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Incontri tirrenici. - Università degli Studi di Sassari

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6.5.3 Gli acquirenti beni etruschi: chi ? Perché ?<br />

Su “chi” siano gli acquirenti dei beni <strong>di</strong> produzione etrusca vi sono pochi dubbi: come<br />

visto al capitolo 6.1, esiste un “mercato fenicio” ed un “mercato sardo”, e dunque sono sia i<br />

Sar<strong>di</strong> che i Fenici che si rivolgono al mercato etrusco.<br />

Più complicato è comprendere il “perché”, ovvero le reali motivazioni sottese a questi<br />

acquisti. Un valido aiuto, e ovviamente punto <strong>di</strong> partenza per questo genere <strong>di</strong> ricerche<br />

storico-sociali, è l‟analisi <strong>degli</strong> oggetti e della tipologia delle forme ceramiche importate.<br />

Sul versante delle comunità locali sarde, pur nelle <strong>di</strong>fficoltà legate alle pesanti lacune<br />

documentali <strong>di</strong> cui in premessa, è possibile – sulla scorta del poco materiale in nostro<br />

possesso – formulare alcune semplici ipotesi, ovvero suggestioni.<br />

Innanzitutto, quanto detto a proposito dei bronzi etruschi, importati solo dalla<br />

componente in<strong>di</strong>gena dell‟Isola, aiuta a capire le motivazioni alla base del loro acquisto. Vi è<br />

sicuramente il loro valore intrinseco, che li rende bene <strong>di</strong> scambio e <strong>di</strong> tesaurizzazione<br />

privilegiato in regime <strong>di</strong> economia premonetale; ma oltre a questo vi si può riconoscere<br />

anche la ricerca <strong>di</strong> un bene suntuario, mezzo per l‟esibizione dello status symbol delle élites<br />

locali e per la de<strong>di</strong>ca nelle aree sacre, come <strong>di</strong>mostrerebbero quei casi <strong>di</strong> deposizione<br />

all‟interno dei nuraghi, soprattutto quando esposti su banchine o simili. Analogo valore <strong>di</strong><br />

κειμήλια dovrebbero avere anche le importazioni ceramiche, bene <strong>di</strong> lusso ed esotico da<br />

ostentare ed anche esibire, come proverebbero i casi <strong>di</strong> coppe con due fori passanti per la<br />

sospensione 187. E‟ forse ipotizzabile che una parte <strong>di</strong> questi oggetti possa essere considerato<br />

anche come bene-dono nell‟ottica <strong>di</strong> scambi effettuati in una forma vicina al gift-trade, come<br />

si è detto al capitolo 6.5.1.<br />

Infine, considerando che una gran parte delle importazioni nei siti sar<strong>di</strong> è legata a<br />

vasellame da simposio, non sono del tutto da escludere forme <strong>di</strong> consumo del vino in<br />

qualche maniera ritualizzate e che necessitano <strong>di</strong> un servizio <strong>di</strong> qualità. Tuttavia, le<br />

conoscenze attuali della socialità sarda <strong>di</strong> quest‟epoca sono troppo esigue perché questa<br />

possa esserre considerata qualcosa <strong>di</strong> più <strong>di</strong> una semplice e suggestiva ipotesi <strong>di</strong> lavoro.<br />

187 Si tratta <strong>di</strong> una coppa da Monte Olla<strong>di</strong>ri–Monastir (cat. n° 518) e <strong>di</strong> una phiale da Tharros (cat. n° 696).<br />

Stefano Santocchini Gerg – <strong>Incontri</strong> <strong>tirrenici</strong>. Le relazioni fra Fenici, Sar<strong>di</strong> ed Etruschi in Sardegna (630-480 a.C.)<br />

Tesi <strong>di</strong> dottorato in Storia, Letterature e Culture del Me<strong>di</strong>terraneo. 199

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