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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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delle sue risorse idriche. L’atteggiamento dell’op<strong>in</strong>ione pubblica e del governo egiziano,<br />

dunque, erano di primaria importanza per gli sviluppi militari e politici della guerra <strong>in</strong> Etiopia.<br />

Nel gennaio 1935, il Sottosegretariato per la Stampa e Propaganda provò ad istituire un<br />

servizio regolare di <strong>in</strong>vio di cliché fotografici al consolato di Alessandria, perché venissero<br />

pubblicati sulla stampa locale 182 . Ma i cliché, <strong>in</strong>viati per nave, giunsero <strong>in</strong> Egitto quando<br />

ormai gli argomenti illustrati non erano più attuali, rivelandosi del tutto <strong>in</strong>utili 183 . Per riuscire<br />

ad <strong>in</strong>fluenzare la stampa egiziana, occorreva un’organizzazione ben più rapida ed efficace. A<br />

marzo, a Pagliano venne perciò richiesto un piano d’azione per la <strong>propaganda</strong> <strong>in</strong> Egitto, <strong>in</strong><br />

previsione del conflitto ormai già deciso. Le op<strong>in</strong>ioni che circolavano sulla stampa locale,<br />

scrisse il m<strong>in</strong>istro italiano al Cairo, erano generalmente favorevoli all’Etiopia. Da un lato vi<br />

erano considerazioni etiche: l’attacco italiano era considerato imperialista e <strong>in</strong>giustificato, ed i<br />

popoli dell’Africa avevano il dovere di solidarizzare tra di loro contro le potenze<br />

colonizzatrici; <strong>in</strong>oltre, buona parte degli abiss<strong>in</strong>i condividevano la fede copta con la più<br />

grande m<strong>in</strong>oranza religiosa egiziana. Vi erano poi preoccupazioni politiche, legate all’ideale<br />

nazionalista dell’unità dell’<strong>in</strong>tera valle del Nilo, e alla paura di essere circondati ai propri<br />

conf<strong>in</strong>i da una possibile m<strong>in</strong>accia italiana. Pagliano si era adoperato per ammorbidire la<br />

stampa egiziana, diffondendo rassicurazioni sulle mire italiane, e nel frattempo aveva agito<br />

nell’ambiente del Patriarcato copto, per conv<strong>in</strong>cere i religiosi che la tutela italiana sarebbe<br />

stata più efficace del governo del Negus 184 . In futuro, suggeriva, la <strong>propaganda</strong> italiana<br />

avrebbe dovuto agire <strong>in</strong> tre direzioni: verso la stampa, verso la chiesa copta, e verso alcuni<br />

elementi <strong>in</strong>fluenti negli ambienti musulmani. La stampa poteva essere addomesticata<br />

attraverso abbonamenti, <strong>in</strong>serzioni pubblicitarie o f<strong>in</strong>anziamenti diretti; gli impegni dovevano<br />

essere a brevissima scadenza, <strong>in</strong> modo da tenere sulle sp<strong>in</strong>e i giornali e «garantirsi una<br />

costante efficienza da parte dei retribuiti». Il momento era favorevole, perché gran parte delle<br />

testate era <strong>in</strong> condizioni economiche precarie, e il governo aveva ridotto le sovvenzioni<br />

pubbliche. Inoltre, i giornalisti locali erano, a detta di Pagliano, poco capaci e pigri, e di<br />

conseguenza ben disposti ad accettare articoli già pronti; mentre la competizione fra le diverse<br />

testate aveva portato all’aumento del numero delle loro pag<strong>in</strong>e, che andavano riempite <strong>in</strong><br />

qualche modo. Di conseguenza, non sarebbe stato difficile ottenere la pubblicazione del<br />

materiale italiano, a patto che fosse ben redatto e già dattiloscritto <strong>in</strong> arabo. I giornali arabi su<br />

cui agire erano quelli più diffusi: al-Ahram, al-Balagh, al-Muqattam, Ruz al-Yusuf, al-<br />

Kawkab al-Sharq, al-Mussawar, al-Jihad, Akhir Sa‘a, al-Muqtataf; <strong>in</strong>oltre sarebbe stato<br />

opportuno far riprendere gli articoli pubblicati sulla stampa araba anche da quella <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua<br />

francese <strong>–</strong> La Bourse, La Reforme, La Patrie <strong>–</strong> che era assai diffusa <strong>in</strong> tutti gli ambienti 185 .<br />

I membri della chiesa copta potevano essere corrotti facilmente, così come degli elementi<br />

musulmani nelle banche, nel governo, nella stampa e nelle associazioni, data la «venalità<br />

generale e le non eccessive pretese <strong>in</strong>dividuali». Attraverso l’assunzione di un certo numero<br />

di egiziani, a titolo nom<strong>in</strong>ale, come consulenti nelle banche, aziende e compagnie italiane, con<br />

un modico stipendio di 10-15 lire egiziane mensili ci si sarebbe assicurati «una squadra di<br />

buona manovra» per la <strong>propaganda</strong>. Poiché un’attività così delicata non poteva essere svolta<br />

direttamente dalla legazione, Pagliano suggeriva che essa fosse affidata a Fausto Cignol<strong>in</strong>i,<br />

Commissario Straord<strong>in</strong>ario del Fascio di Alessandria, dottore <strong>in</strong> legge, decorato al valore<br />

militare, e residente <strong>in</strong> Egitto da 10 anni 186 . La spesa necessaria era stimata complessivamente<br />

<strong>in</strong> 1.500 lire egiziane mensili, così ripartite: 750 per sovvenzioni, abbonamenti ed <strong>in</strong>serzioni<br />

182<br />

ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 61, “Egitto 1935”, Tel. 960073/15, Roma 4 gennaio 1935, De Peppo al consolato<br />

ad Alessandria<br />

183<br />

ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 61, “Egitto 1935”, Tel. 577/b.f., Alessandria 15 gennaio 1935, Fontana al<br />

Sottosegretariato per la Stampa e Propaganda<br />

184<br />

ACS, M<strong>in</strong>culpop, Reports, B.5, Report n° 38, N. A.O. R.S., Cairo 24 marzo 1935, Relazione di Pagliano al<br />

Sottosegretariato per la Stampa e Propaganda<br />

185 Ibidem<br />

186 Ibidem

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