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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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Capitolo 3 <strong>–</strong> La stampa <strong>in</strong> Libano e Siria negli anni Trenta<br />

3.1 - La <strong>politica</strong> nella Siria e nel Libano al pr<strong>in</strong>cipio degli anni Trenta<br />

I territori del mandato francese nel Levante furono tra i pr<strong>in</strong>cipali obiettivi della<br />

<strong>propaganda</strong> <strong>fascista</strong> nel Vic<strong>in</strong>o Oriente, superati solo dall’Egitto per rilevanza. E ciò,<br />

nonostante la comunità italiana <strong>in</strong> Siria e Libano fosse di dimensioni assai ridotte, e gli<br />

<strong>in</strong>teressi economici dell’Italia fossero <strong>in</strong>feriori rispetto ad altre regioni del mondo arabo, come<br />

Tunisia ed Egitto. L’attività italiana nel Vic<strong>in</strong>o Oriente era legata soprattutto a considerazioni<br />

politiche, piuttosto che alla difesa di <strong>in</strong>teressi concreti: l’Italia <strong>fascista</strong> non era disposta a<br />

lasciar cadere le vecchie pretese, rimaste <strong>in</strong>soddisfatte <strong>in</strong> seguito ai trattati di pace, riguardanti<br />

lo stabilimento di una zona di <strong>in</strong>fluenza negli ex territori ottomani. Ciò avrebbe significato,<br />

<strong>in</strong>fatti, la r<strong>in</strong>uncia ad ogni possibilità di espansione futura nel Mediterraneo orientale. La Siria<br />

e il Libano apparivano come il punto più debole, all’<strong>in</strong>terno del sistema dei mandati stabilito<br />

nel Vic<strong>in</strong>o Oriente; era naturale, dunque, che il governo italiano guardasse con attenzione agli<br />

sviluppi politici dei due paesi, per trarne eventualmente vantaggio. La posizione della Francia,<br />

soprattutto <strong>in</strong> Siria, appariva tutt’altro che solida, e il governo francese sembrava sempre<br />

meno entusiasta di governare dei territori che si erano rivelati un peso, piuttosto che una<br />

risorsa. La Palest<strong>in</strong>a, dove l’Italia pretendeva di avere dei diritti particolari, legati alla tutela<br />

dei Luoghi Santi, avrebbe potuto rappresentare un obiettivo politico alternativo, nella regione;<br />

ma qui gli <strong>in</strong>teressi italiani erano ancora più ridotti, e la complessa situazione <strong>politica</strong> non<br />

<strong>in</strong>coraggiava di certo un co<strong>in</strong>volgimento diretto nelle dispute fra arabi, ebrei e britannici. La<br />

Siria e il Libano presentavano, <strong>in</strong>vece, alcune caratteristiche promettenti, per un’azione<br />

<strong>politica</strong> e propagandistica efficace. In particolare, si trattava delle ex prov<strong>in</strong>ce ottomane<br />

asiatiche più sviluppate da ogni punto di vista, compreso quello culturale. L’esistenza di una<br />

stampa moderna, soprattutto <strong>in</strong> Libano, e di una società generalmente più avanzata che nel<br />

resto del mondo arabo <strong>–</strong> escluso l’Egitto <strong>–</strong> furono senza dubbio dei fattori importanti,<br />

nell’<strong>in</strong>dirizzare l’attività propagandistica italiana verso gli Stati del Levante. Il messaggio si<br />

sarebbe diffuso con più facilità, laddove i mezzi di comunicazione e l’op<strong>in</strong>ione pubblica erano<br />

più evoluti.<br />

Il mandato francese <strong>in</strong> Siria non era com<strong>in</strong>ciato sotto i migliori auspici. Damasco dovette<br />

essere conquistata militarmente nel 1920, e dopo la cacciata del governo arabo di Faysal, il<br />

rapporto fra l’amm<strong>in</strong>istrazione francese e i <strong>siria</strong>ni era proseguito <strong>in</strong> un clima di sfiducia e di<br />

scontro 1 . La Francia credette di potere importare nei suoi mandati il modello di<br />

amm<strong>in</strong>istrazione sperimentato <strong>in</strong> Marocco dal maresciallo Lyautey, la cosiddetta association,<br />

che era <strong>in</strong> pratica la variante francese dell’<strong>in</strong>direct rule, del governo coloniale attraverso le<br />

istituzioni e i funzionari locali. Ma la società <strong>siria</strong>na era molto più complessa di quella<br />

marocch<strong>in</strong>a, e maggiore il livello di coscienza <strong>politica</strong> del popolo e dell’élite 2 . Il problema di<br />

fondo risiedeva nel fatto che la Francia <strong>in</strong>tendeva il proprio mandato nel Levante come una<br />

presenza stabile ed a lungo term<strong>in</strong>e: se <strong>in</strong> teoria esistevano delle differenze più o meno nette<br />

fra colonie, protettorati e mandati, <strong>in</strong> pratica non vi erano significative variazioni nei metodi<br />

di governo, e significativamente i funzionari francesi <strong>in</strong> Siria venivano quasi tutti dal<br />

Marocco, o da altri territori coloniali. La Francia aveva ottenuto che nel testo della<br />

Convezione del Mandato del 1922 non si accennasse esplicitamente all’<strong>in</strong>dipendenza dei<br />

territori amm<strong>in</strong>istrati, ma solo alla concessione di una progressiva “autonomia”, nei limiti di<br />

1 Per la storia del mandato francese <strong>in</strong> Siria, lo studio più completò è Philip S. Khoury, Syria and the French<br />

Mandate. The Politics of Arab Nationalism 1920-1945, Pr<strong>in</strong>ceton University Press, 1987, al quale ci siamo rifatti<br />

per questa breve s<strong>in</strong>tesi.<br />

2 Ivi, p. 72 ss.<br />

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