GIRO DI VITE AL TRAFFICO NELLA ZTL IL ... - Teramani.info
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A LAVARE<br />
LA TESTA<br />
<strong>AL</strong>L’ASINO<br />
SI PERDE<br />
TEMPO<br />
E SAPONE!<br />
n. 81<br />
mensile di <strong>info</strong>rmazione in distribuzione gratuita<br />
<strong>GIRO</strong> <strong>DI</strong> <strong>VITE</strong> <strong>AL</strong><br />
<strong>TRAFFICO</strong> <strong>NELLA</strong> <strong>ZTL</strong><br />
pag. 3<br />
<strong>IL</strong> RAGAZZO DEL<br />
CORECOM ACCANTO<br />
pag. 4<br />
ZAOTTO,<br />
ZASETTE, ZASEI<br />
pag. 12
SOMMARIO<br />
n. 81<br />
3 Giro di vite<br />
4 Il ragazzo del Corecom accanto<br />
6 La Storia infinita di oncologia<br />
8 Alteo un anno dopo<br />
10 Il riordino della Tercas<br />
11 Sarah Bernhardt e l’altra luce di una diva<br />
11 Il teramano Carmine Verni<br />
12 Zaotto, Zasette, Zasei<br />
14 Liliana Merlo, nel decennale della sua morte<br />
16 Il centro storico e la SS 80<br />
18 Il Folk<br />
20 Viva l’accorpamento<br />
21 Onan il Barbaro<br />
22 Gli angeli di Oncologia<br />
23 L’Italiano regionale<br />
24 Prossima fermata: il Paradiso<br />
25 Archeologia subacquea in Adriatico<br />
26 Primavera d’inverno<br />
28 Teknoelettronica: le novità in campo<br />
29 Vendemmia<br />
30 Teramo calcio<br />
è possibile scaricare il pdf di questo e degli altri numeri dal sito web<br />
www.teramani.<strong>info</strong><br />
scriveteci a<br />
dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
Direttore Responsabile: Biagio Trimarelli<br />
Redattore Capo: Maurizio Di Biagio<br />
Hanno collaborato: Mimmo Attanasii, Raffello Betti,<br />
Luca Cialini, Maurizio Di Biagio,<br />
Maria Gabriella Di Flaviano, Carmine Goderecci,<br />
Silvio Paolini Merlo, Antonio Parnanzone,<br />
Leonardo Persia, Sergio Scacchia, Zapoj Tovaris<br />
Gli articoli firmati sono da intendersi come libera espressione<br />
di chi scrive e non impegnano in alcun modo né la Redazione<br />
né l’Editore. Non è consentita la riproduzione, anche solo<br />
parziale, sia degli articoli che delle foto.<br />
Ideazione grafica ed impaginazione: Antonio Campanella<br />
Periodico Edito da “<strong>Teramani</strong>”, di Marisa Di Marco<br />
Via Paladini, 41 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930<br />
per l’Associazione Culturale Project S. Gabriele<br />
Organo Ufficiale di <strong>info</strong>rmazione<br />
dell’Associazione Culturale Project S. Gabriele<br />
Via Paladini, 41 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930<br />
Registro stampa Tribunale di Teramo n. 1/04 del 8.1.2004<br />
Stampa Bieffe - Recanati<br />
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<strong>Teramani</strong> è distribuito in proprio<br />
l’Editoriale<br />
Giro di vite<br />
al traffico<br />
nella Ztl<br />
...ma la vite si è “spanata”<br />
e non fa più presa.<br />
Ormai è diventato un ritornello, quello<br />
dell’Amministrazione Comunale “sul giro<br />
di vite al traffico” nella Ztl. Ritornello al<br />
punto tale che ormai non ci crede più nessuno.<br />
Non ci si crede più perché tanti sono gli episodi<br />
che costringono a farlo. Il nostro periodico si<br />
è occupato più volte di questo argomento,<br />
suggerendo, tra l’altro soluzioni adottate in<br />
città che hanno avuto a cuore il problema e<br />
che lo hanno risolto più che egregiamente. Ma<br />
tant’è! Evidentemente lo Staff di “<strong>Teramani</strong>”<br />
non ha mai trovato considerazione in chi è<br />
deputato ad amministrarci. E francamente non<br />
ne capiamo il motivo. O forse lo capiamo fin<br />
troppo bene. A tale proposito devo ricordare<br />
un episodio in cui una Associazione Culturale<br />
a noi strettamente legata che non ha fini di<br />
lucro e che ha un curriculum difficilmente<br />
riscontrabile in altre, organizzò per conto<br />
del Comune, un evento presso la Sala San<br />
Carlo del Museo Archeologico. Si trattò di un<br />
concerto di musiche dell’antica Roma tenuto<br />
dai Synaulia (un gruppo che realizzò tra l’altro<br />
di<br />
Zapoj<br />
Tovaris<br />
le musiche del film “Il Gladiatore” e di altri e<br />
che venne a Teramo con un semplice rimborso<br />
delle spese, solo per l’amicizia che ci lega allo<br />
stesso e che se lo avessero chiamato loro<br />
avrebbero dissestato le finanze del Comune)<br />
e di una cena con i cibi consumati all’epoca.<br />
Bene, ci furono forti resistenze al fatto che sul<br />
materiale promozionale dell’Evento (quello<br />
sì che fu un EVENTO e non quelli spacciati<br />
per tali) comparisse il nome del nostro<br />
periodico. Oppure quando lo stesso Comune<br />
respinse una nostra richiesta di collaborazione<br />
nell’organizzazione di un Convegno, giunto<br />
alla sua settima Edizione, che godeva del<br />
Patrocinio del Ministero della Gioventù e<br />
addirittura dell’Alto Patronato del Presidente<br />
della Repubblica, con relativa Medaglia che<br />
testimoniava la qualità dell’iniziativa.<br />
La motivazione ufficiale dell’ultima ora fu che<br />
non si trovava la richiesta da noi regolarmente<br />
protocollata ma della quale avevamo dato<br />
personalmente copia all’Assessore del Comune.<br />
Allora teniamoci questa Ztl raffazzonata<br />
che chiunque può violare a tutte le ore del<br />
giorno e della notte. Dove il nostro Duomo è<br />
costantemente circondato da un corollario di<br />
auto in “divieto di sosta con rimozione”. Dove i<br />
camion scorrazzano liberamente al di fuori degli<br />
orari consentiti. Dove gli stessi sono liberi di<br />
abbattere fisicamente la nostra memoria. Dove i<br />
Supermercati sostituiscono le piccole botteghe<br />
di vicinato e dove le panchine istallate vengono<br />
rimpiazzate dai bidoni della spazzatura.<br />
Contenti voi… n<br />
3
4<br />
n.81<br />
ATTU<strong>AL</strong>ITÀ<br />
L’intervista<br />
Il ragazzo del<br />
Corecom<br />
accanto<br />
Filippo Lucci tra conciliazioni,<br />
digitale terrestre e banda larga.<br />
Dal 2011 è Presidente Nazionale<br />
dei Comitati per le Comunicazioni.<br />
Il presidente Corecom Abruzzo, il teramano Filippo Lucci, mostra la<br />
sua meditata soddisfazione quando snocciola i dati del milione e<br />
mezzo di euro di economia che gli Abruzzesi si sono ritrovati con le<br />
conciliazioni verso le compagnie telefoniche che spesso abusano della<br />
nostra pazienza. Il presidente nazionale dei Corecom si toglie pure un<br />
sassolino dalle scarpe quando addossa le colpe degli attuali problemi del<br />
digitale terrestre a Passera e alla Rai; fa una tiratina d’orecchie a qualche<br />
editore sia per la qualità di alcune trasmissioni che per la gestione dei<br />
contratti ai propri giornalisti. In linea con la Spending review anche lui<br />
ha abbattuto la sua scure sui costi. L’idea del satellite per portare l’Adsl<br />
nell’entroterra la perora con fervore. Chiodi gli riferì un giorno che il Coreco<br />
era stato abolito: “C’è una emme in più, presidente” gli fece notare<br />
timido l’uomo con la faccia da perenne ragazzo.<br />
Presidente Lucci, partiamo dal vostro piatto forte: le conciliazioni,<br />
cosa sono?<br />
“Sono vere e proprie richieste di aiuto per risolvere controversie e<br />
problematiche con gli operatori della telefonia. Dall’insediamento della<br />
mia presidenza nel 2009, il Corecom Abruzzo ha infatti lavorato al<br />
potenziamento dell’attività di conciliazione che viene svolta dal Comitato<br />
regionale per le comunicazioni in modo totalmente gratuito per mediare<br />
e risolvere le controversie dei cittadini, ad esempio nei casi di bollette<br />
esagerate, distacchi di linea ingiustificati, attivazione di servizi mai richiesti<br />
o problematiche legate alla linea Adsl. Il Corecom Abruzzo – al quale<br />
si sono rivolti per avere <strong>info</strong>rmazioni in questo settore oltre 10.000 cittadini<br />
negli ultimi due anni – è riuscito ad abbattere i tempi di attesa per i<br />
procedimenti conciliativi, passando dai 12 mesi necessari nel 2009 per<br />
istruire e discutere le udienze ai 30 giorni attuali e riuscendo a smaltire<br />
insieme alle nuove istanze anche quelle arretrate”.<br />
Messo così, sembra un successo.<br />
“ E lo è. Nell’85% dei casi le richieste si sono risolte positivamente por-<br />
di<br />
Maurizio<br />
Di Biagio www.mauriziodibiagio.blogspot.com<br />
tando all’annullamento di bollette contestate o non dovute per un valore<br />
di 1 milione di euro, con ulteriori 500mila euro di indennizzi accordati<br />
alle famiglie danneggiate. In totale sono stati quindi un milione e mezzo<br />
di euro i soldi risparmiati dalle famiglie abruzzesi grazie ai tentativi di<br />
conciliazione presentati e discussi, in modo totalmente gratuito, davanti<br />
al Corecom Abruzzo. Il ristoro medio è stato di 400 euro a famiglia e il<br />
grado di soddisfazione dell’utente sfiora il 95%: da un sondaggio svolto<br />
con mille utenti; Telecom Italia ci indica trai i miglior Corecom italiani per<br />
le conciliazioni.<br />
E’ arrivata pure la videoconferenza per tagliare tempi e danaro.<br />
“Sì. A partire dal 1° ottobre 2011, le udienze di conciliazione si svolgono<br />
anche in videoconferenza direttamente nella sede pescarese del<br />
Comitato, in modo da facilitare l’iter agli utenti delle province di Pescara<br />
e Chieti. La problematica, che spesso scoraggiava gli utenti portandoli<br />
addirittura ad abbandonare, è stata rilevata grazie al questionario.<br />
Altra novità è quella che riguarda il nuovo indirizzo di posta elettronica<br />
certificata della autorità (corecom@pec.crabruzzo.it) che permette agli<br />
utenti di inviare on-line i formulari per l’attivazione della procedura di<br />
conciliazione senza dover sostenere le spese di spedizione postale”.<br />
E se non dovesse bastare la conciliazione?<br />
“Dal 1 maggio 2011 il Corecom Abruzzo, tra le prime Regioni italiane, ha<br />
ricevuto dall’Agcom una nuova delega in materia che gli attribuisce il<br />
potere di definire la controversia, diventando quindi “giudice terzo” tra<br />
i cittadini e le compagnie telefoniche, laddove sia fallito il tentativo di<br />
conciliazione. In questo modo andiamo ad alleggerire anche la giustizia<br />
ordinaria, risparmiando, così tempo e denaro”.<br />
E si è tolto anche qualche bella soddisfazione al Corecom. Non<br />
è vero?<br />
“Diciamo di sì. Su tutto la mia elezione nell’ottobre del 2011 a presidente<br />
nazionale: 16 regioni hanno sostenuto la mia candidatura e mi hanno<br />
votato. Quest’incarico porta l’Abruzzo al centro di rapporti importanti.<br />
La mia è una presidenza che in questo periodo sta lavorando molto per<br />
la liquidazione di oltre 100 mln di euro per il sistema delle televisione<br />
locali che ha comportato uno stop a tali erogazioni a causa di un’errata<br />
interpretazione da parte del Ministero dello sviluppo economico di una<br />
sentenza del Consiglio di Stato che ha fatto slittare l’approvazione delle<br />
graduatorie: un fatto che sta comportando parecchi disagi. Mi sono
personalmente impegnato nella soluzione di<br />
questi problemi, ciò significa che nel mese<br />
di Ottobre riusciremo a sbloccare questa<br />
situazione garantendo al sistema delle tv locali<br />
queste somme importanti per la loro sopravvivenza,<br />
garantendo i livelli occupazionali e<br />
anche la qualità<br />
dell’<strong>info</strong>rmazione”.<br />
A che punto è il digitale terrestre?<br />
“E’ una nota dolente. Malgrado il Corecom non<br />
ha avuto da parte del Ministero, del Governo<br />
e dell’Agcom, una delega al digitale terrestre<br />
ci siamo accorti ad un certo punto esistevano<br />
problemi di comunicazione per gli utenti e<br />
siamo dunque intervenuti per spirito di<br />
responsabilità. Così ci siamo fatti carico di<br />
sviluppare una serie di iniziative sul territorio<br />
che hanno aiutato lo switch off tutelando<br />
soprattutto le fasce più deboli verso questa<br />
rivoluzione, che oggi per la verità ancora non<br />
si completa. In realtà si riscontrano parecchi<br />
problemi”.<br />
Di chi la responsabilità?<br />
“Lo voglio dire in maniera chiara: la responsabilità<br />
piena è del Ministero dello sviluppo<br />
economico e della Rai. Il primo perché ha<br />
assegnato in alcune regioni le frequenze<br />
addirittura qualche ora dopo il passaggio al<br />
digitale, in ritardo su tutto: sul master plan,<br />
sull’lcn (la numerazione dei canali) e sulle<br />
frequenze. La Rai perché non garantisce sul<br />
territorio una copertura totale per un servizio<br />
pubblico che viene pagato dalle famiglie<br />
attraverso il canone.<br />
Quali sono invece i problemi tecnici?<br />
“Da noi c’è un problema molto fastidioso:<br />
quello delle interruzioni saltuarie dell’immagine<br />
per alcuni secondi. I motivi sono due: il<br />
segnale del digitale è molto pulito e chiaro,<br />
ciò significa che basta anche una situazione<br />
atmosferica difficile, o un’antenna leggermente<br />
spostata o di vecchia generazione, per<br />
far sì che ci siano difficoltà. L’altro motivo è<br />
quello delle interferenze con altri regioni e con<br />
i Paesi del Mediterraneo. Ad esempio, dalle<br />
Marche arrivano segnali forti che danneggiano<br />
i nostri ripetitori interni, noi stiamo cercando<br />
di ovviare al problema facendo abbassare<br />
il segnale o il ripetitore stesso che magari è<br />
più alto del solito. Non vogliamo sfuggire alle<br />
nostre responsabilità, ma il Ministero, Agcom<br />
e Rai, si devono far carico di questo tema con<br />
urgenza”.<br />
Com’è l’azione di monitoraggio televisivo<br />
in Abruzzo?<br />
“Stiamo monitorando le emittenti televisive,<br />
ciò che mandano in onda, vigiliamo sui<br />
contenuti e soprattutto sul rispetto delle<br />
regole e sui codici di autoregolamentazione<br />
sui minori, sui cartomanti, sulle immagini<br />
violente in televisioni e sulla par condicio.<br />
Abbiamo pertanto installato due centraline:<br />
una a Pescara, l’altra all’Aquila, che registrano<br />
24 ore su 24 tutte le trasmissioni delle<br />
Tv private della nostra regione a costo zero,<br />
perché abbiamo utilizzato fondi Agcom. Dopo<br />
aver fatto un‘opera di sensibilizzazione verso<br />
il sistema delle emittenti, ricordando le regole,<br />
abbiamo voluto far comprendere che la qualità<br />
paga sempre. Stiamo dunque provvedendo<br />
a fare per la prima volta delle segnalazioni e<br />
quindi scatteranno le prime multe ad alcune<br />
emittenti abruzzesi.<br />
Noi siamo riusciti a trovare migliaia di euro per<br />
il passaggio al digitale terrestre, per le emittenti<br />
circa 1 mln di euro per la pubblicità lungo<br />
il periodo dello switch off. Abbiamo individuato<br />
risorse, ora devono tornare indietro qualità e<br />
rispetto delle regole, perché se non avviene<br />
questo, il nostro compito è di segnalare e<br />
sanzionare. Abbiamo fatto anche un altro<br />
invito: quello di garantire il livello occupazionale<br />
di tecnici e di giornalisti che devono essere<br />
pagati con contratti che esistono”.<br />
Anche voi vi siete sintonizzati sulla<br />
Spending review?<br />
“Abbiamo cercato di ridurre al più possibile le<br />
spese, già nel 2010 abbiamo chiuso la sede a<br />
Pescara che ci costava tantissimo, abbiamo<br />
riportato il personale nell’alveo delle strutture<br />
del Consiglio regionale: il personale di Pescara<br />
non aveva nemmeno un computer su cui lavorare.<br />
Abbiamo effettuato il taglio delle indennità<br />
del presidente e dei componenti: l’intero<br />
comitato del Corecom costa agli Abruzzesi 50<br />
mila euro lordi annui, poco se consideriamo il<br />
milione e mezzo di euro di economia che torna<br />
nelle tasche dei cittadini. Mi piace dire che<br />
per tanti anni siamo stati considerati un ente<br />
inutile, un carrozzone della politica, oggi siamo<br />
tra quegli enti pubblici che funziona, che dà<br />
risposte in tempi rapidi e che risparmia. Noi<br />
