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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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pace» 96 quello che era stato appena conquistato, <strong>in</strong> realtà, con una violenza <strong>in</strong>audita. Questo<br />

genere di contraddizione non era sorprendente, all’<strong>in</strong>terno del sistema di pensiero <strong>fascista</strong>, ma<br />

era anzi esplicitamente prevista da una concezione anti-ideologica che predicava il primato<br />

della pratica rispetto alla teoria, dell’azione sulla riflessione. Ciò che contava, per Mussol<strong>in</strong>i,<br />

era il risultato delle scelte politiche, non la loro coerenza. In vista di un obiettivo superiore,<br />

come quello della fondazione della terza Roma, ogni deviazione, ogni espediente era possibile<br />

ed opportuno. Il risultato di questa realpolitik <strong>fascista</strong> era la curiosa e difficile convivenza fra<br />

le velleità utopistiche ed un pragmatismo sp<strong>in</strong>to f<strong>in</strong>o al bieco c<strong>in</strong>ismo 97 , come descritto <strong>in</strong><br />

maniera impeccabile da Emilio Gentile:<br />

Nel mito nazionale <strong>fascista</strong> convivevano, fusi e confusi, un realismo politico che <strong>in</strong>neggiava allo<br />

sperimentalismo spregiudicato della cont<strong>in</strong>genza quotidiana, ma che subiva la seduzione del pensiero<br />

mitico e <strong>in</strong>seguiva la <strong>politica</strong> del meraviglioso e dell’impossibile; un pragmatismo che derideva le utopie,<br />

ma che pure era posseduto dalla passione di creare realtà nuove disegnando la Città del sole di una Nuova<br />

Civiltà; un pessimismo antropologico che disprezzava la natura umana, ma che agiva su uom<strong>in</strong>i e donne<br />

per redimerli <strong>in</strong> un progetto collettivo di pal<strong>in</strong>genesi morale 98 .<br />

Il tentativo di conciliare una concezione gerarchica dei rapporti fra nazioni con l’idea che il<br />

nuovo ord<strong>in</strong>e <strong>in</strong>ternazionale creato dalla civiltà <strong>fascista</strong> dovesse essere pacifico e basato sulla<br />

libera accettazione del primato di Roma <strong>–</strong> diversamente dalla concezione nazista della lotta<br />

fra le razze <strong>–</strong> era piuttosto arduo, per non dire impossibile; tanto che uno degli ideologi del<br />

fascismo universale, per def<strong>in</strong>ire la concezione <strong>fascista</strong> dei rapporti fra popoli europei, creò la<br />

paradossale formula di una «gerarchia di eguali» 99 . Emilio Gentile ha scritto che con il<br />

fascismo si affermava il primato della <strong>politica</strong> di potenza sugli ideali umanitari di coesistenza<br />

pacifica tra nazioni 100 . A livello ideologico, il fascismo tentò <strong>in</strong> realtà di far convivere la<br />

<strong>politica</strong> di potenza con la coesistenza pacifica, per quanto quest’ultima fosse considerata<br />

realizzabile esclusivamente all’<strong>in</strong>terno di una gerarchia di stati; anche se poi, nella realtà<br />

<strong>politica</strong>, <strong>in</strong>evitabilmente prevaleva la forza, e i proclami pacifici di Mussol<strong>in</strong>i f<strong>in</strong>ivano per<br />

apparire più che altro come una foglia di fico. L’ideologia dell’imperialismo pacifico doveva<br />

apparire poco conv<strong>in</strong>cente, e sostanzialmente strumentale, pers<strong>in</strong>o ad alcuni gerarchi fascisti,<br />

se Balbo si lasciò scappare con la stampa britannica la seguente affermazione: «gli Imperi si<br />

costruiscono soltanto <strong>in</strong> due modi: la cosiddetta penetrazione pacifica o l’assorbimento e la<br />

conquista. Dove i due modi com<strong>in</strong>ciano e f<strong>in</strong>iscono non è ben chiaro, e forse qualcuno dei<br />

vostri imperialisti <strong>in</strong>glesi può dirvelo meglio di me» 101 .<br />

1.5 - Ord<strong>in</strong>e <strong>in</strong>ternazionale e gerarchia razziale nella concezione <strong>fascista</strong><br />

A differenza di quanto avveniva per il nazismo, per il fascismo l’uso della forza bruta<br />

doveva essere regolato da un pr<strong>in</strong>cipio di giustizia; la violenza e la guerra erano sempre<br />

concepite <strong>in</strong> funzione della necessità di difesa da un nemico, <strong>in</strong>terno o esterno, e<br />

dell’affermazione della civiltà sulla barbarie. Il fascismo amava dip<strong>in</strong>gere l’Italia come una<br />

sorta di Rob<strong>in</strong> Hood, impegnato a combattere i nemici della civiltà, e rimediare alle<br />

<strong>in</strong>giustizie del sistema <strong>in</strong>ternazionale. Si trattava del vecchio adagio nazionalista della<br />

96<br />

E. Gentile, Fascismo di pietra, cit., p. 117<br />

97<br />

P. Zun<strong>in</strong>o, L’ideologia del fascismo, cit., pp. 151-152<br />

98<br />

E. Gentile, La Grande Italia, cit., p. 214<br />

99<br />

Ivi, p. 210. L’espressione si trova <strong>in</strong> uno schema di conferenza di Camillo Pellizzi.<br />

100<br />

Ivi, pp. 150-51<br />

101<br />

ACS, M<strong>in</strong>culpop, Gab., B. 15, F. 199, Traduzione dell’<strong>in</strong>tervista di Balbo comparsa sul Daily Express del 21<br />

ottobre 1935<br />

21

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