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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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16<br />

Gli obiettivi espansionistici di Mussol<strong>in</strong>i non costituivano dunque un mito retorico,<br />

enunciato <strong>in</strong> funzione della <strong>politica</strong> <strong>in</strong>terna, per mobilitare le masse e mantenere il consenso,<br />

né erano solamente uno strumento di pressione, all’<strong>in</strong>terno di trattative che rimanevano<br />

nell’alveo dei rapporti diplomatici di tipo tradizionale. Nonostante l’ondeggiante e pirotecnica<br />

<strong>politica</strong> estera mussol<strong>in</strong>iana apparisse spesso priva di una meta precisa, essa aveva una sua<br />

stella polare. Quella che talvolta è stata considerata come una confusa <strong>politica</strong> di<br />

improvvisazione, <strong>in</strong> base alla quale l’Italia <strong>fascista</strong> si gettava a capofitto <strong>in</strong> qualsiasi<br />

situazione <strong>in</strong> cui sembrasse possibile arraffare qualcosa, dal punto di vista <strong>fascista</strong> era il frutto<br />

della «capacità di rapido adeguamento» dell’Italia <strong>fascista</strong>, «guidata da un sano realismo» 79 .<br />

In realtà, la <strong>politica</strong> estera <strong>fascista</strong> era assai meno pragmatica di quanto non venisse<br />

affermato 80 , ma ciò non toglie che i suoi protagonisti fossero conv<strong>in</strong>ti di agire <strong>in</strong> maniera<br />

logica e coerente. Anche delle mosse apparentemente r<strong>in</strong>unciatarie, come gli accordi di<br />

Pasqua con la Gran Bretagna nell’aprile 1938, non vanno considerate come dei mutamenti di<br />

strategia, poiché servivano allo scopo essenziale di consolidare la presenza <strong>politica</strong> dell’Italia<br />

nel Mediterraneo, <strong>in</strong> previsione di un’espansione futura. Le concrete direttrici di questa<br />

espansione, l’esatta natura dell’egemonia italiana, i tempi e i metodi attraverso i quali tale<br />

progetto doveva essere attuato, rimanevano aspetti piuttosto confusi ed oscuri, e all’<strong>in</strong>terno<br />

del regime esistevano diverse op<strong>in</strong>ioni, <strong>in</strong> proposito. Ma vi erano dei punti fermi, per quanto<br />

generici, che non venivano messi <strong>in</strong> discussione.<br />

1.4 <strong>–</strong> “Un impero di pace”<br />

Ogni sistema politico ha bisogno di una propria ideologia e di propri miti, attraverso i quali<br />

promuovere e giustificare le proprie azioni di fronte ai propri cittad<strong>in</strong>i ed al resto del mondo. I<br />

tentativi propagandistici di ammantare di buoni propositi l’espansione coloniale europea non<br />

furono, nella loro sostanza, molto diversi tra loro, che si trattasse dell’impero britannico, di<br />

quello francese o di quello <strong>fascista</strong>. Sebbene Mussol<strong>in</strong>i avesse il vantaggio di un regime<br />

politico nel quale ogni opposizione era bandita, e fosse assai più spregiudicato nella propria<br />

<strong>propaganda</strong>, rispetto agli uom<strong>in</strong>i politici democratici e liberali, le differenze <strong>in</strong> questo senso <strong>–</strong><br />

che sono <strong>in</strong>negabili <strong>–</strong> furono di stile, piuttosto che di sostanza. La <strong>politica</strong> mediterranea del<br />

fascismo è stata def<strong>in</strong>ita come un «Giano bifronte» 81 , poiché avrebbe unito <strong>in</strong> maniera<br />

contraddittoria retorica anti-imperialista e aspirazioni imperiali. Ma l’ipocrisia non era certo<br />

un’esclusiva di Mussol<strong>in</strong>i, se si pensa ad esempio ai tentativi delle democrazie di conciliare il<br />

pr<strong>in</strong>cipio dell’autodeterm<strong>in</strong>azione dei popoli con il mantenimento della “tutela” europea<br />

sull’Asia e l’Africa, nel corso del Novecento. In realtà, perlomeno sul piano ideologico, il<br />

mito imperiale <strong>fascista</strong> aveva una propria coerenza <strong>in</strong>terna; anzi, il tentativo di superare le<br />

contraddizioni dell’imperialismo di stampo ottocentesco era ciò che lo rendeva orig<strong>in</strong>ale e,<br />

almeno nelle <strong>in</strong>tenzioni, <strong>in</strong>novativo e migliore. Come dichiarò Mussol<strong>in</strong>i, il popolo italiano<br />

aveva un dest<strong>in</strong>o imperiale nel Mediterraneo, ma si trattava «del nostro imperialismo, che non<br />

dev’essere confuso con quello di marca prussiana o <strong>in</strong>glese 82 »; ovvero, l’Italia non avrebbe<br />

portato avanti una tradizionale <strong>politica</strong> di potenza, basata sull’uso della forza militare, e sp<strong>in</strong>ta<br />

esclusivamente da motivazioni economiche, strategiche e politiche. L’ideologia e il modello<br />

79 C. Giglio, Politica estera italiana, cit., p. 23<br />

80 MacGregor Knox ha scritto che «Mussol<strong>in</strong>i poteva proclamarsi un realista <strong>–</strong> affermazione imprudentemente<br />

condivisa da alcuni recenti studiosi. Ma [...] era <strong>in</strong> verità un fanatico, un rivoluzionario che guardava sia le<br />

relazioni <strong>in</strong>ternazionali sia la <strong>politica</strong> <strong>in</strong>terna con gli stessi paraocchi ideologici»: M. Knox, “Il fascismo e la<br />

<strong>politica</strong> estera italiana”, cit., p. 311<br />

81 V. P<strong>in</strong>to, “L’Italia <strong>fascista</strong> e la «questione palest<strong>in</strong>ese»”, cit., pp. 93-94<br />

82 E. Gentile, Fascismo di pietra, cit., p. 47

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