politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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isolati dalle loro basi di sostegno, all’<strong>in</strong>terno e all’esterno, attraverso misure radicali come la<br />
chiusura del conf<strong>in</strong>e libico-egiziano con un lungo reticolato di filo sp<strong>in</strong>ato, ed il trasferimento<br />
delle tribù nomadi nei campi di concentramento vic<strong>in</strong>i alla costa 2 . La brutalità della<br />
repressione <strong>fascista</strong>, di per sé notevole, veniva ulteriormente esagerata nelle notizie diffuse<br />
all’esterno della Libia, normalmente ad opera delle associazioni di libici <strong>in</strong> esilio e la stampa<br />
araba, che cont<strong>in</strong>uarono a circolare per tutto il decennio, causando grossi danni al prestigio<br />
italiano. Secondo la stima di un giornale di Damasco, ad esempio, la popolazione della Libia<br />
era passata da un milione di persone a 200.000, dal momento dell’occupazione italiana, con<br />
una ipotetica dim<strong>in</strong>uzione dell’80% 3 . Molto spesso, gli italiani erano accusati di avere ucciso<br />
numerosi capi libici ribelli, lanciandoli vivi dagli aerei <strong>in</strong> volo. Una pubblicazione del<br />
Comitato di Difesa di Tripoli e Barqa di Damasco del <strong>1932</strong>, ripresa dalla stampa egiziana,<br />
recitava:<br />
Gli italiani entrarono a Kufra commettendo ogni delitto, saccheggiando e ammazzando vecchi e bamb<strong>in</strong>i<br />
come agnelli, maltrattando le donne <strong>in</strong> una maniera spaventevole, aprendo le viscere delle <strong>in</strong>c<strong>in</strong>te. Molte<br />
donne sono state uccise con atrocità perché hanno difeso il loro onore.<br />
In breve i soldati italiani hanno oltraggiato l’onore di settanta famiglie di quelle dei Scerifiti, hanno<br />
cambiato le moschee <strong>in</strong> osterie nelle quali bevono liquori, ed obbligano le donne musulmane, portate dal<br />
loro harem, alla prostituzione, a bere i liquori, o morire con atrocità.<br />
Essi hanno preso tutti i volumi del Corano conservati nella zauia di Tag e li buttarono sotto i piedi e nelle<br />
stalle sotto i piedi dei cavalli e dei muli 4 .<br />
Altre accuse, più o meno fantasiose, riguardavano la durezza del dom<strong>in</strong>io italiano, anche<br />
dopo la pacificazione. Nell’estate del 1933, la stampa palest<strong>in</strong>ese ed egiziana pubblicava una<br />
serie di corrispondenze da Tunisi secondo cui agli arabi <strong>in</strong> Libia era fatto l’obbligo di fare il<br />
saluto <strong>fascista</strong> a qualsiasi italiano, o di alzarsi di fronte ad un europeo con il cappello, pena<br />
addirittura la lapidazione 5 .<br />
F<strong>in</strong> dai primi mesi del 1931, <strong>in</strong> seguito alla circolazione di voci di questo genere, che si<br />
sommavano a notizie più veritiere, nell’op<strong>in</strong>ione pubblica araba era montata un’ondata di<br />
rabbia anti-italiana. La campagna aveva preso avvio sulla stampa egiziana, diffondendosi<br />
rapidamente nel resto del mondo arabo. Durante una protesta, il 28 aprile, il vice consolato a<br />
Tripoli di Siria fu oggetto di lanci di pietre, e negli scontri venne ucciso un gendarme 6 .<br />
L’Emiro Shakib Arslan aveva lanciato una campagna di boicottaggio contro i prodotti<br />
italiani 7 , che era stata ampiamente pubblicizzata nel corso del pellegr<strong>in</strong>aggio alla Mecca ad<br />
aprile, suscitando le preoccupazioni del console Sollazzi che, <strong>in</strong>vano, aveva chiesto un<br />
<strong>in</strong>tervento a Ibn Saud 8 . Il console a Gerusalemme constatava, a causa della generale ostilità<br />
dei musulmani nei confronti dell’Italia, una dim<strong>in</strong>uzione dei pazienti nell’ospedale italiano, e<br />
temeva un calo di iscrizioni nelle scuole religiose, oltre a possibili ripercussioni sui pur<br />
2 Sulla repressione <strong>fascista</strong> <strong>in</strong> Cirenaica, si veda <strong>in</strong> particolare Eric Salerno, Genocidio <strong>in</strong> Libia. Le atrocità<br />
nascoste dell’avventura coloniale italiana, 1911-1931, Manifestolibri, Roma 2005; Enzo Santarelli et al., Omar<br />
al-Mukhtar e la riconquista <strong>fascista</strong> della Libia, Marzorati, Milano 1981; Angelo Del Boca, Gli italiani <strong>in</strong> Libia.<br />
Dal fascismo a Gheddafi, Editori Laterza, Bari 1988, 1991<br />
3 ASMAE, AE, B. 308 F. 1, Tel. 744, Damasco 13 marzo 1937, Rassegna Stampa, da al-Insha’, 12 marzo 1937<br />
4 ASMAE, AE, B. 256/1, Tel. 1978/747, (il Cairo?) 1 giugno <strong>1932</strong>, “La civiltà sangu<strong>in</strong>osa”, articolo tradotto, da<br />
al-Latayed? al-Musawwara, 16 maggio <strong>1932</strong><br />
5 ASMAE, AP, Libia 7, Gerusalemme 2 agosto 1933, “Tirannia dell’Italia <strong>in</strong> Tripolitania”, articolo tradotto, da<br />
al-Jami‘a al-Islamiyya, 31 luglio 1933<br />
6 Oriente Moderno, Maggio 1931, p. 220 (ma si veda l'<strong>in</strong>tera sezione della rassegna stampa <strong>in</strong>titolata “Campagna<br />
calunniosa di stampa e dimostrazioni di protesta <strong>in</strong> Egitto, Transgiordania, Palest<strong>in</strong>a e Siria contro atrocità<br />
falsamente attribuite agli Italiani <strong>in</strong> Libia”, pp. 218-222); “Il M<strong>in</strong>istro degli Esteri, Grandi, all'Ambasciatore a<br />
Parigi, Manzoni”, Roma 11 giugno 1931, <strong>in</strong> DDI, 7° Serie, Vol. X, 328, pp. 518-519<br />
7 ASMAE, AP, Libia 7, Tel. 681/151, Aleppo 16 giugno 1931, il console Camillo Giuriati al MAE<br />
8 ASMAE, AP, Libia 7, Tel. 288/A91, Gedda 18 maggio 1931, il console Sollazzo al MAE