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14.duplicazione DNA - Docente.unicas.it

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Premio nobel per la medicina 1962<br />

LA STRUTTURA DEL <strong>DNA</strong>


STRUTTURA <strong>DNA</strong> (acido deossiribonucleico)<br />

BASI AZOTATE<br />

adenina (A)<br />

c<strong>it</strong>osina (C)<br />

guanina (G)<br />

timina (T).<br />

Adenina e guanina sono composti eterociclici chiamati purine, mentre c<strong>it</strong>osina e timina<br />

sono anelli pirimidinici.<br />

Doppia elica antiparallela<br />

Una sequenza di <strong>DNA</strong> è defin<strong>it</strong>a senso<br />

se la sua sequenza è la stessa del<br />

relativo mRNA. La sequenza posta sul<br />

filamento opposto è invece detta<br />

antisenso. Dal momento che le RNA<br />

polimerasi lavorano producendo una<br />

copia complementare, il filamento<br />

necessario per la trascrizione è<br />

l'antisenso.<br />

gruppo fosfato<br />

deossiribosio (zucchero pentoso)<br />

base azotata<br />

Si forma un legame covalente tra il gruppo fosfato di un nucleotide e lo zucchero del nucleotide<br />

precedente


Gruppo fosfato<br />

zucchero<br />

BASE AZOTATA<br />

I NUCLEOTIDI<br />

Il <strong>DNA</strong> è un polimero<br />

I suoi monomeri<br />

sono i NUCLEOTIDI<br />

I nucleotidi sono formati<br />

Gruppo fosfato<br />

zucchero deossiribosio<br />

base azotata


PURINE<br />

PIRIMIDINE<br />

Le basi azotate


La complementarietà<br />

una purina si appaia con una<br />

pirimidina<br />

L’adenina si appaia con la<br />

timina (2 legami H)<br />

La guanina si appaia con la<br />

c<strong>it</strong>osina (3 legami H)


Le 2 catene di<br />

nucleotidi si<br />

avvolgono l’una<br />

sull’altra a spirale<br />

per questo la<br />

molecola di <strong>DNA</strong><br />

viene chiamata<br />

la DOPPIA ELICA<br />

•la molecola può venire duplicata facilmente<br />

•il <strong>DNA</strong> viene utilizzato dai viventi come un codice<br />

per registrare e trasmettere informazioni


Funzioni del <strong>DNA</strong><br />

• Materiale ered<strong>it</strong>ario: viene duplicato e<br />

trasmesso alle cellule figlie<br />

• Programma della cellula: contiene le<br />

informazioni per la sintesi di tutte le proteine<br />

dell’organismo<br />

• Ogni tratto di <strong>DNA</strong> che porta l’informazione per<br />

la sintesi di una proteina→GENE<br />

• Nel <strong>DNA</strong> delle cellule della specie umana ci<br />

sono circa 30.000 geni, in quello di un batterio,<br />

poche migliaia


REPLICAZIONE SEMICONSERVATIVA<br />

È il processo attraverso il quale da una molecola madre si formano due molecole figlie ciascuna formata da<br />

un’elica vecchia e un’elica nuova. La duplicazione del Dna avviene nella fase S (sintesi) del ciclo cellulare.<br />

L’enzima che permette questo processo si chiama <strong>DNA</strong> polimerasi. Una volta che è avvenuta la<br />

duplicazione del <strong>DNA</strong> la cellula deve dividersi.<br />

Nei batteri il <strong>DNA</strong> si duplica a partire da una<br />

forcella di replicazione in modo bidirezionale<br />

fino a quando tutta la molecola si è duplicata


Meselson e Stahl fecero crescere dei batteri in un terreno di coltura ricco dell'isotopo pesante 15 N. Questi microorganismi<br />

metabolizzarono l' 15 N che quindi venne ad essere introdotto in molte molecole biologiche; tra queste molecole bisogna<br />

ricordare le basi azotate del <strong>DNA</strong>.<br />

In questo modo il <strong>DNA</strong> presente nei batteri era un "<strong>DNA</strong> pesante", poiché inglobava atomi di azoto più pesanti della norma.<br />

Alcuni batteri furono poi prelevati, lisati e, con opportune tecniche di laboratorio, venne estratto il loro <strong>DNA</strong>.<br />

Quest'ultimo venne aggiunto ad una provetta contenente una soluzione concentrata di Cloruro di Cesio (CsCl 6M).<br />

La provetta fu poi centrifugata. In queste condizioni nella provetta si forma un gradiente di dens<strong>it</strong>à dal momento che il CsCl<br />

tende a concentrarsi verso il fondo della stessa.<br />

•Una volta che si è formato il gradiente di dens<strong>it</strong>à, il <strong>DNA</strong> migra per fermarsi<br />

nella regione della soluzione che ha dens<strong>it</strong>à uguale alla sua.<br />

Il <strong>DNA</strong> può essere messo in evidenza in segu<strong>it</strong>o all'introduzione di particolari<br />

sostanze che si legano ad esso e divengono visibili se illuminate da luce<br />

ultravioletta.<br />

Ciò che si vide sperimentalmente fu una banda verso il fondo della provetta.<br />

