cesca, una passione contagiosa - Alp Cub
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14 grande stima e l’amore che lei ha sempre dimostrato nei miei confronti. Per me lei è stata un’amica, una mamma, una sorella e dopo un’insegnante. Ho saputo che stava nel letto di un ospedale due giorni prima la sua morte. L’ho scoperto per caso all’ultima cena di classe. Sono corsa all’ospedale il pomeriggio successivo e l’ho trovata lì nel suo letto attaccata al respiratore. Sua sorella al suo fianco, con l’aria dolce che credo sia un dono di famiglia, mi disse: «Mi spiace che tu la veda così». Poi gentilmente mi ha accompagnata fuori dalla stanza e mi ha spiegato tutto. Professoressa, lei è morta di cancro ai polmoni, proprio come aveva sempre temuto. Ora sono qui, con la penna in mano e una Diana blu nell’altra e sono emozionata. Un po’ rido se penso a lei e a momenti piango quando penso a tutto quello che avremmo potuto ancora vivere insieme dopo la mia maturità. Come le ho accennato, sono scomparsa nel nulla. Mi definisco una gatta: entro con passo felpato nella vita delle persone che incontro nel corso della vita e ne esco con lo stesso passo felpato. Ma tutto lascia il segno cara Francesca e lei lo ha lasciato davvero. Ricordo ancora il nostro primo incontro. È entrata in classe la mattina del 12 settembre 2001. Aveva l’aria tormentata, stanca e impaurita. Ha cominciato a parlare dell’attacco alle Torri
gemelle, di tutto ciò che di lì a poco sarebbe successo. Eravamo ancora due perfette sconosciute, ma dalle sue parola ho capito immediatamente che era una persona speciale. Professoressa, lei era un vulcano. Questo è il termine esatto. Lei esplodeva di gioia, di rabbia, di dolore, d’amore e tutto quello che la circondava se lo portava con sé. Persone, attimi, parole. Inutile dire che tutti l’hanno amata per quello che lei è stata. Lei era Francesca Spano, la donna bassa e cicciotella che era stata perdutamente innamorata di Filippo, il quale non l’aveva mai contraccambiata. Lei era Francesca Spano, la professoressa che non dava peso ai voti perché erano soltanto numeri e per lei vi era poca differenza dall’1 al 10. Lei era Francesca Spano, una donna generosa e altruista, di una sensibilità immensa. Hanno chiesto a noi alunni di raccogliere del materiale su di lei. Ma è difficile poterla de- scrivere. Le parole presenti nel vocabolario italiano ancora non bastano. Lei viveva della materia che insegnava. Lei viveva di Dante, Boccaccio, Verga, Foscolo, D’Annunzio, Marx, Freud, Kafka…lei viveva di tutto quello che è arte e letteratura e ogni qualvolta si prenda un libro in mano lei è lì, dentro quelle pagine. Si respira il suo odore e il suo sapere. Lei dava significato a tutto ciò che offre una vita. Persino una banale pianta di limoni riusciva a farla commuovere. Lei non era speciale ma unica. Si è spenta in un giorno di sole, in un bellissimo giorno d’estate, proprio come il dolce e caldo ricordo che rimane di lei nei nostri cuori. Buon viaggio professoressa. Agnese REGGIO 15
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grande stima e l’amore che lei<br />
ha sempre dimostrato nei miei<br />
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Per me lei è stata un’amica, <strong>una</strong><br />
mamma, <strong>una</strong> sorella e dopo<br />
un’insegnante.<br />
Ho saputo che stava nel letto<br />
di un ospedale due giorni prima<br />
la sua morte. L’ho scoperto<br />
per caso all’ultima cena di<br />
classe. Sono corsa all’ospedale<br />
il pomeriggio successivo e l’ho<br />
trovata lì nel suo letto attaccata<br />
al respiratore. Sua sorella al suo<br />
fianco, con l’aria dolce che credo<br />
sia un dono di famiglia, mi<br />
disse: «Mi spiace che tu la veda<br />
così». Poi gentilmente mi ha accompagnata<br />
fuori dalla stanza e<br />
mi ha spiegato tutto.<br />
Professoressa, lei è morta di<br />
cancro ai polmoni, proprio<br />
come aveva sempre temuto.<br />
Ora sono qui, con la penna in<br />
mano e <strong>una</strong> Diana blu nell’altra<br />
e sono emozionata.<br />
Un po’ rido se penso a lei e a<br />
momenti piango quando penso<br />
a tutto quello che avremmo<br />
potuto ancora vivere insieme<br />
dopo la mia maturità.<br />
Come le ho accennato, sono<br />
scomparsa nel nulla.<br />
Mi definisco <strong>una</strong> gatta: entro<br />
con passo felpato nella vita<br />
delle persone che incontro nel<br />
corso della vita e ne esco con<br />
lo stesso passo felpato. Ma tutto<br />
lascia il segno cara Fran<strong>cesca</strong> e<br />
lei lo ha lasciato davvero.<br />
Ricordo ancora il nostro primo<br />
incontro. È entrata in classe la<br />
mattina del 12 settembre 2001.<br />
Aveva l’aria tormentata, stanca<br />
e impaurita. Ha cominciato<br />
a parlare dell’attacco alle Torri