avevamo la possibilità di utilizzare un’auto blu<br />
con autista, ma l’abbiamo fatto per qualche<br />
settimana, poi abbiamo deciso di rinunciarci.<br />
Quando sono arrivato al Corecom avevo 29<br />
anni, partecipare ad un un convegno con l’auto<br />
blu sinceramente mi metteva fortemente in<br />
imbarazzo, lo ritenevo uno schiaffo alla gente<br />
abruzzese che lavora”.<br />
A questo punto sono curioso di sapere<br />
come è scaturita la sua nomina.<br />
“Le racconto un aneddoto: durante la campagna<br />
elettorale espressi ai due candidati<br />
presidenti, Chiodi e Costantini, la volontà di<br />
diventare presidente del Corecom. Chiodi mi<br />
rispose: guarda che il Coreco è abolito ormai<br />
da anni, quindi Filippo ti stai sbagliando. Guardi,<br />
dissi io, che c’è una emme in più, parliamo<br />
del Corecom, il Comitato Regionale per la Comunicazione.<br />
Chiodi non lo conosceva, ma mi<br />
disse che se avesse vinto avrebbe avuto<br />
il piacere di far attenzionare la domanda.<br />
Stessa risposta ricevetti da Costantini che oggi<br />
apprezza molto il nostro lavoro: mi ha chiese<br />
addirittura di restare a fine mandato se ci<br />
fossero le condizioni”.<br />
Quali sono le iniziative future?<br />
“A fine anno e nei primi mesi 2013 coinvolgeremo<br />
alcuni ragazzi con problemi di salute<br />
nella realizzazione di un tg: sono molto<br />
soddisfatto di quest’idea perché c’è tanto<br />
coinvolgimento. Inoltre stiamo finendo di<br />
tracciare la mappatura di siti di <strong>info</strong>rmazione<br />
on line , anche per fare un po’ di chiarezza in<br />
questo settore. Avvieremo una campagna di<br />
sensibilizzazione nelle scuole verso il<br />
mondo di internet nelle 4 province, con la<br />
collaborazione dell’università teramana.<br />
Presenteremo a dicembre il primo bilancio<br />
sociale di un ente pubblico e poi una ricerca<br />
in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia<br />
sulla rappresentazione dei minori all’interno<br />
dei Tg nazionali e locali. Bisogna ripensare<br />
i palinsesti: nel primo pomeriggio durante<br />
l’intrattenimento leggero in uno spazio dedicato<br />
alle famiglie e ai bambini vanno in onda<br />
immagini, racconti e situazioni, che sono a<br />
dir poco imbarazzanti e violenti. Mi ricordo<br />
Misseri che mimava lo strangolamento della<br />
nipote con la fune, alle 14.50 del pomeriggio<br />
tra vallette e ballerine”.<br />
Adsl: un capitolo spesso pieno di ombre<br />
in Abruzzo.<br />
“L’adsl è il presente dello sviluppo delle nostre<br />
aziende e passa attraverso la velocità di collegamento<br />
col resto del mondo. Ci sono risorse<br />
già disponibili, c’è un percorso con la Regione<br />
però siamo in ritardo come il resto del paese,<br />
potremmo diventare invece un’eccellenza<br />
adottando un mix di soluzioni. La Regione<br />
deve investire senza accavallarsi con i privati,<br />
perché è pacifico che alle compagnie telefoniche<br />
interessi il mercato andando a investire<br />
in zone affollate: ora l’Abruzzo dovrà invece investire<br />
laddove non va nessuno, a Crognaleto<br />
a Montorio, lì l’Adsl non gliela porterà nessuno.<br />
Lì invece ci vuole il satellite: siamo riusciti con<br />
la società Eutelsat a fare una sperimentazione<br />
con 4 collegamenti gratuiti in 4 comuni (Bisenti,<br />
Crognaleto, Montefino e Carpineto della<br />
Nora). Dove non arriva la fibra ottica s’investa<br />
in questa tecnologia, Chiodi ha dato ampia<br />
disponibilità”. n<br />
5<br />
n.81
6<br />
n.81<br />
ATTU<strong>AL</strong>ITÀ<br />
Sanità teramana<br />
La storia infinita<br />
di oncologia<br />
Pancotti contro tutti.<br />
La cronistoria estiva della polemica sulla<br />
chiusura estiva del reparto di Oncologia<br />
al Mazzini di Teramo.<br />
Oncologia come il pulcino Pio. Due<br />
tormentoni che hanno monopolizzato<br />
l’attenzione dei <strong>Teramani</strong> per quasi tutta<br />
questa bollente estate ormai alle spalle.<br />
Il mondo politico, e non solo, si è spaccato sulla<br />
chiusura estiva del reparto dell’ospedale Mazzini<br />
di Teramo. Da una parte il centrosinistra, dall’altra<br />
la Asl con i suoi dirigenti e il Pdl con Chiodi e<br />
Venturoni, il ministro della salute ombra Ecco la<br />
cronistoria della vicenda:<br />
Martedì 21 Agosto - Pancotti denuncia -<br />
Amedeo Pancotti, direttore dell’Unità operativa di Oncologia al Mazzini<br />
di Teramo, da due anni senza un giorno di ferie, denuncia che Oncologia<br />
a Teramo si sta “smantellando, frammentando, smembrando” per una<br />
precisa una volontà politica. “Fino a due anni fa il dipartimento prevedeva<br />
radioterapia, chirurgia oncologica e day hospital aziendali, con una<br />
nutrita attività scientifica, insomma il fiore all’occhiello della nostra Asl,<br />
riconosciuto anche fuori regione, con il 300% di aumento dei pazienti, un<br />
baluardo contro la mobilità passiva. Ora – prosegue Pancotti - i pazienti<br />
sono costretti a trasferirsi da un reparto all’altro, senza badare al criterio<br />
della continuità assistenziale. In questo modo tra l’oncologo e il malato<br />
viene a mancare il patto di affidamento, capita che altrove domandino<br />
al paziente: allora come stai?, e la risposta non può che essere dura, del<br />
tipo vai all’altro paese”. La Regione Abruzzo è tra le poche che non prevede<br />
dipartimenti oncologici, Chieti e Pescara sono in regime di deroga<br />
e “Teramo niente”.Il segretario Pd Robert Verrocchio chiede al manager<br />
Varrassi “di riattivare il dipartimento e di rispondere ufficialmente se oncologia<br />
riaprirà e se verrà messo in condizione di funzionare: non si può<br />
risparmiare sui malati oncologici, pensare di farlo è vergognoso”<br />
Venerdì 24 Agosto - blitz di Varrassi - Blitz del direttore generale<br />
Asl, Giustino Varrassi, nell’atrio dell’ospedale Mazzini prima della conferenza<br />
stampa indetta dal Pd sui mali della sanità. “Una vera e propria<br />
di<br />
Maurizio<br />
Di Biagio www.mauriziodibiagio.blogspot.com<br />
intimidazione, tipica di questo potere arrogante” rivendica il consigliere<br />
comunale Alberto Melarangelo. Fuori un paziente protesta vibratamente<br />
contro perché i visitatori di oncologia sono stati confinati in una sorta<br />
di ripostiglio e senza un po’ di refrigerio: “Ci hanno tolto pure il frigo”<br />
dichiara Gabriele Ciarelli.<br />
Lunedì 27 Agosto - Andate a senologia! - Varrassi interviene: “I più<br />
colpiti in questa diatriba sono proprio i pazienti”. Sull’accorpamento di<br />
Oncologia dice: “E’ fuori luogo in quanto esso non arreca danno alcuno<br />
ai nove pazienti che sono egregiamente assistiti nei reparti di pertinenza,<br />
sono cioè ricoverati in Medicina o in Chirurgia, specialità corrispondenti<br />
alla patologia specifica tumorale da cui sono affetti”. La Asl di Teramo si<br />
sofferma anche sui pazienti che sarebbero stati mal indirizzati all’interno<br />
del Mazzini: “La paziente sarebbe invece dovuta essere indirizzata da<br />
Oncologia a Senologia dove c’è la presa in carico totale della paziente,<br />
l’approccio interdisciplinare alla patologia ma prima di tutto alla persona,<br />
macchinari diagnostici dedicati e èquipe di alto livello”. Varrassi chiude<br />
ricordando gli attestati di stima relativi ad Oncologia che gli giungono per<br />
i servizi erogati da Giulianova e Sant’Omero.<br />
Lunedì 27 Agosto – Mascitelli e il sistema<br />
omertoso - Il senatore Alfonso Mascitelli (Idv)<br />
esprime perplessità sulla riconferma dl manager<br />
Varrassi: “Se venisse mandato a casa verrebbe<br />
scoperchiato un sistema omertoso, fatto di<br />
favori e clientelismi, che la destra teramana<br />
che fa capo a Chiodi e Venturoni, in questo<br />
momento, non può assolutamente permettersi”.<br />
Sul percorso senologico, poi, indica solo una<br />
data, il 3 maggio 2013, il giorno che la Asl gli ha<br />
indicato per una visita: “Un presunto manager<br />
che dichiara che mille donne gli devono la vita<br />
per aver mandato in giro un camper-ambulatorio<br />
significa che dalla farsa siamo passati alla tragedia”. Mascitelli chiude<br />
così: Su una cosa soltanto sono d’accordo con Varrassi; il problema non<br />
è lui, pluri indagato per peculato d’uso e abuso d’ufficio, ma il problema<br />
vero è la gestione commissariale della sanità abruzzese che è stata<br />
privata da qualsiasi forma di controllo legittimo”.<br />
Martedì 28 Agosto - La repica di Varrassi - Varrassi è a dir poco<br />
infuriato: “Gli ospedali teramani sono tra i migliori in Italia e chi li denigra<br />
sono da considerarsi terroristi perché giocano sui servizi sanitari offerti<br />
ai pazienti”. Su Oncologia riafferma il suo parere, cioè quello che a<br />
Sant’Omero c’è una bacheca piena di “complimenti per il reparto”, a<br />
Giulianova pure, mentre a Teramo le denunce di accorpamento “sono<br />
fuori luogo in quanto non arreca nessun disturbo ai 9 pazienti assistiti nei<br />
reparti di pertinenza: da 10 anni si fa ciò e se ne ricordano solo ora i miei<br />
detrattori, questa è malafede”.<br />
Mercoledì 31 Agosto – La toccante lettera di Marco - Nella<br />
vicenda s’inserisce la lettera di Marco Borgatti, un malato di tumore che<br />
però ce l’ha fatta e questo grazie a questo reparto. Ringrazia i medici<br />
e il personale sanitario “dallo spessore morale ed umano incredibile”.<br />
Elenca tutto ciò di cui c’è più bisogno: “Camere singole per avere i<br />
familiari al fianco, garantire un migliore accesso alle cure, potenziare
l’ausilio psicologico e aumentare lo staff<br />
medico perché ridotto all’osso”. Smentisce la<br />
teoria che con gli accorpamenti le cure siano<br />
garantite lo stesso. Borgatti infine si rivolge<br />
ai dirigenti dicendo di ragionare con testa e<br />
cuore: “Riaprite il reparto, lottate con i malati,<br />
per i malati; la riconoscenza e la gratitudine<br />
non fanno né diventare ricchi né garantiscono<br />
incarichi ai vertici amministrativi, ma rendono<br />
gli uomini tali”.<br />
Sabato 1 Settembre - Il PD ha paura di<br />
perdere - Scende in campo Lanfranco Venturoni:<br />
“La chiusura estiva si compie da 20 anni.<br />
E’ vergognoso come si strumentalizzi il caso.<br />
Il fatto è che loro hanno paura di perdere le<br />
elezioni dal momento che stiamo ottenendo<br />
buoni risultati con la sanità mentre negli anni il<br />
centrosinistra ha avuto una gestione scellerata:<br />
Oncologia da una vita che si accorpa e non<br />
ha il suo dipartimento a Teramo perché la sub<br />
commissaria Baraldi stabilì che al Mazzini ve<br />
ne fossero 10. Pescara e Chieti lo posseggono<br />
perché in regime di deroga. Inoltre il reparto<br />
non è stato chiuso, anche perché in genere il<br />
paziente va curato in day hospital (al massimo<br />
in hospice) o in Medicina o altro: nel reparto si<br />
va per la chemioterapia, sono rari gli esempi<br />
in Italia in cui c’è anche la degenza”. Pur<br />
tuttavia del caso se ne occuperà il Parlamento:<br />
l’onorevole Ginoble presenterà entro<br />
la settimana un’interrogazione appunto su<br />
Oncologia. Notevole successo sta riscuotendo<br />
la petizione che si può firmare sul web in<br />
difesa del reparto di Oncologia. Dopo la lettera<br />
di Marco, ora è la volta di una mamma, la cui<br />
figlia è stata curata ottimamente dallo staff dei<br />
dottori Pancotti e D’Ugo .<br />
Domenica 2 Settembre – Chiodi annuncia<br />
la riapertura - Ci pensa il governatore<br />
Gianni Chiodi a (forse) porre la parola fine<br />
alla tormentata vicenda della chiusura di<br />
Oncologia. Dalle pagine di Facebook, annuncia<br />
che il reparto verrà riaperto il 10 Settembre,<br />
aggiungendo, e non senza un lieve accento<br />
polemico, “come ogni anno da diversi anni”.<br />
Conclude il suo post chiedendosi: “Ma cosa<br />
ci sarà mai dietro questa strumentalizzazione”.<br />
“Le famiglie vengono allarmate apposta,<br />
questo e’ veramente indegno” aveva scritto.<br />
Ad onor del vero ipotizza altre forme di<br />
interesse che stanno pressando su Oncologia:<br />
“A chi giova far credere che si stia pensando<br />
a chiudere il reparto di oncologia di Teramo?<br />
A chi giova far credere che un accorpamento<br />
di reparti estivo (per poter consentire le ferie<br />
obbligatorie), che peraltro avviene ogni anno,<br />
si traduca in un rischio di chiusura? Io, qualche<br />
sospetto comincio ad averlo. Interessi politici?<br />
Solo in parte”.<br />
Lunedì 3 Settembre – Venturoni chiede<br />
il dibattito pubblico - Il Pd si domanda cosa<br />
ci sia dietro lo smantellamento degli ospedali<br />
teramani da parte del Pdl: “Quello cui stiamo<br />
assistendo è un film purtroppo già visto all’ospedale<br />
di Atri”. Frattanto Lanfranco Venturoni<br />
continua a chiedere un dibattito pubblico<br />
all’interno del sanità day promosso dal Pd:<br />
“Oncologia non è stata chiusa – dichiara – ha<br />
funzionato come day hospital come accade in<br />
quasi tutti gli ospedali italiani”.<br />
Martedì 4 Settembre – Parla Antelli<br />
- E’ l’ora del direttore sanitario della Asl di<br />
Teramo, Camillo Antelli. Si è sentito obbligato<br />
ad intervenire per “tutelare la professionalità<br />
dei colleghi oncologi sottratti alla vecchia,<br />
singolare e personalistica organizzazione di<br />
Pancotti”. Antelli allega le lettere pervenute<br />
alla Asl in cui sono riportate le manifestazioni<br />
di riconoscimento per l’opera svolta dagli<br />
ospedali di Sant’Omero e Giulianova. Accusa<br />
Pancotti di aver sollevato “un falso problema.<br />
Far dipendere Oncologia da Medicina<br />
dunque è stata la ratio più ovvia perchè ha 4<br />
medici e pensare che S.Omero e Giulianova<br />
assieme ne hanno 3 e svolgono un ottimo<br />
lavoro, riconosciuto da tutti. Su questa delicata<br />
vicenda si sia creato un allarme sociale<br />
che si è riverberato sui “più deboli”. I pazienti<br />
possano essere curati benissimo in regime di<br />
day hospital, in degenza vanno solo le complicazioni”.<br />
A questo punto ammette che a<br />
Teramo manca solo l’hospice (in costruzione<br />
a breve) “che tutela il paziente oncologico<br />
negli ultimi giorni di vita separandolo dal<br />
resto dei malati”.<br />
Giovedì 6 Settembre – Annunciata la<br />
Sanita day - Vincenzo Cipolletti (Sel) ricorda<br />
come la scelta di preferire alcuni reparti a<br />
danno di altri sia “preminentemente politica”:<br />
“Se ne trovano alcuni di veramente lussuosi”.<br />
Ricorda che la prassi degli accorpamenti, che<br />
solo una volta ha riguardato Oncologia, “sta<br />
diventando sempre più selvaggia”.<br />
Domenica 9 Settembre – Riapertura<br />
caos – Invece secondo Antelli una riapertura<br />
senza alcun problema “con sei medici e non<br />
quattro” e polemizza per la mancata presenza<br />
del primario Pancotti. Invece una “situazione<br />
caotica” per Sel che denuncia la mancanza del<br />
personale infermieristico “che è stato sostituito<br />
da personale proveniente da altri reparti”.<br />
Per Marco Borgatti (Sel) l’intenzione della Asl<br />
era quella di chiudere il reparto di degenza<br />
anche perché “il personale infermieristico<br />
interno di Oncologia solo in parte è in ferie”. Il<br />
segretario provinciale Pd Robert Verrocchio ribadisce<br />
che esisteva la volontà di chiusura del<br />
reparto “che poi è stato riaperto solo grazie<br />
alle prese di posizione nostre e dei partiti del<br />
centrosinistra, perché nessuna data era stata<br />
ufficialmente fissata per la fine del periodo di<br />
ferie. La dimostrazione è il caos totale che c’è<br />
stato oggi alla riapertura del reparto. Le nostre<br />
non erano e non sono strumentalizzazioni ma<br />
denunce di fatti”.<br />
Martedì 11 Settembre – “Verrocchio<br />
ignorante” – Si alzano i toni della polemica.<br />
Camillo Antelli dà dell’”ignorante” al coordinatore<br />
Pd Verrocchio “nel senso – precisa - che<br />
