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Maria Pia Paoli - S. Antonino “vere pastor et bonus pastor”: storia e mito <strong>di</strong> un modello<br />
Ma <strong>di</strong> quegli che vengono d’ogni parte del Regno al Parlamento <strong>di</strong> Parigi concio sia che el re reputi se<br />
fisco cioè dominatore sopra tutto el reame non havendo superiore, pare che quivi si possi confessare dal vescovo<br />
o dal parrocchiano nel quale fermano la loro habitatione. Ma il contrario è vero, cioè che non si possono absolver<br />
per cagione del Parlamento se non hanno licentia da’ lor prelati, imperrocché el re non ha potestà sopra lo<br />
spirituale, el vescovo solo sopra la <strong>di</strong>ocesi sua.<br />
Fa eccezione la Corte romana dove ciascuno si può confessare “come al suo curato come al<br />
sommo Penitentiario”. 82<br />
Nelle cinquanta e<strong>di</strong>zioni che furono fatte del Defecerunt tra il 1472 e il 1566 sarà possibile<br />
riscontrare ulteriori aggiunte o correzioni, ma che in ogni caso nulla tolgono al successo dell’opera e<br />
soprattutto del suo autore percepibile anche nelle tracce minime e sempre significative lasciate da un<br />
anonimo possessore <strong>di</strong> un esemplare del Confessionale <strong>di</strong> Girolamo Savonarola sulle pagine dell ‘e<strong>di</strong>zione<br />
veneziana del 1507 83 . Si tratta <strong>di</strong> poche note manoscritte, <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> excerpta devoti che<br />
precedono il frontespizio corredato da una xilografia. Nella prima <strong>di</strong> queste note si riferisce<br />
l’interpretazione data da Antonino alla terza apparizione fatta da Gesù risorto a Simon Pietro simbolo<br />
dell’apostolato attivo, come aveva ricordato all’inizio del Trialogus, nonché del primato della chiesa <strong>di</strong><br />
Roma, ma soprattutto della funzione pastorale del vicario <strong>di</strong> Cristo, a cui fu detto “Pasce oves meas” :<br />
Jehsus Maria Virgo<br />
Beatus Antoninus Archiepiscopus florentinus super apparitione domini nostri Jesu Xti post ejus<br />
resurrectione interrogatus ait: manifestavit se tertio Dominus noster Jesus Xtus ei qui trinam negationem trina<br />
confessione <strong>di</strong>luerat sincerae <strong>di</strong>lectionis non solum omnem substantiam ac honorificentiam sed et propriam<br />
vitam pro Christi amore paratus exponere Simoni videlicet Petro ecc.<br />
L’imme<strong>di</strong>atezza <strong>di</strong> questo ricordo <strong>di</strong> un Antonino quasi re<strong>di</strong>vivo che a domanda risponde dà<br />
bene l’idea della solida immagine <strong>di</strong> auctoritas ormai acquisita dall’arcivescovo <strong>di</strong> <strong>Firenze</strong> e fondata sulla<br />
dottrina in<strong>di</strong>rizzata concretamente alla pastoralità. Anche il Confessionale <strong>di</strong> Savonarola dopo la prima<br />
e<strong>di</strong>zione del 1499 ebbe una notevole fortuna in epoca postridentina e soprattutto in area padana 84 . Al <strong>di</strong><br />
là del fenomeno squisitamente tipografico collegato a questo genere <strong>di</strong> letteratura in tale periodo, resta<br />
fermo il fatto che nel 1499, a un anno dalla tragica morte del Savonarola, erano già uscite le numerose<br />
e<strong>di</strong>zioni dei tre confessionali <strong>di</strong> Antonino, che Savonarola ben conosceva e che non intendeva sostituire<br />
con qualcosa <strong>di</strong> innovativo. Lo schema seguito da fra’ Girolamo, infatti, non <strong>di</strong>fferiva da quello<br />
consueto riservato allo svolgimento della confessione: la “scientia” e la “potestas” del confessore, l’or<strong>di</strong>ne<br />
da seguire nell’interrogatorio del penitente, la cognizione dei peccati, del decalogo, dei sacramenti, la<br />
qualità delle varie penitenze e l’assoluzione. Nulla <strong>di</strong> particolarmente originale e tutto all’insegna ormai<br />
vincente e duratura <strong>di</strong> quell’atteggiamento “dulcis et affabilis” che il confessore, più me<strong>di</strong>co che giu<strong>di</strong>ce,<br />
doveva seguire 85 . L’unica sensibile <strong>di</strong>fferenza con i confessionali <strong>di</strong> Antonino sta nel fatto che quello <strong>di</strong><br />
Savonarola si rivolge espressamente, come si legge nel Prologo preceduto da un passo del capitolo XI del<br />
Deuteronomio 86 , ai confratelli dell’or<strong>di</strong>ne domenicano e in particolare a quelli ancora inesperti <strong>di</strong><br />
confessione. Quello che colpisce è la sua insistenza sull’obiettivo <strong>di</strong> semplicità che il testo si prefiggeva<br />
<strong>di</strong> raggiungere nel mare magnum, “intransettabile pelagus”, del <strong>di</strong>ritto naturale e <strong>di</strong>vino, nonché del <strong>di</strong>ritto<br />
positivo statutario così vario e complesso.<br />
82 Ci si riferisce qui all’ufficio <strong>di</strong> Penitenziere Maggiore istituito alla metà del XII secolo e affidato ad un car<strong>di</strong>nale che<br />
provvedeva a risolvere ”in foro conscientiae” i casi riservati al papa, ma anche a liberare i supplicanti dalle conseguenze<br />
giuri<strong>di</strong>che esterne causate dall’irregolarità commessa (cfr. F. Tamburini, Santi e peccatori. Confessioni e suppliche dei registri della<br />
Penitenzieria dell’Archivio segreto Vaticano (1451-1586), Milano 1995).<br />
83 Cfr. G. S,avonarola, Confessionale pro instructione confessorum[...]Insuper recollectorium ru<strong>di</strong>mentorum sacrae theologiae pro novis<br />
prae<strong>di</strong>catoribus et confessoribus fructuosissimum...,per Lazarum Soardum, in alma Venetiarum urbe anno salutis MDVII, Die 18<br />
augusti.<br />
84 Cfr. Turrini, La coscienza e le leggi, cit., passim.<br />
85 Questo atteggiamento conciliante del confessore nei confronti del penitente era stato raccomandato da s. Tommaso d’<br />
Aquino e ripreso in quasi tutti i manuali per la confessione. Nel Defecerunt Antonino ricordava che il confessore doveva<br />
suscitare la speranza ed essere partecipe della fatica se voleva essere partecipe del gau<strong>di</strong>o (cfr. J. Delumeau, L’aveu et le pardon<br />
cit., pp. 25-30).<br />
86 “Ponite haec verba mea in cor<strong>di</strong>bus et in auribus et suspen<strong>di</strong>te ea pro signo in manibus et in ter oculos vestros collocate.<br />
Docete filios vestros ut illa me<strong>di</strong>tentur”.<br />
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