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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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andava molto oltre la semplice volontà di espansione territoriale, e proprio per questo era<br />

difficilmente def<strong>in</strong>ibile e delimitabile. «Per il fascismo, l’idea di impero non co<strong>in</strong>cideva con<br />

l’imperialismo, non si identificava con il colonialismo né con la conquista di nuovi territori,<br />

ma esprimeva pr<strong>in</strong>cipalmente il proposito di creare una nuova civiltà, che doveva assurgere,<br />

nel ventesimo secolo, a modello universale, come lo era stata la civiltà romana nel mondo<br />

antico» 89 . Questo ideale era ambiguo, vago e fortemente utopistico, <strong>in</strong>evitabilmente dest<strong>in</strong>ato<br />

a rimanere irrealizzato. Tuttavia, la sua penetrazione nella mentalità degli uom<strong>in</strong>i del regime<br />

fu profonda, ed ebbe un importante ruolo nell’orientare l’azione <strong>politica</strong> italiana nei confronti<br />

dei paesi del Mediterraneo. Che poi, all’atto pratico, la natura dell’espansionismo <strong>fascista</strong> si<br />

rivelasse ben più cruenta, è un’altra questione.<br />

Nel suo discorso ai giovani studenti asiatici del 1933, omettendo volutamente ogni<br />

riferimento “imperiale”, Mussol<strong>in</strong>i sottol<strong>in</strong>eò come l’antica Roma avesse realizzato nel<br />

Mediterraneo l’unione tra Oriente ed Occidente, <strong>in</strong> un rapporto di «reciproca comprensione<br />

creativa» da cui era scaturita la civiltà europea. Ma il v<strong>in</strong>colo spirituale era venuto meno con<br />

il tramonto dell’Impero, ed era stato sostituito dai rapporti esclusivamente materiali e di<br />

subord<strong>in</strong>azione, <strong>in</strong>staurati dalla civiltà liberale e capitalistica. Il fascismo si univa ai popoli di<br />

tutti i cont<strong>in</strong>enti nella lotta per il superamento di tale civiltà, «<strong>in</strong>capace o <strong>in</strong>differente a<br />

comprendere l’Asia»:<br />

Interessa qu<strong>in</strong>di tutti i cont<strong>in</strong>enti la reazione contro la degenerazione liberale e capitalistica, reazione che<br />

trova la sua espressione nella fede rivoluzionaria del fascismo italiano, che ha lottato, che lotta, contro la<br />

mancanza di anima e di ideale di questa civiltà, che, negli ultimi secoli, ha avuto il sopravvento nel<br />

mondo.<br />

Nei mali di cui si lagna l’Asia, nei suoi risentimenti, nelle sue reazioni, noi vediamo, dunque, riflesso il<br />

«nostro volto stesso». La differenza è di forma e di dettaglio; il fondamento è il medesimo.<br />

Oggi Roma e il Mediterraneo, con la r<strong>in</strong>ascita <strong>fascista</strong>, r<strong>in</strong>ascita soprattutto spirituale, si volgono a<br />

riprendere la loro funzione unificatrice. 90<br />

Nel famoso discorso del 18 marzo 1934, Mussol<strong>in</strong>i dichiarò che gli obiettivi storici<br />

dell’Italia erano Asia ed Africa, <strong>in</strong>vitando però a non fra<strong>in</strong>tendere la natura di tale «compito<br />

secolare»:<br />

Non si tratta di conquiste territoriali, e questo sia <strong>in</strong>teso da tutti vic<strong>in</strong>i e lontani, a di una espansione<br />

naturale, che deve condurre alla collaborazione fra l’Italia e le genti dell’Africa, fra l’Italia e le Nazioni<br />

dell’Oriente immediato e mediato. Si tratta di un’azione che deve valorizzare le risorse ancora <strong>in</strong>numeri<br />

dei due cont<strong>in</strong>enti, soprattutto per quello che concerne l’Africa, e immetterli più profondamente nel<br />

circolo della civiltà mondiale. L’Italia può fare questo; il suo posto nel Mediterraneo, mare che sta<br />

riprendendo la sua funzione storica di collegamento fra l’Oriente e l’Occidente, le dà questo diritto e le<br />

impone questo dovere; non <strong>in</strong>tendiamo rivendicare monopoli o privilegi, ma chiediamo e vogliamo<br />

ottenere che gli arrivati, i soddisfatti, i conservatori non si <strong>in</strong>dustr<strong>in</strong>o a bloccare da ogni parte l’espansione<br />

spirituale, <strong>politica</strong>, economica dell’Italia <strong>fascista</strong> 91 .<br />

Gli imperialisti fascisti cont<strong>in</strong>uarono a sviluppare i concetti espressi da Mussol<strong>in</strong>i, facendo<br />

scorrere fiumi d’<strong>in</strong>chiostro, per cercare di stabilire <strong>in</strong>nanzitutto cosa non fosse l’impero<br />

<strong>fascista</strong>: né prussiano né <strong>in</strong>glese, non mirava a conquiste territoriali e colonie, non desiderava<br />

lo sfruttamento degli altri popoli, non era una m<strong>in</strong>accia per le altre potenze. Lessona, <strong>in</strong> modo<br />

non particolarmente orig<strong>in</strong>ale, ribadì che l’Italia non aspirava a conquiste, ma ad una<br />

espansione naturale 92 . Carlo Giglio, pur dichiarandosi con orgoglio imperialista, escludeva <strong>in</strong><br />

modo categorico la possibilità di nuove conquiste territoriali <strong>in</strong> Asia o <strong>in</strong> Africa settentrionale.<br />

89<br />

E. Gentile, Fascismo di pietra, cit., pp. 198-199<br />

90<br />

“Oriente e Occidente”, discorso pronunciato il 22 dicembre 1933, <strong>in</strong> B. Mussol<strong>in</strong>i, Opera omnia, cit., Vol.<br />

XXVI, pp. 127-128<br />

91<br />

“Dichiarazioni di S.E. Mussol<strong>in</strong>i sulla <strong>politica</strong> orientale dell’Italia”, <strong>in</strong> Oriente moderno, Aprile 1934, p. 150<br />

92<br />

A. Lessona, L’Africa settentrionale, cit., pp. 22-23<br />

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