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Incontri tirrenici. - Università degli Studi di Sassari

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nella seconda metà del VII secolo, in particolare nell‟ultimo quarto dello stesso 80. Ciò è<br />

confermato dalla presenza piuttosto massiccia <strong>di</strong> esemplari inquadrabili ancora nel VII<br />

secolo sia nelle colonie costiere come Nora, Bithia e Sulky, sia nei siti interni come Monte Sirai<br />

e “marginali” come l‟omonimo nuraghe. L‟oinochoe bithiense, dunque, non è più l‟unica e più<br />

antica testimonianza delle importazioni etrusche in Sardegna e non può più essere<br />

considerata semplicemente, secondo l‟ipotesi <strong>di</strong> M. Gras 81, come l‟attestazione isolata <strong>di</strong> una<br />

tappa <strong>di</strong> passaggio e collegamento del sud dell‟Isola nella rotta dall‟Etruria a Cartagine e<br />

come semplice bene <strong>di</strong> lusso nel quadro <strong>di</strong> un commercio nel quale l‟oggetto principale sia<br />

andato perso.<br />

Un‟apprezzabile <strong>di</strong>fferenza fra i due siti del Nuraghe e del Monte Sirai (anche se allo stato<br />

risulta <strong>di</strong>fficile stabilire se essa sia casuale o determinata da cause specifiche), è che in<br />

quest‟ultimo è più abbondante la ceramica etrusco-corinzia, con ben sette coppe, <strong>di</strong> cui due<br />

sono attribuibili a botteghe specifiche e le altre – pur nell‟esiguità dei frammenti – sembrano<br />

appartenere a coppe a decorazione lineare geometrica. Da segnalare che questi ultimi cinque<br />

frammenti provengono tutti da un‟unica US (n° 100), un sottofondo pavimentale della fase<br />

punica, e dunque – sfortunatamente – in giacitura secondaria. I due frammenti <strong>di</strong> vasca<br />

pertinenti a coppe a decorazione figurata sono attribuibili l‟uno al Gruppo a Maschera<br />

Umana (n° 462), una bottega ben attestata in Sardegna 82, l‟altro – in ipotesi allo stu<strong>di</strong>o – al<br />

Gruppo <strong>di</strong> Famagusta, appartenente al Ciclo <strong>di</strong> Codros (n° 463) 83. Si tratta dunque <strong>di</strong> oggetti<br />

<strong>di</strong> un certo pregio, che presuppongono un‟utenza dal gusto spiccato, segno <strong>di</strong> un mercato<br />

con una precisa domanda <strong>di</strong> vasellame dalle caratteristiche ben definite e marcate, sia per<br />

funzione che per proprietà estetiche.<br />

Circa la destinazione d‟uso della Casa del Lucernario <strong>di</strong> Talco, che – come accennato<br />

sopra – non necessariamente era (o era solo) abitativa, si segnala che il kantharos meglio<br />

conservato (n° 441) presenta abbondanti depositi <strong>di</strong> ocra rossa, in concrezione sia sul fondo<br />

80 Anche se non mancano alcune testimonianze riferibili ad epoca più antica, come l‟anforetta a doppie spirali in<br />

impasto da Bithia databile al secondo quarto del VII sec. (ZUCCA 1986, pp. 57-58) o l‟ancora precedente kyathos<br />

d‟impasto da Sant‟Antioco (BARTOLONI 2008, p. 1603, fig. 13), quest‟ultimo forse ancora da mettere in<br />

relazione agli scambi etrusco-sar<strong>di</strong> della “prima fase”, e che, in associazione con ceramiche euboiche risalenti al<br />

SPG III, <strong>di</strong>mostra comunque la fase precoce <strong>di</strong> inserimento <strong>di</strong> Sulky nelle correnti commerciali me<strong>di</strong>terranee.<br />

Alla prima metà del VII sono riferibili anche una forma chiusa e una piccola olpe in impasto bruno da Nora<br />

(RENDELI 2009, nn. 162 e 312), che l‟autore ritiene <strong>di</strong> produzione falisco-veiente. Tuttavia, questi esemplari<br />

decorati con motivi geometrici incisi trovano – significativamente – un confronto piuttosto puntuale con un‟olpe<br />

conservata al museo archeologico della Byrsa <strong>di</strong> Cartagine (THUILLIER 1985, p. 158, figg. 6-7), decorata con<br />

denti <strong>di</strong> lupo incisi e campiti con materiale minerale, e più in generale con la produzione ceretana <strong>di</strong> olpai in<br />

impasto sottile dell‟orientalizzante me<strong>di</strong>o e recente.<br />

81 GRAS 1973-74, 136. Ipotesi che già lo stesso stu<strong>di</strong>oso aveva proposto salvo future scoperte (Ibidem, 138).<br />

82 Con due esemplari da Nora (RENDELI 2009, nn. 256, 289); uno dal nuraghe Piscu <strong>di</strong> Suelli (UGAS – ZUCCA<br />

1984, n. 131); due da Othoca (ID., nn. 161-162); otto da Tharros (ID., nn. 266, 268-271, 277; Oristano 1997, n.<br />

332; DEL VAIS 2006, p. 215, n. 2); uno da Sarcapos (UGAS – ZUCCA 1984, n. 5). L‟esemplare da Monte Sirai<br />

trova un confronto del tutto puntuale in una coppa da Rignano Flaminio (Museo <strong>di</strong> Civita Castellana) in<br />

SZILÀGYJ 1998, p. 578, n. 21. Nel computo delle attestazioni del Gruppo a Maschera Umana va tuttavia tenuto<br />

conto <strong>di</strong> una certa tendenza (relativa soprattutto agli anni ‟80 del XX sec.) ad attribuire al Gruppo più “in voga”<br />

alcuni esemplari forse altrimenti inquadrabili.<br />

83 Con un esemplare appartenente allo stesso Ciclo da Nora (RENDELI 2009, n. 270) e due da Tharros (DEL VAIS<br />

2006, p. 215, n. 1 e, forse, il n. 2). Un orlo <strong>di</strong> coppa da Sulky è stato dallo scrivente ipoteticamente ascritto allo<br />

stesso Gruppo (v. UNALI c.d.s.). L‟esemplare da Monte Sirai viene qui attribuito al Gruppo, in via del tutto<br />

preliminare, per confronto con la coppa già Famagusta, coll. Hadjiprodromou, v. SZILÀGYI 1998, 536, n. 2, tav.<br />

CCVII, n. c-d. In comune con la produzione del Gruppo ha la chiusura in basso della metopa con una sottile<br />

banda rossa (o comunque in colore più chiaro) e, soprattutto, davanti al petto del cigno <strong>di</strong> destra è posizionato un<br />

riempitivo a chiazza amorfa allungata, altra sua cifra stilistica.<br />

Stefano Santocchini Gerg – <strong>Incontri</strong> <strong>tirrenici</strong>. Le relazioni fra Fenici, Sar<strong>di</strong> ed Etruschi in Sardegna (630-480 a.C.)<br />

Tesi <strong>di</strong> dottorato in Storia, Letterature e Culture del Me<strong>di</strong>terraneo. 119

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