•A questo punto alcuni batteri furono trasfer<strong>it</strong>i dal primo terreno di coltura in un<br />

nuovo terreno "standard", in cui cioè era presente 14N anziché 15N. I<br />

microorganismi metabolizzarono l'azoto includendolo nelle basi azotate dei<br />

nucleotidi che andranno a formare (tra le altre cose) le nuove eliche di <strong>DNA</strong>.<br />

•Alcuni batteri furono prelevati dal terreno "standard", furono lisati e venne<br />

estratto il <strong>DNA</strong>.<br />

•In segu<strong>it</strong>o ad una centrifugazione in gradiente di dens<strong>it</strong>à si ottenne un'unica<br />

banda posta in posizione superiore rispetto a quella del caso precedente: il<br />

<strong>DNA</strong> era quindi più leggero.<br />

•Trascorso il tempo necessario per la successiva replicazione del <strong>DNA</strong> venne<br />

ripetuta la suddetta procedura.<br />

In questo caso si ottennero due bande: la prima in posizione nettamente<br />

superiore a quelle ottenute nei casi precedenti, la seconda nella stessa<br />

posizione di quella dell'esperimento precedente.<br />

A questo punto possiamo identificare:<br />

un <strong>DNA</strong> "pesante". In cui per forza erano presenti due filamenti 15N.<br />

un <strong>DNA</strong> "medio". In cui per forza era presente un filamento 15N e un filamento<br />

14N.<br />

un <strong>DNA</strong> "leggero". In cui per forza erano presenti due filamenti 14N.


…….l'unico modello in grado di spiegare i "pesi" delle varie molecole di <strong>DNA</strong> era quello della replicazione<br />

semiconservativa


Ingredienti della replicazione del <strong>DNA</strong>


REPLICAZIONE <strong>DNA</strong> PROCARIOTICO<br />

1 ORIGINE DI REPLICAZIONE<br />

PROCESSO BIDIREZIONALE<br />

CI SONO 2 FORCELLE DI REPLICAZIONE CHE SI MUOVONO IN VERSI OPPOSTI E CHE AL TERMINE DEL<br />

PROCESSO SI “INCONTRANO<br />

L'origine di replicazione di Escherichia coli, nota come oriC, consiste di<br />

ripetizioni di una sequenza di nucleotidi.<br />

La DnaA è una proteina deputata al riconoscimento e al legame di tali<br />

ripetizioni.determina la denaturazione della regione ricca in A/T e crea<br />

quindi regioni a singolo filamento<br />

La <strong>DNA</strong> ELICASI separa i filamenti dall’origine in direzione 5’-3’<br />

Ci sono proteine che impediscono che le eliche si richiudano.<br />

La <strong>DNA</strong> POLMERASI e’ l’enzima che catalizza la polimerizzazione dei<br />

desossiribonucleotidi. catalizza il legame covalente tra il gruppo fosfato<br />

di un nucleotide e lo zucchero del nucleotide precedente


<strong>DNA</strong> polimerasi I meccanismo di riparazione<br />

<strong>DNA</strong> polimerasi II meccanismo di riparazione<br />

<strong>DNA</strong> polimerasi III sintesi dei filamenti di <strong>DNA</strong>. Estende la catena aggiungendo un<br />

nucleotide per volta all’estremo 3’-OH<br />

Le <strong>DNA</strong> polimerasi<br />

batteriche hanno<br />

un’attiv<strong>it</strong>à esonucleol<strong>it</strong>ica<br />

3’-5’ (direzione opposta a<br />

quella di sintesi)


La sintesi del <strong>DNA</strong> inizia in un punto in cui la molecola viene<br />

preventivamente srotolata chiamato origine. Si forma così un'ansa di<br />

replicazione alla cui estrem<strong>it</strong>à troviamo le "forcelle di replicazione" e la<br />

sintesi può proseguire in due direzioni. Nel <strong>DNA</strong> batterico circolare, le<br />

forcelle si incontrano in un punto della circonferenza opposto<br />

all'origine.


Poiché le eliche sono antiparallele, ne consegue che un'elica, chiamata catena<br />

leader, o stampo, viene letta e copiata nella direzione di avanzamento della<br />

forcella e procede in modo continuo e veloce (un unico innesco a RNA). L'altra<br />

elica dovrà essere sintetizzata con r<strong>it</strong>ardo e in modo discontinuo dovendo<br />

attendere lo srotolamento dell'elica veloce. Okazaki, biologo giapponese, scoprì<br />

che la catena discontinua viene sintetizzata, con frammenti, in direzione opposta<br />

all'avanzamento della forcella.<br />

E' da tenere presente che ogni frammento di Okazaki termina con un'estrem<strong>it</strong>à<br />

3'OH libera<br />

Ha una struttura asimmetrica:<br />

– leading strand sintetizzato con continu<strong>it</strong>à<br />

– Lagging strand sintetizzato con discontinu<strong>it</strong>à


•Le <strong>DNA</strong> polimerasi non possono sintetizzare catene di <strong>DNA</strong> senza un primer, un piccolo segmento<br />

di acido nucleico con un gruppo ossidrilico libero in posizione 3’-OH.<br />

•Le <strong>DNA</strong> polimerasi sono capaci di leggere nucleotidi solo nella direzione 5’-3’<br />

