03.06.2013 Views

angelo mai altrove occupato viale delle terme di caracalla, 55a (roma)

angelo mai altrove occupato viale delle terme di caracalla, 55a (roma)

angelo mai altrove occupato viale delle terme di caracalla, 55a (roma)

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

incrociare assieme a lui i più famosi nomi della scena musicale internazionale: Peter Gabriel,<br />

Sting, Joe Cocker. Dopo alcuni anni <strong>di</strong>fficili torna alla ribalta affiancando Lamine Faye nel suo<br />

nuovo gruppo, Lemzo Diamano, ma la svolta vera arriva solo nel 2010, un graffiante ritorno solista<br />

programmaticamente intitolato Retour de l’Enfer.<br />

martedì 12 e mercoledì 13 marzo<br />

h 21.00<br />

compagnia lacasadargilla e il Centro Internazionale la Cometa presentano<br />

IL PANICO, I STUDIO<br />

liberamente ispirato a Rafael Spregelburd<br />

traduzione <strong>di</strong> Manuela Cherubini<br />

il lavoro contiene Clima <strong>di</strong> MK<br />

regia <strong>di</strong> Lisa Ferlazzo Natoli<br />

regista collaboratore Alice Palazzi<br />

aiuto regia Elisa Di Francesco<br />

suono Alessandro Ferroni<br />

luci Raoul Terilli<br />

consulenza al movimento Roberta Zanardo<br />

scrittura scenica collettiva con Caterina Acampora, Lavinia Anselmi, Dacia D’Acunto, Alessandra<br />

De Rosario, Chiara Giorgetti, Jessica Granato, Stefano Lionetto, Anna Mallamaci, Riccardo<br />

Marotta, Gianluca Passarelli, Matteo Pelle, Clau<strong>di</strong>a Roncallo, Benedetta Rustici<br />

Nella Tavola dei Peccati Capitali <strong>di</strong> Bosch, la vile pigrizia è rappresentata da un personaggio che<br />

preferisce starsene accanto al fuoco piuttosto che de<strong>di</strong>carsi al faticoso compito <strong>di</strong> leggere la parola<br />

<strong>di</strong> Dio. Parliamo del Me<strong>di</strong>oevo, quando la pigrizia non è riposare per piacere; pigrizia è cedere alla<br />

facilità del migliore dei piaceri – la calma – e <strong>di</strong>menticare così i molesti e insolubili paradossi ai<br />

quali ci sottomette la fede. Molto prima della morale, <strong>di</strong>ciamo migliaia <strong>di</strong> anni fa, gli dei<br />

instaurarono la morte. Lo fecero con l’unico scopo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziarsi dagli uomini. E <strong>di</strong> sopravvivere<br />

all’ateismo. La natura della morte consisterebbe nella sua irreversibilità. Fu un ragionamento<br />

semplice, elementare. Il mondo venne <strong>di</strong>viso in due. I vivi rimasero da allora separati dai loro morti.<br />

Il patto venne suggellato con una chiave, che non si doveva utilizzare. Un <strong>di</strong>o egizio, tormentato<br />

dall’amore, trovò la strategia per nascondere questa chiave. Ma anche se gli dei sono immortali,<br />

nessuna chiave è infallibile. Ancor meno qui. E adesso. Adesso che gli dei or<strong>mai</strong> non si<br />

manifestano, la fede è rimpiazzata dal suo succedaneo più prossimo: il terrore.<br />

L’orrore del reincontro fra vivi e morti è immenso: non ci sono parole per comprendere la morte, né<br />

i suoi aspetti. È la stessa paura <strong>di</strong> Orfeo: la paura <strong>di</strong> poter recuperare, all’improvviso, tutto ciò che<br />

si è amato ed era perduto. I morti provano terrore, terrore per quel momento infausto <strong>di</strong> luci<strong>di</strong>tà nel<br />

quale comprendono <strong>di</strong> essere morti, e che lo sono per sempre.<br />

I vivi, semplicemente, hanno paura <strong>di</strong> tutto. Tutto. Senza priorità né certezze.<br />

Raphael Spregelburd<br />

Lo sguardo <strong>di</strong> Spregelburd sul presente ne Il panico, comme<strong>di</strong>a nera e vertiginosa, è lu<strong>di</strong>co e<br />

pronto a <strong>di</strong>vertire il suo pubblico, nel senso più proprio della parola – volger-lo <strong>altrove</strong>. Il panico nel<br />

testo non è tanto un peccato nel senso me<strong>di</strong>evale, quanto una colpa del presente. Stato d’animo<br />

che si genera tra persone affannate a rincorrere una vita in cui tutti hanno due, tre lavori<br />

contemporaneamente, si arrabattano come possono e inseguono come pazzi – è il caso dei<br />

protagonisti – le chiavi smarrite <strong>di</strong> una cassetta <strong>di</strong> sicurezza. La gente sembra desiderare<br />

l'impossibile: vivere bene, ma nel sistema capitalistico. In questo stato <strong>di</strong> cose, confuse e dense –<br />

come la pittura <strong>di</strong> Bosch nel cuore dei cambi para<strong>di</strong>gmatici del suo tempo – anche la morte finisce<br />

con l’apparire a tratti ri<strong>di</strong>cola, e ciascuno sembra condannato a vivere un’esistenza su più piani<br />

spaziali e temporali, tra economie segrete e conflitti fra nazioni. E deco<strong>di</strong>ficare la realtà <strong>di</strong>venta<br />

impossibile se non del tutto inutile.<br />

La storia <strong>di</strong> una famiglia alle prese con un lutto e una chiave smarrita, un’agente immobiliare che<br />

non riesce ad affittare un appartamento infestato dai morti e un ensemble <strong>di</strong> ballerine sono solo<br />

alcune <strong>delle</strong> chiavi che aprono altrettante porte dalle quali spiare questa solitu<strong>di</strong>ne assordante.<br />

Chi è morto non sa <strong>di</strong> esserlo, chi è vivo non riesce propriamente a vivere, una forma <strong>di</strong> panico

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!