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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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L’Italia <strong>fascista</strong> avrebbe ottenuto il primato nel Mediterraneo <strong>in</strong> virtù della sua <strong>politica</strong> di<br />

amicizia, che pretendeva di essere diversa da quella franco-britannica 93 . Il problema era che<br />

nessuno sembrava avere chiaro <strong>in</strong> che cosa consistesse tale diversità.<br />

Nell’arena <strong>politica</strong> <strong>in</strong>ternazionale, la <strong>politica</strong> estera del fascismo doveva scontrarsi da un<br />

lato con la presenza fisica delle potenze europee rivali, e dall’altro con sistemi culturali,<br />

sociali e politici niente affatto disposti ad <strong>in</strong>ch<strong>in</strong>arsi di fronte alla luce della civiltà romana.<br />

Nel mondo reale, l’Italia non possedeva affatto la forza morale e spirituale necessaria a creare<br />

un Impero <strong>in</strong> maniera pacifica, anche ammettendo che potesse esistere una possibilità del<br />

genere. Di conseguenza, vi era uno scarto piuttosto netto fra i contenuti dell’ideologia<br />

imperiale e le modalità effettive attraverso le quali il regime espanse ed amm<strong>in</strong>istrò il proprio<br />

Impero. La storia dell’espansionismo <strong>fascista</strong> è fatta di conquiste realizzate <strong>in</strong> maniera<br />

spietata e violenta, per imporre la propria presenza nel cont<strong>in</strong>ente africano e nel Mediterraneo.<br />

Ciò nonostante, il mito dell’espansione pacifica rimase operante pers<strong>in</strong>o quando veniva<br />

evidentemente smentito dai fatti. La contraddizione veniva risolta con il pr<strong>in</strong>cipio della difesa<br />

e propagazione della civiltà superiore di cui la “terza Roma” del fascismo si proclamava<br />

portatrice, che imponeva talvolta l’uso della forza militare. Non si trattava solo di un c<strong>in</strong>ico<br />

travestimento: f<strong>in</strong> dalla sua nascita, il fascismo non aveva esaltato la violenza <strong>in</strong> quanto tale,<br />

ma piuttosto aveva giustificato il suo uso con la necessità imposta da una situazione di<br />

particolare emergenza. L’idea che lo squadrismo, la conquista violenta del potere, lo<br />

stroncamento di ogni opposizione, non fossero altro che dei sacrifici necessari per salvare<br />

l’Italia dalla catastrofe, era un carattere <strong>in</strong>tegrante dell’auto-rappresentazione del fascismo 94 .<br />

Mussol<strong>in</strong>i dichiarava la propria volontà di pace, ma non si sarebbe tirato <strong>in</strong>dietro di fronte<br />

alla possibilità della guerra, qualora essa si fosse resa necessaria per difendere gli <strong>in</strong>teressi<br />

italiani. Questo concetto veniva <strong>in</strong>teso <strong>in</strong> maniera piuttosto larga, dato che servì a giustificare,<br />

ad esempio, l’aggressione all’Etiopia. Mussol<strong>in</strong>i affermò che l’abolizione della schiavitù non<br />

era l’obiettivo, ma la «logica conseguenza» della conquista <strong>fascista</strong>, che aveva <strong>in</strong>vece lo<br />

scopo di garantire la sicurezza militare delle colonie africane di fronte ad una presunta<br />

«<strong>in</strong>combente m<strong>in</strong>accia militare abiss<strong>in</strong>a» 95 . In caso di conflitto fra potenze europee, il<br />

possesso dell’Etiopia sarebbe stato <strong>in</strong>dispensabile per difendere l’Africa Orientale da un<br />

attacco britannico. L’Italia sentì la necessità di creare un casus belli, a partire<br />

dall’<strong>in</strong>significante <strong>in</strong>cidente di Wal-Wal, cercando di presentarsi, senza troppo successo, come<br />

parte lesa, e di dimostrare che era stato l’impero etiopico a mostrarsi aggressivo verso le<br />

colonie italiane. Una volta <strong>in</strong>iziata, la guerra contro l’Etiopia fu dip<strong>in</strong>ta dalla <strong>propaganda</strong><br />

italiana come una lotta fra la civiltà e la barbarie. La difesa dell’impero schiavista del Negus<br />

da parte delle nazioni civili non trovava alcuna giustificazione morale; paradossalmente, il<br />

regime <strong>fascista</strong> attaccò la Gran Bretagna ed il fronte sanzionista, sbandierando gli stessi valori<br />

liberali che esso rigettava, ed accusando il mondo democratico di agire esclusivamente <strong>in</strong><br />

nome dei suoi <strong>in</strong>teressi strategici <strong>in</strong> Africa. Se la Gran Bretagna avesse davvero tenuto <strong>in</strong><br />

considerazione il pr<strong>in</strong>cipio dell’autodeterm<strong>in</strong>azione, allora essa avrebbe dovuto concedere<br />

l’<strong>in</strong>dipendenza all’Egitto o alla Palest<strong>in</strong>a, essendo gli arabi ben più evoluti degli etiopici. Non<br />

si trattava solo di espedienti propagandistici, rivolti all’op<strong>in</strong>ione pubblica italiana ed estera; il<br />

fascismo aveva bisogno di creare una rappresentazione auto-assolutoria della propria <strong>politica</strong><br />

imperiale. Nello stesso discorso con cui annunciò il ritorno dell’Impero sui colli di Roma,<br />

Mussol<strong>in</strong>i ribadì che l’Italia faceva la guerra solo <strong>in</strong> caso di necessità, def<strong>in</strong>endo «impero di<br />

93 C, Giglio, Politica estera italiana, cit., pp. 73-74, pp. 80-82, p. 107<br />

94 I fascisti sostenevano, ad esempio, che la violenza rivoluzionaria della marcia su Roma era stata necessaria,<br />

ma <strong>in</strong> ogni caso assai modesta rispetto a quella di altre rivoluzioni, e ciò <strong>in</strong> virtù del presunto «fondo spiritualista<br />

ed etico del fascismo» e del suo carattere costruttivo, e non distruttivo: P. Zun<strong>in</strong>o, L’ideologia del fascismo, cit.,<br />

pp. 144-148<br />

95 “Il «dato» irrefutabile”, da Il Popolo d’Italia, 31 luglio 1935, <strong>in</strong> B. Mussol<strong>in</strong>i, Opera omnia, cit., Vol. XXVII,<br />

1959, pp. 110-111

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