politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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Palest<strong>in</strong>a 132 , circostanza che Celesia si affrettò a smentire <strong>in</strong> modo categorico 133 . Pochi giorni<br />
dopo, chiese al console un “segno di benevolo <strong>in</strong>coraggiamento” per l’organizzazione di<br />
ispirazione <strong>fascista</strong> che stava creando 134 . Alla richiesta di Celesia su quale potesse essere tale<br />
segno di benevolenza, Mazzol<strong>in</strong>i rispose che <strong>–</strong> ovviamente <strong>–</strong> si trattava di un contributo<br />
f<strong>in</strong>anziario, <strong>in</strong>dispensabile dopo che il suo giornale era stato sospeso, per ben due mesi, dalle<br />
autorità 135 . Come scriveva nell’ottobre 1937 il console: «<strong>in</strong> paesi occidentali le redazioni di<br />
giornali e riviste sarebbero ben lieti di ricevere materiale. Anche <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a sono lieti ma per<br />
l’altra ragione che vogliono essere pagati» 136 .<br />
Nonostante la pratica delle sovvenzioni fosse universalmente diffusa, non era nell’<strong>in</strong>teresse<br />
né dei giornalisti <strong>–</strong> che avrebbero perso credibilità <strong>–</strong> né dei loro benefattori che essa venisse<br />
resa pubblica. Generalmente avveniva <strong>in</strong> maniera assai discreta, e spesso senza che vi fossero<br />
pagamenti diretti <strong>in</strong> denaro. Il pr<strong>in</strong>cipale mezzo <strong>in</strong>diretto di sostegno economico, ma anche di<br />
pressione sulla stampa, era la sottoscrizione di un certo numero di abbonamenti ai periodici<br />
considerati “amici”, che potevano essere annullati nel momento <strong>in</strong> cui il loro atteggiamento<br />
divenisse ostile. Un altro, come si è già visto, era il pagamento delle spese di viaggio e<br />
soggiorno, <strong>in</strong> Italia o nelle sue colonie, a corrispondenti e direttori di giornali, che scrivevano<br />
poi dei resoconti entusiastici. Anche la semplice fornitura gratuita di bollett<strong>in</strong>i d’agenzia e di<br />
cliché fotografici, che costituivano un costo rilevante soprattutto per i giornali più piccoli, era<br />
un buon modo di <strong>in</strong>dirizzarne la l<strong>in</strong>ea <strong>politica</strong>. In generale, gli italiani curavano con grande<br />
attenzione i rapporti con la stampa, mostrando grande disponibilità verso i giornalisti nel<br />
fornire <strong>in</strong>formazioni, documenti e dati, fotografie per la pubblicazione e qualsiasi altra<br />
facilitazione, spesso attraverso gli uffici diplomatici. Tali pratiche erano del tutto comuni e<br />
normali, anche nei confronti della stampa europea 137 , e permettevano di ottenere buoni articoli<br />
con poca spesa. In questo campo, però, l’Italia doveva affrontare la dura concorrenza delle<br />
agenzie Reuter’s e Havas, che fornivano un servizio più efficiente di quello della Stefani.<br />
Secondo i britannici ed i francesi, <strong>in</strong> Egitto l’acquisto di spazi pubblicitari da parte delle ditte<br />
italiane era pilotato dalla legazione, cosicché solamente i giornali favorevoli all’Italia<br />
potevano godere di questa importante fonte di f<strong>in</strong>anziamento; anche se, secondo Mario<br />
Tedesch<strong>in</strong>i Lalli, tale sospetto era <strong>in</strong> gran parte <strong>in</strong>fondato 138 . Ancora <strong>in</strong> Egitto, nel 1937 la<br />
legazione riuscì a conquistare un atteggiamento filo-italiano da parte di al-Jihad, organo del<br />
Wafd, grazie ad un prestito di 1.000 sterl<strong>in</strong>e che la Banca Commerciale Italiana aveva<br />
concesso al suo direttore, Tawfiq Diyab. Nel caso <strong>in</strong> cui questi non fosse riuscito a ripagare il<br />
debito, la legazione se ne sarebbe assunta l’<strong>in</strong>tero peso 139 .<br />
Il governo <strong>fascista</strong> aveva a disposizione anche importanti mezzi di ritorsione contro la<br />
stampa ostile. Innanzitutto, le proteste ufficiali per via diplomatica, presentate ai governi<br />
locali o alle autorità francesi e britanniche, potevano facilmente portare a lunghe sospensioni<br />
132 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 170, “Palest<strong>in</strong>a 1937”, Tel. 1882/524, Gerusalemme 30 aprile 1937, Q.<br />
Mazzol<strong>in</strong>i al MAE<br />
133 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 170, “Palest<strong>in</strong>a 1937”, Tel. 907258/1010, 4 giugno 1937, Celesia al consolato<br />
italiano a Gerusalemme<br />
134 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 170, “Palest<strong>in</strong>a 1937”, Tel. 2045, Gerusalemme 10 maggio 1937, Q. Mazzol<strong>in</strong>i<br />
al MSP<br />
135 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 170, “Palest<strong>in</strong>a 1937”, Tel. 2433, Gerusalemme 31 maggio 1937, Q. Mazzol<strong>in</strong>i<br />
al MSP<br />
136 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 170, “Palest<strong>in</strong>a 1937”, Tel. 5171, Gerusalemme 19 ottobre 1937, Q. Mazzol<strong>in</strong>i al<br />
M<strong>in</strong>culpop<br />
137 Per l’esempio della diplomazia italiana <strong>in</strong> Francia cfr. Benedetta Garzarelli, Parleremo al mondo <strong>in</strong>tero. La<br />
<strong>propaganda</strong> del fascismo all’estero, Edizioni dell’Orso, Alessandria 2004, pp. 67-79<br />
138 M. Tedesch<strong>in</strong>i Lalli, “La <strong>propaganda</strong> araba del fascismo e l’Egitto”, cit., pp. 746-747<br />
139 ACS, M<strong>in</strong>culpop, Gab., B.11, F.118, Tel. 60, Cairo 5 luglio 1937, Ghigi al M<strong>in</strong>culpop. All’<strong>in</strong>izio del 1938,<br />
Al-Jihad fu acquistato dal Wafd e fuso con un altro giornale, al-Kawkab al-Sharq. Le sue pubblicazioni<br />
term<strong>in</strong>arono <strong>in</strong> maniera def<strong>in</strong>itiva nel settembre 1938: Israel Gershoni and James Jankowski, Confront<strong>in</strong>g<br />
Fascism <strong>in</strong> Egypt. Dictatorship versus Democracy <strong>in</strong> the 1930s, Stanford University Press, Stanford 2010, p. 57