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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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«A mano a mano che aumenta il peso politico dell’Italia <strong>fascista</strong>», si legge <strong>in</strong> una seconda<br />

nota, presumibilmente dello stesso Galassi, «la mancanza di una nostra agenzia appare sempre<br />

più dannosa, lasciando libero campo a tutte le <strong>in</strong>formazioni tendenziose di fonte straniera» 115 .<br />

Il progetto fu condiviso anche da Pagliano, nuovo rappresentante al Cairo, che scrisse al<br />

MAE:<br />

Questa legazione ha più volte, <strong>in</strong> passato, richiamata l’attenzione di codesto M<strong>in</strong>istero sulla mancanza di<br />

<strong>in</strong>formazioni di fonte italiana <strong>in</strong> Egitto e negli stati contigui, difetto che pone il nostro paese <strong>in</strong> condizione<br />

d’<strong>in</strong>feriorità rispetto ad altre Potenze; ed ha segnalato <strong>in</strong> particolar modo gl’<strong>in</strong>convenienti che sono<br />

derivati, per tale mancanza, allorché sono state promosse campagne antitaliane nel mondo islamico,<br />

alimentate da notizie diffamatorie ai nostri danni. [...]<br />

Questa legazione, coi mezzi a sua disposizione, <strong>in</strong> recenti casi ha provveduto a arg<strong>in</strong>are come le fu<br />

possibile, gli effetti di certe calunniose offensive della stampa musulmana, ma come non ha potuto<br />

impedire il sorgere delle false notizie, così non ha mezzo di fronteggiare, mediante <strong>in</strong>formazioni<br />

sistematiche di fonte italiana, tutte le propagande straniere metodicamente fatte con idonee attrezzature.<br />

Occorre pertanto avere <strong>in</strong> nostra mano strumenti analoghi a quelli posseduti da altri Paesi, atti a<br />

contrapporre <strong>propaganda</strong> a <strong>propaganda</strong> e tali da assicurare cont<strong>in</strong>uità di atmosfera alla nostra azione<br />

diplomatica 116 .<br />

L’agenzia italiana al Cairo vide la luce soltanto due anni dopo, nel giugno 1935, col nome<br />

di Agenzia d’Egitto e d’Oriente (AEO). A dirigerla fu nom<strong>in</strong>ato Ugo Dadone, che <strong>in</strong><br />

precedenza era stato direttore del Giornale d’Oriente 117 . L’avvic<strong>in</strong>arsi della guerra con<br />

l’Etiopia fu determ<strong>in</strong>ante per la sua effettiva realizzazione 118 .<br />

Nel frattempo, la <strong>propaganda</strong> sulla stampa veniva portata avanti attraverso canali<br />

sotterranei, con mezzi più prosaici, ma probabilmente più efficaci. Pagare i giornalisti per<br />

pubblicare articoli favorevoli all’Italia, <strong>in</strong>fatti, oltre ad essere il metodo più rapido e sicuro per<br />

garantirsi una buona stampa, forniva il vantaggio di nascondere la provenienza dei materiali<br />

pubblicati, che dovevano apparire come l’opera spontanea di giornalisti obiettivi ed<br />

<strong>in</strong>dipendenti. L’op<strong>in</strong>ione pubblica araba nutriva una giustificata diffidenza verso le notizie<br />

che giungevano da fonti ufficiali, per cui l’Italia doveva fare <strong>in</strong> modo che articoli e<br />

pubblicazioni non solo non tradissero la provenienza italiana, ma fossero attribuiti a<br />

personaggi non sospetti di legami di alcun genere con l’Italia. Per fare un esempio, nel<br />

gennaio 1933 gli italiani fecero pubblicare su al-Balagh la replica ad un articolo <strong>in</strong> cui veniva<br />

attaccato Mussol<strong>in</strong>i e il suo regime, a firma del “Dott. Khalil Badr”, e che si concludeva con<br />

queste parole: «io, che sono un orientale e che nulla ho a che fare con il governo di Mussol<strong>in</strong>i,<br />

affermo questo soltanto per servire la verità» 119 . In realtà, Badr aveva fatto da prestanome, ma<br />

l’articolo era stato scritto da Antun Yaqub, il quale però, «essendo [...] più o meno conosciuto<br />

come agente della legazione, non ha voluto far credere che l’articolo stesso fosse ispirato» 120 .<br />

La situazione della stampa <strong>in</strong> Egitto, e negli altri paesi arabi <strong>in</strong> cui il giornalismo<br />

com<strong>in</strong>ciava a raggiungere un certo grado di sviluppo, era complessa, e presentava per l’azione<br />

propagandistica straniera molte opportunità, ma altrettante <strong>in</strong>sidie. Per i pionieri del<br />

giornalismo arabo, negli anni fra le due guerre mondiali, il più grande problema era quello<br />

economico; raramente le pubblicazioni avevano una diffusione tale da assicurare un marg<strong>in</strong>e<br />

115 ASMAE, AE, B. 276 parte 2, F. 4, “Nuovi elementi e nuove osservazioni per la costituzione della Stefani <strong>–</strong><br />

Oriente”, senza data (ma probabilmente maggio-giugno 1933 poiché vi si fa riferimento alle trattative per il<br />

“patto a quattro” che verrà firmato il 7 giugno 1933)<br />

116 ASMAE, AE, B. 276 parte 2, F. 4, Tel. 1761/460, 6 maggio 1933, Pagliano al MAE<br />

117 R. De Felice, Il fascismo e l’Oriente, cit., p. 18; R. Quartararo, Roma tra Londra e Berl<strong>in</strong>o, cit., Vol. 1, pp.<br />

316-320<br />

118 Vedi il par. 2.6<br />

119 ASMAE, AE, B. 276 parte 2, F. 6, “Mussol<strong>in</strong>i. Risposta ad un articolo”, articolo tradotto, da al-Balagh, 22<br />

gennaio 1933<br />

120 ASMAE, AE, B. 276 parte 2, F. 6, nota manoscritta, senza data, allegata all’articolo tradotto (vedi nota<br />

precedente)<br />

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