ignora gli atti aziendali”. E continua: “Com’è<br />
possibile immaginare che l’Azienda volesse<br />
chiudere Oncologia dopo averla inserita nelle<br />
Uoc previste dal nostro Atto Aziendale e dopo<br />
aver verificato positivamente e confermato<br />
l’incarico di direzione della stessa al dottor<br />
Amedeo Pancotti?”. Per il futuro Antelli invita<br />
sia Verrocchio che il Sel Borgatti a documentarsi<br />
prima di “sparlare”. Non si fa attendere<br />
la risposta di Verrocchio: “Dispiace che un<br />
direttore sanitario butti in polemica un argomento<br />
così delicato; a me risulta che non era<br />
prevista alcuna data di riapertura del reparto<br />
di degenza, i malati sono stati smistati senza<br />
alcun criterio specifico nei vari reparti dell’ospedale.<br />
A me risulta che la nostra Asl non ha<br />
il Dipartimento di Oncologia, pur previsto dal<br />
Piano Sanitario Regionale tuttora vigente che<br />
è legge. A me risulta che i malati oncologici in<br />
provincia di Teramo non hanno un percorso<br />
preferenziale per la prenotazione dei loro<br />
esami diagnostici. A me risultano queste cose,<br />
che sono fatti”.<br />
Continua… n<br />
7<br />
n.81
8<br />
n.81<br />
CULTURA<br />
Due sorelle - anni ‘70<br />
Teramo culturale<br />
Alteo<br />
un anno dopo<br />
A un anno dalla morte un primo bilancio<br />
del lavoro creativo di un artista artigiano<br />
che rischia di scontare la propria autenticità<br />
Appena un anno fa Teramo perdeva uno dei suoi artisti più schivi e<br />
autentici, uno di coloro che traggono anche la più minuscola particella<br />
della propria arte da se stessi, dal proprio essere uomini,<br />
e che appunto per questo vivono la propria vocazione così come<br />
vivono ogni altra esperienza della vita. Con discrezione, persino con pudicizia,<br />
nel silenzio di uno studio o di uno spazio aperto. Alteo Tarantelli<br />
è stato uno dei non molti maestri-artigiani della teramanità pittorica del<br />
secondo Novecento. La sua arte era nata in lui, e si era sviluppata in<br />
molteplici forme, con la stessa spontaneità di una pianta da frutto. Senza<br />
aver frequentato scuole d’arte o conseguito titoli di studio dedicati,<br />
era considerato da molti, come lo è tutt’ora, un “maestro” di statura<br />
artistica, e prima di tutto umana, fuori del comune. Dire di lui e della sua<br />
vita, è capire il perché di questo suo estremo intimismo espressivo. Per<br />
Alteo l’arte, pure saldamente al centro di tutti i suoi desideri e propositi,<br />
non è mai stata un mestiere o peggio una professione. Delle occupazioni<br />
ufficiali ho già detto: in parte amministrative, in parte sindacali, in<br />
parte editoriali e tecnico-grafiche. Aspetti a loro modo importanti per<br />
comprendere l’uomo, ma fermatisi ai quali il lavorìo interiore rimane<br />
inaccessibile.<br />
di<br />
Silvio<br />
Paolini Merlo dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
Una cosa in particolare colpisce nei suoi quadri: il tono antilirico, la totale<br />
assenza di estetismi, di retoriche ammiccanti, di sbavature poetiche. Tutto<br />
è asciutto, privo di voluttà che arrestino lo sguardo alla superficie delle<br />
cose. Relitti sull’aia, oggetti d’uso comune deformi e confusi nella penombra,<br />
appaiono come delle inquietanti nature morte dell’animo. Alberi, un<br />
olio del 1960, è talmente materico nella sua suprema ruvidezza cromatica<br />
da apparire direttamente scolpito nel legno. Dalla natura si passa alla<br />
materia, e dalla materia alla natura dell’essere umano, senza soluzioni<br />
di continuità. Demolizioni, così come i ritratti di sedie ormai vecchie e<br />
usurate, denotano la sua costante attenzione per l’inutilità di tutto ciò che<br />
è funzionale a qualcosa che si svolge, e non può che svolgersi, nel tempo<br />
finito dell’esistenza umana. Le apparizioni antropomorfe, quasi per contrappasso,<br />
si manifestano invece sempre altamente vitali, come nel caso<br />
di Due sorelle, opera degli anni Settanta, nelle quali le figure appaiono vicine<br />
e nello stesso tempo distanti, avvolte in una penombra ventosa che<br />
le trasforma quasi in candele viventi, con l’intreccio apparente dei capelli,<br />
o forse dei copricapi fluttuanti. La pluralità di registri espressivi è tuttavia<br />
molto forte, e si pensi a come trapassa da tipo a tipo di esperienza visiva<br />
la dimensione della natura vegetale in un quadro come Memoria di un<br />
paesaggio italiano, del 1975/76, dove l’essenzialità del gesto pittorico è<br />
altamente metafisica, piuttosto che in lavori come Paesaggio, o come il<br />
Pianura - anni ‘80<br />
meraviglioso Pianura, o come Campagna di Chieti del 1980, dove l’erba<br />
alta e le foglie si manifestano in modo più percettivo. Ma in ogni caso<br />
lo sguardo del pittore resta vigile, vibrante, mai puramente contemplativo.<br />
La dimensione idealistico-platonica dell’arte come “copia”, come<br />
imitazione del vero, come reduplicazione, viene soppiantata ovunque da<br />
una completamente differente, a mezzo tra astrattismo e ultra-impressionismo,<br />
in tutto e per tutto propria della temperie e della sensibilità<br />
postmoderne.<br />
Sarebbe bello, oltre che altamente opportuno, proporre presto o tardi<br />
una nuova personale del pittore, simile a quella che gli venne dedicata a<br />
Bellante poche settimane prima della scomparsa. Ma è inutile nasconderselo:<br />
allestire in una città di provincia una mostra di un artista locale<br />
da poco scomparso può non essere impresa delle più semplici e naturali,<br />
specie quando questo artista non ha raggiunto quel grado di notorietà e<br />
di popolarità che sono di solito il passepartout conclamante per operatori<br />
e fruitori. Non che l’opera di Alteo non abbia ricevuto gli imprimatur di
Relitti sull’aia - anni ‘60 -’70, particolare<br />
rito da rassegne di qualche rispetto, quali<br />
il Premio Michetti o il Premio Patini, o la<br />
collezione di arte contemporanea dell’Archivio<br />
di Arte Abruzzese di Nocciano, così come da<br />
osservatori non precisamente anonimi quali<br />
Venanzo Crocetti, Giuseppe Rosato, Mauro<br />
Leang, Giammario Sgattoni e simili. Ma per la<br />
sua figura, come per altre di simile notevolissima<br />
levatura artistica, questo non è bastato a<br />
sfondare il recinto dell’apprezzamento e della<br />
stima, ovvero a favorire operazioni non solo di<br />
commemorazione – francamente stucchevoli<br />
quanto inutili – ma di inserimento entro un circuito<br />
che dal locale prosegua verso il globale.<br />
E qui qualche riflessione di supporto non sarà<br />
superfluo aggiungerla: che cosa si intende,<br />
solitamente, quando si afferma che un artista è<br />
importante? Spesso questa espressione equivale<br />
al dire che un artista è “grande”, o, nella<br />
sua iperbole, “grandissimo”. Orbene, a cosa<br />
fa riferimento questo genere di “grandezza”,<br />
e in che termini si misura? Sulla base di valori<br />
oggettivi? Sulla base, ad esempio, della qualità<br />
dei risultati? Sulla base di questa o quella<br />
abilità in particolare? La risposta a queste domande<br />
è: no. I valori cosiddetti oggettivi in arte<br />
non esistono, e quando esistono si rivelano del<br />
tutto convenzionali. La tecnica, ad esempio,<br />
ogni possibile tecnica, è sempre un fatto<br />
personale e soggettivo nell’artista autentico. E<br />
Alteo, che di tecnica ne possedeva in misura<br />
impressionante, ne è un esempio evidentissimo.<br />
Non esiste, da Baumgarten, che già nel<br />
Settecento estendeva la “filosofia dell’arte”<br />
all’intera esperienza sensibile dell’uomo, a tutti<br />
i filosofi esteti dell’Otto e Novecento, un unico<br />
criterio per stabilire cosa è “bello” e cosa non<br />
lo è. Ma dunque, se nella sfera artistica ogni<br />
criterio va applicato caso per caso senza mai<br />
potersi esaurire in leggi di tipo universale e<br />
necessario, cosa significa “grande” quando ci<br />
si riferisce a un artista? A mio avviso non c’è<br />
dubbio: s’intende l’estensione spazio-temporale<br />
della sua notorietà tra il pubblico. Che è<br />
poi come dire la misura di una data visibilità,<br />
la quantità dei singoli individui che, per lo più<br />
senza conoscerne nulla, hanno appreso di<br />
preferenza il nome e la qualifica generica di<br />
un certo autore rispetto ad altri. Che essi lo<br />
adorino piuttosto che apprezzarlo, che ne<br />
abbiano interiorizzato l’essenza o solo sentito<br />
parlare qualche volta, è relativo. Dunque il<br />
valore artistico non esiste? Certo che sì, ma<br />
si tratta di un valore che non è oggettivo né<br />
misurabile, e che non dipende dal chiacchiericcio<br />
mondano o erudito che può conseguirne: e<br />
questo valore è l’eticità dell’artista. L’autenticità<br />
che è in lui, e di lui.<br />
La prima e più persistente delle difficoltà<br />
che si incontrano in casi come quello di<br />
Alteo è perciò la ridotta notorietà, lo status di<br />
pressoché totale estraneità alle logiche oggi<br />
imperanti della spettacolarità mediatica, del<br />
globalismo mass-mediologico, dell’incensamento<br />
mercatistico, delle leggi di domanda<br />
e offerta. Quanto questo genere di pruderie<br />
agisca potentemente in alcuni operatori delle<br />
migliori strutture espositive cittadine, ridotte di<br />
fatto a feudalesche riserve di caccia personali,<br />
mi è già capitato di rilevarlo altrove, ma credo<br />
giovi ripeterlo anche in questa occasione. È<br />
davvero un peccato che in un sistema museale<br />
quale è quello teramano, che ha tutte le<br />
prerogative per assurgere a configurarsi come<br />
una sorta di museo diffuso, permangano e<br />
perseverino certe incomprensibili resistenze.<br />
Oltre alla Pinacoteca civica, che ha ospitato un<br />
evento di notevole prestigio come la mostra<br />
della collezione Matricardi sulle ceramiche<br />
castellane, o il Museo archeologico, attentissimo<br />
al nostro patrimonio storico, artistico ed<br />
etno-antropologico, o le sale espositive del<br />
Comune, dell’Archivio di Stato e della nuova<br />
sede di Teramo Nostra, capita che in talaltri<br />
di questi spazi, dal nome biblico, raffinati e<br />
modernissimi, che si dicono aperti all’interscambio<br />
tra esperienze diverse, si alternano<br />
illustri anonimi per via amicale, degni di luoghi<br />
esclusivi quali la Casa natale di Raffaello a<br />
Urbino ma purtroppo senza la benché minima<br />
pertinenza con l’arte abruzzese passata e<br />
presente, oppure teramani capitati nell’occhio<br />
del ciclone mediatico, magari solo perché<br />
transitati su qualche palco nazionale al fianco<br />
di soloni della cinematografia corrente, ma con<br />
all’attivo qualche cortometraggio e poco altro.<br />
Più di recente nomi griffati della pop art come<br />
Mark Kostabi, visti e stravisti tanto al di fuori<br />
che entro l’Abruzzo, e per l’esattezza tra Palazzo<br />
Nanni a Campo di Giove e la galleria Trifoglio<br />
di Chieti, giusto quest’estate. Per questa nuova<br />
progenie di manager artistici la storia del<br />
territorio, con tutti i suoi più degni protagonisti,<br />
si misura sulla base del “basta che”: basta che<br />
se ne sappia qualcosa fuori delle mura cittadine,<br />
che qualche paginone patinato di rivista<br />
ne abbia già parlato, che Rai o Mediaset ne<br />
abbiano dato notizia, magari per qualche ora o<br />
per qualche minuto, che insomma si sia sicuri<br />
di fare “tendenza”, di inserirsi in una corrente<br />
dalla quale sia già possibile venire trascinati,<br />
risospinti, guidati. Ebbene, lungi dall’essere un<br />
modello valido ed efficace di promozione del<br />
territorio, questo è al contrario il più tipico e<br />
sterile dei provincialismi. Per promuovere la<br />
cultura di un territorio, e in un territorio, non<br />
c’è che un sistema,<br />
il più antico ed<br />
efficace ma – ahimé<br />
– laborioso tra tutti:<br />
c’è da studiare, da<br />
conoscere, da capire<br />
e approfondire. Per<br />
costoro la scoperta,<br />
il lungimirante<br />
lavoro svolto in ogni<br />
epoca da storici,<br />
galleristi e mecenati,<br />
o meglio il capire<br />
nel profondo l’opera<br />
d’arte e saperne<br />
Modella - 1965<br />
riconoscere la genuinità,semplicemente<br />
non ha senso. Ciò che conta sono i numeri,<br />
l’autorevolezza vera o presunta di quanti<br />
hanno già detto, avallato, stabilito per tale,<br />
incensato e celebrato.<br />
Non credo perciò, e lo dico con una certa<br />
amarezza, che per l’opera di Alteo le cose<br />
andranno diversamente, se non altro nel futuro<br />
più immediato. Capire artisti di questo genere,<br />
che hanno sempre lavorato in primis per loro<br />
stessi, in risposta a un’esigenza profonda e<br />
inestirpabile, con quella selvaggia urgenza<br />
poetica tipica di un’altra straordinaria artista<br />
spontanea attiva nel nostro territorio, forse in<br />
parte più fortunata, che è Annunziata Scipione,<br />
è notevolmente più difficoltoso. E tuttavia, se<br />
l’artista appare e disappare nel tempo come<br />
tutte le manifestazioni della natura, l’opera<br />
d’arte vive di percorsi suoi propri, simili a placide<br />
correnti carsiche che ora si inabissano e<br />
poi, quando più sembrano smarrite, riaffiorano<br />
e tornano a risplendere. La propria dimensione<br />
originaria è sempre viva, sempre in divenire,<br />
e, almeno sotto questo aspetto, non ha<br />
bisogno di intermediari tra sé e il mondo. n<br />
9<br />
n.81
10<br />
n.81<br />
ATTU<strong>AL</strong>ITÀ<br />
Banca Tercas<br />
Il riordino<br />
della Tercas<br />
Con il piano di ristrutturazione approvata la<br />
fase uno in Tercas, accorpati alcuni uffici ,<br />
niente esuberi e qualche prepensionamento.<br />
Si torna ad assumere.<br />
La Tercas, che fino a poco tempo fa doveva essere sbranata dai<br />
lupi del Nord, cioè dai grandi gruppi bancari che annettono e<br />
disfanno, sta invece per conoscere ora il suo riscatto dostoevskijano,<br />
con tanto di autonomia e forse qualche assunzione.<br />
Come Raskolnikov (vedi crac Di Mario), l’omicida di San Pietroburgo<br />
che cerca nel riscatto di risollevare la sua coscienza macchiata di<br />
sangue, così la Tercas con il dg Dario Pilla cerca un nuovo sbocco alla<br />
Ostpolitik teramana, iniziata con Caripe e bloccata all’improvviso da<br />
vicende che hanno avuto un puparo accertato (nominale): il vecchio<br />
direttore generale Antonio Di Matteo. In Corso San Giorgio è partita<br />
la fase uno, che inevitabilmente farà da apripista alla due e alla tre.<br />
E’ stato infatti distribuito all’azienda il nuovo Piano di ristrutturazione<br />
che riguarderà l’organizzazione della direzione generale, una manovra<br />
adottata a seguito dai rilievi mossi dagli uomini di Bankitalia,<br />
un nuovo modello organizzativo con nuove nomine che riscrive i<br />
processi della banca, seguendo i crismi dell’efficientamento, perché<br />
si migliorino i costi e perché si forniscano servizi migliori alla rete<br />
distributiva e commerciale.<br />
È stata una manovra a saldo zero, cioè senza ripercussioni sul personale,<br />
nemmeno in termini economici, che provvederà ad accorpare<br />
alcuni uffici fin troppo monocratici, cioè con pochissimi addetti: dai<br />
40 iniziali si passerà a circa 20 del Piano, una soluzione soft quindi<br />
che però potrà permettere anche quelle assunzioni di forze fresche<br />
previste e annunciate da tempo, semplificando al contempo l’anima<br />
della Tercas. Ora è più facile lavorare, nuovi criteri sono stati aggiunti,<br />
una fase che per il momento interesserà Corso San Giorgio ma che<br />
inevitabilmente si riverbererà positivamente in un secondo tempo<br />
anche su Caripe. Il concetto è di una consequenzialità disarmante: se<br />
il Piano funziona in Tercas, marcerà anche in Caripe. Si sono dunque<br />
accorpati gli sportelli, con una riorganizzazione che ha voluto evitare<br />
