Anestetismi musicali. Breve saggio sull'utilizzo ideologico ... - Carducci
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<strong>Anestetismi</strong> <strong>musicali</strong><br />
neo, ma come l’imitazione parodistica di uno sfogo, un tentativo<br />
di riproduzione che oscilla in modo totalmente scisso tra<br />
l’esternazione spontanea e una sua primitiva figurazione. Quanto<br />
al canto melodico, nella musica leggera non commerciale il<br />
suo andamento non si distacca molto dalla canzonetta; e molto<br />
spesso è proprio la linea melodica vocale a semplificare la comprensione<br />
armonica e strutturale del pezzo dimostrando il suo<br />
diatonismo anche a fronte di qualche soluzione d’arrangiamento<br />
complessa e articolata. Infatti le dissonanze non risolte non<br />
sono contemplate nell’andamento vocale, e dove esse sono presenti<br />
nella base strumentale la voce si fa da parte rimanendo in<br />
silenzio o affidandosi a soluzioni puramente ritmiche (come<br />
quelle del grido) o di commento attraverso una qualche forma<br />
di recitato. Da questo punto di vista, quindi, le soluzioni della<br />
musica underground più che sconfessare quelle della musica da<br />
classifica sembrano confermarle per sottrazione.<br />
Al di là degli esiti estetici in sé, sembra importante tentare di<br />
comprendere se queste forme <strong>musicali</strong> non allineate promuovano<br />
un tipo di ascolto diverso da quello che viene inculcato<br />
dalla musica commerciale; se, insomma, il loro insieme sonoro<br />
esca effettivamente dagli standard imposti all’orecchio del<br />
fruitore di musica popular inducendolo a un grado di attenzione<br />
e di concentrazione maggiore; o se, invece, sia anch’esso appiattito<br />
nel ruolo di soundtrack dell’esistenza.<br />
Ebbene, se anche alcuni aspetti della musica leggera non<br />
commerciale si allontanano da alcuni logori aspetti di quella da<br />
classifica, ve ne sono altri che invece conducono il fruitore a<br />
schemi d’ascolto stereotipati: passività, distrazione, uso di<br />
sottofondo. Vi sono infatti alcune componenti della musica non<br />
colta che le sono, almeno allo stato degli sviluppi attuali, del<br />
tutto connaturate: la diatonia nelle parti melodiche e l’uso di un<br />
beat, di una regolarità ritmica che schematizza ogni metro in una<br />
uniformità di fondo per cui l’uso di tempi composti, poliritmie<br />
e tempi dispari (anche nei casi non frequenti in cui sono utiliz-<br />
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