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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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1.10 <strong>–</strong> Il ruolo dell’Impero all’<strong>in</strong>terno della “<strong>politica</strong> <strong>islamica</strong>”. La Libia come “vetr<strong>in</strong>a del<br />

fascismo”<br />

Per motivi del tutto ovvii, la <strong>politica</strong> coloniale italiana <strong>in</strong> Libia aveva una grande<br />

importanza, per la <strong>politica</strong> mediterranea <strong>fascista</strong> nel suo complesso. Innanzitutto, dal punto di<br />

vista strategico-militare, dato che la Libia era la “quarta sponda” dell’Italia <strong>in</strong> Africa, il<br />

“bastione dell’Impero”. La sua tenuta <strong>in</strong>terna era fondamentale per le operazioni belliche<br />

italiane nel Mediterraneo <strong>–</strong> lo fu, ad esempio, durante la guerra d’Etiopia <strong>–</strong>, poiché costituiva<br />

una base essenziale per i rifornimenti e per gli attacchi militari. Su un diverso piano, le<br />

vicende libiche avevano delle ripercussioni notevoli sull’immag<strong>in</strong>e dell’Italia <strong>in</strong> tutto il<br />

mondo arabo e musulmano, ed <strong>in</strong>cidevano direttamente sugli sviluppi della sua <strong>politica</strong> estera<br />

<strong>in</strong> quei paesi. Nel corso degli anni Venti, la Libia fu di grande <strong>in</strong>tralcio ai tentativi italiani di<br />

estendere la propria <strong>in</strong>fluenza nei paesi arabi, che non mancarono. Ad esempio, l’Italia cercò<br />

di <strong>in</strong>staurare rapporti cordiali con Egitto, Yemen e Arabia Saudita; e appoggiò l’Iraq e la Siria<br />

alla Società delle Nazioni, sebbene per motivi del tutto egoistici. I primi contatti ufficiali degli<br />

italiani con il nazionalista arabo Shakib Arslan, secondo le <strong>in</strong>formazioni francesi, risalivano al<br />

1927, quando l’emiro fu aiutato a diffondere dei volant<strong>in</strong>i <strong>in</strong> Siria 171 . Ma tutto ciò perdeva<br />

qualsiasi valore di fronte alla dura campagna di riconquista della Libia, e ad eventi che<br />

provocarono forte emozione e <strong>in</strong>dignazione, come la presa di Kufra e l’uccisione di ‘Umar al-<br />

Mukhtar. Shakib Arslan, nonostante una simpatia di vecchia data per Mussol<strong>in</strong>i, promosse<br />

clamorose campagne di boicottaggio contro l’Italia, nel 1931 e 1933. Nel momento <strong>in</strong> cui<br />

Badoglio dichiarò conclusa la “pacificazione” della Cirenaica, gli italiani dovettero cercare<br />

faticosamente di risollevare la loro immag<strong>in</strong>e, con una <strong>propaganda</strong> che contrastasse la valanga<br />

di critiche ed accuse pubblicate, quasi quotidianamente, dalla stampa di tutto il mondo arabo.<br />

La <strong>propaganda</strong> italiana si <strong>in</strong>centrava <strong>in</strong> larga parte sulla tesi che il dom<strong>in</strong>io coloniale <strong>in</strong><br />

Libia era caratterizzato da un’amm<strong>in</strong>istrazione saggia, giusta ed efficiente, che tutelava al<br />

massimo grado gli <strong>in</strong>teressi e le esigenze della popolazione <strong>in</strong>digena. La repressione aveva<br />

riguardato esclusivamente delle bande di crim<strong>in</strong>ali, che avevano terrorizzato gli stessi libici<br />

onesti; stroncato questo pericolo, la Libia era ormai avviata verso un futuro di progresso,<br />

ord<strong>in</strong>e e collaborazione fra l’elemento <strong>in</strong>digeno e quello italiano. Inizialmente, tale<br />

<strong>propaganda</strong> era legata soprattutto a esigenze di <strong>politica</strong> <strong>in</strong>terna coloniale, e si proponeva <strong>in</strong><br />

particolare di isolare le associazioni di libici all’estero e gli ex-ribelli, per impedire la ripresa<br />

della lotta contro l’Italia, all’<strong>in</strong>terno o fuori dalla Libia. Ma questo aspetto non va<br />

sopravvalutato: le ripercussioni della “<strong>politica</strong> <strong>islamica</strong>” all’<strong>in</strong>terno della Libia erano <strong>in</strong> realtà<br />

m<strong>in</strong>ime, e sarebbe stato perf<strong>in</strong>o controproducente pubblicizzare <strong>in</strong> colonia diversi suoi aspetti,<br />

primo fra tutti il sostegno italiano all’<strong>in</strong>dipendenza dei paesi del Vic<strong>in</strong>o Oriente. Piuttosto, fu<br />

la <strong>politica</strong> coloniale ad essere spesso determ<strong>in</strong>ata da considerazioni propagandistiche, nel<br />

tentativo di raccogliere consenso nel mondo arabo. Il tentativo di favorire i rientri dei<br />

fuoriusciti, e di conquistare il favore delle comunità di libici nel mondo arabo, serviva tanto a<br />

scongiurare nuovi pericoli <strong>in</strong> Libia, quanto ad elim<strong>in</strong>are i focolai anti-italiani che<br />

<strong>in</strong>fluenzavano negativamente l’op<strong>in</strong>ione pubblica araba. La <strong>politica</strong> <strong>in</strong>digena di Balbo<br />

conobbe una fase di grande <strong>in</strong>tensificazione nel 1935, <strong>in</strong> corrispondenza con lo scoppio della<br />

guerra <strong>in</strong> Etiopia. I numerosi provvedimenti adottati servivano, ovviamente, ad evitare il<br />

malcontento dei libici <strong>in</strong> un momento tanto delicato, ma anche, come scrisse il Governo della<br />

Libia a Roma, «per neutralizzare le passate campagne ostili e quelle che si preannunziano,<br />

specialmente <strong>in</strong> Egitto» 172 . Ancor più evidente fu il tentativo, compiuto <strong>in</strong> occasione della<br />

visita di Mussol<strong>in</strong>i <strong>in</strong> Libia nel 1937, di capovolgere la situazione facendo della Libia non più<br />

171 CADN, Syrie-Liban, DP, 672, N° 268/C.M., “Remarques sur l’activité de l’Italie en pays musulmans”, Beirut<br />

11 aprile 1934, l’Alto Commissario, Damien De Martel, al capo del Cab<strong>in</strong>et Politique<br />

172 ASMAI, Libia 150/32, F. 147, Notiziario al 20 settembre 1935<br />

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