sovraesposizioni (a Montesilvano, solo per fare un esempio, ce<br />
n’erano due soli 200 metri di distanza tra Banca Caripe e Tercas) e si<br />
sono tagliati filiali nelle Marche e nell’Emilia Romagna: via la logica<br />
dei doppioni quindi. Sì alla responsabilità da acquisire maggiormente<br />
di<br />
Maurizio<br />
Di Biagio www.mauriziodibiagio.blogspot.com<br />
con un lavorio sulla rete che dovrà farsi sentire.<br />
Un Piano che ha voluto pure rivedere l’assetto commerciale, distributivo<br />
e territoriale: la famosa filiera corta che il direttore generale<br />
ha sempre prospettato sin dal giorno del suo insediamento, con<br />
l’apertura di nuovi cantieri di lavoro, per una ripresa che tanti pronosticano<br />
per questa banca… “bella”. In Tercas non si parla di esuberi e<br />
se ci sarà qualcuno che lascerà l’istituto lo farà attraverso la mobilità<br />
concordata costellata soprattutto dalla pax sindacale ottenuta con<br />
il placet di quasi tutte le sigle. Ma in cima ad alcuni sindacalisti c’è<br />
senza dubbio la ricapitalizzazione del gruppo “capire se l’aumento<br />
di capitale di circa 60 milioni di euro potrà essere sufficiente o se<br />
ne occorrerà ancora un altro”. Perché a questo punto in gioco c’è<br />
l’autonomia del gruppo: “Difatti se i soci si opporranno alla manovra<br />
c’è da attendersi la discesa di qualche gruppo del Nord, e addio<br />
autonomia”.<br />
Claudio Bellini di Fiba Cisl resta comunque ottimista e ricorda come<br />
nell’incontro avuto tempo fa con il commissario Sora abbia ricevuto<br />
espressamente dichiarazioni favorevoli e la sicurezza che tutti remino<br />
nello stesso senso: “Ora tocca al commissario dichiarare se c’è<br />
bisogno ancora di un’altra ricapitalizzazione, e soprattutto di quale<br />
entità, e individuare<br />
la quantità reale dei<br />
crediti ammalorati;<br />
verso Novembre,<br />
immagino, si avrà un<br />
quadro più chiaro”.<br />
Il trend dell’istituto<br />
di credito è positivo,<br />
rassicura Bellini, “il<br />
clima è buono e a<br />
livello strutturale<br />
la banca funziona”.<br />
Fino a poco tempo fa il management Tercas sprizzava ottimismo per<br />
via degli ottimi risultati della semestrale e da uno stato patrimoniale<br />
“che non si discute”, ma soprattutto dalla raccolta che superava gli<br />
impieghi (anche di 2 mln di euro al giorno), assieme all’individuazione<br />
degli step successivi posti in agenda come le cartolarizzazioni dei<br />
crediti in bonis in atto (per 200 mln di euro). Una cartolarizzazione<br />
che sta andando avanti che per la verità non dovrebbe raggiungere<br />
queste cifre. Circa i prepensionamenti il segretario generale di Fiba<br />
Cisl Abruzzo annota che ci sono due strade: già oggi 35 unità posseggono<br />
i requisiti necessari e, poi, in vista del ricambio generazionale<br />
c’è il fondo di solidarietà interno che garantisce 5 anni di contributi<br />
che potrà incentivare all’esodo altre 30 unità.Certo il commissariamento<br />
ha fatto storcere la bocca a molti, “soprattutto – prosegue<br />
Bellini - dopo aver ricevuto l’ok da parte di Bankitalia circa l’acquisizione<br />
di Caripe per 225 milioni di euro e ritrovarsi poi il commissariamento<br />
da parte dello stesso Palazzo Koch che aveva dato il suo<br />
assenso alla manovra”.<br />
Sul capitolo assunzioni lo stesso direttore generale Dario Pilla aveva<br />
espresso poco tempo fa che si stavano valutando alcune logiche<br />
perché fosse favorito il ricambio generazionale: “Stiamo considerando<br />
delle sostituzioni limitate per periodi di maternità – aggiunse - o<br />
per altri tipi di valutazioni”. Il dg assicurò pure la voglia di espansione<br />
che non aveva mai abbandonato Corso San Giorgio. n
PREZIOSITÀ<br />
L’oggetto del desiderio<br />
Sarah Bernhardt<br />
e l’altra luce<br />
di una diva<br />
Sarah Bernhardt (1844-1923) nasce a Parigi in Faubourg<br />
St-Honoré, da una modista ebrea di origine<br />
olandese e da uno studente in giurisprudenza.<br />
A sedici anni è ammessa al Conservatorio di<br />
Parigi grazie alla raccomandazione di un amante della<br />
madre, il duca di Morny, e all’uscita ottiene una scrittura<br />
alla Commédie Francaise.<br />
Vi esordisce nel 1862 senza troppo distinguersi per<br />
la sua bravura, ma continua la sua carriera di attrice<br />
diventando dieci anni più tardi la leggenda vivente del teatro mondiale.<br />
La sua casa è ridondante di decori, libri, quadri, ninnoli, cimeli della sua<br />
vita di attrice. Frai i suoi oggetti preferiti ci sono i gioielli di scena, che<br />
Record in città<br />
Il teramano Carmine Verni è stato nominato a settembre<br />
alla Fiera Sana di Bologna campione del mondo<br />
della pizza biologica. Primo tra 20 finalisti accorsi da<br />
tutto il pianeta, il proprietario della pizzeria “La tana di<br />
Lucifero” ha sbaragliato la concorrenza presentando una<br />
pizza che ha sintetizzato nei suoi componenti la summa<br />
alimentare italiana in questo settore, dalla mozzarella<br />
di bufala senza lattosio, al radicchio trevigiano, dal<br />
prosciutto di Parma biologico, alla mousse di ricotta<br />
di pecora con pere da far leccare i baffi, il tutto in un<br />
impasto di kamut, che ha esaltato l’ottima digeribilità.<br />
Il consenso dei 5 giurati internazionali è stato unanime,<br />
fino alla premiazione tra decine di tv che è stata condotta<br />
martedì 11 dal direttore del Worl Wide americano,<br />
dalla Redazione<br />
Il Teramano Carmine Verni<br />
è campione mondiale<br />
di pizza biologica<br />
di<br />
Carmine<br />
Goderecci di Oro e Argento<br />
spesso indossa anche al di fuori dei teatri.<br />
Sarah Bernhardt possedeva un importante collezione di gioielli di scena,<br />
oggi dispersa e non più documentabile se non per qualche pezzo sporadico,<br />
tra cui un diadema a forma di gigli in perle, realizzato appositamente<br />
per lei da Lalique intorno al 1890.<br />
Il gioiello più esemplificativo del gusto di Sarah Bernhrdt è tuttavia il<br />
bracciale di serpente disegnato per lei nel 1988 da Alphonse Mucha e<br />
realizzato da Georges Fouquet,uno dei grandi gioiellieri di Parigi.<br />
Quando Mucha si mette all’opera per disegnarlo, certamente<br />
ha in mente la figura alta e slanciata di Sarah<br />
Bernhardt, i suoi capelli folti e ribelli, raccolti intorno a<br />
un viso forte e imperioso. Mucha <strong>info</strong>nde in quel bracciale<br />
l’essenza dello stile del nuovo secolo,caricandolo<br />
di quella drammaticità tanto consona al personaggio<br />
dell’attrice.<br />
Per Mucha, giovane artista che vuole affermarsi,<br />
Sarah Bernhardt non è solo committente ideale, ma<br />
anche la musa ispiratrice di quel gioiello affascinante,<br />
esemplificazione massina dell’Art Nouveau con le<br />
sue curve sinuose, gli opali, gli smalti e i suoi rimandi<br />
a tipologie di ornamenti nati in terre lontane come<br />
l’india e l’antica grecia.<br />
Il bracciale, che si snoda per tutta la lunghezza del<br />
braccio e scende sotto forma di anello a legarsi al<br />
dito, è di una bellezza ambigua, sensuale e allo stesso tempo evocativa<br />
di morte e peccato, che attrae e contemporaneamente ripugna, inafferrabile<br />
come la vita. n<br />
manager di Kamut. La filosofia del ristoratore teramano, che è anche<br />
istruttore e ora, dopo il mondiale vinto, consulente al Nip (Nazionale Italiana<br />
Pizzaioli), è quella di cucinare alimenti a km zero: la spesa la fa tra i<br />
contadini di sua conoscenza, oppure a volte al mercato cittadino di Piazza<br />
Verdi, “scegliendo sempre i prodotti più genuini”. “Per la farina – aggiunge<br />
Verni – mi reco nei mulini del posto: punto molto alla territorialità del<br />
prodotto, come cerco di fare della qualità il mio target principale”. Ora<br />
prossima tappa, il campionato mondiale della pizza in calendario a Rimini<br />
a Febbraio. Il nome della sua pizzeria “La Tana di Lucifero” è da ricondurre<br />
al suo passato da fan del Teramo basket in veste di fondatore del famoso<br />
gruppo ultrà “Inferno Biancorosso”. La pallacanestro in città è scomparsa,<br />
il gruppo pure, però lui continua a vincere. Come tutti i bravi ragazzi di<br />
questo Paese ringrazia la mamma Marina. Ma non per<br />
chissà cosa, per i soliti stereotipi accumulati in questi<br />
secoli dai maschi italici e mammoni, bensì per il know<br />
how che ha saputo trasferirgli sin da piccolo, per tutte<br />
quelle conoscenze culinarie che ha saputo trasfondergli,<br />
per i sapori inconfondibili della nostra terra, per quel<br />
tesoro immane di una cucina slow food che lo stesso<br />
Petrini ha riconosciuto come una delle più importanti<br />
nel panorama nazionale. Il day after di Carmine Verni è<br />
stato di fuoco, in linea con il nome della sua pizzeria<br />
di Via Campana. Dopo che la notizia è stata diffusa c’è<br />
stato un viavai di amici, parenti, semplici curiosi, tutti<br />
a chiedere la pizza mundial, quella che ha sbaragliato<br />
tutti nella finale di Bologna. n<br />
11<br />
n.81
12<br />
n.81<br />
SATIRA<br />
Furbetti<br />
Zaotto,<br />
zasette,<br />
zasei...<br />
La mamma dei cretini è sempre incinta. Ma qui tratteremo di figli unici,<br />
tanto è deficiente il soggetto. Guaglione, un sostantivo nato a Napoli e<br />
di qui trasmigrato. L’etimologia incerta, una questione non irrilevante.<br />
Con boria e saccenza, scomodiamo il greco kallos, kallion (bellino,<br />
grazioso). Chi l’ha detto mai che il guaglione debba essere grazioso?! Ancora<br />
con il greco, ma dal lemma Gala (latte). Non ce lo vedo proprio un ragazzo di<br />
strada a poppare per la via. A pesca nel latino, con gàneone, cioè un cliente<br />
assiduo di bettole, di bordelli, un ubriacone. Forse sì, ma non convince. Meglio<br />
con le parisien “garçon”. Se Parigi starnuta la Francia ha il raffreddore,<br />
ma qualcuno a Marsiglia ha sentito l’eco di un “vuaiú” (voyou), che incredibilmente<br />
sa tanto di teramano. La faccio finita qui ad allanguanirvi, decidendo<br />
per un etimo che potrebbe reggere un approfondimento di qualità, meno<br />
dozzinale delle righe appena scorse. “Galio (genet. -onis)”, giovane mozzo,<br />
servo sulle galee. Tolto ciò che galleggia, a rimanere è “il servo”. Guaglione<br />
da noi si traduce con “Zaotto”. Lo sveltone di turno, quello che si crede più<br />
furbo degli altri, sempre pronto a dare fregature. Chi vuoi che se ne accorga,<br />
è così fregno! Lo zaotto, che a decrescere diventa zasette, zasei... te lo ritrovi<br />
spesso fra i piedi e ci inciampi tuo malgrado. Apoftegmi, enunciazioni di<br />
sentenze definitive sciocche quanto l’acqua bagnata.<br />
Giovanni Mosca, con il suo “Ricordi di scuola” e un elastico, continua a<br />
ridicolizzare i presunti psicopompi da operetta, che arginano i fermenti<br />
degli studenti. A rileggerlo non farebbe male, “La conquista della quinta C”,<br />
di<br />
Mimmo<br />
Attanasii dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
scritto nel 1939, quando un grande scrittore faceva uso di sostantivi esatti:<br />
«L’augurio è quello che ogni genitore ed ogni insegnante possano individuare<br />
il “moscone” che fornisca loro l’opportuna autorevolezza nei confronti del<br />
figlio o dell’alunno». Se nella squola imperversano gli squali (<strong>Teramani</strong> n. 77), nel<br />
mondo del lavoro quali mostri riemergono? Ecco una conversazione intercettata<br />
da un orecchio fisico all’interno di un ufficio aperto al pubblico. I fatti<br />
sono realmente accaduti tranne quelli che non fanno comodo sentirsi dire:<br />
“Avete visto mica passare di qua un antropologo? C’ho qui uno al telefono<br />
che gli vuole chiedere una cosa...” “No, no, no! Ieri sera ce n’ho passata un<br />
bel po’ di quella medicina per terra... non credo che ce ne siano ancora in<br />
giro di... com’è che si chiama, antropofago?!” Tu non hai valori. Tutta la tua<br />
vita è cinismo, nichilismo, sarcasmo e orgasmo. ‘mbè, in Francia con uno<br />
slogan così vincerei le elezioni! (Harry a pezzi, Woody Allen)<br />
Da un ventennio, ce le puoi vincere pure in Italia, le elezioni. I politici, che<br />
zaotti! Mi ritorna in mente di un racconto breve, scritto su un soggetto<br />
riguardante lo spionaggio industriale o qualcosa di simile. Figuriamoci, non<br />
ricordo neanche l’autore di questa storia di fantasia. Una multinazionale nel<br />
campo dell’<strong>info</strong>rmatica, un giorno allestì per i propri dipendenti l’accesso a<br />
un account di posta elettronica.<br />
Lo fece però attraverso un dilettante. L’ingenuo dispose per ogni email<br />
di ciascun impiegato che l’accesso potesse avvenire con una password<br />
corrispondente al proprio cognome, per poi essere sostituita in seguito. Non<br />
tutti la cambiarono. Si creò un viavai esilarante. Scherzi e motteggi inoffensivi<br />
schizzavano come bit fra i lavoratori. La multinazionale aveva dei vertici poco<br />
avvezzi al digitale, tanto che questi conservarono il proprio cognome come<br />
password. E i ficcanaso scoprirono gli intrallazzi imbarazzanti e forse pure<br />
al limite della legalità e della sobrietà istituzionale. Il presidente dell’azienda<br />
spediva i propri messaggi a un commercialista di fiducia di un Governante,<br />
mentre quest’ultimo negava pubblicamente il coinvolgimento dei suoi<br />
fiduciari in triangolazioni politiche poco virtuose. Messaggi che si incrociavano<br />
sotto tanti occhi indiscreti. Molti i documenti riservati veicolati illegittimamente<br />
fra attori impropri e inopportuni. Politici di serie B e professionisti di<br />
provincia, finiti nelle mani di dipendenti. In uno, si trattava disinvoltamente<br />
di licenziamenti in tronco di tutti i lavoratori, a causa di mancanze economiche<br />
di un management improvvisato e gaudente. La questione finì su un<br />
quotidiano. I ficcanasi, denunciati. I ladri, liberi come le stelle. Grazie al cielo,<br />
nessuno fu licenziato. A quel punto, che morisse Sansone con tutti i Filistei!<br />
“Cerco di adattarmi a tutti per salvarne a ogni costo alcuni”. (1Cor 9, 1 -22) n
NON SIAMO<br />
“RIMASTI <strong>AL</strong>LA FINESTRA”<br />
La determinazione, l’attenzione, l’idea di creare un prodotto di<br />
qualità non erano solo delle promesse. Oggi tutto questo è realtà.<br />
Non siamo “rimasti alla finestra”, ma in questi anni abbiamo<br />
cercato di più, abbiamo sviluppato nuovi progetti, perché, la<br />
nostra crescita, l’abbiamo affidata ad una qualità sempre maggiore.<br />
Abbiamo migliorato la nostra produzione, il grado di efficienza<br />
nella realizzazione dei nostri infissi, e la soddisfazione<br />
dei nostri clienti, sempre maggiori, è la conferma che abbiamo<br />
sempre operato con professionalità e serietà. Il privato, l’impresa<br />
di costruzione, i nostri rivenditori costantemente accompagnati<br />
nell’evoluzione del nostro mondo affinché non smettessero di<br />
parlare di noi... bene naturalmente!<br />
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14<br />
n.81<br />
EVENTI<br />
La Ricorrenza<br />
Liliana Merlo,<br />
nel decennale<br />
della sua morte<br />
Il big bang della danza a Teramo.<br />
Una vita spesa a rincorrere bellezza e piroette<br />
di<br />
Maurizio<br />
Di Biagio www.mauriziodibiagio.blogspot.com<br />
verranno ammessi alla Scuola del Teatro dell’Opera di Roma. Tutto ciò<br />
dopo un passato di premi e concorsi vinti, tutti prestigiosi. Per comprendere<br />
meglio come nel suo mestiere conservasse davvero il fuoco sacro<br />
della passione, è sufficiente rivedersi un’intervista degli anni ’80 quando<br />
nel bel mezzo delle domande, lei che nella sua scuola non finiva mai di<br />
osservare le sue ragazze, se ne uscì con un “Teresa sei troppo al centro”<br />
riprendendo in un attimo come nulla fosse accaduto il filo del discorso.<br />
Liliana Maria Antonietta Dolores Merlo ha sempre temuto l’involgarimento<br />
della donna: “L’uomo – disse - è un bambino che gioca, la felicità esiste<br />
