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Incontri tirrenici. - Università degli Studi di Sassari

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nell‟Isola ha fatto supporre l‟assenza <strong>di</strong> un commercio <strong>di</strong>retto tout court, si ritiene piuttosto<br />

che il <strong>di</strong>fetto riguar<strong>di</strong> il commercio <strong>di</strong> vino etrusco 171 e che l‟oggetto primario dei traffici<br />

etrusco-sar<strong>di</strong> riguar<strong>di</strong> beni il cui scambio non conserva testimonianze archeologiche 172, in<br />

primis quello dei metalli 173, da sempre interesse comune alle due coste tirreniche. Il fatto che<br />

entrambe le aree siano ricche <strong>di</strong> risorse minerarie non esclude il loro commercio 174: motivo <strong>di</strong><br />

interesse sono varietà dalle caratteristiche <strong>di</strong>verse (come, ad esempio, il ferro elbano rispetto<br />

a quello del Monti Ferru), una maggiore ricchezza <strong>di</strong> giacimenti primari <strong>di</strong> rame in<br />

Toscana 175, una presenza scarsa come quella dello stagno sardo 176 rispetto ad un ricco<br />

mercato etrusco 177 o un‟esclusiva come quella etrusca dell‟allume dei Monti della Tolfa. Da<br />

non sottovalutare sono anche variazioni locali o temporanee del prezzo <strong>di</strong> acquisto dei<br />

minerali, come anche rapporti privilegiati fra singoli mercanti e produttori e cause simili che<br />

sfuggono alla nostra percezione, che possono in<strong>di</strong>rizzare un mercante verso un mercato<br />

piuttosto che ad un altro 178. In riferimento ai metalli, potevano essere scambiate non solo le<br />

materie prime, ma anche le tecnologie per la loro lavorazione, ossia lo scambio <strong>di</strong> un know-<br />

171<br />

Ciò in considerazione anche del fatto che la Sardegna ha già una propria produzione <strong>di</strong> vino locale<br />

(BERNARDINI 2005), testimoniato da semi e vinacce <strong>di</strong> vitis vinifera (BARTOLONI 1988) e dalla produzione locale<br />

delle anfore “tipo Sant‟Imbenia”. Le poche anfore vinarie dovrebbero perciò rappresentare lo scambio <strong>di</strong><br />

modeste quantità <strong>di</strong> vino etrusco in aggiunta a quello <strong>di</strong> produzione locale (cfr. BOTTO 2007, p. 93 e 100), cioè<br />

un vino raro e <strong>di</strong> qualità – come quello greco – destinato alla tavola delle élites fenicie, ma anche <strong>di</strong> quelle sarde,<br />

come <strong>di</strong>mostrano i rinvenimenti <strong>di</strong> Monastir, S‟Archittu, Ittireddu e Sarcapos.<br />

172<br />

Per una lista esemplificativa, v. GRAN-AYMERICH 2006, p. 216. C.Tronchetti (TRONCHETTI 1988, p. 62)<br />

aveva preso in considerazione questa ipotesi, ritenendola però poco probabile e preferendo l‟ipotesi del<br />

commercio fenicio <strong>di</strong> ritorno.<br />

173<br />

Su posizioni in parte simili, MOREL 1986, p. 32; ZUCCA 1986, p. 61; BOTTO 2007, pp. 102-103. Cfr. anche<br />

PALLOTTINO 1985, p. 293 e il recente ÉTIENNE 2010, pp. 99-102.<br />

174<br />

Sulla questione dello scambio <strong>di</strong> materie prime metallifere fra aree minerarie, v. ZIFFERERO 2002, pp. 201-<br />

208.<br />

175<br />

I giacimenti cupriferi fra i più ricchi d‟Italia si trovano presso Firenze, Arezzo, Pisa e nelle Colline<br />

Metallifere. In Sardegna le mineralizzazioni a rame si trovano soprattutto nella Nurra, nel Sulcis-Iglesiente, nel<br />

Gerrei e in Barbagia, ma non sono ricchissime dal punto <strong>di</strong> vista sia quantitativo che qualitativo (cfr. GIARDINO<br />

2010, pp. 116-117). Una parte rilevante del minerale utilizzato dai Fenici veniva approvvigionato nell‟area<br />

tartessica (dove si trovano i maggiori depositi del mondo antico), ma ad una parte del fabbisogno potevano<br />

sopperire anche i giacimenti toscani.<br />

176<br />

L‟unico giacimento <strong>di</strong> stagno nativo è quello <strong>di</strong> Matzanni, in BARTOLONI 2010, p. 15. In GIARDINO 2010, pp.<br />

135-136, si riportano anche i giacimenti primari <strong>di</strong> Fluminimaggiore e gli affioramenti <strong>di</strong> Punta Santa Vittoria,<br />

Monte Mannu, Muzzioli Nieddu, Nuraxi de Togoro e San Pietro presso Gonnosfana<strong>di</strong>ga.<br />

177<br />

Anche il territorio etrusco non è ricco <strong>di</strong> questo minerale (i giacimenti primari <strong>di</strong> Cassiterite delle Colline<br />

Metallifere, presso Campiglia, Cento Camerelle, Monte Valerio e Monte Rombolo sono i più produttivi d‟Italia,<br />

v. GIARDINO 2010, p. 134), tuttavia gli etruschi avevano un accesso privilegiato al fecondo mercato celtico <strong>di</strong><br />

Massalia, dove confluiva lo stagno del nord Europa (dall‟Erzgebirge tedesco, dalla Bretagna e dalla<br />

Cornovaglia/Isole Scilly, ovvero le Cassiteri<strong>di</strong>; cfr. BARTOLONI 1988b, p. 86; CAMPOREALE 2006, p. 19;<br />

COLONNA 2006a, p. 671; BOTTO 2007, p. 103, nota 189; E. Nantet in ÉTIENNE 2010, p. 102; GIARDINO 2010, p.<br />

136).<br />

178<br />

Questi ultimi sono processi che <strong>di</strong>fficilmente possono essere provati e che oltretutto sono esposti alla pecca <strong>di</strong><br />

applicare categorie economiche moderne a realtà antiche che sfuggono, ovvero ad anacronismi che vengono qui<br />

in<strong>di</strong>cati come semplici suggestioni ed esemplificazioni <strong>di</strong> cause intangibili. Ciò nella consapevolezza che<br />

fenomeni economici quali, ad esempio, la libera concorrenza e contrattazione dei prezzi sono concetti in gran<br />

parte ancora lontani dalla mentalità arcaica (cfr. POLANY 1980, p. 229).<br />

Stefano Santocchini Gerg – <strong>Incontri</strong> <strong>tirrenici</strong>. Le relazioni fra Fenici, Sar<strong>di</strong> ed Etruschi in Sardegna (630-480 a.C.)<br />

Tesi <strong>di</strong> dottorato in Storia, Letterature e Culture del Me<strong>di</strong>terraneo. 196

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