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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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2.7 - Mito e realtà della <strong>propaganda</strong> <strong>fascista</strong><br />

Non potendo fare leva su alcuna argomentazione di diritto, il fascismo cercò di giustificare<br />

l’aggressione all’Etiopia, agli occhi dei leader e dell’op<strong>in</strong>ione pubblica arabi, sulla base di<br />

argomentazioni di tipo morale. Innanzitutto, venne sottol<strong>in</strong>eato il presunto carattere barbaro e<br />

schiavista dell’impero del Negus. La tesi di fondo era che la S.d.N ed i suoi membri si erano<br />

schierati dalla parte di una nazione che calpestava quegli stessi pr<strong>in</strong>cipi di libertà ed<br />

eguaglianza che la Gran Bretagna si faceva vanto di difendere. L’Italia <strong>fascista</strong> non aveva di<br />

certo l’autorità morale necessaria per lanciare quest’accusa, tuttavia essa non appariva del<br />

tutto priva di fondamento. Il governo <strong>fascista</strong> <strong>in</strong>ondò <strong>in</strong>oltre l’Europa, e il resto del mondo, di<br />

opuscoli che denunciavano la presunta barbarie dell’Etiopia. Nel mondo islamico, la<br />

<strong>propaganda</strong> si concentrò sul trattamento oppressivo che la maggioranza copta avrebbe<br />

riservato alla m<strong>in</strong>oranza musulmana. I musulmani, si sosteneva, avrebbero dovuto desiderare<br />

la sconfitta del Negus più di chiunque altro, <strong>in</strong> virtù della solidarietà con i loro correligionari<br />

oppressi, per più importante e concreta di una astratta solidarietà anticoloniale. Queste<br />

argomentazioni vennero diffuse attraverso numerosi opuscoli di <strong>propaganda</strong> e articoli di<br />

giornale pubblicati sulla stampa compiacente, spesso a firma di personalità arabe, la più<br />

importante delle quali era Shakib Arslan 197 . In realtà il tentativo di strumentalizzare la<br />

solidarietà religiosa degli arabi era piuttosto goffo, e non ebbe alcun risultato degno di nota.<br />

Ciò non vuol dire, però, che la <strong>propaganda</strong> italiana fallisse completamente. Gli studi<br />

sull’op<strong>in</strong>ione della stampa araba, ed <strong>in</strong> particolare egiziana, sulla guerra d’Etiopia, tendono a<br />

rappresentarla come nettamente ostile all’Italia 198 ; <strong>in</strong> realtà questo vero solamente se ci si<br />

limita a considerare i giudizi morali, su quella che era unanimemente considerata<br />

un’aggressione <strong>in</strong>giustificata ed imperialista. Ma dal punto di vista strettamente politico, gli<br />

arabi sapevano essere realisti e calcolatori come chiunque altro 199 , e la gran parte dei leader<br />

politici nazionalisti, e degli uom<strong>in</strong>i di governo, giudicò opportuno assumere una posizione<br />

neutrale rispetto al conflitto etiopico, soprattutto per non favorire <strong>in</strong> alcun modo le posizioni<br />

della Gran Bretagna e della Francia nel Vic<strong>in</strong>o Oriente. Le argomentazioni della <strong>propaganda</strong><br />

italiana, piuttosto <strong>in</strong>consistenti e vagamente ridicole quando si trattava di giustificare<br />

l’<strong>in</strong>vasione dell’Etiopia, coglievano nel segno quando accusavano la Gran Bretagna di<br />

<strong>in</strong>coerenza, e di opporsi all’azione italiana per motivazioni di <strong>in</strong>teresse, piuttosto che di<br />

pr<strong>in</strong>cipio. Gli arabi, che si trovavano a lottare per la propria <strong>in</strong>dipendenza contro quelle stesse<br />

potenze che sostenevano di difendere i diritti delle nazioni deboli, non potevano che essere<br />

d’accordo. L’Italia non dovette compiere grandi sforzi per conv<strong>in</strong>cere gli arabi di quello che<br />

appariva come un dato di fatto: un loro appoggio alle potenze democratiche non offriva alcun<br />

vantaggio politico tangibile, mentre avrebbe solamente rafforzato il vero nemico. I cuori degli<br />

arabi erano con l’Etiopia, ma la ragione consigliava grande prudenza.<br />

A livello popolare, era f<strong>in</strong> troppo evidente l’odio diffuso contro l’Italia e l’ennesima guerra<br />

di conquista europea, ma la gran parte dei giornalisti e dei leader politici, soprattutto <strong>in</strong><br />

Egitto, che era particolarmente co<strong>in</strong>volto nel conflitto, <strong>in</strong>vitavano a giudicare a sangue freddo,<br />

tenendo conto <strong>in</strong>nanzitutto degli obiettivi politici nazionali. Pagliano, già prima dell’<strong>in</strong>izio<br />

della guerra, scriveva a Mussol<strong>in</strong>i di essere riuscito facilmente a conv<strong>in</strong>cere gli esponenti<br />

politici ed il governo egiziano a garantire la loro neutralità, nonostante le fortissime pressioni<br />

<strong>in</strong> senso contrario della Gran Bretagna; e la stampa, dopo le posizioni anti-italiane emerse a<br />

197 ASMAI, Libia 150/34, F. 155, Tel. 829/322, Cairo 2 marzo 1936, riferito a una lettera di Shakib Arslan<br />

pubblicata dal Kawkab al-Sharq del 23 febbraio 1936<br />

198 I. Gershoni and J. Jankowski, Confront<strong>in</strong>g Fascism <strong>in</strong> Egypt, cit., pp. 58-63<br />

199 L’esistenza di posizioni diverse nell’op<strong>in</strong>ione pubblica egiziana è stata notata anche da N. Arielli, Fascist<br />

Italy and the Middle East, cit., pp. 58-59

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