finché quest’illusione rimane salda dentro di noi”. Morì in un giorno<br />
d’autunno e la stampa locale la osannò. Era il 17 Ottobre del 2002.<br />
Ora a distanza di dieci anni l’Aisacs “L.Merlo” presenta “Liliana Merlo e<br />
le pioniere della nuova danza italiana”, una manifestazione promossa<br />
d’intesa con la cattedra di Storia della Danza e del Mimo dell’Università<br />
di Torino che si divide in due fasi: una mostra documentaria dallo stesso<br />
titolo che si terrà martedì 16 Ottobre 2012, presso l’Archivio di Stato di<br />
Teramo (Sede di S. Agostino, inaugurazione ore 17,30) e un convegno nazionale<br />
di studi che si terrà presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione<br />
dell’Università degli Studi di Teramo nei giorni 17 e 18 ottobre 2012<br />
e che ha per titolo «Le pioniere della nuova danza italiana».<br />
Gli obiettivi fondamentali della manifestazione sono tre: inserire il lavoro<br />
della Scuola di Liliana Merlo a Teramo, e per conseguenza l’attività artisti-<br />
Cosa c’è più di magico che rivedere un vecchio filmato del 1976 in<br />
quello spicchio bohemien proprio al centro di Teramo che era lo<br />
Svarietto dove un cigno bianco-seppia roteava con le mani eteree<br />
danzando plasticamente sullo sfondo di mille violini? È prerogativa<br />
ca teramana del secondo Dopoguerra, in un contesto di tipo nazionale,<br />
attraverso un approfondito lavoro di ricostruzione storica collettivo;<br />
modificare la visione finora prevalente della Merlo, identificata tutt’ora<br />
in modo alquanto riduttivo e univoco con l’immagine di un’insegnante<br />
della grandezza recare grande felicità con piccoli doni, disse uno che sus-<br />
di danza classica; e favorire il fiorire di una nuova serie di studi storici e<br />
surrava ai cavalli. E Liliana Merlo di felicità ne ha dispensata tanta lungo la<br />
critici che riabilitino la lunga fase che precede l’ingresso ufficiale in Italia<br />
sua vita. Se ne andò in un venerdì dell’Ottobre di dieci anni fa, e assieme<br />
della danza moderna degli anni Ottanta, ponendo attenzione specie ai<br />
a lei morirono tante cose. Ad esempio la<br />
primi centri didattici e ai relativi laboratori<br />
danza in Abruzzo. Nasceva il 16 Settembre<br />
Liliana Merlo posa in calzamaglia nel 1965<br />
coreografici operanti in ambito privato.<br />
del 1925 in uno dei rioni più poveri di Buenos<br />
Il convegno si ripropone di prediligere quella<br />
Aires ma la sua vita fu così talmente ricca e<br />
fase del percorso storico della danza italiana<br />
feconda che dopo la sua dipartita da questa<br />
nel Novecento che si è sviluppata tra gli<br />
terra-Teramo, l’Espresso la accomunò per<br />
anni Venti e gli anni Settanta, rivolgendo una<br />
grandezza alla poetessa Giannina Milli, come<br />
particolare attenzione alle figure – quasi in<br />
le due donne che più hanno dato lustro a<br />
ogni caso donne – che hanno tentato, con<br />
questa città ormai senza più identità. La dan-<br />
maggiore o minore fortuna, di proporre<br />
za in Abruzzo morì assieme a lei. In vita era<br />
nuove tecniche e di elaborare metodi di<br />
solita affermare che “il movimento è innato in<br />
insegnamento e stili coreici alternativi a quelli<br />
ogni essere vivente, forma parte della natura<br />
codificati dalla tradizione accademica, per<br />
stessa, l’universo tutto non è altro che un ar-<br />
quanto spesso senza mettere in discussione<br />
monico movimento senza sosta e senza fine”.<br />
di quest’ultima l’utilità formativa. L’obiettivo<br />
Lei era il centro di quell’universo, il suo big<br />
è quello di iniziare a porre le basi per un<br />
bang. “La danza deve essere una pittura viva<br />
differente e più comprensivo bilancio del No-<br />
…un mezzo col quale esprimere un’idea, uno<br />
vecento coreutico e coreografico italiano, che<br />
stato d’animo una gioia, un dolore”. La dol-<br />
tenga conto anche del lavoro svolto fuori dai<br />
cezza del suo accento argentino non mitigava<br />
grandi teatri e dai maggiori festival nazionali.<br />
il suo forte carattere. Dopo la sua prolifica<br />
Per via della contestualizzazione che verrà<br />
e pluripremiata vita da ballerina, diede vita<br />
data alla Scuola di Danza di Teramo diretta<br />
a numerose scuole di danza a Teramo ed in<br />
da Liliana Merlo dal 1959 al 2002, la mani-<br />
regione, la prima in Via Gramsci nel 1970. Sefestazione<br />
avrà rilevanza allo stesso tempo<br />
guirà più di 200 allievi ogni anno, e si sarebbe<br />
nazionale e internazionale comprendendo<br />
tolta belle soddisfazioni sfornando ballerini<br />
quasi tutti i maggiori studiosi di arte coreu-<br />
come Annino Di Giacinto e Arturo Nori che<br />
tica, italiani quanto stranieri, storici e critici
Giannina Censi<br />
in un’aerodanza<br />
futurista nel 1933<br />
della disciplina, tra i quali il professor Alberto<br />
Testa, tra i padri riconosciuti della storia della<br />
danza in Italia, e tra i più noti studiosi della<br />
disciplina a livello internazionale, nonché<br />
il professor Enrique Honorio Destaville, già<br />
docente di Storia della Musica e della Danza<br />
nell’Istituto Superiore d’Arte del Teatro Colón<br />
di Buenos Aires.<br />
Cronoprogramma<br />
1) Inaugurazione Mostra<br />
Martedì 16 ottobre 2012, Archivio di Stato<br />
di Teramo, Sede di S. Agostino, ore 17:30<br />
2) Presentazione Libro<br />
“Ritratto di Liliana Merlo”<br />
come sopra, ore 18:00<br />
3) Convegno Nazionale<br />
Mercoledì 17 ottobre 2012, Aula Tesi della<br />
Facoltà di Scienze della Comunicazione,<br />
Università degli Studi di Teramo,<br />
ore 9:00/13:30 (prima sessione),<br />
ore 15:00/19:00 (seconda sessione)<br />
Giovedì 18 ottobre 2012, come sopra,<br />
ore 9:00/13:00 (terza e ultima sessione)<br />
4) Intitolazione piazza<br />
Venerdì 19 ottobre 2012, luogo e orario da<br />
definire.<br />
Le pioniere della nuova danza italiana<br />
Le autrici, i centri di formazione, le compagnie<br />
Convegno Nazionale di Studio<br />
indetto nel decennale della scomparsa<br />
di Liliana Merlo<br />
Facoltà di Scienze della Comunicazione<br />
Università degli Studi di Teramo<br />
17-18 ottobre 2012<br />
Moderatori<br />
Paola Besutti<br />
(Musicologia applicata - UniTe),<br />
Fabrizio Deriu<br />
(Comunicazione teatrale - UniTe),<br />
Alessandro Pontremoli<br />
(Storia della Danza e del Mimo - UniTo).<br />
MERCOLEDÌ 17 OTTOBRE 2012<br />
IN<strong>DI</strong>RIZZI <strong>DI</strong> S<strong>AL</strong>UTO (ORE 9:00)<br />
• PRIMA SESSIONE (ORE 9:30 / 13:30)<br />
Bilancio del Novecento coreutico italiano<br />
1) Alessandro Pontremoli (Università di Torino)<br />
Danzatrici moderne a Torino<br />
(contestualizzazione della “scuola torinese”<br />
nel quadro dei primi centri di inseminazione<br />
della danza moderna in Italia)<br />
2) Elena Cervellati (Università di Bologna)<br />
La danza vista da Spoleto:<br />
il “Festival dei due mondi” nella<br />
Donazione Vittoria Ottolenghi<br />
3) Leonetta Bentivoglio<br />
Le radici del teatrodanza italiano:<br />
dalla danza futurista alla nascita<br />
di Sosta Palmizi<br />
(teoria e pratica dei linguaggi intercodice in<br />
Italia prima del Sosta Palmizi, dal manifesto<br />
della danza futurista di Marinetti del 1917<br />
e le realizzazioni di Giannina Censi, Enrico<br />
Prampolini e Fortunato Depero in poi)<br />
4) Elisa Vaccarino<br />
Le rotture estetiche neogenerazionali<br />
della danza italiana negli anni Ottanta e<br />
i mix antidisciplinari della non danza dal<br />
2000 a oggi – titolo precisato dall’autrice<br />
(possibili proiezioni da dvd)<br />
- dibattito eventuale -<br />
• SECONDA SESSIONE (15:00 / 19:00)<br />
L’apertura al nuovo e l’Accademia Nazionale<br />
di Danza<br />
1) Concetta Lo Iacono (Università Roma Tre)<br />
Il giardino delle ninfe. Jia Ruskaja e il<br />
Giardino dei Cesari sull’Aventino<br />
+ slides e clips in PowerPoint<br />
2) Marialisa Monna (Accademia Naz. di Danza)<br />
Giuliana Penzi e l’Accademia “delle<br />
fanciulle in fiore”<br />
(Il ruolo di Giuliana Penzi nella ristrutturazione<br />
dell’Accademia Nazionale e la “linea<br />
Jooss-Cébron”; l’Anid e il rapporto fra<br />
l’Accademia Nazionale di Danza e le scuole<br />
“abilitate”; rapporto fra la Penzi e la Merlo)<br />
3) Noretta Nori (AirDanza)<br />
L’attenzione alle danze popolari in LM<br />
(in quanto componente non decorativa<br />
e funzionale come per il balletto ottocentesco,<br />
bensì autonoma rigenerativa<br />
e trasfigurante) e suoi risvolti sul piano<br />
della didattica della danza<br />
4) Patrizia Veroli (AirDanza)<br />
Lo spettacolo del corpo durante il fascismo<br />
(Jia Ruskaja, Angiola Sartorio, Giannina<br />
Censi, Rita Sacchetto, etc.) + proiezioni<br />
video da dvd<br />
- dibattito eventuale -<br />
• TERZA SESSIONE<br />
(MATTINATA SEGUENTE, ORE 9:00 / 13:00)<br />
Le prime compagnie autonome e il TBT di<br />
Liliana Merlo<br />
1) Alberto Testa<br />
I “Balletti di Susanna Egri” a Torino e la<br />
Scuola di Elsa Piperno a Roma<br />
2) Rita Maria Fabris (Università di Siena)<br />
Le prime compagnie di danza contemporanea<br />
dalla fine degli anni Sessanta<br />
al Sosta Palmizi (Sagna, Della Libera,<br />
Giavotto, Cerroni, Latour, etc.)<br />
3) Maria Cristina Esposito (AirDanza)<br />
Il ruolo pionieristico di Liliana Merlo e<br />
di Giovanni Carloni nella divulgazione<br />
della danza moderna in Abruzzo<br />
4) Luciano Paesani (Università “D’Annunzio”)<br />
Il teatro moderno e d’avanguardia in<br />
Italia e sue interazioni con il teatro di<br />
danza del Novecento (con riferimento<br />
in particolare al teatro di rottura italiano<br />
degli anni Sessanta)<br />
5) Silvio Paolini Merlo<br />
Il Teatro del Balletto di Teramo di Liliana<br />
Merlo: storia e vicissitudini di un esperimento<br />
impedito<br />
mostra documentaria sul tema<br />
Liliana Merlo e le Pioniere della Nuova<br />
Danza Italiana<br />
Le autrici, i centri di formazione, le compagnie<br />
La mostra verrà strutturata in Tre Parti o Sezioni<br />
successive, procedenti l’una dall’altra.<br />
Ad ogni parte corrisponde un settore. n<br />
15<br />
n.81
16<br />
n.81<br />
ATTU<strong>AL</strong>ITÀ<br />
Degrado cittadino<br />
Via Nazario<br />
Sauro e via<br />
Cesare Battisti<br />
Un percorso di guerra per pedoni e residenti<br />
Con efficace metafora sono ribattezzate le “SS 80” perchè sopportano,<br />
per l’attraversamento della città, il flusso obbligato di<br />
traffico dalla circonvallazione Ragusa verso Piazza Garibaldi.<br />
Queste vie, non avendo i requisiti tecnici per tale tipo di traffico,<br />
sono ora degradate e diventate terra di nessuno.<br />
Le regole del traffico, della sosta e della circolazione sono un “fai da<br />
te”. Gli automobilisti decidono casualmente (in alcuni tratti a destra ed<br />
in altri a sinistra) anche la sede della propria sosta vietata costringendo<br />
i veicoli in transito ad affrontare autentiche “chicane” pericolosissime<br />
in prossimità degli incroci.<br />
In Via Nazario Sauro oltre l’incrocio con via Duca d’Aosta, per il<br />
restringimento della via e malgrado il divieto di sosta con rimozione<br />
forzata su ambedue i lati, le auto in sosta rendono lo spazio residuo<br />
impraticabile al traffico ed ai pedoni al punto che i pluviali in ghisa degli<br />
edifici appaiono tutti tranciati; al n° civico 13 ci è stato fatto notare<br />
che l’impatto sul pluviale di ignoti automobilisti è stato così violento<br />
da disinnestarlo fino a 10mt di altezza con fuoruscita di acqua piovana<br />
e danneggiamento della facciata.<br />
da<br />
I residenti<br />
del Centro<br />
Storico dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
Nelle vie Nazario Sauro e Cesare Battisti le mezzerie residue per la<br />
circolazione (il cui manto stradale è indebolito anche dalle opere di<br />
urbanizzazione) mostrano gravi cedimenti e le sbrigative manutenzioni<br />
(antiestetiche toppe di catrame) per inutilità, appaiono ai contribuenti<br />
puro zelo di facciata. L’inclinazione o la subsidenza delle carreggiate<br />
provocano ulteriori danni da deflusso irregolare, da ristagno e spruzzi<br />
delle acque piovane, con allagamenti nelle case/locali privati.<br />
I pedoni, costretti a soste ed a zig zag per recuperare spazio e sicurezza<br />
tra le auto in sosta vietata, sono sfiorati dagli specchietti laterali di<br />
auto/furgoni in transito.<br />
Per le famiglie che accompagnano a scuola i bambini, per i disabili,<br />
per le carrozzine, per gli anziani, per i residenti e avventori (che per<br />
non essere falciati devono sporgere il busto prima di immettersi sulle<br />
vie) le due strade, spesso percorse a velocità irresponsabile, sono ad<br />
altissimo rischio di grave incidente stradale.<br />
Tutto ciò malgrado in alcuni tratti due strisce bianche (quella di marcia<br />
è ormai cancellata) disegnate sui lati della carreggiata richiamino i<br />
cartelli di divieto di sosta con rimozione forzata!!!<br />
La Polizia Municipale è spesso indisponibile o intempestiva perché<br />
occupata in altre mansioni, il carro attrezzi è forse inesistente o forse<br />
inutilizzabile per ridottissimi spazi di manovra; nei rari interventi possibili<br />
e solo per la dissuasione di poche multe i parcheggiatori abusivi si<br />
dissolvono salvo materializzarsi subito dopo secondo un istinto tipico<br />
di zone ove le regole civiche non si affermano mai perché evidentemente<br />
trasmesse male ed assorbite di conseguenza con difficoltà.<br />
L’apertura di nuovi esercizi commerciali che per il Comune si traduce<br />
in entrate è impensabile.<br />
Quanto sopra a beneficio di pochi parcheggiatori abusivi ed indisciplinati<br />
ed in danno di centinaia di pedoni, di residenti, di veicoli in<br />
transito…ma chi può avere interesse a privilegiare questa minoranza<br />
che contravviene?<br />
E…il governo della città??? Nessuno transita per queste vie??? Neppure<br />
con le bici municipali??? Nessuno è capace di proporre soluzioni<br />
sia pure provvisorie e neppure tanto difficili da pensare??? Nessuno<br />
ha coscienza dei pericoli, dei danni e delle potenziali vertenze???<br />
Al solito l’apparato burocratico ripete all’unisono…”non abbiamo i<br />
soldi, non è questo l’ufficio o l’assessorato competente…bisogna<br />
predisporre una richiesta scritta”….e così via cantando! n
È arrivata la tua<br />
nuova vicina di casa.<br />
Risparmia subito il 10%<br />
sulla bolletta del gas metano.<br />
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n.81<br />
Parliamo di Musica<br />
Il Folk<br />
Torniamo sulle strade della musica per parlare<br />
di un genere che tutti, almeno una volta,<br />
abbiamo ascoltato, che sia italiano o irlandese…il<br />
Folk o Folk Rock. Il termine folk significa appunto “popolo”, la<br />
musica del popolo, il Folk non ha una data o un luogo ben preciso, anche<br />
se spesso si riconduce questo genere alle musiche tipiche anglo-sassoni<br />
o di matrice irlandesi, scozzesi e della Cornovaglia, riconducibili al<br />
Bluegrass o al Hillibilly d’entroterra. In realtà la musica Folk prende piede<br />
quando svariati artisti mescolarono vari generi di appartenenza e amalgamarono<br />
il tutto con le radici musicali popolari della loro terra. Di fatti il<br />
genere Folk esplode più rapidamente in Usa e Canada rispetto all’Europa<br />
dove dobbiamo aspettare gli anni ’70. Il primo gruppo pubblicizzato che<br />
portò la chiara musica Folk furono i The Almanac Singers, che incisero<br />
alcune registrazioni sul finire degli anni ’30, fautori di questo gruppo,<br />
furono Pete Seeger e Lee Hayes, che nel 1947 fondarono assieme ad altri<br />
musicisti i The Weavers, che rimangono comunque legati alle tradizionali<br />
canzoni popolari. Da ricordare assolutamente i Fairport Convention. Al<br />
loro evento si aggiunsero ben presto svariati artisti che proposero il Folk,<br />