Durante la replicazione del materiale genetico, il primer è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da RNA.<br />

Una RNA polimerasi <strong>DNA</strong>-dipendente, detta primasi, sintetizza un piccolo tratto di RNA<br />

complementare allo stampo molecolare, utilizzato come primer dalla <strong>DNA</strong> polimerasi .<br />

Una volta iniziata la sintesi di <strong>DNA</strong>, il primer di RNA viene diger<strong>it</strong>o da enzimi con attiv<strong>it</strong>à 5’ →3’<br />

esonucleasica.<br />

La reazione di polimerizzazione richiede i quattro precursori attivati, dATP, dGTP, dCTP e dTTP ed<br />

avviene direttamente sulla catena di <strong>DNA</strong> stampo.<br />

Nel filamento guida la <strong>DNA</strong> polimerasi può attaccare i nucleotidi in direzione 5’-3’ a partire<br />

dall’innesco<br />

Nel filamento lento la sintesi procede sempre in direzione 5’-3’ ma in direzione opposta a quella<br />

della forcella di replicazione


LE PROTEINE “INIZIATRICI” SI LEGANO CON INTERAZIONI<br />

SEQUENZE SPECIFICHE ALLE ORIGINI DI REPLICAZIONI<br />

RICCHE IN A-T


Il legame dei dNTP allo stampo avviene mediante i legami idrogeno, ma anche la forma delle basi e<br />

controlli sterici nel s<strong>it</strong>o attivo della <strong>DNA</strong>-polimerasi, concorrono al corretto appaiamento delle basi<br />

La frequenza di errore viene ridotta anche grazie ad accurati meccanismi enzimatici.<br />

Tutte le <strong>DNA</strong> polimerasi possiedono un’attiv<strong>it</strong>à esonucleasica 3’→5’ che consente di rimuovere un<br />

nucleotide appena inser<strong>it</strong>o Tale attiv<strong>it</strong>à di “proof reading” (lettura delle bozze) è altamente specifica<br />

per gli appaiamenti sbagliati e aggiunge un ulteriore fattore di accuratezza che riduce la frequenza di<br />

errore totale.<br />

La <strong>DNA</strong> polimerasi è in grado di rimuovere gli inneschi a RNA e di riempire i gap con il <strong>DNA</strong>. I<br />

frammenti vengono poi un<strong>it</strong>i dalla <strong>DNA</strong> ligasi<br />

Dalla parte opposta rispetto a Ori C il cromososma di E. Coli contiene un paio di sequenze di<br />

terminazione TER<br />

Una proteina si lega a queste sequenze e vengono bloccate le forcelle di replicazione<br />

La <strong>DNA</strong> ligasi lega tutti e quattro i filamenti di <strong>DNA</strong> creando due molecole circolari a doppio<br />

filamento concatenate.<br />

Le topoisomerasi sono enzimi che provocano delle rotture temporanee nei filamenti di <strong>DNA</strong> e poi li<br />

riuniscono dopo la formazione di due molecole circolari distinte


L'elicasi è un enzima che agisce rompendo i legami idrogeno instaurati tra le basi complementari.<br />

Inoltre questo enzima agisce in coppia con la <strong>DNA</strong>-girasi che separa i 2 filamenti di <strong>DNA</strong>.<br />

Le topoisomerasi determinano un aumento o una diminuzione del grado di superavvolgimento. Possono<br />

operare tagli a singolo o doppio filamento. Tali enzimi svolgono un ruolo fondamentale<br />

nell'impacchettamento e nella replicazione del <strong>DNA</strong>.<br />

Primasi:All'inizio della replicazione del <strong>DNA</strong>, le primasi legano le elicasi a formare un complesso<br />

chiamato primosoma. Attivate proprio dalle elicasi, le primasi sintetizzano una breve molecola di RNA<br />

(detta appunto primer), complementare alla molecola di <strong>DNA</strong> adiacente. Il primer viene utilizzato poi<br />

come punto di partenza per le <strong>DNA</strong> polimerasi.<br />

Ligasi: lega due frammenti di <strong>DNA</strong> che hanno sub<strong>it</strong>o una rottura a doppio filamento (ad esempio nei<br />

processi di riparazione del <strong>DNA</strong>).<br />

Può anche legare una rottura a singolo filamento, come ad esempio accade durante il processo di<br />

replicazione del <strong>DNA</strong>, nel quale la <strong>DNA</strong> ligasi agisce sul filamento che ha la direzione 3'->5', sintetizzato a<br />

frammenti .<br />

Questo enzima catalizza infatti la formazione di legami covalenti fosfodiesterici tra nucleotidi di <strong>DNA</strong><br />

adiacenti (lega l'estrem<strong>it</strong>à 3' del nuovo tratto di <strong>DNA</strong> con l'estrem<strong>it</strong>à 5' del tratto precedentemente<br />

sintetizzato).<br />

ATP + (deossiribonucleotide)n + (deossiribonucleotide)m = AMP + difosfato +<br />

(deossiribonucleotide)n+m


Il processo di replicazione del <strong>DNA</strong> nei procarioti e negli eucarioti è molto simile,<br />

ma nelle cellule eucariote la quant<strong>it</strong>à di <strong>DNA</strong> è maggiore ed è organizzato in<br />

strutture lineari<br />

Esistono 2 tipi di cromatina:<br />

1)EUCROMATINA (+dispersa e si colora debolmente) e<br />

2)ETEROCROMATINA (+ condensata si colora + intensamente).


