cesca, una passione contagiosa - Alp Cub
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care riparo, ci caliamo i berretti<br />
sulle orecchie, abbottoniamo i<br />
giacconi, arrotolando le sciarpe<br />
intorno al collo e continuiamo<br />
la nostra passeggiata giungendo<br />
in albergo completamente fradici.<br />
I ragazzi vedendoci giungere<br />
come due fantocci di neve, scoppiano<br />
a ridere e ci perseguitano<br />
per il resto della serata. E la sera<br />
dopo, lo abbiamo promesso, andiamo<br />
tutti quanti da Fleku; portare<br />
più di quaranta ragazzi nella<br />
più tradizionale e famosa birreria<br />
di Praga non è <strong>una</strong> cosa semplice;<br />
conosciamo bene i rischi, ma<br />
anche questo è parte del programma.<br />
La serata è molto bella: canti,<br />
battute, barzellette, prese in<br />
giro, racconti ed alle 22:30 tutti<br />
fuori; sugli orari i praghesi sono<br />
molto rigidi. Un amico che ci ha<br />
accompagnato e che è un profondo<br />
conoscitore della città,<br />
all’uscita guarda il vociferante allegrissimo<br />
folto gruppo e con un<br />
misto di sarcasmo, di cinismo,<br />
ma in fondo anche d’invidia ci<br />
dice: “Ora son tutti cazzi vostri”.<br />
È vero. Fran<strong>cesca</strong> è davanti a guidare<br />
il gruppo, in mezzo altri due<br />
colleghi e dietro io a chiuderlo.<br />
Sembriamo dei bravi cani da pastore<br />
che conducono il gregge<br />
all’ovile: riportiamo sul marciapiede<br />
<strong>una</strong> ragazza, andiamo a<br />
ripescare il compagno che piantato<br />
proprio lì, sta armeggiando<br />
con la cerniera perché ha deciso<br />
di fare pipì, rincorriamo altri che<br />
vorrebbero staccarsi dal gruppo<br />
avendo visto delle coetanee<br />
sul lato opposto della strada,<br />
agguantiamo, non si sa come,<br />
l’allievo che sulla scala mobile,<br />
appoggiato al mancorrente che<br />
lo trascina, non si accorge che<br />
la scala ha anch’essa <strong>una</strong> fine.<br />
Giungiamo in albergo, li contiamo<br />
per l’ennesima volta…, ci<br />
sono tutti per fort<strong>una</strong>.<br />
Ma non è finita. Quando gli allievi<br />
perdono i freni inibitori, non<br />
smettono più di parlare, di raccontarti<br />
le loro gioie, i loro patemi,<br />
i loro dubbi, i desideri, le paure,<br />
le speranze, i sogni, gli amori<br />
... e giustamente vogliono essere<br />
ascoltati e così si va avanti quasi<br />
tutta la notte.<br />
Ci incrociamo verso l’alba con<br />
delle occhiaie che raggiungono<br />
le narici:<br />
“Francesco, andiamo a dormire<br />
…almeno un’ora…, ti posso dire<br />
<strong>una</strong> cosa?”<br />
“Certo Fran<strong>cesca</strong>, ci mancherebbe”<br />
“Sono contenta di averti come<br />
collega”<br />
“Anch’io Fran<strong>cesca</strong>, te lo assicuro”<br />
Non si risparmia di certo<br />
Fran<strong>cesca</strong> e così andiamo a<br />
Roma a discutere dei Licei Tecnici<br />
Gestionale e delle Costruzioni<br />
con altri colleghi, per scambiarci<br />
opinioni, esperienze, programmi;<br />
ha un forte mal di schiena e<br />
il suo medico le ha sconsigliato<br />
vivamente di mettersi in viaggio.<br />
Sul treno ogni tanto non riesce<br />
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