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Incontri tirrenici. - Università degli Studi di Sassari

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4.2 Carbonia (CI), Monte Sirai - “Casa del Lucernario <strong>di</strong> Talco”<br />

Il panorama delle importazioni etrusche nell‟abitato <strong>di</strong> Monte Sirai è affine a quello<br />

offerto dal sottostante nuraghe, che da questo <strong>di</strong>sta solamente un chilometro circa in linea<br />

d‟aria. I materiali provengono da una ricognizione effettuata nei depositi del Museo Civico<br />

Archeologico “Villa Sulcis” <strong>di</strong> Carbonia, ove è stato possibile verificare la cinquantina <strong>di</strong><br />

casse dei materiali provenienti dallo scavo della “Casa del Lucernario <strong>di</strong> Talco” dell‟Acropoli<br />

<strong>di</strong> Monte Sirai 74. Essa è ubicata a metà circa dell‟Isolato centrale “C” e nella fase fenicia (600 –<br />

520 a.C. 75) era costituita da due gran<strong>di</strong> ambienti, porzione <strong>di</strong> una costruzione più ampia, che<br />

non necessariamente aveva funzione abitativa 76; <strong>di</strong> questa fase residuano le strutture murarie<br />

e due battuti pavimentali sovrapposti (testimoni <strong>di</strong> una ristrutturazione). Parte dei materiali<br />

sono stati rinvenuti proprio in questi battuti e nei rispettivi strati <strong>di</strong> preparazione (vespai), e<br />

si trovano così in giacitura primaria in contesti coevi alla fondazione dell‟e<strong>di</strong>ficio (che è fatta<br />

risalire alla fine del VII sec. a.C. 77) e alla fase <strong>di</strong> frequentazione fenicia, fino al 520 a.C. circa.<br />

La restante parte (pari al 55%) proviene invece da strati <strong>di</strong> livellamento o riempimento<br />

riferibili alle successive fasi punica e neopunica, ovvero dal 520 al 110 a.C. circa, vale a <strong>di</strong>re in<br />

giacitura secondaria.<br />

In tutto si tratta <strong>di</strong> 25 frr. in bucchero, 7 frr. <strong>di</strong> coppe etrusco-corinzie e un fr. <strong>di</strong> orlo <strong>di</strong><br />

anfora (n° 464); lo stu<strong>di</strong>o in corso lascia ipotizzare una produzione etrusca e l‟attribuzione al<br />

tipo Py 3A). Il bucchero è qualitativamente assai affine a quello del sottostante nuraghe, e<br />

analogamente la forma più attestata è il kantharos (48%), anche se qui sono più frequenti le<br />

forme chiuse (36%); si tratta comunque sempre <strong>di</strong> vasellame a<strong>di</strong>bito alla consumazione del<br />

vino. Anche le decorazioni sono del tipo più standar<strong>di</strong>zzato e corsivo, come le incisioni<br />

triangolari ad imitazione della punta <strong>di</strong> <strong>di</strong>amante (n° 441). Degna <strong>di</strong> nota è la decorazione <strong>di</strong><br />

un‟ansa – a doppie linee verticali incise presso il bordo esterno – <strong>di</strong> una forma chiusa,<br />

probabilmente riferibile ad un‟oinochoe o ad un anforetta(n° 436). Questa, relativamente<br />

frequente in Etruria, trova confronto fra le esportazioni in Sardegna solo con un‟oinochoe<br />

integra da Bithia 78 e con frammenti <strong>di</strong> ansa <strong>di</strong> anforetta da Nora 79, entrambe databili<br />

all‟ultimo quarto del VII secolo. Questo confronto, assieme ad alcune nuove evidenze<br />

cronologiche emergenti da questo stu<strong>di</strong>o e relative alla seconda metà del VII secolo, permette<br />

<strong>di</strong> superare alcune ipotesi espresse da M. Gras nel suo stu<strong>di</strong>o sulla brocca bithiense in merito<br />

alla sua unicità, sia qualitativa sia per la datazione alta rispetto agli altri buccheri noti<br />

all‟epoca, soprattutto in relazione a quelli da lui stu<strong>di</strong>ati <strong>di</strong> Tharros, tutti riferibili al VI secolo.<br />

Allo stato delle evidenze materiali, il pieno inserimento della Sardegna nelle rotte<br />

commerciali attinenti ai prodotti etruschi si evidenzia come una realtà ben consolidata già<br />

74<br />

La Casa è stata oggetto <strong>di</strong> una Missione <strong>di</strong> scavo congiunta, negli anni dal 1990 al 1999, fra l‟Istituto per la<br />

Civiltà Fenicia e Punica (ora ISCIMA) del C.N.R e la Soprintendenza Archeologica <strong>di</strong> Cagliari e Oristano, sotto<br />

la <strong>di</strong>rezione del Prof. P. Bartoloni; v. BARTOLONI 1994; PERRA 2001.<br />

75<br />

BARTOLONI 1994, p. 78.<br />

76<br />

PERRA 2001, p. 128.<br />

77<br />

PERRA 2001, p. 126. L‟e<strong>di</strong>ficio fu costruito su un livellamento del pianoro dell‟acropoli, con le strutture<br />

murarie <strong>di</strong> fondazione che poggiano o <strong>di</strong>rettamente sul banco roccioso o sugli strati <strong>di</strong> livellamento e<br />

regolarizzazione del banco stesso; l‟alzato era in mattoni cru<strong>di</strong>.<br />

78<br />

GRAS 1973-74.<br />

79 BONAMICI 2002, p. 256, n. 4.<br />

Stefano Santocchini Gerg – <strong>Incontri</strong> <strong>tirrenici</strong>. Le relazioni fra Fenici, Sar<strong>di</strong> ed Etruschi in Sardegna (630-480 a.C.)<br />

Tesi <strong>di</strong> dottorato in Storia, Letterature e Culture del Me<strong>di</strong>terraneo. 118

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