ma sicuramente di grande impatto mediatico e artistico possiamo indubbiamente<br />
citare Bob Dylan, che per primo svestì i panni Folk classici per<br />
vestire quelli del Folk Rock dando vita al Folk tradizionale con elementi<br />
Rock.Bob Dylan dunque portò alla massa la musica Folk e poi quella Folk<br />
Rock, dando al genere una grande spinta mediatica e di massa. Cronologicamente<br />
stiamo parlando della metà anni ’60, il massimo splendore di<br />
questo genere lo abbiamo agli inizi degli anni ’70.<br />
Accanto a Bob Dylan troviamo lo scozzese Donovan Phillips Leitch in arte<br />
Donovan, anch’esso portò la musica Folk e poi Folk Rock con elementi<br />
scozzesi. In seguito al successo mondiale uscì dai confini irlandesi il Folk<br />
Celtico, e da parte italiana il Folk Italiano, questo ultimo diede vita ad un<br />
vero e proprio movimento di grandi artisti che ancora oggi compongono<br />
grandi canzoni.<br />
di<br />
Luca<br />
Cialini<br />
Parliamo di una Band<br />
Fairport Convention<br />
Casca proprio bene parlare di una band che ha portato per molto tempo<br />
la bandiera Folk Rock, anche se mediaticamente furono soppiantati dal<br />
colosso Bob Dylan e Donovan. I Fairport Convention sono saliti sui palchi<br />
sul finire degli anni ’60, spinti dalla voglia di portare il genere Folk alla luce<br />
più di quanto stavano facendo i loro<br />
colleghi. La band venne formata<br />
da Simon Nicol (voce e chitarra),<br />
Richard Thompson (chitarra solista),<br />
Ashley Hutchings (basso) e Shan<br />
Frater (batteria), con un susseguirsi<br />
poi di musicisti che presero svariati<br />
posti. Principalmente la mente fu (ed<br />
è tuttora) Simon Nicol. I primi passi<br />
sonori della band sono come cover<br />
band di principali rock songs, ma ben presto Nicol e compagni decidono<br />
di esplorare la musica folk tipica inglese e mescolarla alla musica rock.<br />
Non ostante il passo della musica folk alla chitarra elettrica fu per mano di<br />
Bob Dylan, la band ne prese spunto per crearsi una nuova identità.<br />
Il primo album esce nel 1969 che porta il nome della band stessa con<br />
cui la band denota una chiara appartenenza sonora ai vari Dylan e co.<br />
Nel ’69 esce “What We Did on Our Holidays”, l’album ottiene ottimi<br />
consensi sia di pubblico che di critica, con due cover di grande impatto<br />
soprattutto “A Sailor’s Life “ con cui sperimentano folk rock psichedelico.<br />
La band continua a cambiare forma, si alternano infatti tanti musicisti al<br />
suo interno, e Nicol rimane comunque la mente principale.<br />
Ma è il 1970 a consacrare la band al grande pubblico con un album<br />
indubbiamente al di là delle aspettative, esce di fatti “Liege & Lief”, ma a<br />
causa dei continui cambi di formazione gli eventi live iniziano a ridursi.<br />
La band continua la sua corsa anche se a bocconi, forse l’evento più<br />
eclatante lo hanno all’arrivo della cantante Sandy Denny, che con la sua<br />
straordinaria voce cambia l’aspetto della band dando linfa vitale persa<br />
nel corso del tempo e dei tanti cambi di line-up. Dopo lo scioglimento<br />
avvenuto nel 1979, la band ritorna nel 1985 ancora oggi in attività…<br />
buon ascolto! n<br />
MUSICA 18cosmychaos@gmail.com
20<br />
n.81<br />
ATTU<strong>AL</strong>ITÀ<br />
Spending review<br />
Viva<br />
l’accorpamento<br />
Petruzio un bel giorno del 2013 si svegliò<br />
e trovò auto targate Aq mentre si<br />
organizzavano pullman per pagare il bollo<br />
oltre Gran Sasso<br />
Per chi, dopo un lungo sonno, si dovesse ridestare in un bel<br />
giorno dell’anno domini, che ne so, mettiamo anche il 2013, che<br />
poi è il prossimo anno, potrebbe<br />
non trovare più lo<br />
stesso mondo. Una stiracchiata<br />
d’ossa un po’ più prolungata del<br />
solito, sapete com’è: mesi e mesi<br />
di sonno rattrappirebbero anche<br />
uno snodato come Roberto Bolle,<br />
un’abbondante colazione e, al<br />
momento del caffè e quotidiano,<br />
già la prima succosa novità.<br />
Shoccante, direi. Pretuzio (nome<br />
di fantasia ma attinente alla vicenda<br />
più di quanto si pensi) cerca affannosamente la pagina in cui al<br />
solito c’è la foto del sindaco che sulla bici compie o inaugura qualcosa:<br />
sfoglia, sfoglia, ma nel Centro del 1° Agosto del 2013 non v’è traccia di<br />
nessun bike sharing, di rotonde trapezoidali o di auto blu che dovrà essere<br />
tolta prima possibile. Mmmh… Cronaca dell’Aquila, di Pescara e<br />
poi…e poi lo sport, ancora Pescara e Lanciano che si stanno entrambe<br />
preparando a Roccaraso per il campionato di B e i programmi Tv.<br />
“Santi numi che fine hanno fatto Catarra e Brucchi?” Si chiede<br />
perplesso. Si rituffa sul quotidiano e con uno sforzo non indifferente<br />
nota una figura quasi microscopica, un francobollo perlopiù, collocato<br />
in fondo alla pagina della Provincia dell’Aquila. E sotto kilometriche<br />
notizie marsicane, aquilane, sulmonesi, ecco qualcosa che attira la<br />
sua attenzione: “L’ex presidente della Provincia, Valter Catarra, ritrova<br />
i suoi amici assessori nel bar ristorante Irgine di Notaresco”. “Boh,<br />
perché ex, si domanda”, sicuramente un refuso, i giornalisti del resto<br />
sono quello che sono. A fianco un boxino ancor più piccolo che annuncia<br />
trionfalmente la tappa unica teramana di “Attacca l’asino show”<br />
con un Campana trionfale in una foto di repertorio che lo ritrae con<br />
Capossela o Caposella che dir si vuole: ma come si scriverà mai ‘sto<br />
nome del cavolo!? Farà prima a non invitarlo più.<br />
di<br />
Maurizio<br />
Di Biagio www.mauriziodibiagio.blogspot.com<br />
Teramo finisce qui! Niente più Varrassi che va in palestra con l’auto<br />
blu o con i 365 giorni per farsi una Tac al Mazzini di Teramo. A questo<br />
punto perché non farsi un bel giro per il corso?<br />
“Toh, ancora l’Audi 6, l’auto blu del sindaco Maurizio Brucchi, ma non<br />
aveva detto che se la toglieva? Ma che ci fa nella targa quel’Aq al posto<br />
di Te? Ma non mi dire che se l’è tolta veramente, non ci credo!”. La<br />
giornata è afosa, il negozio di Mazzitti è ancora sfitto e Tigre ha piazzato<br />
il 44esimo supermarket al posto di Oviesse con l’affitto scontato. Da<br />
lontano si avvicina la sagoma inconfondibile di Marcello Olivieri che si<br />
sta recando dal Prefetto per l’ennesimo esposto contro un’affissione<br />
abusiva: “Mannaggia ‘sto pedaggio com’è aumentato – va blaterando -<br />
mi tocca fare un esposto anche a Toto e alla sua Autostrada dei Parchi<br />
del cavolo”.<br />
Petruzio se ne va perplesso: “Boh, pedaggio? Ma che a Largo San<br />
Matteo hanno piazzato un casello? Mi ricordo che ce n’era uno scuro<br />
e brutto come la morte ma davanti al Grand’Italia, e basta”. Dopo<br />
mesi e mesi di sonno la mente non è più elastica come un tempo e la<br />
memoria fa fatica a rimettere a posto tutti i vari elementi del puzzle.<br />
Oggi è giorno di bollo. In Piazza Martiri riaperta al traffico, perché le telecamere<br />
non sono mai arrivate e i varchi cadono a pezzi, un pullman<br />
organizzato porterà all’Aquila una ventina di <strong>Teramani</strong> per pagare la<br />
tediosa tassa.<br />
L’odore di pane e frittata penetra le narici di Petruzio, dopo due anni<br />
di Monti non ci sono i soldi nemmeno per un Capri all’autogrill (per la<br />
verità nemmeno prima con quello che costavano!). Si aggiunge un tizio,<br />
un po’ sfigato per la verità, che chiede di aggiungersi alla comitiva<br />
perché deve fare un versamento Inps. “Gli dico che da qui sono cento<br />
metri”. Lui gli risponde: “Qualche<br />
anno fa, scemo”. Poco più<br />
in là, Petruzio incontra il solito<br />
crocicchio stanco dei suoi<br />
colleghi giornalisti che fanno la<br />
colletta per la benzina ( il car<br />
pooling di catarrana memoria)<br />
perché devono seguire la<br />
conferenza stampa all’Aquila.<br />
“Poveretti”, pensò. “Raccontano<br />
il mondo ma non hanno<br />
nulla tra le mani”.<br />
C’è un altro tizio tutto trafelato<br />
che è appena sceso dal pullman dell’Arpa proveniente da Martinsicuro,<br />
che deve beccare la coincidenza per recarsi a Castel Di Sangro<br />
perché consegni l’elenco telefonico della provincia: “L’anno scorso<br />
– dice sconsolato - arrivavo al massimo a Pietracamela e in giornata<br />
stavo già a casa. Assieme al tizio, Petruzio scorse una cinesina che<br />
da quanto aveva intuito viveva con lui e doveva recarsi in questura<br />
dell’Aquila per rinnovare il permesso di soggiorno.<br />
Gli disse: “Ehi, che bisogno c’è di arrivare fin su, la questura è a soli<br />
500 metri, lungo quel viale alberato dopo la cagata pazzesca dell’ipogeo”.<br />
Petruzio non afferrò appieno il senso della risposta ma da<br />
quel poco che percepì gli sembrò che avesse detto qualcosa come<br />
una specie di accorpamento, che lì per lì pensò che volesse fare cose<br />
zozze con l’asiatica, che tra l’altro non era nemmeno male. E allora<br />
Petruzio pensò prima di sprofondare di nuovo nel suo stato letargico:<br />
“Viva l’accorpamento, come diceva quel tizio di Martinsicuro”. n
SATIRA<br />
Rimembranze<br />
Onan<br />
il barbaro<br />
sapendo che quella progenie non sarebbe sua,<br />
quando s’accostava alla moglie del suo fratello, faceva in<br />
modo d’impedire il concepimento, per non dar progenie al<br />
“EOnan,<br />
fratello.” (Genesi 38:9)<br />
Credere agli occhi e non alle orecchie. Questa una regola. Una delle<br />
tante raccolte fra gli avanzi di bancone, in un bar di notte. Come quello<br />
metropolitano del signor buongiorno-buonasera, già raccontato da<br />
Maurizio Di Biagio.<br />
Non commettere atti che non siano puri cioè non disperdere il seme.<br />
Io, forse, ho confuso il piacere e l’amore, ma non ho creato dolore.<br />
(Il testamento di Tito, Fabrizio De Andrè)<br />
In tanti hanno fatto confusioni d’amore. Il fatto quotidiano è che qualcuno<br />
ci prova sempre a imbucarsi, il messaggero che non porta pene<br />
e la repubblica delle cose di tutti, di tutti quelli che si stirano il collo per<br />
farsi notare fra i giganti. Ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è esse-<br />
di<br />
Mimmo<br />
Attanasi dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
re normale... Neanche fosse il direttore del New York Times. Stop reliving<br />
the past! (Stop a pensare al passato). Ma una sbirciatina a ciò che<br />
fu scritto in tempi non sospetti bisogna darla, non prima però di avere<br />
assunto un doveroso comportamento rispettoso, che ingiunge noi (sic!)<br />
lettori a non mandare affanculo il cultore e l’autore di quell’anacronismo<br />
dannoso che è l’apologetica di se<br />
stessi. “Adesso che siamo universalmente<br />
riconosciuti come il più letto,<br />
più <strong>info</strong>rmato, più credibile e più serio<br />
periodico”. E poi ancora giù legnate da<br />
moralista ai “puritani falsi”, colpevoli<br />
di aver “tratto conclusioni assurde”.<br />
Chi ha letto tra le righe ha sbagliato,<br />
chi ha tratto conclusioni ha sbagliato,<br />
chi ha pensato di capire non ha capito.<br />
Tutti cretini, i lettori. Ma stavolta, dopo<br />
la rimozione forzata dell’auto di Datta,<br />
una mia amica albanese, ho fatto le mie<br />
scale tre alla volta, mi son steso su un<br />
divano ho chiuso un poco gli occhi e<br />
con dolcezza è partita la mia mano” (Disperato erotico stomp, Lucio Dalla).<br />
Non bene pro toto libertas venditur auro (“La libertà non si vende per<br />
tutto l’oro del mondo”), da una favola di Esopo dove si narra di un lupo<br />
che preferisce essere libero e morire di fame. Un capretto che stava<br />
sopra il tetto di una stalla, come vide un lupo che passava per di là,<br />
prese a ingiuriarlo e a ridicolizzarlo. Allora il lupo gli disse: “Amico bello,<br />
è il luogo dove stai che mi insulta, non tu”. n<br />
21<br />
n.81
22<br />
n.81<br />
ATTU<strong>AL</strong>ITÀ<br />
Reportage<br />
Gli angeli<br />
di Oncologia<br />
I medici a Oncologia stretti tra la morte giornaliera<br />
e il burnout “siamo in pochi”, dicono<br />
Il bene fa fatica a cresce silenziosamente<br />
come erba che non fa rumore. Davanti<br />
al portale chiaro e di vetro del reparto di<br />
Oncologia, che divide la sofferenza dal<br />
reale mondo, pacifico e scostante, siede un<br />
<strong>info</strong>rmatore medico in là con l’età che sta riverso<br />
ingobbito sul suo tablet con la pensione<br />
che fugge via. Il perseverante ticchettio dei<br />
colpi dei martelli dei muratori dà un senso di<br />
quotidianità alla mattinata che si stende tra<br />
un tg nelle camerate e un trillo d’aiuto.<br />
Davanti nell’enorme vetrata dell’atrio sfila il<br />
miracolo economico degli anni ’70: i capannoni<br />
della Villeroy&Boch sventrati come orche<br />
durante una caccia in Giappone. Il Lotto zero<br />
accanto è solo una scia di asfalto scuro che si<br />
è aggiunto solo di recente nell’immaginario<br />
collettivo.<br />
All’ospedale Mazzini è diffusa la parola strumentalizzazione<br />
quando provi a parlare di Oncologia<br />
con qualsiasi medico del nosocomio:<br />
tutti l’hanno in bocca, c’è chi la pronuncia<br />
apertamente come fa una dottoressa in<br />
ghingheri e occhialini che scende in ascensore,<br />
c’è chi invece la tiene per sé e ti getta<br />
un’occhiata perplessa. Il reparto al V piano,<br />
diviso con una medicina interna che come<br />
la New York di Lize Minnelli “never sleeps”, è<br />
tinteggiato di un celeste paradisiaco e tappezzato<br />
di biglietti di riconoscenza (“non trovo<br />
le parole per dirvi tutto ciò che avete fatto<br />
per me” è il testo scritto con una bic su di un<br />
pezzo di carta a righe). Il nervoso formicolio di<br />
infermieri fa presagire che anche oggi è una<br />
giornata particolare. Mancano i medici nel<br />
reparto più nell’occhio del ciclone degli ultimi<br />
tempi. Sono in sette: due in day hospital, tre<br />
in degenza, uno però è stato trasferito, uno<br />
è fuori sede per tre mesi, una in maternità, e<br />
forse uno si sta per sposare, anzi lo farà quasi<br />
sicuramente. I conti però non tornano.<br />
Il numero è insufficiente anche perché il<br />
loro lavoro dovrà essere distribuito in altri<br />
reparti: Pronto soccorso o in Medicina che<br />
sia. “Ogni volta che muore qualcuno mi lascia<br />
un vuoto indicibile” racconta un medico<br />
che ti scruta negli occhi e al tempo stesso<br />
vorrebbe dissacrare il momento, che ne so,<br />
forse lanciando una battuta. Per entrare nel<br />
reparto si deve digitare un pin, lo formulano<br />
anche le solite due infermiere corpose che<br />
trascinano il cassettone del pranzo del brodo<br />
e della fettina che sotto tutte le latitudini, non<br />
si sa perché,hanno lo stesso odore penetrante<br />
e nauseabondo di malattia. Il dolore è<br />
dipinto sui volti ma è la dignità che li solca.<br />
Una ragazza in scarpe Adidas bianche e blu<br />
riferisce a suo padre, nemmeno tanta a bassa<br />
voce, della sua malattia e degli esami da<br />
sostenere: cerca una risposta, un consenso,<br />
che non arriva.<br />
L’accorpamento per i medici del reparto è una<br />
prassi consolidata, ovvia come il 31 di Dicembre<br />
e il trenino a Mezzanotte. Solo l’anno<br />
scorso non è stato fatto, ma il malato viene<br />
seguito lo stesso, appoggiato in altri reparti,<br />
con visite itineranti e con la solita professionalità.<br />
Il 10 settembre il reparto diOncologia è stato<br />
riaperto, ma manca però la Pet: un tempo<br />
c’era quella mobile ad Atri che poi è andata<br />
a finire a Pescara e i tempi per gli altri esami<br />
diagnostici potrebbero essere accorciati di<br />
molto, soprattutto per tac e risonanza magnetica.<br />
Gli esempi sono illuminanti: a Foligno<br />
bisogna attendere solo una settimana per<br />
dalla<br />
Redazione dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
una Pet. Sono 40 i pazienti che frequentano<br />
giornalmente il day hopital che è distaccato<br />
