Anestetismi musicali. Breve saggio sull'utilizzo ideologico ... - Carducci
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Daniele Stroppolo<br />
re viene mutato in compratore convinto sulla linea della minima<br />
opposizione. I momenti parziali non hanno più una funzione<br />
critica di fronte a un tutto preordinato, ma sospendono la<br />
critica che la vera totalità estetica esercita nei confronti della<br />
totalità incrinata della società. Viene insomma sacrificata loro<br />
l’unità sintetica, ed essi non ne producono più una che sostituisca<br />
quella reificata, ma si mostrano condiscendenti proprio<br />
verso questa. I momenti isolati di fascino sensoriale si dimostrano<br />
inconciliabili con la costituzione immanente dell’opera<br />
d’arte e sacrificano ciò che innalza l’opera d’arte a conoscenza<br />
vincolante: essi non sono cattivi di per se stessi ma per la loro<br />
funzione smorzatrice. Servi del successo, si spogliano di quel<br />
tratto di insubordinazione loro inerente, e si vincolano alla connivenza<br />
con tutto ciò che l’attimo isolato è in grado di offrire a<br />
un individuo che è a sua volta isolato e da tempo non è nemmeno<br />
più un individuo. Nell’isolamento gli stimoli si ottundono<br />
e producono clichés tratti dal patrimonio corrente. 8<br />
La musica leggera e quella colta, quella definita comunemente<br />
“classica”, finiscono quindi per assumere la stessa alienante funzione<br />
di intrattenimento meramente epidermico. Ciò non solo<br />
per il fatto che tale fruizione è connaturata nella musica leggera e<br />
può facilmente essere applicata anche all’ascolto di arie famose o<br />
estratti celebri da opere più strutturate, ma soprattutto perché<br />
l’ascoltare, opportunamente addestrato dalla radio, anche all’ascolto<br />
di una composizione completa, non è in grado di mettere in<br />
funzione gli strumenti critici necessari per decodificare l’opera<br />
nella sua interezza. L’ampio respiro di ogni sinfonia, di ogni opera<br />
lirica finisce per ridursi ad una serie spezzata di brevi spasmi<br />
più o meno orecchiabili, e quindi più o meno piacevoli.<br />
Rimane estranea a tale meccanismo la musica colta moderna,<br />
quella che oggi noi definiremmo d’avanguardia, la quale ha<br />
scientemente rinunciato a ogni traccia di eufonia, di piacevolez-<br />
8 ADORNO TH. W., Dissonanze, cit., p. 13.