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Maria Pia Paoli - S. Antonino “vere pastor et bonus pastor”: storia e mito <strong>di</strong> un modello<br />

huomo a cui son <strong>di</strong>vota, et per anche per amor del prefato fra Vincenzo che l’ha composta m’è parso<br />

fargli piacer a mandargliela...» 173 .<br />

A Maria Salviati sorella <strong>di</strong> Giovanni il francescano Antonio Sassolini del convento <strong>di</strong> S. Croce <strong>di</strong><br />

<strong>Firenze</strong> 174 destinava nel 1512, un anno prima del ritorno dei Me<strong>di</strong>ci al potere un testo esoterico, l’<br />

Illuminata conscientia 175 , ispirato dal suo maestro il confratello <strong>di</strong> origine bosniaca Juraj Dragišic che, tra il<br />

1482 e il 1491, durante il soggiorno fiorentino come lettore <strong>di</strong> umane lettere, <strong>di</strong>alettica, etica, filosofia e<br />

teologia, prese il nome <strong>di</strong> Giorgio Benigno Salviati. Nel 1489 insieme ai domenicani <strong>di</strong> S. Maria<br />

Novella, ai conventuali <strong>di</strong> S. Croce e a Lorenzo dei Me<strong>di</strong>ci partecipò alla celebre <strong>di</strong>sputa sulla questione<br />

se Dio possa considerarsi causa del male e del peccato. Fu poi il Sassolini, suo <strong>di</strong>scepolo, a far<br />

conoscere al Benigno le pre<strong>di</strong>che sul <strong>di</strong>luvio <strong>di</strong> Savonarola; da qui nacque la sua opera più famosa<br />

scritta in <strong>di</strong>fesa del frate domenicano appena scomunicato, le Propheticae solutiones, (Florentiae, per ser<br />

Laurentium de Morgianis, MCCCCLXXXXVII) 176 . Nell’ambiente dei Me<strong>di</strong>ci e dei Salviati maturò<br />

anche l’opera del Sassolini che ruotava attorno ad una tipica tesi teologica del maestro riguardante la<br />

possibilità per il peccatore <strong>di</strong> salvarsi senza confessione e senza contrizione. Questa <strong>di</strong>fficoltà ed una<br />

serie <strong>di</strong> quesiti altrettanto spinosi venivano messi in bocca alla piccola Maria figlia <strong>di</strong> Jacopo Salviati e<br />

facevano esclamare al complice e compiaciuto Sassolini: “Veramente chi biasima l’ingegno <strong>di</strong> voi donne<br />

non ha ragione se bene fussi philosopho o theologo” 177 . Una sorta <strong>di</strong> punto alto della <strong>di</strong>rezione<br />

spirituale del modo <strong>di</strong> essere devoti e del <strong>di</strong>scorso ascetico-mistico con implicazioni stavolta più<br />

rischiose per l’ortodossia veniva raggiunto nella casa <strong>di</strong> Jacopo e Lucrezia Salviati, “la prudentissima<br />

consorte” che accolse il Sassolini in un pomeriggio del 4 luglio 1511 e che abbiamo conosciuta per la<br />

sua devozione a s. Antonino. Sarà la figlia Maria a polarizzare su <strong>di</strong> sé l’attenzione del frate con le sue<br />

domande incalzanti e complesse sulla natura del peccato, sarà il frate ad esitare se mettere per scritto<br />

quanto richiestogli per poi acconsentire 178 sempre in nome <strong>di</strong> quella immutata tensione che aveva<br />

accompagnato nella <strong>Firenze</strong> del Dominici, <strong>di</strong> Antonino, <strong>di</strong> Savonarola e dei loro epigoni il rapporto tra<br />

lettura e scrittura, fra pre<strong>di</strong>cazione e confessione, in una parola l’esperienza religiosa che permeava <strong>di</strong> sé<br />

ogni attimo e ogni angolo <strong>di</strong> vita vissuta.<br />

Il culto delle famiglie Me<strong>di</strong>ci e Salviati per S.Antonino culminerà nel 1589 con la solenne<br />

traslazione del suo corpo nella cappella fatta appositamente costruire nella chiesa <strong>di</strong> San Marco dai<br />

fratelli Averardo e Antonio Salviati quando sarà arcivescovo <strong>di</strong> <strong>Firenze</strong> Alessandro de’ Me<strong>di</strong>ci figlio <strong>di</strong><br />

173 ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Carte Strozziane, serie I, f. CLVII, c. 252. Su Lucrezia e la famiglia Salviati cfr.<br />

P. Hurtubise, Une famille-témoine. Les Salviati, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana 1985, p. 59 e p. 116.<br />