I Genomi degli Eucarioti:<br />

Eucromatina ed Eterocromatina<br />

Eucromatina: regioni cromosomiche non condensate, attivamente trascr<strong>it</strong>te e ad<br />

alta dens<strong>it</strong>à genica (fibre 30 nm).<br />

Eterocromatina: (facoltativa o cost<strong>it</strong>utiva): cromatina mediamente o altamente<br />

condensata e generalmente non trascr<strong>it</strong>ta, ad alta percentuale di sequenze<br />

ripetute e contenuto di geni relativamente basso. Comprende regioni telomeriche<br />

e centromeriche.<br />

In una tipica cellula di mammifero il contenuto di eterocromatina è pari a circa il 10%. in<br />

Drosophila melanogaster cost<strong>it</strong>uisce il 34% del genoma totale.<br />

24


I Genomi degli Eucarioti: contenuto in <strong>DNA</strong><br />

Si osserva che il contenuto totale di <strong>DNA</strong> negli eucarioti e quindi la<br />

dimensione del genoma è correlata alla compless<strong>it</strong>à dell’organismo (ad<br />

es., il genoma umano è più grande di quello degli insetti che è a sua volta<br />

più grande di quello funghi).<br />

Esistono però diverse eccezioni: es. il genoma di X. laevis è grande quanto<br />

quello dei mammiferi; altri anfibi hanno un genoma circa 50 volte più<br />

grande del genoma umano; tra le piante, il genoma di Zea Mais èpiù<br />

grande di quello umano.<br />

In genere, per un dato raggruppamento tassonomico, la dimensione del<br />

genoma è approssimativamente proporzionale alla compless<strong>it</strong>à<br />

dell’organismo<br />

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Paradosso del valore C<br />

La mancanza di correlazione tra la compless<strong>it</strong>à genetica/morfologica di<br />

un organismo e le dimensioni del suo genoma è defin<strong>it</strong>a<br />

Paradosso del valore C.<br />

Il Paradosso del valore C è spiegato considerando:<br />

• le dimensioni dei geni discontinui<br />

(numero - grandezza introni)<br />

• La quant<strong>it</strong>à di <strong>DNA</strong> ripet<strong>it</strong>ivo, che rappresenta il componente più<br />

abbondante della porzione di <strong>DNA</strong> non codificante dei genomi<br />

eucariotici


REPLICAZIONE <strong>DNA</strong> EUCARIOTICO<br />

PIU’ ORIGIN DI REPLICAZIONE ARS (sequenza replicante autonoma ricca in A-T))<br />

Ogni origine di replicazione prende il nome di replicone, da cui il processo si avvia in maniera<br />

bidirezionale<br />

Riduzione del tempo di replicazione<br />

LE FORCELLE REPLICATIVE ENTRANO IN CONTATTO TRA LORO<br />

5 <strong>DNA</strong> POLIMERASI:<br />

αβδε: agiscono nel nucleo<br />

γ: agisce nei m<strong>it</strong>ocondri<br />

α,δ: replicazione <strong>DNA</strong> cromosomico<br />

β, ε: riparazione danni al <strong>DNA</strong><br />

Sintesi di istoni che formano ottameri e si associano al <strong>DNA</strong> nella<br />

forcella replicativa


Il telomero è la regione terminale del cromosoma, composta di <strong>DNA</strong> altamente ripetuto, che non<br />

codifica per alcun prodotto proteico.<br />

Ha un ruolo determinante nell'ev<strong>it</strong>are la perd<strong>it</strong>a di informazioni durante la duplicazione dei<br />

cromosomi.<br />

Le sequenze telomeriche variano da organismo in organismo.<br />

Il <strong>DNA</strong> telomerico è sintetizzato dalle telomerasi, <strong>DNA</strong> polimerasi RNA-dipendenti altamente<br />

specializzate che introducono centinaia di ripetizioni nucleotidiche alle estrem<strong>it</strong>à dei cromosomi.<br />

E’ una classe di retrotrascr<strong>it</strong>tasi specializzate, presenti in numerosi organismi (tra cui l'uomo), ma<br />

non in tutti (e soprattutto non in tutte le fasi dello sviluppo). Utilizza frammenti di RNA come<br />

stampo per l'elongazione dei telomeri.<br />

E’ capace di allungare l'estrem<strong>it</strong>à 3'-OH del filamento stampo della catena tardiva.<br />

