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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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1.6 <strong>–</strong> Politica araba o “carta araba”?<br />

Gli storici hanno espresso op<strong>in</strong>ioni molto diverse su cosa fosse la <strong>politica</strong> araba dell’Italia<br />

<strong>fascista</strong>, e sull’importanza che essa ebbe per il regime. Secondo Renzo De Felice, Mussol<strong>in</strong>i<br />

fu tra i primi ad <strong>in</strong>tuire la forza del nazionalismo nei paesi deboli e colonizzati 109 ,<br />

schierandosi dalla parte dei “popoli emergenti”, contro l’imperialismo delle democrazie<br />

liberali. Nonostante la simpatia per la causa dei popoli oppressi, però, una volta giunto al<br />

potere fece prevalere il realismo nella sua azione <strong>politica</strong>, ed evitò di appoggiare i movimenti<br />

di liberazione nei paesi colonizzati, se non quando ciò gli apparve utile, <strong>in</strong> funzione delle<br />

relazioni con le altre potenze, Gran Bretagna <strong>in</strong> primis. Infatti, fu nella metà degli anni Trenta<br />

che l’Italia <strong>fascista</strong> cercò di strumentalizzare il suo ruolo di “potenza <strong>islamica</strong>” e la cosiddetta<br />

“amicizia italo-araba”, per <strong>in</strong>debolire le posizioni britanniche nel Mediterraneo, <strong>in</strong><br />

corrispondenza con un periodo di gravi tensioni <strong>in</strong>ternazionali 110 . La <strong>politica</strong> araba di<br />

Mussol<strong>in</strong>i, <strong>in</strong> particolare il sostegno concesso al nazionalismo <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a, sarebbe stata<br />

qu<strong>in</strong>di una semplice «moneta di scambio» per le eventuali trattative con Londra, come<br />

dimostrerebbe il fatto che essa fu lasciata cadere dopo gli accordi di Pasqua del 1938, assieme<br />

alla <strong>propaganda</strong> anti-britannica di Radio Bari. «Solo dopo la decisione di entrare <strong>in</strong> guerra <strong>–</strong><br />

scrive De Felice <strong>–</strong> la <strong>politica</strong> araba assunse nella strategia mussol<strong>in</strong>iana un valore permanente<br />

e non meramente strumentale» 111 . Invece, dopo l’<strong>in</strong>gresso dell’Italia nella Seconda Guerra<br />

Mondiale, Mussol<strong>in</strong>i avrebbe appoggiato con conv<strong>in</strong>zione il nazionalismo arabo, nell’ottica di<br />

un’alleanza a lungo term<strong>in</strong>e, dal momento che sarebbe stato per lui «<strong>in</strong> via di pr<strong>in</strong>cipio<br />

scontato» che il Vic<strong>in</strong>o Oriente doveva diventare, dopo la guerra, <strong>in</strong>dipendente e unito 112 . La<br />

<strong>politica</strong> araba <strong>fascista</strong>, proseguiva De Felice, aveva delle importanti contraddizioni, che<br />

derivavano dalle sue pretese egemoniche: «l’elasticità, per non dire l’equivocità, del term<strong>in</strong>e<br />

«<strong>in</strong>fluenza» (che nel caso delle isole all’imboccatura meridionale del Mar Rosso f<strong>in</strong>iva<br />

<strong>in</strong>evitabilmente per assumere il significato di possesso diretto); il condom<strong>in</strong>io sul Sudan [...] e<br />

soprattutto il fatto che il filoarabismo <strong>fascista</strong> era circoscritto al Medio Oriente mentre non<br />

valeva per il Maghreb e tanto meno per la Libia». Nonostante ciò, la conclusione che la<br />

<strong>politica</strong> araba di Mussol<strong>in</strong>i fosse «meramente strumentale ed opportunistica», e che i<br />

movimenti nazionali arabi puntassero piuttosto sulla Germania che non sull’Italia, gli<br />

appariva troppo drastica 113 . A noi <strong>in</strong>teressa, <strong>in</strong> virtù dei limiti cronologici di questa ricerca,<br />

l’<strong>in</strong>terpretazione della prima fase della <strong>politica</strong> araba <strong>fascista</strong>, soprattutto perché la grande<br />

autorevolezza di De Felice ha fatto sì che essa sia stata accolta e ripresa da un gran numero di<br />

storici italiani, f<strong>in</strong>o a tempi recenti 114 . La tesi che la <strong>politica</strong> araba <strong>fascista</strong> non fosse nulla più<br />

che un mezzo di pressione <strong>politica</strong> nei confronti della Gran Bretagna, è coerente con l’idea di<br />

De Felice, secondo cui, soprattutto dopo la conquista dell’Etiopia, l’Italia <strong>fascista</strong> era un<br />

potenza “soddisfatta”, che aveva come priorità l’equilibrio europeo e l’accordo generale. In<br />

realtà, è molto difficile credere che, dopo l’accordo con la Gran Bretagna, Mussol<strong>in</strong>i fosse<br />

deciso ad abbandonare le sue velleità espansionistiche. L’impero britannico era, chiaramente,<br />

il pr<strong>in</strong>cipale ostacolo che impediva all’Italia di realizzare le sue “legittime aspirazioni” nel<br />

Mediterraneo. La Gran Bretagna, secondo il netto determ<strong>in</strong>ismo geografico-storico tipico<br />

109<br />

R. De Felice, Il fascismo e l’Oriente, cit., p. 23<br />

110<br />

Le caratteristiche della “<strong>politica</strong> <strong>islamica</strong>” <strong>fascista</strong> verranno approfondite nel paragrafo successivo, e nel<br />

Capitolo 2<br />

111<br />

Ivi, p. 21<br />

112<br />

Ivi, p. 23<br />

113<br />

Ivi, p. 25<br />

114<br />

Ad esempio, dagli autorevoli L. Goglia, “Il Mufti e Mussol<strong>in</strong>i”, cit., pp. 1208-1209, e R. H. Ra<strong>in</strong>ero, La<br />

<strong>politica</strong> araba di Mussol<strong>in</strong>i, cit.; e anche <strong>in</strong> V. P<strong>in</strong>to, “L’Italia <strong>fascista</strong> e la «questione palest<strong>in</strong>ese»”, cit., p. 97;<br />

M. G. Pasqual<strong>in</strong>i, Gli equilibri nel Levante, cit., p. 270, e Stefano Fabei, Il fascio, la svastica e la mezzaluna,<br />

Mursia, Milano 2003, che alle pp. 105-106 riprende alcuni stralci de Il fascismo e l’Oriente di De Felice, senza<br />

citare la fonte.<br />

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