174 Sassolini nel 1525 fu fatto vescovo <strong>di</strong> Minerbino in Puglia e morì poco dopo nel 1528 (cfr. J. H. Sbaralea, Supplementum et<br />

castigatio ad Scriptores trium or<strong>di</strong>num S. Francisci a Wad<strong>di</strong>ngo allisve descriptos, Romae, ex typ. S. Michaelis ad Ripam apud Linum<br />

Conte<strong>di</strong>m, p. 91).<br />

175 Cfr. Illuminata conscientia opera vulghare per modo <strong>di</strong> ragionamento compilata dal venerando padre frate Antonio Sassolini minore del<br />

Convento <strong>di</strong> Santa Croce <strong>di</strong> <strong>Firenze</strong>[...] nella quale opera si tracta <strong>di</strong>fusamente del peccato, della contritione, della confessione, della satisfatione<br />

et della comunione. Ad laudem Omnipotentis Dei[...], impresso in <strong>Firenze</strong> per ser Antonio <strong>di</strong> Domenico Tubini fiorentino et<br />

Andrea <strong>di</strong> Messer Bartholomeo Ghyrlan<strong>di</strong> da Pistoia, a dì ultimo <strong>di</strong> Septembre, MDXII, Laus Deo. Un breve cenno a questa<br />

opera in R. Rusconi, «Confessio generalis». Opuscoli per la pratica penitenziale nei primi cinquanta anni della stampa, in I frati minori cit.,<br />

p. 213 e anche in C. VASOLI, Una <strong>di</strong>fesa del Savonarola scritta a Ragusa: le «Propheticae solutiones» <strong>di</strong> Giorgio Benigno Salviati in Il<br />

libro nel Bacino Adriatico (secc.XV-XVIII), <strong>Firenze</strong>, Olschki, 1992, p. 182, nota 9.<br />

176 Per un profilo <strong>di</strong> Giorgio Benigno Salviati cfr. G. Ernst, P. Zambelli, Dragišic Juraj, in DBI, vol. 41, Roma 1992, pp.644-<br />

651 e in particolare C. Vasoli, Profezia e ragione. Stu<strong>di</strong> sulla cultura del Cinquecento e del Seicento, Napoli, 1974, pp. 15-127, in<br />

particolare le pp.59-60; Id., Un commento scotista a un sonetto del Magnifico: l’ “Opus septem questionum” <strong>di</strong> Giorgio Benigno Salviati, in<br />

Tra<strong>di</strong>zione classica e letteratura umanistica per alessandro Perosa, a cura <strong>di</strong> R. Car<strong>di</strong>ni, E. Garin, L. Cesarini Martinelli, G.Pascucci,<br />

Roma 1985, vol. II, pp. 533-575; Id., Giorgio Benigno Salviati e la tensione profetica <strong>di</strong> fine ‘400, “Rinascimento”, II serie, 29, 1989,<br />

pp. 53-78 e G. C. Garfagnini, Giorgio Benigno salviati e Girolamo Savonarola. Note per una lettura delle “Propheticae solutiones”, ivi, pp.<br />

81-123.<br />

177 Sassolini faceva questo commento all’inizio del capitolo XIV dopo che Maria aveva chiesto spiegazioni sulla <strong>di</strong>sputa<br />

sorta intorno al sonetto del nonno Lorenzo il Magnifico “Lo spirito talvolta in sé riducto[...]” che poneva al solito il dubbio<br />

sull’origine del peccato, sull’idea <strong>di</strong> predestinazione ecc..<br />

178 Sassolini nella de<strong>di</strong>ca che fa ad Jacopo Salviati narra dell’incontro avuto con Maria, con sua Madre Lucrezia e con i<br />

fratelli e le”devote sorelle”, considerati dal frate tutti dotati <strong>di</strong> ingegno, ma non al pari <strong>di</strong> Maria appena tre<strong>di</strong>cenne che fu la<br />

“prima allo ad<strong>di</strong>mandare et più continua”. Tornato al convento <strong>di</strong> S. Croce Sassolini si convince a mettere per scritto<br />

quanto richiestogli dalla fanciulla tanto precoce e dotta “perchè sa la tua experimentata <strong>di</strong>scretione quanta <strong>di</strong>fferentia sia<br />

infra el parlare et lo scrivere et maxime <strong>di</strong> cose ardue et a’ più gran<strong>di</strong> theologi parute quasi inexplicabili”. Sassolini intitolava<br />

l’opera Illuminata conscientia giocando sull’etimologia del nome ebraico Myriam che significa “illuminata o illuminante”.<br />

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