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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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da idee nazionaliste che patroc<strong>in</strong>ano ideali panarabici e panislamici, è <strong>in</strong> generale contraria<br />

alla colonizzazione ed alle potenze europee che possiedono colonie arabe-islamiche». Per<br />

questo motivo, giudicava opportuno vietare l’<strong>in</strong>troduzione nei territori italiani solo del «più<br />

accanito» dei giornali locali, al-Qabas 144 , mentre non bisognava dare troppo peso alle<br />

dichiarazioni anticolonialiste, onnipresenti sul resto della stampa.<br />

I divieti di <strong>in</strong>troduzione dei giornali, soprattutto nelle colonie, apparivano spesso necessari<br />

per motivi di ord<strong>in</strong>e <strong>in</strong>terno: l’Italia cercava di evitare <strong>in</strong> ogni modo la diffusione di idee<br />

perniciose ed anti-occidentali, come il panarabismo e il panislamismo. Ma essi venivano<br />

adottati con la massima discrezione e flessibilità possibile. Il motivo era legato alle stesse<br />

esigenze della <strong>propaganda</strong> araba: il regime desiderava <strong>in</strong>fatti mostrare all’esterno che i suoi<br />

sudditi libici godevano della massima libertà e rispetto. Come scriveva Balbo nel 1935<br />

all’Ambasciata al Cairo, la stampa godeva formalmente di libera circolazione <strong>in</strong> Libia: «non<br />

esistono veri e propri decreti di proibizione per la diffusione <strong>in</strong> Libia di giornali e riviste<br />

egiziani. Questo governo si riserva <strong>in</strong>vece, volta per volta, attraverso i suoi uffici di<br />

traduzione, di sospendere la circolazione di quei fogli o fascicoli che alla lettura appariscano<br />

del tutto ostili al nostro paese». La lista delle pubblicazioni che venivano sospese con più<br />

frequenza era piuttosto lunga, e comprendeva ad esempio i due più grandi quotidiani egiziani,<br />

al-Muqattam e al-Ahram, poi al-Kawkab al-Sharq, Ruz al-Yusuf, al-Jihad, e varie riviste tra<br />

cui al-Musawwar 145 . La scelta di non proibire <strong>in</strong> maniera permanente l’<strong>in</strong>gresso della stampa<br />

egiziana non era certo un atto di liberalità, ma era dettata da considerazioni di opportunità.<br />

Innanzitutto, «il cont<strong>in</strong>uo mutare dell’atteggiamento di questi giornali <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua araba nel<br />

nostro confronto ed il fatto che <strong>in</strong> uno stesso giornale vengono spesso ospitati corrispondenze<br />

od articoli sfavorevoli alla nostra <strong>politica</strong> coloniale ed al preteso imperialismo italiano,<br />

<strong>in</strong>sieme con notizie od articoli a noi favorevoli, rendono difficile il pronunziarsi<br />

sull’opportunità o meno di permettere l’<strong>in</strong>gresso <strong>in</strong> Libia di giornali egiziani <strong>in</strong> arabo» 146 .<br />

Inoltre, i giornali arabi avevano spesso carattere locale e non giungevano neppure nei territori<br />

delle colonie italiane, per cui il M<strong>in</strong>istero dell’Africa Italiana scartò, nel 1937, l’adozione di<br />

un provvedimento ufficiale di divieto, «dato che questo potrebbe costituire un pretesto per<br />

analoghi provvedimenti <strong>in</strong> danno di giornali italiani, e che avrebbe comunque dato a tali<br />

pubblicazioni una importanza di ord<strong>in</strong>e politico che essi f<strong>in</strong>ora non hanno» 147 . Ciò non<br />

implicava alcuna r<strong>in</strong>uncia al controllo: Lessona ord<strong>in</strong>ò al governo dell’AOI di «disporre una<br />

opportuna sorveglianza per vietare, caso per caso, l’eventuale <strong>in</strong>troduzione e circolazione <strong>in</strong><br />

A.O.I. di qualcuna di tali pubblicazioni» 148 , mantenendo cioè la libertà formale della stampa,<br />

ma bloccando le pubblicazioni quando <strong>in</strong> esse comparivano articoli sgraditi. Esisteva <strong>in</strong> realtà,<br />

anche <strong>in</strong> mancanza di un provvedimento formale, una vera e propria lista delle pubblicazioni,<br />

gran parte delle quali <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua araba, per le quali erano vietate l’<strong>in</strong>troduzione e la circolazione<br />

nei territori della Libia e dell’AOI Era redatta dal M<strong>in</strong>istero dell’Interno, ma anche il<br />

M<strong>in</strong>culpop e il M<strong>in</strong>istero delle Colonie avevano facoltà di adottare provvedimenti contro la<br />

stampa, se era ritenuto opportuno 149 . Di solito, ciò avveniva <strong>in</strong> seguito alle segnalazioni di<br />

articoli ostili all’Italia, o <strong>politica</strong>mente pericolosi, da parte delle rappresentanze diplomatiche<br />

e consolari 150 .<br />

144 ASMAI, Libia 180/10, F. 31, Tel. 1435, Damasco 10 maggio 1937, il console Pio Lo Savio al MSP<br />

145 ASMAE, AE, B. 299 parte 1, F. 14, Tel. 2959, Tripoli 28 dicembre 1935, Balbo alla legazione al Cairo<br />

146 ASMAE, AE, B. 299 parte 1, F. 14, Tel. 342 (?), 24 gennaio 1936, Ghigi al Governo della Libia<br />

147 ASMAI, Libia 180/10, F. 31, Tel. 103491, 21 luglio 1937, il MAI al Governo della Libia<br />

148 ASMAI, Libia 180/10, F. 31, Tel. 103592, 21 luglio 1937, Lessona al Governo dell’AOI<br />

149 ASMAI, Libia 180/10, F. 31, Tel. 3428/c, Roma 13 aprile 1937, Alfieri al M<strong>in</strong>istero delle Colonie<br />

150 ASMAI, Libia 180/10, F. 31, Tel. 10927/72, Roma 3 dicembre 1938, il capo di Gab<strong>in</strong>etto del M<strong>in</strong>culpop,<br />

Celso Luciano, al MAI

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