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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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senso orig<strong>in</strong>ario, legato al liberalismo ottocentesco, e stravolti sulla base dei nuovi miti e dei<br />

pr<strong>in</strong>cipi del fascismo.<br />

Non cogliere il carattere fortemente modernista dell’ideologia imperiale <strong>fascista</strong> vuol dire<br />

ometterne un aspetto fondamentale. Vi è chi ha liquidato la <strong>politica</strong> araba <strong>fascista</strong> come<br />

prov<strong>in</strong>ciale e demodé, <strong>in</strong>trisa di moralismo, spiritualismo e giustificazionismo storico, non<br />

ancora «secolarizzata» e moderna, come <strong>in</strong>vece era quella britannica 87 . In questa<br />

<strong>in</strong>terpretazione vi sono degli elementi di verità, ma, dal punto di vista del fascismo, era la<br />

diplomazia delle potenze liberali ad essere fondata su pr<strong>in</strong>cipi ormai vecchi e logori. È vero<br />

che gran parte delle idee proprie del fascismo, come quella dell’Italia ponte fra Occidente ed<br />

Oriente, del legame spirituale fra popoli mediterranei, ed anche i richiami storici all’Impero<br />

romano o alle repubbliche mar<strong>in</strong>are, avevano radici <strong>in</strong> una lunga tradizione culturale italiana,<br />

<strong>in</strong> cui anche la questione religiosa della difesa dei luoghi santi aveva un ruolo importante. Ma<br />

il fascismo ambiva ad <strong>in</strong>serire tutto ciò nel quadro di una nuova e più alta concezione dei<br />

rapporti <strong>in</strong>ternazionali, e di un progetto politico esplicitamente orientato verso il futuro: l’idea<br />

<strong>fascista</strong> dello Stato e dell’impero era basata su valori che venivano considerati <strong>in</strong>novativi e<br />

moderni. La “spiritualità” era alla base dell’ideologia <strong>fascista</strong> non come retaggio di una<br />

mentalità obsoleta: essa veniva posta al centro di un ideale di r<strong>in</strong>novamento radicale<br />

dell’azione <strong>politica</strong>, che avrebbe eclissato il materialismo, proprio sia del bolscevismo che<br />

dell’ormai decadente ideologia democratico-liberale. Per Mussol<strong>in</strong>i, era la diplomazia “laica”,<br />

basata esclusivamente su motivazioni strategico-economiche, ad essere un residuo del<br />

passato; perlomeno a parole, il fascismo rigettava la tradizionale <strong>politica</strong> di potenza, <strong>in</strong> nome<br />

di un nuovo ord<strong>in</strong>e basato su pr<strong>in</strong>cipi morali e spirituali più elevati. Si trattava di una risposta,<br />

contorta e confusa, al fatto, sempre più evidente nel periodo tra le due guerre, che nessun<br />

impero era dest<strong>in</strong>ato a durare a lungo, senza il consenso dei suoi sudditi.<br />

L’idea che l’Italia potesse riprist<strong>in</strong>are il proprio dom<strong>in</strong>io sul Mediterraneo attraverso una<br />

penetrazione non violenta, fondata esclusivamente sulla forza del proprio prestigio e<br />

sull’affermazione spirituale della nuova civiltà romana, era caratteristica della retorica<br />

imperiale del fascismo. Ciò non vuol dire, <strong>in</strong> alcun modo, che il fascismo rifiutasse l’impiego<br />

della violenza <strong>in</strong> <strong>politica</strong> estera: al contrario, il rifiuto del pacifismo era un tema centrale<br />

dell’ideologia mussol<strong>in</strong>iana, e la guerra era considerata come lo strumento naturale attraverso<br />

il quale venivano stabiliti i rapporti di forza tra nazioni 88 . Allo stesso tempo, però, era<br />

considerato possibile, e auspicabile, che i popoli più deboli riconoscessero l’egemonia del più<br />

forte, accettandola senza resistenze, e riconoscendo anzi i vantaggi che essa avrebbe apportato<br />

loro. Non era semplicemente un modo di mascherare la pericolosità e l’aggressività<br />

dell’espansionismo <strong>fascista</strong>, attraverso una retorica conciliante. Ad un livello più profondo, e<br />

forse <strong>in</strong>conscio, era il tentativo di sostenere i sogni di gloria dell’Italia, aggirando la realtà<br />

della sua debolezza oggettiva, e <strong>in</strong>sistendo <strong>in</strong>vece sull’espansione di un’<strong>in</strong>fluenza economica,<br />

culturale, ideologica, “spirituale”, e così via. Talvolta veniva citato il modello degli Stati Uniti<br />

o del Giappone, dimenticando che dietro i loro imperi <strong>in</strong>formali vi era una forza economica e<br />

militare ben maggiore di quella italiana. Questa concezione spiritualistica e “pacifica” (ma<br />

non pacifista) dell’imperialismo, fondata sulla missione civilizzatrice di Roma, rendeva<br />

l’espansionismo di Mussol<strong>in</strong>i <strong>–</strong> ad un livello puramente teorico <strong>–</strong> molto diverso da quello del<br />

nazismo tedesco, che esasperava <strong>in</strong>vece il carattere razziale e di conquista violenta della<br />

propria <strong>politica</strong> estera, e che proprio per questo <strong>in</strong>contrava forti critiche <strong>in</strong> Italia.<br />

L’imperialismo <strong>fascista</strong> dichiarava la volontà di espansione della civiltà italiana,<br />

dell’ideologia e del modello politico totalitario, non attraverso l’imposizione violenta, bensì<br />

attraverso quello che oggi verrebbe def<strong>in</strong>ito “soft power”, ovvero il prestigio culturale,<br />

l’<strong>in</strong>fluenza <strong>politica</strong> e la penetrazione economica. Si trattava di un mito onnicomprensivo, che<br />

87 Così <strong>in</strong> V. P<strong>in</strong>to, “L’Italia <strong>fascista</strong> e la «questione palest<strong>in</strong>ese»”, cit., p. 100<br />

88 P. Zun<strong>in</strong>o, L’ideologia del fascismo, cit., pp. 344-355; E. Collotti, Fascismo e <strong>politica</strong> di potenza, cit., pp. 10-<br />

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