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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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aveva anche il titolo di “Re di Gerusalemme”, la futura egemonia italiana su di essa era data<br />

per scontata. «Qualora, per ragioni superiori, non si voglia o non si possa considerare una<br />

forma di unione personale sul tipo di quella realizzata con il regno d’Albania», si legge nel<br />

documento, la soluzione più opportuna era la creazione di un Regno di Palest<strong>in</strong>a e<br />

Transgiordania che, attraverso un trattato, sarebbe divenuto <strong>in</strong> pratica uno stato vassallo<br />

dell’Italia 163 . Una sistemazione molto simile venne proposta per il Libano, a settembre,<br />

dall’ex console a Beirut, Sbrana. Dato per certo che il Libano sarebbe “venuto a noi”,<br />

l’annessione diretta del paese all’Italia era ritenuta impraticabile, non certo per questioni di<br />

pr<strong>in</strong>cipio, ma semplicemente perché essa avrebbe <strong>in</strong>contrato una ferma opposizione, anche<br />

negli ambienti cristiani filo-italiani. Sbrana suggerì qu<strong>in</strong>di la creazione di un pr<strong>in</strong>cipato,<br />

magari da affidare ad un membro dei Savoia, sul modello già sperimentato <strong>in</strong> Albania dopo<br />

l’<strong>in</strong>vasione 164 .<br />

Le <strong>in</strong>tenzioni di Mussol<strong>in</strong>i e del regime <strong>fascista</strong> riguardo al futuro del “mare nostrum”<br />

erano dunque chiare ed <strong>in</strong>equivocabili. Per l’Africa del Nord, si prospettava un futuro di<br />

dom<strong>in</strong>io coloniale; la sola eccezione era costituita dall’Egitto, che assieme al resto del Vic<strong>in</strong>o<br />

Oriente sarebbe andato a formare un blocco di stati <strong>in</strong>dipendenti, sotto il controllo militare,<br />

politico ed economico esclusivo dell’Italia. La Gran Bretagna sarebbe stata completamente<br />

esclusa dal Mediterraneo, mentre alla Francia sarebbe rimasta al massimo una parte<br />

dell’Algeria, <strong>in</strong> virtù dell’alleanza con Vichy. Questa visione <strong>politica</strong> complessiva non era<br />

affatto legata al particolare momento storico, e all’impressione che l’Asse fosse dest<strong>in</strong>ato ad<br />

una vittoria rapida e schiacciante. Nel corso dei due decenni precedenti, ad esempio, si<br />

cercherebbero <strong>in</strong>vano dei riferimenti alla futura <strong>in</strong>dipendenza dei paesi nordafricani, da parte<br />

di Mussol<strong>in</strong>i o di altri esponenti del regime. Una delle poche eccezioni, se non l’unica, è<br />

quella di Carlo Giglio, che espresse l’op<strong>in</strong>ione personale secondo cui Tunisia ed Algeria<br />

erano dest<strong>in</strong>ate, presto tardi, all’<strong>in</strong>dipendenza (sempre, però, nell’orbita <strong>politica</strong> dell’Italia) 165 .<br />

La rivendicazione esplicita della Tunisia alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni, nel<br />

novembre 1938, non era certo un fulm<strong>in</strong>e a ciel sereno: le ambizioni dell’Italia <strong>fascista</strong> su<br />

quel paese erano sempre state cristall<strong>in</strong>e. La conv<strong>in</strong>zione che il Nord Africa dovesse rimanere<br />

sotto dom<strong>in</strong>io coloniale era profondamente radicata nella mente di Mussol<strong>in</strong>i, che nel corso<br />

della seconda guerra mondiale non cedette mai alle pressioni del Mufti Am<strong>in</strong> al-Husayni,<br />

secondo il quale soltanto una dichiarazione ufficiale italo-tedesca, a garanzia della futura<br />

<strong>in</strong>dipendenza di tutte le popolazioni arabe, avrebbe dato all’Asse quel sostegno popolare che<br />

era venuto a mancare, ad esempio, <strong>in</strong> occasione del colpo di stato iracheno del 1941 166 .<br />

Mussol<strong>in</strong>i rifiutò ost<strong>in</strong>atamente qualsiasi apertura nei confronti del nazionalismo arabo nel<br />

Nord Africa, anche quando le sorti della guerra volsero al peggio. Al massimo, era disposto<br />

ad assicurare, <strong>in</strong> maniera generica, che le legittime rivendicazioni ed esigenze della<br />

popolazione araba sarebbero state prese <strong>in</strong> considerazione, ma la garanzia della futura<br />

<strong>in</strong>dipendenza rimaneva limitata al Vic<strong>in</strong>o Oriente e all’Egitto. Anche dopo che gli alleati, una<br />

volta sbarcati <strong>in</strong> Nord Africa, com<strong>in</strong>ciarono a promettere agli arabi la completa <strong>in</strong>dipendenza,<br />

Mussol<strong>in</strong>i non volle comunque fare alcuna dichiarazione ufficiale nello stesso senso, che<br />

avrebbe costretto l’Italia a r<strong>in</strong>unciare ad un obiettivo fondamentale della sua <strong>politica</strong> estera 167 .<br />

In questo caso, non vi era alcuna traccia del famoso “realismo” <strong>fascista</strong>, e, a onor del vero,<br />

neppure di ipocrisia: Mussol<strong>in</strong>i fu straord<strong>in</strong>ariamente limpido e coerente con le proprie<br />

conv<strong>in</strong>zioni. A pochi giorni dalla def<strong>in</strong>itiva sconfitta dell’Asse <strong>in</strong> Africa Settentrionale, con<br />

163<br />

Pubblicato <strong>in</strong> V. P<strong>in</strong>to, “L’Italia <strong>fascista</strong> e la «questione palest<strong>in</strong>ese»”, cit., pp. 10-122<br />

164<br />

Vedi il Cap. 8, pp. 280-281<br />

165<br />

C. Giglio, Politica estera italiana, cit., p. 103. Secondo Giglio, entro pochi decenni l’<strong>in</strong>tera Africa si sarebbe<br />

governata da sé, con le sole <strong>–</strong> assai significative <strong>–</strong> eccezioni della Libia e del Sudafrica, unici paesi del<br />

cont<strong>in</strong>ente a maggioranza bianca; Ivi, p. 107<br />

166<br />

R. H. Ra<strong>in</strong>ero, La <strong>politica</strong> araba di Mussol<strong>in</strong>i, cit., p. 125 ss.<br />

167 Ivi, p. 224 ss.<br />

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