nell’altro braccio del V piano. In degenza ne<br />
sono invece 12, a volte 15 - 16. Nel reparto<br />
entra un altro cassettone su 4 rotelle girevoli<br />
ma questa volta al posto del solito brodo<br />
e fettina ci sono le siringhe “Terumo” che<br />
per assonanza mi fa venire in mente per un<br />
attimo la nostra cara città che scompare<br />
per sempre: la vita è colma di morte, nasce<br />
assieme a noi e ci vive accanto.<br />
I dottori del reparto chiedono a gran voce di<br />
implementare l’Ado, l’Assistenza Domicialiare<br />
Oncologica, una scelta per venir incontro alle<br />
esigenze del paziente a casa sua. Il lavoro nel<br />
reparto non è semplice: molti medici di tanto<br />
in tanto sono colpiti dal burnout, in pratica un<br />
processo stressogeno che colpisce le persone<br />
che esercitano professioni d’aiuto, e non è<br />
facile scrollarsi di dosso i dolenti casi umani<br />
che s’incontrano tutti i giorni. Racconta un<br />
dottore: “Mi è capitato di piangere assieme ai<br />
genitori che avevano perso il loro bambino o<br />
di farmi una risonanza magnetica assieme ad<br />
una paziente perché aveva paura”.<br />
Non ce la fa più: rinserra le spalle, afferra la<br />
sua penna al volo, ed esce dal suo studio con<br />
passo svelto e affrettato col groppo in gola.<br />
Nemmeno saluta. n
CULTURA<br />
Note linguistiche<br />
L’Italiano<br />
Regionale<br />
del dialetto sulla lingua italiana è così forte, al<br />
punto che potremo dire che nelle singole regioni d’Italia<br />
si parla non l’italiano ma l’italiano regionale, ossia un<br />
L’influsso<br />
italiano in cui ogni regione ha trasformato parole, regole<br />
di fonetica e costrutti propri del dialetto.<br />
In genere bastano l’accento o l’inflessione per distinguere gli<br />
italiani regionali tra loro.<br />
I veneti pronunciano pochissimo le consonanti doppie (benedeta<br />
al posto di benedetta), mentre nel Sud si raddoppiano quelle<br />
semplici (subbito invece di subito).<br />
I Toscani aspirano molto la c (la hameriera invece della cameriera);<br />
altre volte le danno il suono di sc (diesci invece di dieci).<br />
Gli italiani regionali non differiscono nella fonetica, ma anche<br />
nella sintassi.<br />
a cura di<br />
Maria Gabriella<br />
Di Flaviano dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
Il passato remoto largamente usato in Toscana e nel meridione<br />
è stato soppiantato nel Nord dal passato prossimo. Nella coniugazione<br />
dei verbi i Toscani usano spesso la forma impersonale<br />
(noi si lesse questo libro, anziché noi leggemmo questo libro).<br />
Talvolta qualche parola che appartiene ad una varietà regionale<br />
entra a far parte del lessico della lingua italiana.<br />
Prendiamo ad esempio, campiello, parola tipicamente veneziana,<br />
che indica la piazzetta<br />
dove confluiscono<br />
le calli, o trenette,<br />
parola genovese che<br />
designa un particolare<br />
tipo di pasta da<br />
mangiare condita con<br />
il pesto, o la sicilianissima<br />
cassata.<br />
E’ interessante<br />
notare come certe<br />
espressioni dialettali sono addirittura parole latine: i veneziani<br />
chiamano la nebbia caligo (che in latino significa appunto<br />
caligine, foschia) o ai milanesi che dicono noster per nostro. La<br />
diffusione di termini dialettali al di fuori dei confini della regione<br />
dipende dalla politica di divulgazione dei mass media (importante<br />
è stato il ruolo del cinema), dall’emigrazione che ha favorito i<br />
grandi scambi di cultura interregionali e dal turismo. n<br />
23<br />
n.81
n.81<br />
LUOGHI 24<br />
In giro<br />
Prossima fermata:<br />
il Paradiso<br />
Millenari resti storici e presenze animali popolano<br />
il tratto di costa denominato “Terre del Cerrano”<br />
in un autentico spettacolo della natura raccontato per voi<br />
Il mare cerca di rubare la scena al cielo con<br />
la spuma delle onde e il blu profondo delle<br />
acque. Al riparo di un pino ammiro in alto<br />
il volo dei gabbiani. Dio certamente protegge<br />
questo mare, la sua splendida pineta<br />
ed le nuvole rade che si distendono sulla linea<br />
dell’orizzonte rendendo i colori bellissimi.<br />
Anche il bikini della bella tedesca che<br />
passeggia sulla battigia è colorato come non<br />
mai. La ragazza appare radiosa. I capelli sono<br />
leggermente mossi dalla brezza.<br />
Dei pescatori rammendano le reti.<br />
Danno l’impressione di essere cuori lontani<br />
dallo spirito del mondo, abituati alle silenziose<br />
solitudini marine, agli orizzonti vasti che<br />
dilatano l’anima. Uomini abituati alle pazienti<br />
attese nel cercare il frutto della pesca, alle<br />
prudenti mosse nel difendersi dalle burrasche.<br />
C’è anche un uomo alto e magro con un<br />
grosso gozzo e una età indefinita.<br />
Il suo buffo cappello scamosciato, bianco<br />
color torrone di foggia potrebbe sembrare<br />
più adatto ad una passeggiata nel cuore del<br />
Tirolo che per coprirsi dal sole sulla spiaggia<br />
della torre del Cerrano. Mingherlino com’è,<br />
quasi scompare tra le pieghe multicolore del<br />
pareo di un’autentica matrona, una donna<br />
gigantesca che potrebbe essere la sua metà e<br />
mezza del cielo.<br />
di<br />
Sergio<br />
Scacchia mens2000@gmail.com<br />
Hanno il naso all’insù forse per cercare di<br />
scorgere un Fratino, vero simbolo naturalistico<br />
delle spiagge adriatiche.<br />
Un piccolo uccello così importante da giustificare<br />
un periodico censimento da parte del<br />
WWF Abruzzo e dei ricercatori della stazione<br />
Ornitologica Abruzzese.<br />
Si prospettano tempi duri nel futuro di una<br />
specie che vive in uno degli ambienti più<br />
compromessi dal cemento. E’ noto, infatti,<br />
che il litorale abruzzese ha circa l’89% della<br />
sua lunghezza complessiva, del tutto urbanizzato.<br />
Servirebbe una vera e propria rivoluzione<br />
nella gestione della costa perché si realizzi un<br />
riequilibrio del territorio a favore della natura.<br />
Pensate che per il Fratino, in continua ricerca<br />
di luoghi puliti, la maggiore densità di coppie<br />
per chilometro lineare di spiaggia, è stata<br />
riscontrata in due siti, la Torre di Cerrano,<br />
appunto, nella nostra provincia e il tratto<br />
di spiaggia davanti alla stazione di Tollo in<br />
provincia di Chieti.<br />
Il lembo di terra protetta tra la torre e il centro<br />
di Pineto e, a sud, il territorio di Silvi, non ha<br />
mai rinunciato ai ritmi lenti, immerso tra pini<br />
d’Aleppo e macchia mediterranea, tra colline<br />
di uliveti e campi coltivati.<br />
Questo mare è custode generoso di tesori<br />
dal gusto leggendario, preziosi doni di<br />
origini greche, splendidi resti e relitti. Sotto<br />
queste acque si trovano le rovine sommerse<br />
dell’antico porto di Hatria esistente dal VII<br />
secolo a.C. ancora funzionante nel XIII secolo<br />
e sprofondato per un terremoto nei primi anni<br />
del 1600.<br />
Un tesoro di archeologia subacquea che<br />
meriterebbe l’attenzione del mondo intero,<br />
testimonianza di come l’Adriatico sia stato da<br />
sempre crocevia di importanti commerci e<br />
culture profondamente diverse.<br />
Le acque fanno da habitat a specie marine
di notevole pregio biologico tanto da far<br />
nascere una sorta di osservatorio della fauna,<br />
nei recessi più reconditi della monumentale<br />
torre. Ci sono pesci di tanti tipi, cicale di mare,<br />
granchi e alghe che colorano vivacemente un<br />
paesaggio marino dalle tinte paragonabili ad<br />
un dipinto ad olio. Esemplari di delfi ni nuotano<br />
a largo nelle zone più profonde, avvistati<br />
dalle lancette dei pescatori.<br />
La parte terrestre dell’oasi è habitat naturale<br />
per uccelli migratori e avifauna stanziale, alla<br />
ricerca costante di nutrimento e tranquillità<br />
per i loro piccoli.<br />
Tra le piante crescono spontanee erbe aromatiche<br />
dai profumi arabeggianti e importanti<br />
fi oriture di “Rotulea Rollii”, nome scientifi co<br />
dello zafferanetto delle spiagge che da queste<br />
parti si credeva una essenza ormai estinta.<br />
Sulla battigia il vecchio lupo di mare dal<br />
viso appassito dal sole, la pipa in bocca<br />
che sembra la pubblicità del “tonno<br />
Nostromo”, è intento a rammendare le reti.<br />
Mi guarda, stranito, poi sorride. Per lui il<br />
mare è solo lavoro. n<br />
Archeologia<br />
Subacquea<br />
in Adriatico<br />
Si è svolta a Torre Cerrano a fi ne agosto<br />
una interessante giornata dedicata<br />
all’Archeologia Subacquea con la partecipazione<br />
della professoressa Rita Auriemma<br />
docente all’Università del Salento e conosciuta<br />
anche oltre Italia per le sue ricerche e studi dei<br />
reperti archeologici nelle profondità marine.<br />
Una delle peculiarità dell’Area protetta del<br />
Cerrano è la presenza nel fondo delle acque,<br />
dei resti di un antico porto esistente dal VII<br />
secolo a.C. ancora funzionante nel XII° secolo<br />
e sprofondato per un terremoto nei primi anni<br />
del seicento.<br />
La colonia romana di Hatria, l’attuale Atri,<br />
imbarcava da lì i propri oli, vini e spezie che<br />
trasportava per commercio in tutti gli angoli<br />
del Mediterraneo.<br />
Si dice che Hatria abbia dato il nome al nostro<br />
mare, Hatriaticum, oggi Adriatico.<br />
Ed è dei porti antichi dell’Adriatico che la<br />
Auriemma ha parlato.<br />
Il titolo dell’intervento, molto apprezzato, è<br />
stato signifi cativo:<br />
“Archeologia Subacquea in Adriatico, rotte,<br />
navi e approdi nel mare dell’intimità”.<br />
L’incontro è servito a capire le connessioni<br />
con la più ampia rete di collegamenti esistente<br />
nei tempi antichi con il resto del mare<br />
Adriatico.<br />
25<br />
n.81
26<br />
n.81<br />
CINEMA<br />
cine-festival<br />
Primavera<br />
d’inverno<br />
Da Venezia 69, il primo film fiction<br />
sulla Rivoluzione d’Egitto<br />
Una finestra che dà su un muro.<br />
Piante secche. La panoramica<br />
ascendente, foriera di viaggi<br />
verticali, cioè interiori, su un uomo<br />
steso a letto e circondato di oggetti tecnologici.<br />
Una stanza con due computer.<br />
Davanti alla finestra, l’uomo del letto<br />
bacia una donna: l’immagine sparisce e<br />
resta il muro. L’inizio, piano, con i segni<br />
della sconfitta e la tensione palpabile<br />
di un riscatto imminente e possibile,<br />
contiene già le tematiche del film. La<br />
metafora del muro collocato di fronte,<br />
l’amore perduto, un’esistenza appassita<br />
che tuttavia può di nuovo essere appassionata<br />
(espressa dai movimenti, lenti ma<br />
visibili, di quella macchina in salita su un<br />
corpo disteso e non assopito), gli interni<br />
collegati all’esterno grazie alla tecnologia.<br />
Anche lo stile, ondivago, deprivato di raccordi<br />
e, come si vedrà, senza gerarchie<br />
dei personaggi, c’è tutto sin dall’inizio.<br />
Questa prima sequenza abbatte chiaramente<br />
il discrimine temporale a cui il<br />
film rinuncia, in cambio di una narrazione<br />
sospesa e mono tono. A parte la sparizione d’amore, barattata col<br />
muro, e chiaramente riferita al passato perché quello stesso muro<br />
apre (nel presente) il racconto, scopriremo che le piante sfiorite si<br />
riferiscono a un periodo, un paio d’anni prima, di uno dei tre protagonisti,<br />
Amir (Amr Waked), progettista di software, arrestato per<br />
attività sovversive e sottoposto, bendato, a torture sulle quali non ci<br />
si sofferma più di tanto. Squarcio sugli uffici della Sicurezza statale,<br />
presieduto dal funzionario Adel (Salah Al Hanafy): un labirinto di<br />
porte che conduce ai luoghi di tortura. Un anziano, costretto a bere<br />
liquidi e ingurgitare cibi, senza che possa far uso del bagno, costituisce<br />
la pars pro toto dei sovversivi oppressi. All’esterno, la madre di<br />
Amir cerca il figlio, arrestato senza che evidentemente ne sia stata<br />
di<br />
Leonardo<br />
Persia dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
data comunicazione ai familiari, e raccoglie qualche <strong>info</strong>rmazione in<br />
un clima di segretezza e umiliazione che dice molto, senza apparentemente<br />
dir nulla, sulla vita in Egitto sotto Mubarak. Al ritorno di lui a<br />
casa, le condoglianze dei vicini: la madre è morta.<br />
Ellittico ed economo, Winter of Discontent (El sheita elli fat),<br />
pur con il ricorso a didascalie cronologiche. Senza strepiti, povero di<br />
spruzzate docu. Scelta sorprendente se si pensa al precedente film<br />
di Ibrahim El Batout, Ein Shams (titolo internazionale: Eye of the<br />
Sun), ibridato con numerose immagini di repertorio, e considerati<br />
pure i trascorsi del regista come videoreporter nelle zone calde della<br />
storia. Anche Amir, con il quale l’autore probabilmente s’identifica,<br />
è stato in Bosnia. L’opera si concentra quindi sugli interni domestici<br />
«magri», perlustra quelle case oppressive dove in quei giorni non<br />
era possibile restare, come riferito, con straordinaria eloquenza, da<br />
un «giovane» sessantenne capitato davanti all’obiettivo dell’entusiasmante<br />
Tahrir di Stefano Savona.<br />
Questo film è l’assoluto opposto del bellissimo<br />
documentario italiano, anche se,<br />
come quello, girato a caldo, con la piazza<br />
del Cairo gremita di gente e il dittatore<br />
ancora in scena.<br />
Adesso tutto (o quasi) resta fuoricampo.<br />
Voci dalla finestra, esterni di notte,<br />
corali ma non troppo, una sola immagine<br />
autentica della ormai celeberrima piazza<br />
Tahrir. Dall’alto, strapiena: commovente<br />
pezzo di storia. Il prosciugamento dei<br />
caratteri e del contesto rischia però<br />
di delocalizzare, se non banalizzare,<br />
la vicenda: una storia di oppressi e<br />
oppressori riferibile a qualsiasi dittatura<br />
del mondo. Oltretutto, quelle solitudini,<br />
quegli interni tristi con computer come<br />
quasi esclusivi interlocutori, omologherebbe<br />
l’inverno dello scontento arabo<br />
all’inferno anaffettivo occidentale. Una<br />
scelta voluta? Per dire di infelicità e<br />
tirannie global(i)? «Sapevamo di essere<br />
protagonisti di qualcosa di unico, la Rivoluzione<br />
in Egitto. E sapevamo che non<br />
saremmo stati capaci di spiegare tutto:<br />
per questo si è scelto di tenerci lontani dalla piazza, attenendoci a<br />
raccontare, in interni, storie personali».<br />
Sterzata verso il winter che precede la Primavera, allora. Oppressione,<br />
dolore, sconforto, separazione dei corpi. «La nostra vita è<br />
stata spezzata, hanno abbattuto fede e amore per la vita. Abbiamo<br />
paura dei nostri figli, al punto da rinunciare al loro concepimento».<br />
Lo dirà Farah (Farah Youssef), la ragazza che bacia(va) Amir, terzo<br />
punto di vista della vicenda, dopo l’ex fidanzato e il funzionario<br />
cattivo. La paura l’ha resa giornalista di regime, allontanandola<br />
dall’uomo. Ma, durante la diretta sui fatti iniziati il 25 gennaio<br />
2011, ritrova un sussulto di dignità. Dinanzi a una finta telefonata
esterna (proveniente in realtà dallo stesso<br />
studio) tendente a gettare fango sui manifestanti<br />
e ad esaltare il lavoro della polizia,<br />
chiede all’interlocutore, che riferisce di<br />
trovarsi in piazza tra la folla, come mai<br />
non s’ode rumore o voce alcuna. Scandalo<br />
e costernazione dei colleghi. La macchina<br />
da presa panoramica lentamente indietro,<br />
mentre lei, con lo sguardo, procede ravveduta<br />
davanti allo specchio: immaginecoscienza.<br />
Scatto in avanti che è per la<br />
donna anche un ritorno ai giorni (probabilmente)<br />
indignati con Amir.<br />
Qui il film si fa teorico. Il discorso di<br />
cui sopra viene rivolto allo spettatore.<br />
Diegeticamente, la giornalista sta invece<br />
parlando a una telecamera, per inserire<br />
clandestinamente la testimonianza in<br />
qualche anfratto tecnologico. Le riprese<br />
