politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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sicuro di guadagno, e spesso gli abbonamenti cessavano di essere pagati dopo qualche tempo,<br />
creando difficoltà agli editori. La raccolta pubblicitaria, proprio a causa della tiratura limitata,<br />
era assai scarsa; di conseguenza, la nascita di nuovi giornali era tanto frequente quanto il loro<br />
fallimento. Le sovvenzioni, da parte di istituzioni, partiti, gruppi di potere, erano spesso<br />
l’unico mezzo che permetteva a un organo di stampa <strong>–</strong> e al suo direttore, che non di rado era<br />
anche l’unico redattore <strong>–</strong> di sopravvivere, ed erano una pratica ben più comune di quanto i<br />
giornalisti fossero disposti ad ammettere 121 . Come recitava il titolo di un articolo comparso ad<br />
Aleppo del 1938, «Con mille sterl<strong>in</strong>e si può comprare la maggior parte della stampa araba».<br />
In esso si affermava che la centrale della Stefani al Cairo (l’AEO) era collegata con dei<br />
corrispondenti <strong>in</strong> tutto il Vic<strong>in</strong>o Oriente e nell’Africa Settentrionale, i quali diffondevano per<br />
poche piastre, nella stampa orientale, le notizie anti-francesi e anti-<strong>in</strong>glesi 122 . Non era<br />
difficile, effettivamente, trovare dei giornalisti compiacenti, che servissero la <strong>propaganda</strong><br />
italiana <strong>in</strong> cambio di sovvenzioni o stipendi. Spesso, qualcuno si presentava ad offrire<br />
spontaneamente i propri servigi; il problema pr<strong>in</strong>cipale per gli italiani era, semmai, la scelta<br />
dei collaboratori. Bisognava guardarsi da scribacch<strong>in</strong>i e personaggi senza scrupoli, <strong>in</strong> cerca di<br />
favori e denaro, la cui attività poteva essere pers<strong>in</strong>o controproducente. Non era raro che degli<br />
arabi <strong>in</strong>traprendenti realizzassero, di propria <strong>in</strong>iziativa, pubblicazioni di scarso valore esaltanti<br />
Mussol<strong>in</strong>i o l’Italia <strong>fascista</strong>, per chiedere poi sostegno economico agli italiani per la loro<br />
diffusione 123 . Un caso esemplare è quello di un tale George Yusuf, presidente di una scuola<br />
egiziana, che nel novembre del <strong>1932</strong> scrisse a Mussol<strong>in</strong>i, manifestando l’<strong>in</strong>tenzione di<br />
scrivere un libro sul fascismo, e allegando un suo articolo apparso su al-Muqattam per<br />
dimostrare la propria serietà. Gaetano Polverelli, direttore dell’ufficio stampa del M<strong>in</strong>istero<br />
degli Esteri, chiese un parere sul da farsi alla legazione al Cairo 124 , ottenendo una risposta che<br />
merita di essere citata <strong>in</strong> maniera estesa:<br />
Gli articoli di George Youssef sono una raccolta di luoghi comuni, rappezzi di frasi ritenute da letture e<br />
da discorsi molto confusamente compresi. Il loro valore propagandistico è, pertanto, mediocre, tra classi<br />
che dovrebbero essere accostate con idee ed espressioni chiare, per non <strong>in</strong>generare concezioni <strong>in</strong>esatte e<br />
false, ch’è poi difficile estirpare.<br />
[...] Si potrebbe, tuttavia, premiare le buone <strong>in</strong>tenzioni del George Youssef facendogli avere una specie di<br />
sussidio di r<strong>in</strong>graziamento a pubblicazione avvenuta della “brochure” che si ripromette.<br />
A parer mio converrebbe astenersi dall’<strong>in</strong>coraggiarlo f<strong>in</strong> da ora, per non essere costretti di far altrettanto<br />
con velleità analoghe, che la notizia dell’<strong>in</strong>coraggiamento stesso, diffusa dalla comprensibile vanità del<br />
beneficato, non mancherebbe d’ispirare nei numerosi grafomani egiziani disoccupati alla ricerca di<br />
qualche soldo.<br />
È da tener presente che nella mentalità dell’orientale la lode, per vacua e banale che sia, impone un atto di<br />
larghezza al lodato. È un resto degli usi dell’Arabia pre<strong>islamica</strong>. Negli scritti come quelli del George<br />
Youssef [...] ed altri che appaiono periodicamente non bisogna, dunque, cercare un criterio di studio,<br />
l’espressione di una curiosità <strong>in</strong>tellettuale, sibbene la ricerca pura e semplice di quella larghezza. Ma,<br />
poiché il valore propagandistico, che solo potrebbe giustificare detta larghezza, è quasi sempre dubbio si<br />
possono senza scrupoli limitare gli <strong>in</strong>coraggiamenti a quel m<strong>in</strong>imo che gli usi locali consigliano per<br />
evitare di farsi dei nemici laddove non è necessario 125 .<br />
Raramente, questo genere di offerte di collaborazione nasceva da una s<strong>in</strong>cera simpatia o<br />
adesione ideologica, e <strong>in</strong> ogni caso, anche i giornalisti più seri difficilmente venivano<br />
conquistati alla causa italiana una volta per tutte. Talvolta le simpatie politiche mutavano <strong>in</strong><br />
seguito a qualche particolare avvenimento politico, <strong>in</strong> altri casi seguivano più semplicemente<br />
121 A. Ayalon, The Press <strong>in</strong> the Arab Middle East, cit., pp. 211-214<br />
122 ASMAE, AE, B. 317, F. 5, Tel. 805, Aleppo 23 maggio 1938, Rassegna Stampa, da al-Dustur,15 maggio<br />
1938<br />
123 Ad esempio <strong>in</strong> ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 200, F. “Siria 1938”, Sf. “Bureau de Presse Syrienne”<br />
124 ASMAE, AE, B. 276 parte 2, F. 6, Tel. 6425/19, Roma 22 novembre <strong>1932</strong>, Gaetano Polverelli alla legazione<br />
al Cairo<br />
125 ASMAE, AE, B. 276 parte 2, F. 6, nota senza data (ma quasi certamente del novembre 1933), f.to Omar