Incontri tirrenici. - Università degli Studi di Sassari
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qui adottare criteri che si avvicinano al già troppo abusato argumentum ex silentio, tuttavia della considerazione di cui sopra si deve comunque in qualche modo tener conto, anche perché l‟esiguità numerica dei materiali sardi è stata utilizzata, per contrapposizione alla situazione del Midi francese, quasi a negare un “commercio etrusco” in Sardegna o comunque per sottolineare la sporadicità dei rinvenimenti sardi rispetto ad altre regioni 24. Situazione affatto dissimile sul versante dei siti sardi, nei quali la ricerca archeologica si è concentrata primariamente allo scavo delle torri nuragiche, a discapito dei relativi insediamenti e delle necropoli. In quest‟ultimo caso la lacuna è pressoché totale, perché alle manchevolezze sopradette si aggiunge una difficoltà oggettiva nel riconoscimento stesso delle scarne evidenze funerarie, per le quali si possono ipotizzare – in molti casi – forme rituali che non conservano tracce archeologicamente rilevabili. Dunque, anche per i siti sardi, la tipologia dei contesti di rinvenimento ha parzialmente, o quantomeno potenzialmente, inquinato la ricostruzione storica; la maggior parte dei rinvenimenti non sporadici risulta ascrivibile “ad ambito sacro”, e dunque la valenza votiva li ha spesso relegati a semplici κειμήλια. A tutto ciò va anche aggiunto che le carenze citate non derivano solamente da siti totalmente o parzialmente non indagati, ma anche da contesti oggetto di scavo archeologico (soprattutto indigeni) ai quali non è seguita la pubblicazione, in tutto o in parte, delle relative evidenze materiali. Alla questione concreta delle lacune, va altresì aggiunto un problema “scientifico” di carattere metodologico che riguarda le cronologie dell‟età del Ferro I e II di Sardegna e che contrappone scuole di pensiero rialziste e ribassiste, così come moderniste e primitiviste 25. Si precisa infine che nel presente volume con l‟aggettivo “sardo” si intende riferirsi alla componente autoctona dell‟Isola, e non al generico riferimento geografico. Per quanto concerne l‟ethnos indigeno, si preferisce utilizzare la definizione “Sardi” piuttosto che “Nuragici”. Tenuto conto dei profondi mutamenti intervenuti nella civiltà nuragica fra fine VIII e inizio VII sec. a.C., il termine – pur ambiguo – risulta più neutro e meno caratterizzato, più atto a rispecchiare un‟identità ancora in evoluzione nella letteratura corrente 26. L‟aggettivo “nuragico” viene mantenuto solo per definire la relativa classe ceramica, in tal modo ancora universalmente definita nella letteratura scientifica. 24 MOREL 1986, p. 31. Lo studioso aveva sì previsto che nuovi scavi avrebbero potuto aumentare le quantità assolute, ma senza tuttavia avere un sostanziale cambiamento di scala, di modo che la Sardegna rimanesse aperta sì alle correnti mediterranee, ma “socchiusa” ai prodotti greci ed etruschi. Lo studioso premetteva giustamente di basare le considerazioni sui “fatti”, e sono proprio questi, cioè i dati numerici oggettivi, che iniziano a cambiare le prospettive e la centralità della Sardegna, ovvero ad “aprire” l‟Isola ai principali flussi commerciali arcaici. 25 Cfr. da ultimo PERRA 2007; USAI 2007). 26 cfr. USAI 2007, pp. 54-55 e nota 75. Stefano Santocchini Gerg – Incontri tirrenici. Le relazioni fra Fenici, Sardi ed Etruschi in Sardegna (630-480 a.C.) Tesi di dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo. 14
1.3 Premesse al catalogo I singoli materiali etruschi rinvenuti in Sardegna sono qui catalogati seguendo un criterio anzitutto topografico, iniziando da quelli di Cagliari e, proseguendo in senso approssimativamente orario, terminando con quelli di Villasimius. All‟interno dei singoli siti si è data la precedenza ai rinvenimenti da contesto insediativo, poi quelli da area sacra seguiti da quelli in contesto sepolcrale, per terminare con gli sporadici o di provenienza ignota. Segue poi il criterio di distinzione basato sul materiale (ceramica, bronzo, avorio e altro); la ceramica al suo interno è suddivisa in bucchero, etrusco-corinzia, impasto, depurata, per terminare con le anfore commerciali. Le singole classi ceramiche sono ordinate in forme chiuse prima e forme aperte poi, seguendo al loro interno la classificazione di RASMUSSEN 1979. I singoli siti vengono introdotti da un piccolo incipit, nel quale sono sinteticamente riassunte alcune notizie circa il luogo, il contesto e le condizioni di rinvenimento, seguite dal luogo di conservazione degli oggetti. Nell‟elencazione topografica non si è tenuto conto della suddivisione fra siti sardi e fenici, che vengono pertanto esposti nella loro naturale