Contiene un s<strong>it</strong>o catal<strong>it</strong>ico che polimerizza i desossiribonucleotidi complementari ad un RNA<br />

stampo, che essa stessa contiene.<br />

In particolare, nell'uomo le telomerasi sono attive solo nelle cellule della linea germinale: ciò<br />

significa che, ad ogni replicazione, i telomeri umani si accorciano di un certo numero di paia di<br />

basi.<br />

La <strong>DNA</strong> polimerasi non è in grado di replicare il cromosoma fino alla sua terminazione; se non ci<br />

fossero i telomeri, che quindi vengono accorciati ad ogni replicazione, la replicazione del <strong>DNA</strong><br />

comporterebbe in ogni occasione una significativa perd<strong>it</strong>a di informazione genetica.<br />

I telomeri si accorciano a causa del meccanismo di replicazione del filamento lagging del <strong>DNA</strong>.<br />

l’ultimo primer di RNA viene tagliato ma non sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o con il <strong>DNA</strong><br />

Questo genera un continuo processo di accorciamento di queste regioni


SEQUENZA DI RNA COMPLEMENTARE ALLE<br />

SEQUENZE RIPETUTE NEI TELOMERI


LA TELOMERASI SI LEGA ALL’ESTREMITA’ 3’ A SINGOLO FILAMENTO DEL CROMOSOMA


L’ALLUNGAMENTO DEL 3’ DEL TELOMERO CREA LO SPAZIO PER LA<br />

FORMAZIONE DI UN NUOVO FRAMMENTO DI OKAZAKI


Esistono teorie che associano il continuo accorciarsi dei telomeri con la senescenza delle<br />

cellule della linea somatica e con la prevenzione del cancro. Questo perché i telomeri<br />

agirebbero come una sorta di orologio biologico, legato cioè ad un numero massimo di<br />

m<strong>it</strong>osi (e di replicazioni del <strong>DNA</strong>), al termine del quale la cellula sarebbe troppo vecchia per<br />

essere mantenuta in v<strong>it</strong>a e prenderebbe la via dell‘apoptosi.<br />

La telomerasi è espressa dalle cellule embrionali ma non dalle cellule somatiche dell’organismo<br />

Adulto<br />

Le uniche eccezioni sono cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e dalle cellule germinali e da quelle attivamente proliferanti<br />

(cellule staminali, strati basali ep<strong>it</strong>eliali<br />

il mantenimento della lunghezza dei telomeri è un segno distintivo di molti tipi di cancro nei<br />

mammiferi. Nell'uomo, ad esempio, numerosi tumori sono in grado di aumentare l'attiv<strong>it</strong>à<br />

della telomerasi, ottenendo una capac<strong>it</strong>à di replicazione pressoché infin<strong>it</strong>a. Altri tipi di<br />

carcinoma, invece, sono in grado di avviare pathway alternativi di allungamento dei telomeri


Tutte le cellule possono dividersi un numero<br />

defin<strong>it</strong>o di volte: CPD (Divisioni Cellulari<br />

Permesse)


Una volta raggiunto il CPD la cellula<br />

entra nella “senescenza replicativa”,<br />

cioè l’incapac<strong>it</strong>à di<br />

proliferare ulteriormente<br />

Interviene il processo di<br />

APOPTOSI,<br />

che porta<br />

alla morte della cellula


La lunghezza dei telomeri determina il numero di divisioni cellulari permesse. Il CPD dipende<br />

dal tipo di cellula e dal tessuto di cui essa fa parte. Quando i telomeri raggiungono una<br />

lunghezza “cr<strong>it</strong>ica” la cellula entra nella senescenza replicativa perchè viene emesso un<br />

segnale che impedisce alla cellula di dividersi ancora.<br />

Se vengono a mancare i sistemi di controllo della p53 o della p16/Rb, la cellula supera la fase di<br />

senescenza e può riattivare la telomerasi diventando immortale


Nelle cellule cancerose:<br />

L’attiv<strong>it</strong>à della telomerasi si<br />

incrementa dell’80-90%<br />

I telomeri sono più corti del normale


Per mutazione genetica si intende ogni modificazione stabile ed ered<strong>it</strong>abile nella<br />

sequenza nucleotidica di un genoma o più generalmente di materiale genetico (sia<br />

<strong>DNA</strong> che RNA) dovuta o al caso, ma non alla ricombinazione genetica. Una<br />

mutazione modifica quindi il genotipo di un individuo e può eventualmente<br />

modificarne il fenotipo a seconda delle sue caratteristiche e delle interazioni con<br />

l'ambiente.


Le mutazioni spontanee sono mutazioni provocate da fattori chimici endogeni e da errori nei processi che si attuano sul<br />

materiale genetico; la definizione di mutazione spontanea è di mutazione che avviene in assenza di agenti mutageni noti. Non<br />

sono molto frequenti, ma sono comunque inev<strong>it</strong>abili vista la intrinseca imperfezione di ogni meccanismo molecolare.<br />

