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PW-E520 Operation-Manual IT - Sharp

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IL DIZIONARIO DEI SINONIMI E CONTRARI<br />

AVVERTENZE PER LA CONSULTAZIONE<br />

1. Ordinamento e raggruppamento. I singoli lemmi e locuzioni sono in carattere<br />

tipografico nero e in ordine rigorosamente alfabetico: a (1), a (2), a-, abacà, àbaco,<br />

ab aeterno, ab antiquo, abàte, ecc. Sempre in neretto, ma in corpo minore sono i<br />

rimandi, le forme riflessive o intr. pron., i riferimenti delle forme alterate e dei participi.<br />

Es.: senonché V. sennonché, regolàre ... regolarsi, pacchétto ... dim. di pacco,<br />

dichiarànte part. pres. di dichiarare.<br />

2. Struttura della voce. Ogni singolo lemma riproduce uno schema fisso in cui sono<br />

previste le seguenti partizioni: trascrizione fonematica per le parole straniere,<br />

etimologia per le parole straniere o per le italiane che richiedono una spiegazione per<br />

capirne meglio i sinonimi, qualifica grammaticale, sezione semantica, fraseologia.<br />

3. Vocabolo. Il lemma (o esponente o vocabolo) è la parola o la locuzione o l’affisso<br />

di cui tratta la voce e si distingue per il carattere nero; su ogni lemma è indicato<br />

anche l’accento tonico; si sono usati due tipi di segnaccento: uno nello stesso<br />

carattere nero quando è obbligatorio nella scrittura normale (per es. bontà, perciò,<br />

ecc.) e uno stampato in chiaro quando non ricorre nella scrittura normale (per es.<br />

lodàre, brusÌo, ecc.). Ambedue hanno la duplice funzione di segnare la sillaba<br />

accentata e di indicare il grado di apertura grave o acuto delle e e delle o toniche (per<br />

es. argoménto, acèrbo, adulatóre, acròbata, perché, cioè).<br />

Gli omografi, cioè le parole uguali come scrittura ma di significato diverso, sono<br />

distinti da un numero posto alla fine del lemma tra parentesi tonde in neretto (per es.<br />

gràna (1) ... gràna (2) ...).<br />

I lemmi costituiti da prefissi o primi elementi sono seguiti da un trattino (mega-, melo-);<br />

i suffissi o secondi elementi ne sono invece preceduti (-filo, -fobo).<br />

4. Rinvio. Si è fatto uso del rinvio per le varianti di forma. Si considera variante di<br />

forma di un vocabolo quella parola che presenta, rispetto a un’altra più comune<br />

nell’uso, differenze fonetiche o grafiche ma ha la stessa base etimologica e gli stessi<br />

significati, tali quindi da comportare identica trattazione se venisse sviluppata in<br />

maniera autonoma e distinta.<br />

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In questo caso la parola meno comune rinvia semplicemente a quella più comune e<br />

non compare fra i sinonimi di quest’ultima (es.: melagràno V. melograno).<br />

Il rinvio è stato ancora usato per quelle parole che, pur conservando differenze<br />

nell’uso e nella frequenza, coprono sostanzialmente le stesse aree di significato;<br />

questo soprattutto quando la vicinanza alfabetica è tale da non richiedere una<br />

stesura separata. In questo secondo caso viene data l’indicazione della qualifica<br />

grammaticale e, ove occorra, del livello d’uso del vocabolo; a sua volta tale vocabolo<br />

compare fra i sinonimi del lemma a cui rinvia (es.: intramùscolo agg. inv. V.<br />

intramuscolare. Quindi: intramuscolàre agg. endomuscolare, ... intramuscolo ...).<br />

5. Qualifica grammaticale. La qualifica grammaticale è abbreviata (agg., s. m., s. f.,<br />

v. tr. ...) ed eventualmente preceduta da una lettera maiuscola in nero (A, B, ecc.) nel<br />

caso che la stessa voce presenti una certa varietà di funzioni grammaticali (per es.<br />

centràle A agg. ... B s. f. ...; abbagliàre A v. tr. ... B v. intr. ... C abbagliarsi v. intr. pron.<br />

...).<br />

6. Sezione semantica. Questa sezione contiene la trattazione dei vari sinonimi e<br />

contrari ed è suddivisa in base alle diverse accezioni del lemma contrassegnate da<br />

numeri arabi in grassetto (1, 2, ecc.).<br />

Immediatamente dopo il numero, o se questo manca, dopo la qualifica grammaticale,<br />

si trova l’eventuale indicazione dei limiti d’uso stilistici o relativi ai linguaggi<br />

specialistici, in carattere corsivo e tra parentesi: (lett.), (poet.), (raro), (med.), (edit.),<br />

(ing.), (biol.), ecc. oppure una breve spiegazione, sempre in corsivo e tra parentesi,<br />

che indica il contesto d’uso dei sinonimi o contrari elencati.<br />

A loro volta, sinonimi e contrari di uso non comune o specialistico sono accompagnati<br />

dall’indicazione della loro classe di appartenenza, ad es.: bambÌno ... bimbo (fam.),<br />

marmocchio (scherz.), frugolino (fam.), pargolo (lett.), putto (raro), baby (ingl.).<br />

Le sfumature di una certa evidenza all’interno di una accezione sono precedute da<br />

un quadratino.<br />

I contrari seguono i sinonimi e sono preceduti dall’abbreviazione CONTR.<br />

Esiste un’ulteriore sezione, introdotta dall’abbreviazione CFR. (confronta), che<br />

accoglie i termini che non sono né sinonimi né in evidente opposizione con il lemma

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