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Incontri tirrenici. - Università degli Studi di Sassari

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6.5.4 Il “simposio” fenicio<br />

La presenza “massiccia” <strong>di</strong> vasellame etrusco de<strong>di</strong>cato in gran parte alla sfera conviviale<br />

invita a riconsiderare i mo<strong>di</strong> del bere vino presso i Fenici. Sinora le notazioni circa<br />

l‟esclusione dell‟adozione materiale e ideologica connessa al servizio da simposio 190 è stata<br />

ipotizzata analizzando soprattutto i corre<strong>di</strong> dalle necropoli fenicie come Bithia e Tharros.<br />

Tuttavia è <strong>di</strong> tutta evidenza che i significati, e relativi significanti, del vasellame presente nei<br />

corre<strong>di</strong> sono fortemente con<strong>di</strong>zionati dal valore ideologico attribuito agli oggetti quando<br />

facenti parte <strong>di</strong> un complesso rituale funerario, che può allontanarsi anche molto dalla<br />

destinazione primaria e originale del singolo bene 191. Ciò considerato, tanto più significativi<br />

appaiono i nuovi rinvenimenti in contesto abitativo, dalla valenza necessariamente più affine<br />

alla destinazione primaria del servizio etrusco da banchetto.<br />

Se configurare un “simposio fenicio” alla maniera greco-etrusca risulta ancora arduo e<br />

prematuro, è tuttavia evidente che la varietà e la quantità crescente <strong>di</strong> importazioni etrusche,<br />

afferenti quasi esclusivamente al simposio, ne denota – da parte delle comunità fenicie – un<br />

uso pressoché quoti<strong>di</strong>ano, consapevole e cosciente, in particolare considerando che la forma<br />

più attestata è il kantharos, fortemente connotato anche dal punto <strong>di</strong> vista ideologico.<br />

Ne risulta un quadro nel quale è <strong>di</strong>fficile non immaginare un consumo del vino in certa<br />

maniera “ritualizzato” e connotato nel senso dell‟espressione <strong>di</strong> uno “stile <strong>di</strong> vita”<br />

caratteristico delle classi aristocratiche, con utilizzo <strong>di</strong> un servizio <strong>di</strong> qualità (probabilmente<br />

con vasi e mo<strong>di</strong> non propriamente “canonizzati” come in Etruria) composto da vasi <strong>di</strong><br />

produzione locale ed importata, per bere vino prodotto nell‟Isola e, in minor misura, <strong>di</strong><br />

produzione greca ed etrusca 192.<br />

Per bere il vino si potevano utilizzare coppe in argento e in ceramica, secondo i modelli<br />

d‟origine orientale o d‟imitazione greca, e per versarlo le oinochoai trilobate. Per la mescita si<br />

potevano usare, in ipotesi, le anfore domestiche, ovvero la funzione assolta dai crateri greci,<br />

che in alcuni casi sono stati imitati nelle produzioni locali 193. Almeno fino all‟età<br />

Orientalizzante la mescita del vino poteva avvenire anche nei gran<strong>di</strong> calderoni, atti sia alla<br />

bollitura delle carni sia alla preparazione (e al riscaldamento) della miscela <strong>di</strong> vino, come in<br />

190 BERNARDINI 2000, p. 179.<br />

191 cfr. VAN DOMMELEN 2001; ID. 2006; KNAPP – VAN DOMMELEN 2008.<br />

192 Sul consumo <strong>di</strong> vino presso i fenici si veda anche BARTOLONI 1988; ID. 2009, pp. 217-223; BERNARDINI<br />

2003; ID. 2005.<br />

193 BARTOLONI 2009, p. 222.<br />

Stefano Santocchini Gerg – <strong>Incontri</strong> <strong>tirrenici</strong>. Le relazioni fra Fenici, Sar<strong>di</strong> ed Etruschi in Sardegna (630-480 a.C.)<br />

Tesi <strong>di</strong> dottorato in Storia, Letterature e Culture del Me<strong>di</strong>terraneo. 201

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