Gli errori possono essere dovuti a:<br />

Reazioni che trasformano una base azotata in una diversa<br />

Errori nei processi di replicazione, della ricombinazione e della riparazione del <strong>DNA</strong>. Ad esempio può essere dovuta alla <strong>DNA</strong><br />

polimerasi che aggiunge nucleotidi non corretti; ciò può generare una trasversione se c'è lo scambio di una purina con una<br />

pirimidina o viceversa; una transizione se c'è lo scambio di una purina con un'altra purina oppure di una pirimidina con un'altra<br />

pirimidina.<br />

Danni ossidativi<br />

Dovuti alla formazione spontanea nella cellula di specie con atomi di ossigeno molto reattive, in grado di attaccare il <strong>DNA</strong> e<br />

causare danni al singolo o al doppio filamento e danneggiamento delle basi azotate.<br />

Le mutazioni indotte sono invece prodotte dall'azione di particolari agenti fisici o chimici detti appunto agenti mutageni. È detto<br />

mutagenesi il processo che determina una mutazione indotta e mutagenizzato l'organismo in cui è stata prodotta.<br />

Si distinguono i danni per mutazioni indotte in:<br />

Sost<strong>it</strong>uzione delle basi con molecole con struttura analoga a quelle comunemente presenti nel <strong>DNA</strong> ma che formano appaiamenti<br />

diversi e quindi errati.<br />

Aggiunta di gruppi sost<strong>it</strong>uenti alle basi azotate: anche in questo caso generando molecole con capac<strong>it</strong>à di appaiamento non<br />

corrette.<br />

Danneggiamento delle basi azotate<br />

Inserzione o delezioni di basi.<br />

I mutageni fisici sono soprattutto radiazioni ionizzanti (raggi X, raggi gamma) e non ionizzanti (raggi UV);<br />

Gli agenti chimici sono molto numerosi e appartengono a diverse classi di composti. Oltre che per la natura i mutageni<br />

differiscono anche per spettro mutazionale, ovvero per il tipo (o i tipi) di mutazione che possono provocare.<br />

Una importante differenza tra mutageni fisici e chimici è che i primi agiscono indipendentemente dall'organismo; i mutageni<br />

chimici invece possono avere effetti diversi in funzione del sistema biologico. Mentre una radiazione, infatti, colpisce direttamente<br />

il materiale genetico, un composto chimico può interagire con altre molecole (enzimi, metabol<strong>it</strong>i, specie reattive...) presenti nella<br />

cellula che ne possono variare le caratteristiche.


MUTAZIONI (classificazione in base ai meccanismi di<br />

generazione):<br />

•Inserzioni<br />

•Delezioni<br />

•Sost<strong>it</strong>uzione di basi


inserzioni di basi:<br />

•Riguardano uno o pochi nucleotidi<br />

•Conseguenze gravi se nel <strong>DNA</strong> codificante<br />

•Espansioni di triplette ripetute (CGG)


• Delezioni di basi<br />

•Riguardano uno o pochi nucleotidi<br />

•Conseguenze gravi se nel <strong>DNA</strong> codificante<br />

•Piu’ comuni a livello di sequenze ripetute in tandem<br />

(VNTR) per crossing-over ineguale


• Sost<strong>it</strong>uzioni di basi:<br />

•Transizioni = Sost<strong>it</strong>uzioni di purina (A o G) con<br />

un’altra purina (G o A) o di una pirimidina (T o C) con<br />

un’altra pirimidina (C o T)<br />

•Transversioni = Sost<strong>it</strong>uzioni di purina (A o G) con<br />

una pirimidina (T o C) o viceversa


• MUTAZIONI (classificazione in base alle conseguenze<br />

funzionali)<br />

•Sost<strong>it</strong>uzione che riguarda regioni potenzialmente<br />

rilevanti (esoni, regioni regolatrici espressione, s<strong>it</strong>i di<br />

splicing e poliadenilazione, regioni conservate in specie<br />

diverse)<br />

•Sost<strong>it</strong>uzione che riguarda sequenze senza un<br />

significato funzionale


• MUTAZIONI (classificazione in base alle conseguenze<br />

funzionali)<br />

Sost<strong>it</strong>uzioni in regioni potenzialmente rilevanti da un punto<br />

di vista funzionale<br />

•Sost<strong>it</strong>uzione sinonima o silente: non determina un<br />

cambio di aminoacido<br />

•Sost<strong>it</strong>uzione non sinonima: determina un codone<br />

specificante un aminoacido differente rispetto a<br />

quello originario.<br />

Puo’ essere:<br />

Conservativa (aminoacido simile da un punto di vista<br />

biochimico)<br />

Non conservativa (aminoacido diverso da un punto di<br />

vista biochimico)<br />

• Mutazione non senso: sost<strong>it</strong>uzione di un codone che<br />

specifica un aminoacido con un codone di fine sintesi


CODICE GENETICO<br />

U U U Phe U C U Ser U A U Tyr U G U Cys<br />

U U C Phe U C C Ser U A C Tyr U G C Cys<br />

U U A Leu U C A Ser U A A STOP U G A STOP<br />

U U G Leu U C G Ser U A G STOP U G G Trp<br />

C U U Leu C C U Pro C A U His C G U Arg<br />

C U C Leu C C C Pro C A C His C G C Arg<br />

C U A Leu C C A Pro C A A Gln C G A Arg<br />

C U G Leu C C G Pro C A G Gln C G G Arg<br />

A U U Ile A C U Thr A A U Asn A G U Ser<br />

A U C Ile A C C Thr A A C Asn A G C Ser<br />

A U A Ile A C A Thr A A A Lys A G A Arg<br />

A U G Met A C G Thr A A G Lys A G G Arg<br />

G U U Val G C U Ala G A U Asp G G U Gly<br />

G U C Val G C C Ala G A C Asp G G C Gly<br />

G U A Val G C A Ala G A A Glu G G A Gly<br />

G U G Val G C G Ala G A G Glu G G G Gly


MUTAZIONI FRAMESHIFT<br />

Le mutazioni frameshift (dall'inglese, spostamento dell'ordine di lettura) sono dette anche<br />

mutazioni da scivolamento. Sono causate dall'aggiunta (inserzione) o l'eliminazione<br />

