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Maria Pia Paoli - S. Antonino “vere pastor et bonus pastor”: storia e mito <strong>di</strong> un modello<br />
Dio e trasformando la casa in luogo <strong>di</strong> raccoglimento e <strong>di</strong> orazione 128 . Nonostante la lunga de<strong>di</strong>ca al<br />
Vernagalli, al quale l’autore è grato per avergli consentito <strong>di</strong> pubblicare le sue opere latine <strong>di</strong> filosofia e<br />
teologia, tiene a precisare che la prima “operetta” contenente “ammaestramenti quanto al stato<br />
secolare” fu composta cinque anni prima a richiesta <strong>di</strong> una sua nipote, “nezza quanto alla carne e come<br />
figliola carissima quanto al spirituale ancora...quando fu nobilmente maritata in la celsa città <strong>di</strong><br />
Vinegia...”; la seconda “operetta” fu invece composta ad<strong>di</strong>rittura quin<strong>di</strong>ci anni prima per una sua figlia<br />
spirituale monaca nel monastero <strong>di</strong> santa Croce della Giudecca a Venezia 129 . Una sorta <strong>di</strong> scambio era,<br />
dunque, avvenuto con la moneta che la <strong>di</strong>rezione spirituale e la precettistica familiare scritta in volgare<br />
sembravano aver coniato nel mercato della più complessa controversistica apologetica, <strong>di</strong> cui Della<br />
Spina e il confratello Ambrogio Catarino furono tra i protagonisti negli anni della crisi religiosa e delle<br />
forti contrapposizioni confessionali.<br />
Da Venezia il Dominici era stato esiliato nel 1399; a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tempo da quella Venezia<br />
<strong>di</strong>ventata ricetto sicuro all’esilio dei fuorusciti fiorentini avversari del potere me<strong>di</strong>ceo si rilanciava<br />
attraverso un altro domenicano un messaggio <strong>di</strong> ricomposizione sociale e spirituale. Il tono impiegato<br />
da Bartolomeo Della Spina era, tuttavia, molto mutato; tutto si risolveva nella classica precettistica<br />
fondata sul buon governo della casa affidato alla moglie, sui doveri del marito e sul rispetto reciproco<br />
dei coniugi, allargato alla cerchia dei parenti del marito, suoceri, matrigne e patrigni, cognati, verso i<br />
quali la donna deve essere paziente, qualora siano poveri e, nel caso specifico dei suoceri, comunque<br />
rispettati anche “se fussero un poco noiosi” 130 . L’importanza del “culto interiore” si accompagna alla<br />
pratica del “culto esteriore” scan<strong>di</strong>to dall’ascolto della messa, dalle offerte <strong>di</strong> oggetti sacri quali<br />
immagini devote, calici, paramenti, e “veli anchora ricamati e sottilmente lavorati con seta, oro,<br />
argento 131 ”. Significativa è l’esortazione che a questo proposito Della Spina fa non solo alla recita del<br />
rosario istituito da san Domenico e dal beato Alano, ma alla partecipazione alle confraternite del<br />
Rosario che fiorirono numerose in molte, città italiane proprio negli anni del <strong>di</strong>ssenso religioso 132 .<br />
Quanto all’ educazione dei figli che già nella quarta parte della Regola del Dominici veniva ricondotta, a<br />
cominciare dai giochi dell’infanzia, ad un’ autentica e graduale pratica <strong>di</strong> ascesi cristiana, un elemento<br />
nuovo è introdotto a proposito dei padrini spirituali che, secondo Della Spina, vanno scelti in base ai<br />
buoni costumi, badando, se possibile, a che “il compare sia litterato et pratico in le cose ecclesiastiche et<br />
<strong>di</strong>vine, in la scrittura santa, perché essendo il compare come un altro padre et essendo per questa<br />
contratta cognatione spirituale obligato a instruire in la fede et buoni costumi la creatura la quale tiene al<br />
battesimo, mancando il proprio padre, quanto è più dotto et costumato, tanto meglio può questo<br />
fare 133 ”.<br />
Un segno <strong>di</strong> cambiamento rispetto alla precettistica e alla trattatistica dotta quattrocentesca <strong>di</strong><br />
ambiente domenicano è avvertibile in questa preminenza che il teologo pisano dà alla figura maschile<br />
nell’educazione religiosa dei figli che per tra<strong>di</strong>zione, testimoniata anche da fonti iconografiche, era<br />
attribuita alla madre 134 . Un’altra cesura riguarda l’atteggiamento aristocratico con cui il dotto teologo<br />
considera l’uso del volgare che il Dominici e S.Antonino avevano da subito recepito come strumento<br />
efficace <strong>di</strong> pastorale e <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficazione spirituale. Alla scrittura in volgare Della Spina non si era, infatti,<br />
adattato molto volentieri; la sua non era “opera per ammaestrare o eru<strong>di</strong>r minerva”, pur trovandosi<br />
persone “literate e molto savie <strong>di</strong>lettarsi <strong>di</strong> volgare sermone”. L’intento è al solito quello <strong>di</strong>dascalico<br />
pedagogico, rivolto ai fanciulli e alle donne che vanno preservati dalle letture profane poco e<strong>di</strong>ficanti,<br />
“delle quali ne son piene le case”. Quasi si giustifica verso chi ha un’ alta stima <strong>di</strong> lui per aver “steso il<br />
calamo a sì basso scrivere” 135 . Una posizione personale che denotava, però, un momento <strong>di</strong> transizione;<br />
qualcosa, infatti, si era perso col tempo <strong>di</strong> quell’ efficace dosaggio <strong>di</strong> registri alti e bassi che nei risvolti<br />
squisitamente mistici il Dominici aveva impiegato in alcune parti della Regola, nel Libro <strong>di</strong> amor <strong>di</strong> carità e<br />
nel Trattato delle <strong>di</strong>eci questioni incentrate sul tema dello stato unitivo dell’anima con Dio e della sua<br />
128 Ivi, pp. 4-5.<br />
129 Ivi, pp. IV-V.<br />
130 Iivi, p. 21.<br />
131 Ivi, pp. 3-4<br />
132 Ivi, p. 5.<br />
133 Ivi, p. 22.<br />
134 Cfr. La religion de ma mere: les femmes et la transmission de la foi, sous la <strong>di</strong>rection de J. Delumeau, Paris, 1992.<br />
135 Cfr. Della Spina, Regola cit., p. VI.<br />
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