di un collega sono prima occultate (nello<br />
sguardo in macchina della donna), poi<br />
svelate (l’entrata in campo dell’operatore).<br />
La rivoluzione d’Egitto è passata attraverso<br />
Internet, sms, telefoni satellitari,<br />
tutto l’apparato moderno che il regista<br />
oppone a quello studio televisivo cialtrone,<br />
mistificatorio e spoglio. Più tardi, in piazza,<br />
spetta invece alla parola non più a distanza<br />
smascherare gli atti vandalici, l’assalto<br />
al museo orchestrato dal Potere. Quel<br />
Potere, si dice, che, senza batter ciglio,<br />
non esiterebbe a bruciare l’intero Paese,<br />
se volesse. Al dispositivo cinematografico,<br />
equiparato alla telecamera testimone<br />
d’accusa, viene insomma riattribuito il<br />
valore di medium moderno, strumento<br />
di verità. Procedere indietro per andare<br />
avanti. Amir e (è) il cinema. Sarà lui infatti<br />
a diffondere on line il messaggio di Farah.<br />
Decisione che lo riavvicina alla ragazza, e<br />
all’aguzzino di stato Adel, accesso infero<br />
alla rinascita. «Le storie personali del film<br />
non potevano che parlare di oppressioni,<br />
torture, con uomini fatti a pezzi, in un<br />
meccanismo che, nella sua crudeltà, ha<br />
però reso possibile questa rivoluzione».<br />
Come nelle fiabe, perciò, il dominio<br />
dell’Orco e del sortilegio (le piante violate)<br />
provoca la segregazione di eroi e fanciulle.<br />
Dall’oscurità decadente immediatamente<br />
connaturata al lento risveglio, si passa al<br />
chiarore del mare, riservato, nelle immagini<br />
finali, a vittime e carnefici. Immancabile<br />
resoconto, sui titoli di coda, del numero<br />
delle vittime e nessuna conclusione<br />
«forte». L’Inverno/Inferno non è ancora un<br />
Paradiso. Soltanto una prima-vera, il preludio<br />
a un possibile riscatto. «Il popolo farà<br />
la scelta giusta, dategli tempo: il pulcino<br />
nascerà e potrà crescere e volare». n<br />
27<br />
n.81
28<br />
n.81<br />
SPORT<br />
Pallamano<br />
Teknoelettronica<br />
Le novità in campo<br />
Parte un’altra stagione per la Teknoelettronica Teramo del Presidente<br />
Gianni Tanzi Roster attrazione giovanile ed esperienza in<br />
alcuni elementi chiave, sono gli ingredienti che i dirigenti biancorossi<br />
hanno mescolato per ottenere la squadra che parteciperà<br />
al campionato di Prima Divisione Nazionale. Eh si, la serie A Elite non c’è<br />
più: la Federazione ha deciso in estate di inglobare le squadre di Elite a<br />
quelle di A1 in un unico campionato diviso in tre gironi orizzontali. Cosa<br />
vuol dire orizzontali? Vuol dire che, ad esempio, il CUS Palermo non si ritroverà<br />
a giocare la regular season con il Bozen (Bolzano), costringendo<br />
quindi società e squadre a trasferte epiche che in tempo di crisi non ci<br />
si può permettere. Il girone A è stato quindi assegnato alle squadre del<br />
Nord, il girone B a quelle romagnole e marchigiane più Sassari, il girone<br />
C vede la partecipazione delle squadre del centro-sud tra cui, appunto,<br />
la Teknoelettronica. La squadra del tecnico Marcello Fonti (riconfermato)<br />
se la vedrà con le altre due compagini abruzzesi, ovvero Chieti e Città S.<br />
Angelo, ritrova Fasano , Conversano e Noci e da il benvenuto a Putignano,<br />
Lazio, Fondi, Gaeta e Palermo.<br />
dalla<br />
Redazione dimitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
Le prime due squadre di ogni girone e le migliori due terze della regular<br />
season (che si disputerà dal 22 settembre al 30 marzo), parteciperanno<br />
al playoff scudetto. Le ultime due classificate retrocederanno direttamente<br />
in A2. Per quanto concerne la Coppa Italia si giocherà una Final<br />
Four al termine del girone andata tra le prime classificate di ogni girone,<br />
più la migliore seconda tra i tre gironi. Altra novità sono gli stranieri: se<br />
ne può mandare in campo solo uno. La Teknoelettronica è stata capace<br />
di seminare negli anni scorsi, lavorando tanto sui giovani teramani ed<br />
ora ha la fortuna di poter contare, per la nuova stagione, su un roster<br />
giovane ma pronto per la serie A.<br />
In porta è stato riconfermato Matteo Di Marcello e Filippo Di Giandomenico<br />
(ha già vestito la maglia azzurra) è pronto a sostituirlo nel ruolo di<br />
ala destra., la Tekno può contare su Andrea Leodori e su Luca Cantucci.<br />
RiccardoDi Giulio, Alessandro Murri e Marco Almonti sono invece i giovani<br />
terzini destri a disposizione di Fonti, mentre il nuovo capitano Paolo<br />
Di Marcello (Andrea Di Marcello è andato a Prato) e Federico Marano<br />
sono i centrali.. nel ruolo di pivot la Tekno può contare sull’esperienza di<br />
Roberto Conigliaro e Francesco Angeletti, oltre al giovane Massimo Di<br />
Giambattista. Vuk Milosevic, montenegrino è invece lo straniero scelto<br />
dallo staff biancorosso per la nuova stagione: terzino sinistro, ha solo<br />
25 anni, ma già tanta esperienza. Simone Arduini e Adriano Valeri sono<br />
gli altri due terzini sinistri del roster. In chiusura, come alla sinistra, c’è il<br />
riconfermato e “sicilianissimo” Vito Vaccaro, oltre a Davide Barbuti.<br />
Dal punto di vista politico, invece, c’è molto fermento in giro visto che,<br />
da qui a poco, ci saranno le elezioni per la scelta del nuovo Presidente<br />
e quindi la formazione del nuovo Consiglio Federale che governerà per i<br />
prossimi 4 anni. n
ECONOMIA<br />
Coldiretti <strong>info</strong>rma<br />
Vendemmia<br />
Produzione contenuta,<br />
ma di buona qualità<br />
Anche quest’anno i vigneti della provincia di Teramo hanno<br />
subito le conseguenze della siccità. L’andamento climatico<br />
di un’estate che ha portato alte temperature e pochissime<br />
piogge fa infatti annunciare una vendemmia generalmente in<br />
calo del 15% rispetto all’anno 2011. Lo fa sapere la Coldiretti Teramo<br />
sulla base di un primo resoconto da parte delle cantine locali<br />
evidenziando che la diminuzione della resa è però accompagnata<br />
da un buon livello qualitativo delle uve: «la qualità delle uve appare<br />
buona grazie soprattutto alle ultime piogge che hanno consentito<br />
di raccogliere grappoli ricchi e dalla gradazione equilibrata - ha<br />
dichiarato Flaviano di Giampietro enologo dell’omonima azienda di<br />
Giulianova – ma si registra un calo quantitativo rispetto allo scorso<br />
anno di circa il 15%», opinione condivisa anche da Giovanni Faraone<br />
dell’omonima azienda di Giulianova, Maria Luisa Pompili della<br />
cantina Frontenac di Martinsicuro, Caterina Cornacchia della cantina<br />
di<br />
Raffaello<br />
Betti Direttore Coldiretti Teramo<br />
Barone Cornacchia di Torano che si dichiarano soddisfatti della qualità<br />
e che evidenziano la stessa percentuale di flessione quantitativa<br />
rispetto allo scorso anno.<br />
«I terreni hanno sofferto molto nei mesi estivi, mentre i grappoli<br />
esposti al repentino e drastico calo delle temperature dei giorni<br />
scorsi hanno subito danneggiamenti – ha spiegato Giuliano Tavoletti<br />
della cantina Tavoletti<br />
Lidia e Amato di<br />
Controguerra – e se<br />
alcune uve sono migliori<br />
rispetto all’anno<br />
scorso, la riduzione<br />
nella quantità è<br />
stata di circa il 15%».<br />
Uniche eccezioni al<br />
trend generale la<br />
Cantina Colonnella<br />
che fa registrare lo<br />
stesso andamento<br />
dello scorso anno, mentre la cantina Edda Marozzi di Martinsicuro,<br />
più penalizzata dalle condizioni climatiche, ha stimato una flessione<br />
maggiore rispetto alle altre e che si attesta intorno al 20%.<br />
Dopo le piogge che hanno dato un po’ di sollievo ai vigneti affaticati<br />
da un’estate da record gli agricoltori tornano così tra i filari per raccogliere<br />
i vitigni a bacca rossa e portare avanti la vendemmia con<br />
la speranza che una buona escursione tra il giorno e la notte porti a<br />
completamento la maturazione delle uve. n<br />
29<br />
n.81
30<br />
n.81<br />
SPORT<br />
Calcio<br />
Teramo<br />
Calcio<br />
Si volta decisamente pagina. Una categoria di differenza<br />
sembra poco, appena un gradino più in alto. La serie D è<br />
la massima espressione del dilettantismo che sa molto di<br />
professionismo quanto a contenuti tecnici e organizzativi,<br />
almeno per tante blasonate Società che ne fanno parte. Una diversa<br />
qualificazione giuridica dei calciatori e per altri aspetti di non poco<br />
conto, di fatto aumenta il divario tra le due categorie. Nei dilettanti il<br />
calciatore è<br />
un collaboratore<br />
della<br />
società non<br />
ben definito<br />
ed anche<br />
l’aspetto<br />
economico<br />
contribuisce<br />
a tenere<br />
vago il<br />
rapporto,<br />
mentre nei<br />
professionisti<br />
lo stesso è un dipendete della Società con<br />
tutte le garanzie contrattuali e contributive<br />
di un qualsiasi altro lavoratore.<br />
La netta connotazione che il calciatore<br />
assume nei professionisti ha come conseguenza<br />
un aggravio di spesa per la società<br />
titolare delle prestazioni per effetto degli<br />
oneri contributivi che gravano sulla stessa.<br />
C’è poi da considerare che la Federazione<br />
chiede garanzie e adempimenti non riscontrabili<br />
nei dilettanti.<br />
Terminata la rincorsa, dopo quattro lunghi<br />
anni il Teramo si presenta ai nastri di partenza<br />
con le carte in regola per fare un buon<br />
campionato in Seconda Divisione con l’obiettivo minimo di conservare<br />
la categoria. Si sa che l’appetito vien mangiando, per cui se si<br />
dovesse presentare l’occasione e se le cose dovessero andar bene,<br />
come si spera, i play-off potrebbero rappresentare un secondo obiettivo<br />
niente male. Per i buon gustai del calcio la cavalcata vincente<br />
nell’ultimo campionato di Serie D è stata una perla da incorniciare<br />
e resterà nella storia del calcio teramano come una delle migliori<br />
stagioni sportive biancorosse.<br />
di<br />
Antonio<br />
Parnanzone dimitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
Bel giuoco e grande autorevolezza in campo con qualità tecniche<br />
invidiabili è difficile rivederli quest’anno. Il futuro immediato sarà diverso,<br />
per obiettivi e scelte della società legate ad una parsimoniosa<br />
gestione, senza eccessi e improntata ad un sano bilancio che più in<br />
là potrebbe riservare sorprese positive. La Società ha scelto la linea<br />
giovane per mantenere l’equilibrio tra il campo e la partita doppia dei<br />
propri conti. I nuovi orizzonti del calcio vanno verso questa direzione<br />
e forti sono le raccomandazioni degli organi federali nel propinare<br />
incentivi affinchè si affermi definitivamente un “modus operandi”<br />
nella gestione delle società sportive<br />
con i giusti equilibri senza ricorrere<br />
ad artifizi che inevitabilmente, nel<br />
tempo, si ripercuotono negativamente<br />
sull’attività della stessa.<br />
Il riconfermato vertice dello staff<br />
tecnico (Cappellacci e Di Giuseppe)<br />
è chiamato ad attuare la linea che<br />
la Società ha scelto, non per stupire<br />
come nelle passate stagioni, ma per<br />
dare consistenza ad un progetto<br />
positivo e lungimirante. L’organico<br />
attuale, giovane e con elementi<br />
esperti in grado di assicurare la giusta<br />
maturità, è sicuramente in grado<br />
di assicurare risultati<br />
che dovrà condurre la<br />
barca biancorossa al<br />
traguardo di fine stagione.<br />
Al riconfermato<br />
asso centrale di difesa<br />
(Serraiocco, Ferrani,<br />
Speranza) unitamente<br />
al laterale Chovet, ai<br />
centrocampisti Valentini<br />
e Petrella, e all’ariete<br />
Bucchi, si aggiungono i nuovi<br />
arrivati Coletti, Bellucci, De<br />
Stefano, Di Paolantonio,<br />
Scipioni e tanti altri. L’ottimo<br />
gruppo dovrà vedersela con<br />
agguerrite formazioni incluse<br />
nel girone B nazionale dove<br />
regna grande equilibrio. Si dovrà lottare dal primo all’ultimo minuto<br />
di ciascuna gara ed ogni mattone sarà utile per costruire il muro<br />
che dovrà separare la zona tranquilla della classifica da quella della<br />
retrocessione. L’inizio è duro e non sempre si riesce ad esprimere<br />
il vero valore. Conforta la tenuta e il buon carattere della squadra<br />
anche in assenza del risultato positivo. Anche se non è la macchina<br />
da goal della passata stagione, quella di quest’anno sembra essere<br />
squadra equilibrata che non subisce l’avversario, se non a tratti, per<br />
riproporsi a sua volta con forza e determinazione.<br />
Se non emerge perentoriamente nei confronti dell’avversario, nemmeno<br />
si fa mettere sotto nettamente. Come inizio sembra essere<br />
una buona garanzia e quando l’assetto della squadra avrà raggiunto<br />
il livello ottimale, risultati e classifica saranno sicuramente migliori. n
duemiladodici|duemilatredici<br />
direttore artistico Ugo Pagliai<br />
Teramo Teatro Comunale<br />
Regione Abruzzo<br />
Provincia di Teramo<br />
Città di Teramo<br />
Fondazione Tercas<br />
Camera di Commercio di Teramo<br />
Martedì 30 ottobre ore 21 (Turno A)<br />
Mercoledì 31 ottobre ore 17 (Turno C)<br />
Mercoledì 31 ottobre ore 21 (Turno B)<br />
Ercole Palmieri per Ghione Produzioni<br />
e Goldenart Production<br />
Michele Placido<br />
RE LEAR<br />
di William Shakespeare<br />
regia di Michele Placido<br />
e Francesco Manetti<br />
Martedì 27 novembre ore 21 (Turno A)<br />
Mercoledì 28 novembre ore 17 (Turno C)<br />
Mercoledì 28 novembre ore 21 (Turno B)<br />
Teatro Stabile di Calabria / Teatro Quirino<br />
Geppy Gleijeses<br />
Marianella Bargilli<br />
MISERIA E NOB<strong>IL</strong>TÀ<br />
di Eduardo Scarpetta<br />
regia di Geppy Gleijeses<br />
Martedì 4 dicembre ore 21 (Turno A)<br />
Mercoledì 5 dicembre ore 21 (Turno B)<br />
Giovedì 6 dicembre ore 17 (Turno C)<br />
Chi è di Scena Srl<br />
Vincenzo Salemme<br />
<strong>IL</strong> <strong>DI</strong>AVOLO CUSTODE<br />
di Vincenzo Salemme<br />
regia di Vincenzo Salemme<br />
Giovedì 10 gennaio ore 21 (Turno A)<br />
Venerdì 11 gennaio ore 17 (Turno C)<br />
Venerdì 11 gennaio ore 21 (Turno B)<br />
Casanova Multimedia<br />
Luca Barbareschi<br />
<strong>IL</strong> <strong>DI</strong>SCORSO DEL RE<br />
di David Seidler<br />
regia di Luca Barbareschi<br />
Martedì 29 gennaio ore 21 (Turno A)<br />
Mercoledì 30 gennaio ore 17 (Turno C)<br />
Mercoledì 30 gennaio ore 21 (Turno B)<br />
Teatro Stabile del Veneto<br />
Ugo Pagliai • Paola Gassman<br />
WORDSTAR(S)<br />
di Vitaliano Trevisan<br />
regia di Giuseppe Marini<br />
Lunedì 18 febbraio ore 21 (Turno A)<br />
Martedì 19 febbraio ore 17 (Turno C)<br />
Martedì 19 febbraio ore 21 (Turno B)<br />
Artù<br />
Antonio Catania,<br />
Gianluca Ramazzotti<br />
Miriam Mesturino<br />
SE DEVI <strong>DI</strong>RE UNA BUGIA<br />
<strong>DI</strong>LLA ANCORA PIU’ GROSSA<br />
con la partecipazione straordinaria di<br />
Raffaele Pisu e con Nini Salerno<br />
di Ray Cooney<br />
regia di Gianluca Guidi<br />
Mercoledì 13 marzo ore 21 (Turno A)<br />
Giovedì 14 marzo ore 17 (Turno C)<br />
Giovedì 14 marzo ore 21 (Turno B)<br />
Agidi srl<br />
Angela Finocchiaro<br />
Michele Di Mauro<br />
OPEN DAY<br />
di Walter Fontana<br />
regia di Ruggero Cara<br />
Martedì 26 marzo ore 21 (Turno A)<br />
Mercoledì 27 marzo ore 17 (Turno C)<br />
Mercoledì 27 marzo ore 21 (Turno B)<br />
Cardellino srl<br />
Silvio Orlando<br />
<strong>IL</strong> NIPOTE <strong>DI</strong> RAMEAU<br />
di Denis Diderot<br />
regia di Silvio Orlando<br />
Inizio campagna abbonamenti<br />
lunedì 24 settembre 2012<br />
Per <strong>info</strong>rmazioni: Ente Morale Società<br />
della Musica e del Teatro “Primo Riccitelli”<br />
via Nazario Sauro, 27 • 64100 Teramo<br />
tel. 0861/243777 • fax 0861/254265<br />
<strong>info</strong>@primoriccitelli.it<br />
vendita on-line su www.primoriccitelli.it<br />
Teatro Comunale<br />
Via Rozzi, 3 • 64100 Teramo<br />
tel. 0861/246773 • fax 0861/241520