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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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22<br />

“nazione proletaria”, che cercava di conquistare il posto al sole che le spettava di diritto,<br />

trovando uno sbocco per le sue energie <strong>in</strong>terne <strong>in</strong> eccesso. L’egoismo delle potenze<br />

“soddisfatte”, che soffocavano le “giuste aspirazioni” delle nazioni emergenti, vale a dire<br />

dell’Italia, era la vera causa delle tensioni <strong>in</strong>ternazionali. L’Italia <strong>fascista</strong> era disposta a farsi<br />

garante dell’equilibrio <strong>in</strong>ternazionale e della pace, una volta che fosse stato soddisfatto il suo<br />

legittimo egoismo. E nonostante le sue ambizioni espansionistiche, Mussol<strong>in</strong>i non accettava<br />

l’idea di un mondo basato sulla pura e semplice prevalenza del forte sul debole. Per lui, una<br />

nazione non era dest<strong>in</strong>ata a dom<strong>in</strong>are sulle altre esclusivamente <strong>in</strong> virtù della propria<br />

superiorità razziale. Mentre Hitler teorizzava uno sfruttamento spietato dei popoli <strong>in</strong>feriori, da<br />

mantenere <strong>in</strong> una condizione di eterna schiavitù, l’impero <strong>fascista</strong> era fondamentalmente<br />

paternalista. Al suo <strong>in</strong>terno, veniva assicurato, tutti i popoli avrebbero goduto dei frutti del<br />

progresso, portato dalla nuova civiltà romana.<br />

Stando così le cose, sembrerebbe che l’imperialismo di Mussol<strong>in</strong>i fosse del tutto simile a<br />

quello liberal-democratico, ma <strong>in</strong> realtà vi erano delle differenze molto significative.<br />

L’idilliaca rappresentazione del colonialismo di stampo francese, o britannico, era<br />

<strong>in</strong>dubbiamente paternalistica ed eurocentrica, ma non necessariamente razzista, <strong>in</strong> senso<br />

biologico. La possibilità che i sudditi coloniali potessero raggiungere lo stesso grado di civiltà<br />

dei loro dom<strong>in</strong>atori, almeno a livello teorico, era ammessa; anzi, essa costituiva la stessa<br />

missione dichiarata delle potenze imperialiste europee. L’esito f<strong>in</strong>ale poteva essere di diversa<br />

natura: la Francia ambì a fare dei suoi sudditi africani dei cittad<strong>in</strong>i a tutti gli effetti, mentre i<br />

britannici probabilmente pensavano a concedere delle forti autonomie, se non <strong>in</strong>dipendenze,<br />

alle colonie all’<strong>in</strong>terno del Commonwealth. L’ideologia imperiale liberale aveva anch’essa,<br />

ovviamente, delle forti contraddizioni: il processo di emancipazione dei popoli non europei<br />

era concepito come lento, graduale e controllato, <strong>in</strong> modo che gli ex colonizzatori potessero<br />

mantenere <strong>in</strong>tatta la loro <strong>in</strong>fluenza <strong>politica</strong> ed economica. Gli europei non avevano certo fretta<br />

di portare a term<strong>in</strong>e la loro missione di civiltà, e <strong>in</strong> realtà sarebbero stati ben contenti se essa<br />

fosse durata <strong>in</strong> eterno. La gran parte degli imperialisti più conv<strong>in</strong>ti, e di coloro che<br />

effettivamente amm<strong>in</strong>istravano le colonie o vi svolgevano la loro attività, consideravano poi<br />

la retorica umanitaria della civilizzazione come nulla più di un espediente, per tenere a bada<br />

l’op<strong>in</strong>ione pubblica e gli stessi colonizzati. In questo caso, però, non si trattava più di liberali,<br />

e spesso neppure di democratici.<br />

Nell’imperialismo <strong>fascista</strong>, <strong>in</strong>vece, non vi è traccia dell’idea di una completa uguaglianza,<br />

anche solo teorica, fra gli esseri umani, e tantomeno di una possibile <strong>in</strong>dipendenza delle<br />

colonie, neppure <strong>in</strong> un lontano ed ipotetico futuro. Italo Balbo, che cercò di far ottenere la<br />

cittad<strong>in</strong>anza italiana almeno a una ristretta élite di fedeli collaboratori libici, si ritrovò<br />

completamente isolato all’<strong>in</strong>terno del Regime 102 . La retorica paternalistica dell’espansione<br />

pacifica non deve trarre <strong>in</strong> <strong>in</strong>ganno, e far pensare che l’ideologia imperiale del fascismo fosse<br />

compatibile con gli ideali umanitari, strettamente legati quelli democratici. Nella concezione<br />

di Mussol<strong>in</strong>i non vi era spazio per alcun relativismo culturale. In un’<strong>in</strong>tervista di poco<br />

precedente all’aggressione all’Etiopia, affermò che bisognava capire se l’Europa era «ancora<br />

degna di adempiere nel mondo la missione colonizzatrice che da parecchi secoli fa la sua<br />

grandezza». Attaccando duramente la Società delle Nazioni, ridicolizzò il pr<strong>in</strong>cipio della pari<br />

dignità fra i popoli e le culture: «sarà essa il tribunale d<strong>in</strong>anzi al quale i negri, i popoli arretrati<br />

e selvaggi del mondo, trasc<strong>in</strong>eranno le grandi nazioni che hanno rivoluzionato e trasformato<br />

l’umanità? Sarà essa il parlamento ove l’Europa soccomberà sotto la legge del numero e vedrà<br />

proclamare la sua decadenza?» 103 . Pochi giorni dopo, tornando sull’argomento <strong>in</strong> un articolo<br />

di giornale, Mussol<strong>in</strong>i negò di volersi fare promotore di una lotta della razza bianca con le<br />

102<br />

Claudio G. Segrè, Italo Balbo, Il Mul<strong>in</strong>o, Bologna 1988, pp. 398-399; G. Ciano, Diario, cit., p. 218 (28<br />

novembre 1938)<br />

103<br />

“Le mete africane dell’Italia <strong>fascista</strong>”, da Il Popolo d’Italia, 23 luglio 1935, <strong>in</strong> B. Mussol<strong>in</strong>i, Opera omnia,<br />

Vol. XXVII, cit., p. 106

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