(delezione) di uno o pochi nucleotidi. Nel caso di inserzione o delezione di nucleotidi in<br />

numero non multiplo di tre, viene alterato l'ordine di lettura di tutti i codoni successivi<br />

nell'ordine a quello inser<strong>it</strong>o o deleto. Scoperte da Crick e Brenner studiando il codice<br />

genetico, si tratta di mutazioni quasi sempre dannose.


Gli effetti possono essere notevolmente diversi a seconda del tipo di mutazione e della posizione<br />

in cui questa si verifica.<br />

Una mutazione può non portare a nessuna conseguenza e questo quando interessa <strong>DNA</strong> che non<br />

codifica (o meglio sembra non codificare) per nessun prodotto genico<br />

Se la mutazione va invece ad alterare le sequenze codificanti, ovvero i geni, si ha una variazione<br />

nel tipo o nella quant<strong>it</strong>à del corrispettivo prodotto genico, che può essere una proteina o RNA<br />

funzionale (rRNA, tRNA, snRNA ecc.). Parliamo in questo caso di mutazione biochimica.<br />

se la mutazione biochimica porta a una variazione visibile del fenotipo si parla di mutazione<br />

morfologica.<br />

Inoltre distinguiamo, sempre in relazione agli effetti, in:<br />

mutazione pos<strong>it</strong>iva: porta un vantaggio evolutivo<br />

mutazione neutra: non risulta in un depotenziamento della capac<strong>it</strong>à riproduttiva dell’individuo;<br />

mutazione semiletale: rende più difficoltosa la perpetuazione riproduttiva dell’individuo (il tipico<br />

esempio sono le malattie genetiche che debil<strong>it</strong>ano in qualche modo l’individuo, rendendolo meno<br />

capace di riprodursi, senza però impedirglielo totalmente)<br />

mutazione subletale: non permette all’individuo di raggiungere l’età riproduttiva;<br />

mutazione letale: porta alla morte dell'individuo in fase embrionale o fetale.


FOTODIMERIZZAZONE<br />

Il dimero di timina si forma tra due residui di timina posti sullo stesso lato della doppia elica<br />

del <strong>DNA</strong>, per azione della luce ultravioletta.<br />

Il dimero causa una distorsione nella doppia elica del <strong>DNA</strong> che ne impedisce la replicazione<br />

e l’espressione.<br />

Questo danno viene riparato a opera di diversi enzimi (nell’ E. coli si tratta di tre attiv<strong>it</strong>à<br />

enzimatiche) che riconoscono la distorsione, tagliano la porzione danneggiata e<br />

ricostruiscono le parti mancanti.<br />

Il dimero di timina può anche essere tagliato fotochimicamente, in quanto quasi tutte le<br />

cellule contengono un enzima fotoattivatore che si lega al dimero di timina e, assorbendo un<br />

fotone (fotoriattivazione), taglia il dimero nelle sue basi originali, favorendo il r<strong>it</strong>orno alla<br />

condizione iniziale.<br />

FOTOLIASI<br />

SISTEMI DI RIPARAZIONE<br />

La fotoliasi ha alta affin<strong>it</strong>à per queste strutture chimiche, alle quali si lega reversibilmente e<br />

le ripara. Questo enzima funziona come un meccanismo di riparazione del <strong>DNA</strong> quando la<br />

luce di lunghezza d'onda compresa fra 320 e 370 nm lo colpisce attivandolo. La reazione<br />

enzimatica prevede la rottura del dimero e la ricost<strong>it</strong>uzione della struttura corretta delle basi<br />

(fotoriattivazione).


Deaminazione della c<strong>it</strong>osina<br />

La deaminazione ossidativa spontanea della<br />

c<strong>it</strong>osina determina la formazione di uracile, con<br />

rilascio di ione ammonio.<br />

Verrà quindi inser<strong>it</strong>o un uracile al posto della<br />

corretta c<strong>it</strong>osina; l'appaiamento errato può<br />

essere riconosciuto e riparato da particolari<br />

sistemi di riparazione del <strong>DNA</strong>: in particolare<br />

specifiche glicosidasi riconoscono questo<br />

nucleotide che non è comune nel <strong>DNA</strong> e lo<br />

sost<strong>it</strong>uiscono con la c<strong>it</strong>osina.<br />

Deaminazione della 5-metilc<strong>it</strong>osina<br />

La deaminazione di questa base provoca la<br />

formazione di timina, un nucleotide<br />

normalmente presente nel <strong>DNA</strong>. Alcune<br />

gilcolidasi sono in grado di riconoscere gli<br />

appaiamenti errarti che derivano da questa<br />

deaminazione (T-G) e sost<strong>it</strong>uire alla timina la<br />

c<strong>it</strong>osina. La 5-metilc<strong>it</strong>osina è presente<br />

soprattutto nei procarioti, formata in segu<strong>it</strong>o a<br />

metilazione di una c<strong>it</strong>osina tram<strong>it</strong>e una metil<br />

transferasi. La formazione di questa base<br />

modificata è correlata a processi di<br />

silenziamento genico. Spesso la 5-metilc<strong>it</strong>osina<br />

è presenti nei s<strong>it</strong>i CpG:


