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Maria Pia Paoli - S. Antonino “vere pastor et bonus pastor”: storia e mito <strong>di</strong> un modello<br />

significato sociale attribuito al matrimonio è la storia tutta laica <strong>di</strong>ffusa dal 1471 della storia d’amore tra<br />

la quin<strong>di</strong>cenne Lionora figlia <strong>di</strong> Almerigo Bar<strong>di</strong> e il <strong>di</strong>ciottenne Ippolito figlio <strong>di</strong> Buondelmonte<br />

Buondelmonti entrambi rampolli <strong>di</strong> due famiglie notoriamente nemiche abitanti “nella magnifica et<br />

bellissima cità de <strong>Firenze</strong>...che per la loro gran potentia et ricchezza tiravano a sé quasi tutta la terra a<br />

<strong>di</strong>visione”. Il lieto fine garantito dalla complicità <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> figure femminili, dalla zia <strong>di</strong> Leonora<br />

badessa nel monastero <strong>di</strong> Monticelli alla madre <strong>di</strong> Ippolito, che nel frattempo si era ammalato <strong>di</strong><br />

malinconia, fece sì che dopo un finto matrimonio clandestino i rispettivi padri “rifermarono il<br />

parentado” e dopo duecento anni <strong>di</strong> inimicizie “parevano tutti d’un sangue” 107 .<br />

In questa prospettiva pacificatrice il ruolo della donna è ritenuto centrale, al punto che la stessa<br />

<strong>di</strong>rezione spirituale comincia a confondersi con la precettistica familiare, non essendo avulsa da contesti<br />

storici ben precisi e legati alla vita civile. In tale contesto si colloca la composizione della Regola del<br />

governo <strong>di</strong> cura familiare scritta dal Dominici nel 1401 per Bartolomea degli Alberti moglie dell’esiliato<br />

Antonio <strong>di</strong> Niccolò col quale si era sposata in seconde nozze nel 1389, anno <strong>di</strong> nascita <strong>di</strong> Antonino<br />

Pierozzi., e nel pieno delle contese insorte dopo la reazione al governo dei Ciompi alle quali Antonio<br />

aveva preso parte. L’Alberti morì a Bologna nel 1415 e solo nel 1428 la Repubblica fiorentina<br />

riconobbe la sua innocenza nel corso della reazione contro la politica <strong>di</strong> Maso degli Albizi 108 . La <strong>Firenze</strong><br />

delle faide familiari, spesso tutt’uno con l’origine delle fazioni politiche, fu, dunque, il terreno fertile <strong>di</strong><br />

questa letteratura devota seguita da una fioritura <strong>di</strong> precettistica laica ad opera <strong>di</strong> umanisti quali<br />

Leonardo Bruni, Paolo da Certaldo, Francesco da Barberino, Leon Battista Alberti. Solo <strong>di</strong> recente è<br />

stata riscoperta come elemento portante <strong>di</strong> un processo più generale <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplinamento sociale che<br />

trasferiva tra le pareti domestiche le regole della vita religiosa intesa come vita monastica 109 .<br />

Il 1401 era un anno denso <strong>di</strong> significato anche per il Dominici e coincideva con il suo esilio da<br />

Venezia per le note vicende legate al movimento dei Bianchi del 1399. A questo punto è interessante il<br />

modo e il fine con cui si recupera in maniera positiva il dramma dell’esilio subito nella vita terrena:<br />

l’esilio che colpiva la famiglia <strong>di</strong> Bartolomea creava l’occasione per un trattato <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficazione spirituale<br />

e morale che poneva al centro il ruolo unificante giocato dalla famiglia stessa a <strong>di</strong>spetto della<br />

