cesca, una passione contagiosa - Alp Cub

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03.06.2013 Views

64 fili e di colori; attenta a fare, disfare, rifare, seguendo un disegno mentale chiaro anche per chi vi gettava appena lo sguardo;oppure la vedo seguire, illuminandosi, un’alternanza di colori inaudita, incomprensibile, da pelle d’oca … e poi, eccola, a un tratto, d’improvviso, lasciare a mezz’aria sospesi le braccia i ferri, e nel silenzio sento quel suo inconfondibile inimitabile: uhmm … come chiamarlo? … quel suo moto di approvazione che riempiva il silenzio. E allora, come per incanto, ciò che avevi appena detto rimbalzava nell’aria e ti ritornava reale chiaro vero; e improvvisamente tutto cambiava intorno a te, che ti sentivi autorizzata a continuare, rinfrancata, rafforzata, esistente in relazione, in comunicazione. Non solo con lei. Col mondo. Questo è stata Francesca per me anche al Buniva. E molto OSÌ ... Un sorriso, una parola, una frase detta per scherzare, la Sardegna, la Sicilia, altro che si potrebbe chiamare amicizia, relazione politica, affidamento… vita. E proprio perché vita nella nostra esperienza comune non è mancata quella che lei con termine romanesco chiamava “zella”: l’incomprensione, la gelosia, l’invidia, la collera, il conflitto … E la ricucitura, in cui Francesca è stata maestra, fino alla fine. N.B. So che non si dispiace di questa nota d’ombra; anzi, sento che di nuovo ha fermato per un attimo il suo lavoro ai ferri e, sollevando il viso verso di me, mugugna la sua approvazione. Essendo il parlare in spirito di verità un altro dei nostri incerti tentativi comuni. Grazie ancora, Francesca. Pinuccia CORRIAS Palermo, il treno, questi arancini mi fanno impazzire! Il cous cous,

la destra, la sinistra, gli ebrei, i cattolici, i valdesi, un corridoio di libri, uto, la mafia, i cento passi, ma tu sei pazzo! 10 taxi in fila nella notte, noi visti dal di fuori, persone scrutate nell’interno, le cose non dette, le cose ripetute, l’amicizia, quando sai il sesso del nascituro ti faccio la coperta! Il sottotetto, il cinema, gli allievi, la passione, ascoltare, il mare, la montagna, chi ama ascoltarsi, chi non vuo- Quando Paola mi ha detto che a scuola stavano preparando un volumetto per ricordare Francesca e mi ha chiesto se avessi voluto anch’io scrivere qualcosa, la risposta immediata, di pancia, è stata “no!”: no perché lei è presente, nelle piccole come nelle grandi cose, nella mia vita quotidiana. Ho avuto, ed ho tutt’ora, molta difficoltà a piangere la morte di Francesca. Quante volte nelle nostre fitte e disparate chiacchiere, abbiamo parlato di elaborare il lutto, forse le poche righe che alla fine ho deciso di scrivere potranno servire a questo. “Sugli amanti posso chiudere un occhio ma gli amici nessuno me li deve toccare” era una frase ricorrente di Francesca, ero contento che me lo dicesse, ero egoisticamente contento per questa sensazione di esclusività le capire, chi è solo, chi è lasciato solo, chi sa stare ovunque, la commissione, scrivere, leggere, guardare, sentire. la coperta: troppo tardi per Sofia. Francesca: un po’ presto per andare via! Lollo che mi dava, solo al suo funerale ho capito veramente la bellezza della sua capacità di entrare in relazione esclusiva con gli altri e quindi il senso delle sue parole. Io, così come penso molti e molti altri, ho avuto la fortuna di incrociare nella mia vita la meteora ‘Spano’ ed essere scelto da lei come amico. Francesca era una donna dai mille interessi, dai mille impegni e dalle mille risorse. Il destino, come diceva sempre mio nonno per dare una interpretazione alle cose inspiegabili, ha voluto che i nostri percorsi si incontrassero, facendone un tratto insieme, oltre che a scuola, nostro luogo di lavoro, anche in altri luoghi pubblici e privati: ci siamo così ritrovati dall’essere compagni di partito all’organizzare le vacanze insieme, dall’esperienza del consiglio comunale alle confidenze più personali, dall’essere il suo guru informatico ai consigli reciproci 65

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per chi vi gettava appena lo<br />

sguardo;oppure la vedo seguire,<br />

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di colori inaudita, incomprensibile,<br />

da pelle d’oca … e poi,<br />

eccola, a un tratto, d’improvviso,<br />

lasciare a mezz’aria sospesi<br />

le braccia i ferri, e nel silenzio<br />

sento quel suo inconfondibile<br />

inimitabile: uhmm … come<br />

chiamarlo? … quel suo moto<br />

di approvazione che riempiva<br />

il silenzio. E allora, come per<br />

incanto, ciò che avevi appena<br />

detto rimbalzava nell’aria e ti<br />

ritornava reale chiaro vero; e<br />

improvvisamente tutto cambiava<br />

intorno a te, che ti sentivi<br />

autorizzata a continuare, rinfrancata,<br />

rafforzata, esistente<br />

in relazione, in comunicazione.<br />

Non solo con lei. Col mondo.<br />

Questo è stata Fran<strong>cesca</strong> per<br />

me anche al Buniva. E molto<br />

OSÌ ... Un sorriso, <strong>una</strong><br />

parola, <strong>una</strong> frase detta<br />

per scherzare, la<br />

Sardegna, la Sicilia,<br />

altro che si potrebbe chiamare<br />

amicizia, relazione politica, affidamento…<br />

vita. E proprio perché<br />

vita nella nostra esperienza<br />

comune non è mancata quella<br />

che lei con termine romanesco<br />

chiamava “zella”: l’incomprensione,<br />

la gelosia, l’invidia, la<br />

collera, il conflitto … E la ricucitura,<br />

in cui Fran<strong>cesca</strong> è stata<br />

maestra, fino alla fine.<br />

N.B. So che non si dispiace di<br />

questa nota d’ombra; anzi, sento<br />

che di nuovo ha fermato per<br />

un attimo il suo lavoro ai ferri e,<br />

sollevando il viso verso di me,<br />

mugugna la sua approvazione.<br />

Essendo il parlare in spirito di<br />

verità un altro dei nostri incerti<br />

tentativi comuni. Grazie ancora,<br />

Fran<strong>cesca</strong>.<br />

Pinuccia<br />

CORRIAS<br />

Palermo, il treno, questi arancini<br />

mi fanno impazzire! Il cous cous,

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