successione geografica. Riguardo la questione dei siti “misti” come il Nuraghe Sirai e, probabilmente, Sarcapos, si decide di non creare una terza categoria rispetto ai siti “puramente fenici” o “puramente sardi”. Se in generale già è difficile applicare categorie rigide rispetto a realtà piuttosto sfumate, a maggior ragione non si è voluto creare una categoria per descrivere una realtà assai complessa, che ancora fatica ad affermarsi nell‟attuale letteratura e che solo negli anni più recenti si è iniziato ad indagare 27. Pertanto, i due casi specifici del Nuraghe Sirai e di Sarcapos, verranno considerati in questo catalogo come insediamenti fenici, in considerazione del fatto che preponderanti appaiono le caratteristiche legate al mondo fenicio, a partire dalla cultura materiale. Per esigenze di spazio, si è deciso di inserire nel repertorio (Capitolo 3) solamente una sintetica definizione dei singoli esemplari, corredandolo dai riferimenti bibliografici quanto più completi possibile. Ai singoli pezzi può seguire un breve commento, ma ciò solo per offrire informazioni non presenti nell‟edizione o nel caso in cui si ritiene che l‟interpretazione si discosti in tutto o in parte da quella fornita nell‟edito. La schedatura vera e propria, realizzata con il programma software FileMaker8 pro© , che avrebbe richiesto un apposito tomo, 27 Cfr. VAN DOMMELEN 2001; VIVES-FERRÁNDIZ SÁNCHEZ 2005; VAN DOMMELEN 2006; PERRA 2007; USAI 2007; HAYNE c.d.s. Stefano Santocchini Gerg – Incontri tirrenici. Le relazioni fra Fenici, Sardi ed Etruschi in Sardegna (630-480 a.C.) Tesi di dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo. 15
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qui adottare criteri che si avvicinano al già troppo abusato argumentum ex silentio, tuttavia<br />
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Situazione affatto <strong>di</strong>ssimile sul versante dei siti sar<strong>di</strong>, nei quali la ricerca archeologica si è<br />
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manchevolezze sopradette si aggiunge una <strong>di</strong>fficoltà oggettiva nel riconoscimento stesso<br />
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A tutto ciò va anche aggiunto che le carenze citate non derivano solamente da siti<br />
totalmente o parzialmente non indagati, ma anche da contesti oggetto <strong>di</strong> scavo archeologico<br />
(soprattutto in<strong>di</strong>geni) ai quali non è seguita la pubblicazione, in tutto o in parte, delle relative<br />
evidenze materiali. Alla questione concreta delle lacune, va altresì aggiunto un problema<br />
“scientifico” <strong>di</strong> carattere metodologico che riguarda le cronologie dell‟età del Ferro I e II <strong>di</strong><br />
Sardegna e che contrappone scuole <strong>di</strong> pensiero rialziste e ribassiste, così come moderniste e<br />
primitiviste 25. Si precisa infine che nel presente volume con l‟aggettivo “sardo” si intende<br />
riferirsi alla componente autoctona dell‟Isola, e non al generico riferimento geografico. Per<br />
quanto concerne l‟ethnos in<strong>di</strong>geno, si preferisce utilizzare la definizione “Sar<strong>di</strong>” piuttosto che<br />
“Nuragici”. Tenuto conto dei profon<strong>di</strong> mutamenti intervenuti nella civiltà nuragica fra fine<br />
VIII e inizio VII sec. a.C., il termine – pur ambiguo – risulta più neutro e meno caratterizzato,<br />
più atto a rispecchiare un‟identità ancora in evoluzione nella letteratura corrente 26.<br />
L‟aggettivo “nuragico” viene mantenuto solo per definire la relativa classe ceramica, in tal<br />
modo ancora universalmente definita nella letteratura scientifica.<br />
24 MOREL 1986, p. 31. Lo stu<strong>di</strong>oso aveva sì previsto che nuovi scavi avrebbero potuto aumentare le quantità<br />
assolute, ma senza tuttavia avere un sostanziale cambiamento <strong>di</strong> scala, <strong>di</strong> modo che la Sardegna rimanesse aperta<br />
sì alle correnti me<strong>di</strong>terranee, ma “socchiusa” ai prodotti greci ed etruschi. Lo stu<strong>di</strong>oso premetteva giustamente <strong>di</strong><br />
basare le considerazioni sui “fatti”, e sono proprio questi, cioè i dati numerici oggettivi, che iniziano a cambiare<br />
le prospettive e la centralità della Sardegna, ovvero ad “aprire” l‟Isola ai principali flussi commerciali arcaici.<br />
25 Cfr. da ultimo PERRA 2007; USAI 2007).<br />
26 cfr. USAI 2007, pp. 54-55 e nota 75.<br />
Stefano Santocchini Gerg – <strong>Incontri</strong> <strong>tirrenici</strong>. Le relazioni fra Fenici, Sar<strong>di</strong> ed Etruschi in Sardegna (630-480 a.C.)<br />
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