<strong>di</strong>spersione materiale dei suoi membri 110 . D’altro lato si teneva in vita un saldo punto <strong>di</strong> riferimento<br />

nella continuità della comunicazione epistolare, attraverso la quale il Dominici si tenne in contatto con<br />

le suore del monastero veneziano, con Bartolomea, con altre figlie spirituali non bene identificate e con<br />

il mercante pratese Francesco <strong>di</strong> Marco Datini 111 .<br />

Con Bartolomea il Dominici ebbe un autentico colloquio su temi ascetico-mistici e <strong>di</strong><br />

Bartolomea ci restano alcune sue lettere in<strong>di</strong>rizzate ad altrettante, ma sconosciute figliuole spirituali che<br />

sono ancora ine<strong>di</strong>te. Se i temi <strong>di</strong> queste lettere non hanno sempre <strong>di</strong>retta attinenza con quanto<br />

Bartolomea aveva <strong>di</strong>scusso col Dominici, si percepisce, tuttavia, l’osmosi profonda che, attraverso<br />

l’ascesi si era creata tra lo stato <strong>di</strong> vita secolare e la vita religiosa. Un elemento che balza subito agli<br />

occhi è il richiamo frequente ad una me<strong>di</strong>tazione cólta, nutrita <strong>di</strong> letture fatte precedentemente e poi<br />

commentate da Bartolomea per le sue <strong>di</strong>scepole. La prima lettera <strong>di</strong> risposta riguarda una me<strong>di</strong>tazione<br />

nata “dopo che haviamo lecto dello abbate Isaach sopra lo attender prima a se medesimo insino che<br />

eravamo infermi et doppo il patimento della infirmità et acquistamento della vera sanità attendere all’<br />

a<strong>di</strong>utorio del proximo non abbandonando perciò noi 112 ”. La lettura si riferisce ad uno dei tanti<br />

volgarizzamenti della vita del teologo e abate cistercense Isacco della Stella contemporaneo <strong>di</strong> Abelardo,<br />

Ugo <strong>di</strong> san Vittore e Pietro Lombardo. In quanto esempio <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficazione morale le Vitae patrum<br />

matrimoniale e patriziato nella <strong>Firenze</strong> del ‘400. Stu<strong>di</strong> sulla famiglia Strozzi, <strong>Firenze</strong> 1991 e A. Molho, Marriage alliance in Late me<strong>di</strong>eval<br />

Florence, Harvard University Press, Cambridge Mass., 1995.<br />

107 Cfr. Hyppolito et Lionora, s.d. [Padova, Lorenzo Canozio, circa 1471], cc. modernamente numerate. L’ultima e<strong>di</strong>zione è del<br />

1479. Cfr. Igi 5392-5397.<br />

108 Il ruolo <strong>di</strong> tutela esercitato sulla donna considerata fulcro della vita sociale è <strong>di</strong>mostrato dall’ esclusione dal bando per le<br />

donne degli esiliati come gli Alberti (cfr. S. Foster-Baxendale, Exil in Practice: Alberti family in and out of Florence 1401-1428,<br />

“Renaissance Quarterly”, 1991, pp. 720-756).<br />

109 Un’antologia dei degli autori ricordati in M. Lenzi, Donne e madonne, Torino 1982.<br />

110 Nel senso <strong>di</strong> un’e<strong>di</strong>ficazione religiosa e morale vanno considerate le note lettere <strong>di</strong> Alessandra Macinghi Strozzi ai figli<br />

sban<strong>di</strong>ti da <strong>Firenze</strong> (cfr. A. Macinghi Strozzi, Lettere <strong>di</strong> una gentildonna fiorentina del secolo XV ai figliuoli esuli, a cura <strong>di</strong> G. Guasti,<br />

<strong>Firenze</strong> 1877 e anche Id. Tempo <strong>di</strong> affetti e <strong>di</strong> mercanti: lettera ai figli esuli, Milano, 1987.<br />

111 Cfr. Dominici, Lettere spirituali cit.<br />

112 Cfr. Biblioteca Riccar<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> <strong>Firenze</strong>, Ms. Riccar<strong>di</strong> 1444, cc. 245v-248r.<br />

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