soprattutto il capitolo 3, pp. 113-161.<br />
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La stu<strong>di</strong>osa ha ricoperto, fra l‟altro, il ruolo <strong>di</strong> Soprintendente presso le Soprintendenze Archeologiche della<br />
Toscana e delle provincie <strong>di</strong> <strong>Sassari</strong> e Nuoro, nonché in anni recenti anche la contemporanea <strong>di</strong>rigenza sia della<br />
Toscana sia delle due Soprintendenze riunite della Sardegna. In tal modo ella ha riunito, anche idealmente, le<br />
due aree oggetto <strong>di</strong> questi stu<strong>di</strong>, che hanno potuto beneficiare della straor<strong>di</strong>naria possibilità <strong>di</strong> essere a contatto<br />
<strong>di</strong>retto col territorio e, <strong>di</strong> conseguenza, con i relativi materiali. Fra i suoi stu<strong>di</strong> si ricordano: Il ripostiglio del<br />
Stefano Santocchini Gerg – <strong>Incontri</strong> <strong>tirrenici</strong>. Le relazioni fra Fenici, Sar<strong>di</strong> ed Etruschi in Sardegna (630-480 a.C.)<br />
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