Meccanismi per escissione di basi (BER):<br />

•Ripara il danno che coinvolge un solo nucleotide<br />

•<strong>DNA</strong> glicosilasi riconosce e rimuove la base alterata<br />

•L’endonucleasi rimuove lo zucchero e il gruppo fosforico<br />

•Una <strong>DNA</strong> POLIMERASI riempie il buco<br />

•Una <strong>DNA</strong> ligasi unisce i filamenti<br />

Meccanismi per escissione di nucleotidi (NER):<br />

•Ripara il danno di frammenti da 2 a 20 nucleotidi<br />

•Utilizza differenti enzimi (nulceasi, elicasi, <strong>DNA</strong><br />

polimerasi, <strong>DNA</strong> ligasi) rispetto al BER e rimuove più<br />

basi<br />

Mismatch Repair (MMR)<br />

corregge errori di replicazione e di ricombinazione<br />

genetica che determinano la formazione di nucleotidi<br />

male appaiati in segu<strong>it</strong>o alla replicazione del <strong>DNA</strong>.


Meccanismi di risposta cellulare al danno del <strong>DNA</strong><br />

•La cellula reagisce ad un danno del <strong>DNA</strong> mettendo in opera<br />

una serie di strategie per confinare e lim<strong>it</strong>are il danno.<br />

•In particolare si ha l’arresto del ciclo cellulare fino alla<br />

riparazione del danno. Questo meccanismo avviene grazie ad<br />

una serie di proteine<br />

•La prima è chiamata ATM, un sensore intracellulare in grado<br />

di avvertire il danno del <strong>DNA</strong>.<br />

•ATM, rilascia un segnale ad una seconda proteina P53 che<br />

viene fosforilata e stabilizzata. P53 è un fattore trascrizionale<br />

che è stato denominato il guardiano del genoma.<br />

•P53 quando è attivata da ATM attiva a sua volta altre<br />

proteine (p21) che bloccano il ciclo cellulare fino alla<br />

riparazione del danno.


Meccanismi di risposta cellulare al danno del <strong>DNA</strong><br />

•Se il danno del <strong>DNA</strong> non viene riparato P53 attiva altre<br />

proteine che determinano apoptosi (morte cellulare<br />

programmata).<br />

•Difetti del gene TP53 sul cromosoma 17 che codifica per P53<br />

causano una sindrome denominata Sindrome di Li-Fraunemi.<br />

•Nelle famiglie con Sindrome di Li-Fraunemi si osservano<br />

numerosi casi di differenti tumori ad esordio prima dei 50<br />

anni di v<strong>it</strong>a


Mutazioni che non vengono<br />

riconosciute come tali e quindi non<br />

vengono corrette<br />

MALATTIE GENETICHE<br />

MALATTIE MOLECOLARI<br />

MALATTIE METABOLICHE<br />

Una malattia genetica è una patologia la cui causa è ins<strong>it</strong>a nel genoma dell'individuo; può essere dovuta<br />

alla presenza di uno o più alleli che producono polipeptidi con struttura e funzional<strong>it</strong>à anomala o alla mal<br />

regolazione nell'espressione di geni "normali".<br />

Una malattia molecolare è causata da un'anomalia o da una carenza di una particolare molecola<br />

Una malattia metabolica è un’alterazione più o meno grave delle reazioni chimiche endocellulari e dei loro<br />

sistemi di controllo<br />

protoncogeni<br />

Proteine che controllano la<br />

replicazione e il differenziamento<br />

cellulare<br />

mutazione<br />

oncogeni cancro<br />

Perd<strong>it</strong>a del controllo dell’attiv<strong>it</strong>à<br />

proliferativa<br />

Gli oncogeni e i geni oncosoppressori sono geni che in condizioni normali sono coinvolti nella regolazione della<br />

cresc<strong>it</strong>a delle cellule: gli oncogeni stimolano la proliferazione cellulare, mentre gli oncosoppressori la inibiscono.


VIRUS ONCOGENI:<br />

Presenza nel loro genoma di un oncogene derivato dal trasferimento di una parte di<br />

un protooncogene proveniente dal genoma di una cellula eucariotica parass<strong>it</strong>ata.<br />

Dopo l’infezione, la proteina codificata dall’oncogene del genoma virale, inizia a<br />

svolgere la sua funzione, portando ad un aumento della riproduzione cellulare, che<br />

non viene più controllata

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