cesca, una passione contagiosa - Alp Cub
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70<br />
lo ebraico e, soprattutto, sulla<br />
shoà ed organizzò con Claudio<br />
Canal un corso di formazione<br />
molto ricco ed interessante,<br />
permettendomi tra l’altro di<br />
scoprire la storia di Margarete<br />
Buber Neumann, autrice del libro:<br />
“Milena, l’amica di Kafka”,<br />
e che fu travolta dalle vicende<br />
del suo tempo e fu “prigioniera<br />
di Stalin e di Hitler”, passando<br />
dai gulag sovietici al campo di<br />
sterminio nazista.<br />
Rispetto alla questione araboisraeliana<br />
era, come molti ebrei<br />
di sinistra, dilaniata tra l’amore<br />
per lo stato ebraico e per le sue<br />
radici storiche e la solidarietà<br />
verso le sofferenze del popolo<br />
palestinese: pur non condividendo<br />
le scelte politiche dei<br />
governi israeliani cercava di<br />
mantenere sul conflitto uno<br />
sguardo obiettivo, di non dare<br />
giudizi manichei. Sapeva come<br />
fosse difficile questa posizione,<br />
come fosse complesso spiegarla<br />
e condividerla e forse ci univa<br />
proprio il senso di straniamento<br />
che, in certe occasioni,<br />
ci impedisce di “appartenere”<br />
completamente ad <strong>una</strong> parte.<br />
Ma di Fran<strong>cesca</strong> ho anche ricordi<br />
più lontani: i primi tempi<br />
della mia vita a Pinerolo (1974-<br />
75) frequentavo il consultorio<br />
di Via dei Mille, dove si parlava<br />
di donne e si sentivano ancora<br />
echi di un femminismo rivendicativo<br />
e arrabbiato: Fran<strong>cesca</strong><br />
veniva con il suo inseparabile<br />
lavoro a maglia e ricordo con<br />
nostalgia la scoperta di questa<br />
strana donna, così diversa, così<br />
unica: ovviamente fui colpita<br />
dal suo straordinario senso<br />
dell’umorismo, dell’autoironia,<br />
e ricordo in modo particolare<br />
i suoi racconti sull’occupazione<br />
dell’Università durante il<br />
68: il coinvolgimento emotivo,<br />
il senso di comunione con gli<br />
altri, la sensazione di scrivere<br />
la storia, ma, poi, la stoccata<br />
finale: “la notte si facevano i<br />
turni per vegliare ed io assolvevo<br />
il mio compito con assoluta<br />
serietà e senso del dovere,<br />
nei corridoi in penombra, con<br />
le porte delle aule chiuse, per<br />
chi doveva riposare ... Ma poi<br />
scoprii che dietro a quelle porte<br />
si scopava tantissimo, a mia<br />
insaputa! ...”<br />
Questa per me era Fran<strong>cesca</strong>,<br />
idealista e dissacrante.<br />
E poi c’è ancora altro, la sua<br />
sensibilità, la tenerezza con cui<br />
capiva i tuoi patimenti. Fran<strong>cesca</strong><br />
fu insegnante di mia figlia,<br />
ragazzina timidissima ed<br />
insicura; ogni tentativo di approccio<br />
da parte di Fran<strong>cesca</strong><br />
si scontrava con un muro di<br />
terrore e apparentemente rimbalzava<br />
senza forare la corazza<br />
di angoscia di <strong>una</strong> quindicenne<br />
in difficoltà. So che questo<br />
fu un grande dolore per lei e,<br />
quando la vidi per l’ultima volta<br />
in ospedale, confusa dai farmaci<br />
ed indifesa, mi disse che