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cesca, una passione contagiosa - Alp Cub

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e il gelo del cuore si sfa,<br />

e in petto ci scrosciano<br />

le loro canzoni<br />

le trombe d’oro della solarità.<br />

In genere batto e ribatto sulla casualità di quel “portone malchiuso”.<br />

Quest’anno, invece, stavamo attraversando gli alberi della corte e ho sentito<br />

il famoso clic: ma lo sentite come è intensa la descrizione del tedio<br />

dell’inverno, dell’amarezza dell’anima, della pochezza della luce? E allora<br />

lo vedete poi quanto forte risulta la contrapposizione? Perché il gelo del<br />

cuore non si “scioglie” ma proprio si “sfa”; e il cuore non canta ma riceve<br />

addirittura uno scroscio di canti; e tanta è la solarità che ti invade che ti<br />

sembra trasmessa da trombe d’oro ... Certo per capire, bisogna aver visto<br />

<strong>una</strong> pianta di limoni. Ma voi l’avete mai vista <strong>una</strong> pianta di limoni? Ci<br />

sono da voi in Piemonte gli alberi di limoni? Ecco, questo sì che sarebbe<br />

un compito a casa intelligente da darvi: cercare un albero di limoni, contemplarlo<br />

per mezz’ora, e poi rileggere questi dieci versi: sono sicura che<br />

allora, molto meglio delle mie spiegazione arzigogolate, capireste da soli<br />

perché questi dieci versi sono così belli, così importanti, così struggenti ...<br />

Intuivo da qualche parte, mentre parlavo, perché mi stavo tanto accalorando:<br />

era maggio, l’anno stava per finire, e io ero sul punto di separarmi<br />

da questa quinta amatissima. Non mi importava più niente dell’esame,<br />

delle loro tesine, delle verifiche, dei voti; solo lasciargli dentro la solarità<br />

di quei limoni gialli. Poi l’anno è finito e abbiamo organizzato il pranzo di<br />

addio: ero stanchissima, per aver cucinato due giorni <strong>una</strong> quantità mostruosa<br />

di couscous, per studenti e professori, pioveva a dirotto e io avevo<br />

solo voglia che la giornata finisse in fretta. Sono arrivata alla sala della<br />

festa insieme a Vincenzo, con la macchina carica di cibi e spezie. Già la<br />

vista degli adulti mi ha rincuorata (Carlo e Paola, Fulvio e Bruno, Beppe e<br />

Goffredo, Sergio e Paolo): sono stati e saranno i compagni di viaggio del<br />

lavoro, che in pratica è la sostanza del mio tempo e del mio impegno attuale.<br />

A quel punto l’aver lavorato per loro da grande fatica si è trasformato<br />

in soddisfazione intensa. Ma forse era soprattutto i ragazzi e le ragazze<br />

che aspettavo: me li sono visti arrivare con un regalo per me: avvolta in<br />

carta colorata tenevano tra le braccia <strong>una</strong> pianta di limoni. Il biglietto non<br />

ringraziava, non elergiva complimenti prefabbricati, non alludeva a niente<br />

di personale: riportava soltanto oltre alla firma della classe, quei dieci<br />

versi conclusivi. Come a dire: abbiamo capito cosa voleva dirci e darci e<br />

te lo restituiamo. In quel momento mi è sembrato (certo questo è davvero<br />

retorico, ma è anche assolutamente vero) di averne non uno, ma ventisei,<br />

di figli adolescenti che mi addolcivano l’esistenza.<br />

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